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giovedì 2 maggio 2013

L'ODISSEA DI AMBROGIO CRESPI FINALMENTE E'FINITAAAAA

IL GIORNALE D’ITALIA, DAL TRITACARNE AL PARADISO: L’ODISSEA DI AMBROGIO CRESPI 

In un’intervista rilasciata ad Il Giornale d’Italia Ambrogio Crespi, racconta quello che ha vissuto negli ultimi sette mesi della sua vita, trascorsi nella casa circondariale di Opera ed inizia a guardare al futuro con grande speranza e voglia di vivere.
L’intervista inizia con i ricordi di quel 10 ottobre, quando alle 4.50 del mattino hanno suonato alla porta di casa “ ho letto l’ordine di carcerazione ho capito che la mia vita si sarebbe interrotta e non sapevo quando sarei potuto tornare alla mia esistenza che stava per entrare in un tritacarne. Soprattutto perché sapevo che le accuse per cui mi stavano arrestando erano totalmente infondate. Per un colpevole ci sono tanti modi per uscire dal carcere per un innocente molti meno.”
Ambrogio Crespi però ha già il pensiero rivolto al futuro ” Ho la mente piena di ricordi, oggi però preferisco pensare alla gioia di quando sono uscito e non a quando sono entrato. Ma nulla sarà dimenticato perché tutto verrà raccontato in un libro a cui sto già lavorando. Prima di tutto mia moglie Helene e mio figlio Luca, fino alla sazietà. Sto facendo un giro per ringraziare tutte le persone che mi hanno sostenuto. Poi riposo e dopodiché riprenderò in mano la mia vita.”
Nel corso dell’intervista un pensiero va a chi gli è stato vicino in questi mesi non facendolo mai sentire solo: “Oltre all’amore della mia famiglia, uno dei lati positivi di quest’esperienza è quello che è avvenuto fuori dal carcere: le manifestazioni pubbliche, la solidarietà, l’amore e la vicinanza di tante persone, le migliaia di lettere che mi hanno dato la sensazione di non essere mai solo. Quanto è importante quando sei chiuso in quattro passi sentire voci come quella di Francesco Storace che dicono “Io sto con Ambrogio, io credo nella sua innocenza.” In un luogo dove non è difficile morire ma è difficile vivere, Francesco mi ha aiutato a respirare mantenendo accesa la mia speranza.”
Una riflessione particolare durante l’intervista Ambrogio Crespi la fa sul tema della carcerazione preventiva: “in questo momento ci sono in carcere 12.000 persone che nei prossimi mesi verranno liberate perché innocenti. Al momento nelle carceri italiane sono 24.000 le persone detenute in regime di custodia cautelare e statisticamente la metà risulta innocente, questa è un’emergenza di cui la politica si deve occupare. 

                                                            

        FINALMENTE !!! UN AUGURIO DA MARINE' BASTA CASTA  ITALIA                                                             

TORINO PD CONTESTATO AL CORTEO

Torino, Pd contestato al corteo

Slogan e uova marce contro Fassino: "Non rappresentate nessuno" 

La caporetto del Pd? A Torino, dove in occasione della Festa del Lavoro i "compagni" vengono contestati. Prima il lancio di uova cariche di vernice nera contro il coreto dei democratici. Il lancio è avvenuto nella parte finale del serpentone che si è snodato in via Po, lontano dalla zona dove si trovavano il sindaco Piero Fassino e altri esponenti. Le uova hanno colpito il personale delle forze dell'ordine. Poi le contestazioni, in un altro punti del corteo, si sono concentrate contro Fassino stesso. Durante la sfilata in piazza Castello, gruppi di attivisti No Tav, Cub e No Inceneritore hanno sonoramente fischiato il passaggio del primo cittadino. Fassino, arrivato in piazza San Carlo, è stato avvicinato da alcuni ragazzi vestito da clown. Poi, durante il suo intervento, si sono levati i cori "buffone buffone" e "vergogna".
"Li abbiamo cacciati" - Lele Rizzo, lo storico leader del centro sociale torinese Askatasuna, ha poi spiegato: "Abbiamo cacciato il Pd dal corteo perché non rappresenta nessuno, né in questa piazza né nel Paese. La politica istituzionale ha avuto paura di noi e ha fatto il comizio più veloce della storia. Il gesto di Roma - ha aggiunto Rizzo a proposito dei due carabinieri feriti a colpi di pistola davanti a Palazzo Chigi - non è stato il gesto di un pazzo, ma di una persona che non ce la faceva più. Siamo al fianco di chi si ribella, di chi lotta".
Palco occupato - In un crescendo di tensione, al termine della manifestazione un folto gruppo di giovani, molti di loro vestiti di nero e con il volto coperto dalla maschera bianca di Anonymoys, sono saliti sul palco dal quale fino a pochi minuti prima avevano parlato le autorità. Gli autonomi hanno srotolato gli striscioni e sollevato cartelli. Lo striscione più grande recitava: "Casa-reddito-trasporti-salute". Tra le bandiere sventolavano quelle di Autonomia e contropotere e quella dei No Tav. Quindi riprendevano anche gli slogan. Il più scandito era "Cota-Fassino, la vergogna di Torino". 
FONT LIBERO.IT

LA BATTAGLIA DEI S.SEGRETARI LA RESA DEI CONTI

La battaglia dei sottosegretari: la resa dei conti in Pd e Pdl

Governo Letta, restano da spartire ancora una quarantina di poltrone. Nei partiti è iniziata l'offensiva degli scontenti. Ecco tutti i nomi in ballo 

C'è una squadra di governo, ma la partita per i sottosegretari e le altre poltrone è appena iniziata. Sarà una partita dura, destinata a intrecciarsi con i problemi di Pd e Pdl, che dovranno in qualche modo compensare chi è rimasto "fuori" da questo esecutivo, dalla squadra in prima fila, quella dei ministri. Per la spartizione delle poltrone che restano in ballo, insomma, si respira un'aria da resa dei conti (soprattutto a sinistra, in quel Pd dilaniato e distrutto dalle polemiche in salsa quirinalizia - e non solo - delle ultime settimane).
Qui sinistra - Il numero massimo dei componenti della cosiddetta seconda fila dell'esecutivo non può sforare le quaranta unità (la legge pone all'esecutivo un tetto di 63 componenti). A sinistra, per il Pd, il cerino è in mano al neo ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini. Secondo le indiscrezioni il sottosegretariato allo Sviluppo Economico potrebbe andare a Paola De Micheli, lettiana di ferro. In pole per la poltrona agli interni c'è Emanuele Fiano, il responsabile sicurezza del Pd, mentre agli Esteri si parla di Lapo Pistelli, anche quest'ultimo fedelissimo di Letta. Al Lavoro la ex veltroniana Marianna Madia, Guglielmo Epifani viceministro dell'Economia, Roberta Agostini (bersaniana) alle Comunicazioni, il renziano Matteo Richetti ai Beni Culturali, Ermete Realacci all'Ambiente. E ancora, alla Coesione Territoriale si fa il nome del franceschiniano Antonello Giacomelli; per ultimo Massimiliano Manfredi, a cui dovrebbe andare una poltrona del ministero Economico.
Qui destra - Poi c'è la partita che si gioca a destra, nel Pdl, che pur più compatto dei democratici negli ultimi giorni è attraversato da forti tensioni. Una su tutte: i "falchi" ritengono che la squadra azzurra confluita nel governo sia di matrice troppo "alfaniana". Tra gli scontenti, in prima fila, la pasdaran Daniela Santanchè. Così, per quel che concerne i sottosegretariati, le porte sarebbero spalancate per nomi di stretto rito berlusconiano. Alla Giustizia si parla di Enrico Costa o di Jole Santelli. Poi si fanno i nomi di Michaela Biancofiore e Anna Grazia Calabria per lo Sviluppo Economico. In campo, per la Cultura, ci sarebbe anche Mariella Bocciardo, cognata del Cav, prima moglie di Paolo Berlusconi. Martedì a Palazzo Grazioli si è vista anche la Brambilla, in quota per ottenere una delega al Turismo (anche se la poltrona, secondo i rumors, sarebbe già "cosa" di Bernabò Bocca, il presidente dei Federalberghi). L'obiettivo, nel Pdl, è quello di tranquillizzare, subito, gli scontenti. Un'altra possibile soluzione di cui si vocifera è quella di "spedire" gli ex ministri dell'ultimo governo Berlusconi alle presidenze delle Commissioni che spettano agli azzurri.
Altri nomi - Ma ci sono anche molti altri nomi che circolano. Per esempio Marco Minnitti, possibile come viceministro o settesegretario all'Interno, oppure sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ruolo che già ricoprì nel governo D'Alema. Per i Servizi si vocifera di una possibile riconferma di Gianni De Gennaro. In lizza per i dicasteri economici anche Giampaolo Galli e Carlo Dell'Arringa. Se nella squadra di governo dovessero essere accolti anche ex pralamentari, si parla di un ritorno di Enrico Morando a un ministero Economico. Al Lavoro si fanno anche i nomi dell'ex Damiano (nel caso in cui non diventasse presidente di Commissione). Molto importanti anche le nomine di sottosegretario al cruciale ministero delle riforme: si fanno i nomi di Pino Pisicchio e di Gianclaudio Bressa (quest'ultimo, però, è in quota per la presidenza della commissione Affari Costitizuionali della Camera se al Senato non dovesse essere nominata Anna Finocchiaro). Infine ci sono i renziani pronti a entrare in rosa - Francesco Carbone, Andrea Marcucci, Matteo Richetti -, e i montiani Della Vedova e Carlo Calenda (braccio destro di Montezemolo) anche se, per loro, non è ancora chiaro quale potrebbe essere la poltrona giusta
FONTE LIBERO.IT

LA TEORIA DEL COMPLOTTO

LA TEORIA DEL COMPLOTTO  

Negli ultimi anni si è parlato tanto del colosso finanziario americano Goldman Sachs, per via del suo coinvolgimento con la crisi economica che, dal 2008, ha fiaccato l’economia di tutto il mondo, specialmente quella europea.
Per quanto al sistema bancario degli ultimi anni sia attribuito una forte responsabilità, questa è molto più intensa per quanto riguarda l’azione propriamente esercitata da Goldman Sachs che ha offerto suo contributo efficace per camuffare il debito sovrano greco.
Come escogitato anche da altre anche grandi banche, la Goldman Sachs decise di adottare il diabolico strumento dei CDS (credit default swap).
 Questo sistema, che è una sorta di assicurazione, prevede che chi vende i CDS avrà l’obbligo di compensare l’acquirente nel caso in cui un dato prestito o un evento di credito, fosse a un certo punto non esigibile.
Se avviene l’evento negativo chi ha acquistato il CDS, riceve solitamente il valore nominale del prestito, mentre titolare del prestito insoluto diventa il venditore di CDS.
Il parlamento europeo ha votato un provvedimento che vieta l’uso dei naked credit default swap (detti anche nudi), inteso come strumento finanziario che ha l’unico fine di scommettere sul rischio di default. Il divieto è stato esteso ai ventisette paesi dell’UE ed è stato votato da 507 eurodeputati su 641.
Tuttavia esiste ancora un residuo di CDS in circolazione che nei primi mesi del 2012 è valutato di circa 25,5 miliardi di dollari, un valore importante ma ridicolo se si pensa nel marzo del 2006 su 882 banche censite ammontava a 5.472 miliardi di dollari e a gennaio del 2008 le stime parlando i 62.500 miliardi. Solo la Lehman Brothers al momento del suo default aveva un controvalore nominale in CDS compreso tra i 72 e i 400 miliardi di dollari!
L’uso spregiudicato dei CDS, associato all’elevato tasso d’interesse sul debito pubblico e il discredito che si è abbattuto sulla Grecia, l’ha portata vicino al default se non fosse intervenuta in suo favore, e con un drammatico aggravio di costi per la Grecia, l’UE attraverso il piano di 130 miliardi di finanziamento.
Questa non è solo un’ipotesi tra le tante, ma fu riconosciuta dallo stesso Ben Bernanke, Presidente delle Federal Reserve che dichiarò al Congresso degli Stati Uniti come Goldman Sachs e altre società finanziarie di Wall Street nel 2010 avessero istituito un complicato sistema finanziario capace di fare scommesse sul probabile default della Grecia, il riferimento è appunto ai CDS che rappresentano una forma di assicurazione contro i default obbligazionari che si è trasformata in un autentico sistema di scommesse, capace di aumentare la speculazione finanziaria fino a destabilizzare l’economia dell’intero paese. Questo sistema è stato dichiarato “controproducente” dallo stesso Bernanke. Concetto espresso con maggiore chiarezza dal senatore americano Christopher Dodd: “Abbiamo una situazione in cui le principali istituzioni finanziarie stanno amplificando una crisi del debito pubblico per quello che sembrerebbe a esclusivo vantaggio del guadagno privato.”
L’ingerenza di Goldman Sachs nell’economia e nella vita degli stati va al di là della speculazione diretta ai debiti pubblici sovrani di alcuni paesi. Negli ultimi anni ha compiuto un balzo in avanti attraverso le dislocazioni di uomini chiave nelle istituzioni pubbliche. Come scrisse Stephen Foley in un articolo pubblicano sull’Indipendent il 18 novembre 2011 “Il progetto è di creare uno scambio profondo di persone e idee e di denaro per il quale è impossibile capire la differenza tra l’interesse pubblico e l’interesse di Goldman Sachs.”
La critica si riferisce direttamente all’azione da parte di Goldman Sachs che in Italia e Grecia attraverso l’uso di strumenti derivati complessi, ha permesso di ridurre, in apparenza, la portata reale dei rispettivi debiti.
 Mario Draghi, dal 1991 al 2001, fu direttore generale dell’Istituto Italiano del Tesoro, ma anche vicepresidente e amministratore delegato di Goldman Sachs tra il 2002 e il 2005 ed è diventato subito dopo, nel 2006, Governatore della Banca d’Italia; è stato allungo nell’occhio del ciclone per aver adottato questi strumenti per drogare i bilanci dell’Italia. Fu specialmente Pascal Confin, giovane politico francese e membro del parlamento europeo che si distinse per una netta ostilità nei confronti di Draghi ai tempi della sua nomina a Presidente della BCE, rimproverandogli i meccanismi di swap adottati per Italia e Grecia e soprattutto il suo passato in Goldman Sachs.
Altri uomini di Goldman Sachs si sono trovati nei posti chiave delle istituzioni; oltre Mario Monti che merita una trattazione separata, ci sono i greci Petros Christodoulou e Lucas Papademos.
Petros Christodoulou che è stato uomo di Goldman Sachs, dove ha iniziato la sua carriera, e ora magicamente si è trovato a essere capo dell’dipartimento per gestione del debito pubblico greco. In particolare le accuse rivolte a Christodoulou riguardano la creazione, insieme a Goldman Sachs, della società Titlos, che aveva sede a Londra e che servì al trasferimento del debito su quello della NBG (National Bank of Greece).
Lucas Papademos nominato Primo Ministro della Grecia, fu governatore della Banca Centrale ellenica tra il 1994 e il 2002, e nell’esercizio del suo incarico ha partecipato alla falsificazione dei conti secondo il piano realizzato da Goldman Sachs, operazione per la quale la potente banca americana è stata lautamente retribuita e al contempo che le ha consentito di esercitare la folle e remunerativa speculazione finanziaria attraverso il sistema del CDS che ha spinto la Grecia quasi al fallimento.
Oltre questi tre nomi, ormai tristemente noti, vi sono altre importati personaggi delle istituzioni europee che hanno avuto a vario titolo importanti legami con Goldman Sachs.
Otmar Issing, economista tedesco, considerato tra gli architetti dell’Euro, consulente di spicco per Goldman Sachs, tra il 1990 e il 1998 fu membro della Bundesbank e dal 1998 al 2006 del Comitato esecutivo della Banca Centrale europea.
L’aristocratico economista portoghese Antonio Borges, che tra il 2000 e il 2008 è stato Vice Presidente del Consiglio di Amministrazione di Goldman Sachs International di Londra, ma al contempo ha avuto numerosi incarichi di prestigio e nel 2010 è stato nominato Direttore del Dipartimento europeo del Fondo Monetario Internazionale
                                                                                                                                         
Peter Sutherland dal 1995 è direttore esecutivo di Goldman Sachs International, ma al contempo ha avuto incarichi chiave nelle istituzioni europee: è stato commissario europeo per la concorrenza, direttore generale del GATT (Accordo Generale per il Traffico e il Commercio), dal 2006 segretario generale delle Nazioni Unite per le migrazioni, dal 2008 presidente della London School of Economics, presidente del Federal Trust e membro dell’European Policy Centre, in oltre tra il 2001 e il 2009 è stato presidente della sezione britannica dei Fondi per l’Irlanda.
Questi sono alcuni nomi, quelli più comuni, ma l’elenco è veramente lungo e le commistioni tra istituzioni nazionali, europee sono veramente impressionanti, tanto che è difficile parlare di una mera coincidenza.
A fronte di tutto ciò, abbiamo capito qual è lo scenario che si prospetta dietro al potere: le banche, in particolare e soprattutto una banca, la Goldman Sachs; ma dietro la Goldman Sachs chi c’è? Chi sono gli uomini che muovono le fila del potere mondiale? I personaggi che finora abbiamo incontrato: Mario Draghi, Mario Monti, Lucas Papademos, Petros Christodoulou, Otmar Issing etc non sono gli artefici del grande disegno di Goldman Sachs, ma sono gli strumenti dello stesso piano.
E’ necessario dunque fare un passo avanti, passo che deve essere compiuto con la massima cautela, innanzi tutto perché si tratta una chiave di lettura che fonda i suoi presupposti nell’osservazione del quadro politico e storico attuale, e com’è risaputo, l’analisi attraverso l’osservazione può notevolmente cambiare a seconda di dove l’osservatore stesso decida di collocarsi. In secondo luogo perché la teoria che sarà esposta, investe non solo gli interessi di una banca, ma la peculiarità stessa delle persone che sono coinvolte nei suoi meccanismi, peculiarità queste, che più spesso di quanto ci si vorrebbe augurare, entrando direttamente in rapporto con la formazione morale dell’individuo, formazione che, se riguarda l’aspetto religioso, potrebbe, troppo facilmente, essere confusa e scambiata per antisemitismo. Pertanto, ancor prima di esporre questa teoria, che all’estero ha ricevuto un ampio accoglimento, occorre precisare ancora una volta che riguarda una cerchia ristretta di persone, che per quanto ampia è pur tuttavia minuscola se paragonata all’intera popolazione, e non pregiudica e non esprime un’opinione che né direttamente né indirettamente, è attribuibile a quanti abbracciano la fede ebraica.
Il presupposto da cui occorre partire è che Goldman Sachs fa parte di un ampio progetto chiamato Nuovo Ordine Mondiale capace di plasmare l’economia mondiale e la politica al fine di raggiungere i propri interessi particolari. In origine il Nuovo Ordine Mondiale avrebbe portato il genere umano a un livello superiore e migliore di quello attuale, una sorta di evoluzione del genere umano. Per il raggiungere lo scopo si sarebbe generata un’oligarchia capace di guidare questo cambiamento.
                                                                                                                                       

Tuttavia questo processo è in un certo senso bloccato, e al contempo deviato dall’oligarchia stessa, che tradendo il proprio scopo ha creato un irrigidimento nei ranghi di potere, fino a strutturare, in modo permanente, quello che è il Vecchio Ordine Mondiale. Per intenderci un po’ come accadde quando ci fu l’instaurazione del regime comunista sovietico di cui tutti conosciamo storia e meccanismi.
Così la crisi finanziaria degli ultimi quattro anni, la conseguente crisi economica, l’incremento dei costi della vita, dai carburanti all’elettricità, lo stesso spostamento di risorse e il crescente livello di disoccupazione, non avrebbe altro scopo che indebolire e schiacciare la parte più ampia della popolazione, legandola indissolubilmente a un programma di stretta dipendenza dalle banche. Il secondo scopo dell’ingrossamento a dismisura degli istituti di credito e istituti finanziari, sarebbe quello di rendere le grandi banche capaci di generare enormi profitti per pochi che diverrebbero tanto potenti al punto che sarebbero in grado di orientare la politica stessa degli Stati.
Negli Stati Uniti, un esempio di siffatta capacità d’influenza, sarebbe rappresentata dalla guerra condotta dagli americani in Iraq. Guerra che tutti ricordiamo proprio per i falsi presupposti che videro l’esercito americano impegnato allungo in una regione dalla quale in teoria non avrebbe avuto nulla da pretendere.
Partendo dalla guerra in Iraq cerchiamo di capire chi avrebbe avuto da guadagnarci; non certo i cittadini americani, che dovettero pagare di propria tasca il finanziamento dell’imponente macchina bellica, ma non guadagnò nulla neppure il governo degli Stati Uniti, che fu duramente criticato per quest’azione poiché palesemente faceva intervenire i propri militari la dove non c’erano interessi americani da difendere.
Per contro a beneficiarne furono le aziende dell’industria militare. I teorici del complotto sostengono che dietro la Guerra in Iraq ci sarebbe stata ancora Goldman Sachs, perché in quanto organizzazione sionista, avrebbe tra i suoi principali obiettivi quello della difesa dello Stato di Israele. Infatti, durante gli anni di Saddam Hussein, Israele sarebbe stata fortemente minacciata dalla sua dittatura. L’obiettivo finale era quello di trasformare l’Iraq in uno stato improntato sui modelli occidentali, sarebbe stato possibile ottenere il petrolio a prezzi agevolati e Goldman Sachs avrebbe potuto estendere i suoi investimenti fino in Iraq, creando una sorta di corde sanitario accanto allo Stato di Israele.
Quando il mondo fu investito dalla drammatica crisi finanziaria, dove solo apparentemente i grandi istituti di credito, in primis Goldman Sachs, non furono in grado di prevedere la tempesta che si stava abbattendo sulle economie di tutto il modo, alimentata soprattutto dalle speculazioni scaturite dal sistema dei CDS, nessuna delle persone coinvolte: politici, economisti e investitori, sono stati destituiti dal loro incarico. Al contrario, soprattutto i banchieri, i manager e gli investitori hanno ricevuto dei bonus stratosferici come se avessero rispettato gli impegni di produttività assunti dall’azienda. E come se ci fosse una netta e antitetica distanza tra gli interessi della nazione e del popolo con quelli delle banche.
                                                                                                                                            
Però, dopo che le banche, con le loro politiche sciagurate fatte di swap e speculazione selvaggia, hanno affossato il mondo, le istituzioni hanno chiamato quegli stessi banchieri ai posti chiave delle istituzioni: abbiamo visto Draghi, Monti, Papademos, Petros Christodoulou assumere il timone del comando.
Per esempio Fred Goodwin, ebreo da parte di madre, proveniva da una famiglia modesta, dove suo padre era un elettricista e lui della sua famiglia era stato il primo a frequentare l’università ha trasformato la RBS (Royal Bank of Scotald), attraverso acquisizioni e investimenti molto aggressivi, da banca di provincia nella seconda banca di stato. Nel 2008 la RBS è stata travolta da 29 miliardi Euro di debiti La situazione era assolutamente disperata, finché non è intervenuta la banca di Scozia nazionalizzandola. Nessuno ha chiesto a Goodwin di lasciare il suo il suo incarico, solo la regina Elisabetta, voce fuori dal coro, è intervenuta privando Goodwin del suo titolo di baronetto, uno smacco mai accaduto prima di allora.
Invece, non c’è nessuno trai i grandi banchieri e manager che hanno creato delle autentiche catastrofi economiche a essere andati in prigione. Nessuno; anzi, come ricordato, hanno ricevuto comunque bonus milionari.
Solo Bernard Madoff, l’astutissimo uomo d’affari di origine ebraica, l’11 dicembre del 2008 è stato arrestato dagli agenti federali con l’accusa di una mega truffa da 50 miliardi di dollari. Fu troppo facile con Madoff scoprire la truffa basata sullo Schema di Ponzi, o schema a piramide rovesciata come lo definiscono alcuni, con cui aveva attuato una catena d’investimento, dove i primi a essere coinvolti ottenevano investimenti grandiosi, ma a patto che si reclutassero nuovi membri che pagassero le quote continuando a finanziare il sistema, mentre tutto era scollegato dalle attività produttive e finanziarie. Madoff fu l’unico a pagare, ma fu solo il capro espiatorio di un intero sistema.
Quando Goldman Sachs si affermò, fu in un certo modo il trionfo del sogno americano dove era possibile per chi era dotato d’intelligenza e ingegno. Il suo fondatore era un povero immigrato di origine ebrea, Marcus Goldman che nel 1869 fondò quella che sarebbe diventata una delle banche più potenti del mondo. Quanto poteva essere geniale Marcus Goldman per fare tutto da solo senza mezzi e senza istruzione? Infatti, non sarebbe andata proprio così.
Goldman faceva parte di un’antica società Segreta, chiamata Ministero del Tesoro che faceva risalire le proprie origini fin all’antico testamento. Secondo i teorici del complotto, Goldman fu inviato negli Stati Uniti per portare a termine l’impresa, che sarebbe stata anche una bella storia di copertina capace di coinvolgere emotivamente il popolo americano. Il Ministero del Tesoro avrebbe avuto un unico obiettivo: quello di ottenere la ricchezza del mondo per poterlo poi governare.
Goldman s’imparentò con Samuel Sachs, ebreo originario della Baviera che divenne suo genero sposando la figlia minore. Sachs era profondamente legato a un altro uomo d’affari Philip Lehman, ebreo americano nato nel 1861 il cui padre era cofondatore della Lehman Brothers, e insieme hanno aperto la strada all’emissione di azioni come un modo per le nuove imprese per raccogliere fondi.
L’esempio della parentela tra Samuel Sachs e la famiglia Goldman è utile per spiegare com’erano e come sono in uso i matrimoni tra ebrei dell’élite tedesca e grandi dinastie finanziarie attraverso il legame dei matrimoni e la pratica del nepotismo.
Tutto questo ha portato un’altra importante unione che avrebbe portato alla situazione attuale, cioè, al fatto che gli ebrei tedeschi trapiantati in America per raggiungere prestigio e i livelli più alti del potere e della società, hanno costituito un sodalizio con l’altra forza del paese, la massoneria che è costituita quasi nell’intero da anglosassoni protestanti.                                                                                                                        
La necessità di questo legame era avvertito soprattutto dal Cosiddetto Ordine Nuovo, composto in larghissima parte da aristocratici e finanzieri ebrei che cominciarono a subire il declino del proprio prestigio sociale e che quindi avevano bisogno di nuova linfa vitale per proseguire i propri affari. Al contempo le logge massoniche si sarebbero lasciate sedurre dal potere finanziario e dall’antico prestigio sociale.
Questa fortissima alleanza dura fino ad ora tanto che i cristiani protestanti sono tra i maggiori sostenitori dello stato di Israele e questa corrente di pensiero è diventata tanto forte da costituire l’ossatura stessa dell’opinione pubblica e politica americana, che troppo spesso ha accettato acriticamente la politica e l’azione condotta da Israele. L’atteggiamento d’intransigente difesa della politica israeliana ha portato a pesanti conseguenze sulla politica estera americana tanto da creare una dura contrapposizione con gli stati musulmani.
L’unico vantaggio raggiunto da questa politica è stato quello di mantenere ottimi rapporti tra il potere politico e le lobby finanziarie americane di origine ebrea.
Se tanto lungamente si è parlato di Goldman non si può trascurare di nominare almeno il caso della Rothschild, la grande dinastia di origine tedesco giudaica che nel 1600 ha creato la più grande banca d’affari europea e che da molti è considerata come il “cuore satanico del Vecchio Ordine Mondiale.”
In origine la massoneria aveva lo scopo di generare una società migliore ma quest’aspirazione è andata in declino per essere stata assorbita e superata dalla volontà dell’Ordine Nuovo di mantenere e conservare le proprie posizioni.
Ordine Nuovo e massoneria non hanno fatto altro che mandare avanti i propri rampolli, attraverso uno strettissimo uso della pratica del nepotismo.
Di fatto, la Goldman Sachs ha fatto importanti investimenti umani nel selezionare la propria classe dirigente nelle Università più famose; tra questi sono stati reclutati anche cattolici di spicco che si sono perfettamente integrati con il programma massonico.
Questi uomini sono stati dislocati ovunque negli snodi centrali delle istituzioni europee, ma anche americane attraverso il cosiddetto sistema delle “revolving-door” dove personaggi di spicco della Goldman Sachs hanno guadagnato importati poltrone nel Governo degli Stati Uniti, per esempio Herny Paulson che nominato da George W. Bush divenne il 74° Segretario del Tesoro, ma che al contempo era stato per venti anni un uomo di spicco della Goldman Sachs.
Non è stato da meno Barack Obama il cui Capo di Gabinetto Rahm Emanuel è una figura di spicco della comunità ebraica, nel 1991 fu volontario nell’Esercito israeliano durante la Guerra del Golfo, e nel 2002 fu tra i massimi sostenitori della Guerra contro l’Iraq. Il padre di Raham Israel Emanuel, Benjamin M. Emanuel, fu membro dell’Irgum (Organizzazione Militare Nazionale) che operò in Palestina dal 1931 al 1948. In un certo modo, l’Irgum può essere considerato come il fondatore del movimento di destra israeliano Likud. Tuttavia alcuni continuano a considerare l’Irgum come un movimento indipendentista, mentre ad esempio le autorità inglesi considerano questo movimento fuori legge, in quanto gli attribuiscono il titolo di organizzazione terrorista.
Nell’economia attuale si assiste a un grande fiorire di nuovi geni e grandi imprenditori giovanissimi, che tutti, oltre alla giovane età, hanno in comune il fatto di essere nati in famiglie ebraiche, segno che probabilmente non è del tutto vero che questi nuovi pionieri delle grandi aziende informatiche americane fondano il loro successo solo sull’intuizione geniale, ma in realtà avrebbero potuto contare su un fortissimo sostengo di classe.
 Per fare qualche esempio, tra i più noti c’è Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, che proviene da una famiglia ebrea; Larry Ellison, fondatore di Oracle è di origini umilissime, figlio di una ragazza madre, fu adottato da una famiglia di origine russa di religione ebraica, ma anche Sergey Brin, fondatore di Google con Larry Page, è nato in Russia nel 1973 da famiglia ebrea, è arrivato negli Stati Uniti all’età di 6 anni; anche Max Levchin, fondatore di Paypal nasce nel 1975 da una famiglia ebrea di origine ucraina. Lo stesso Bill Gates proviene da parte materna da una dinastia di banchieri di origine ebraica. Se la teoria del complotto fosse vera, tutto questo spiegherebbe come questi giovani abbiano così facilmente recuperato i capitali e portato i propri progetti fino al livello attuale.
I sostenitori della teoria del complotto paragonano il numero di ebrei nel mondo, che sono circa 18 milioni, dei quali solo l’1,7% vive negli Stati Uniti, con il numero dei cittadini dei Paesi Bassi che sono circa 16,5 milioni e della diversa influenza che i due popoli esercitano nel mondo, per quanto entrambi siano gruppi appartenenti a nazioni che per livello culturale e socio economico possono essere perfettamente equiparate.
Come spiegato all’inizio, la teoria del complotto e dell’Ordine Nuovo Mondiale non ha nulla a che fare con la popolazione israeliana o con chi cittadino di qualsiasi nazione, abbia fede ebraica, ma riguarda una cerchia strettissima di finanzieri e uomini d’affari.
La strettissima relazione tra massoneria, banche e finanzieri di origine ebraica è piuttosto diffusa negli Stati Uniti e in Inghilterra, ma la paura di essere tacciati di antisemitismo è troppo forte perché si apra un autentico dibattito pubblico che faccia luce su come e chi governi realmente le redini del potere.
La teoria del complotto si estende fino a studiare gli aspetti più complessi e teorici della fusione tra potere finanziario ebreo, massoneria e creazione del Nuovo Ordine Mondiale, dove la figura chiave è quella degli ILLUMINATI, che trae origine da una società segreta bavarese del 1600, che si sviluppa in alternativa e perfino in contrapposizione alla massoneria classica, assumendone però struttura e riti. 
Al vertice degli Illuminati esiste il Consiglio di Governo composto di 12 uomini di cui 5 sono americani, 5 europei, 1 russo e 1 indiano. Gli illuminati conterebbero nel mondo 6000 membri divisi in varie classi e ordini. Caratteristica di ciascuno di questi membri e quello di essere molto ricchi, alcuni ricchissimi, tuttavia per questi “uomini speciali” la ricchezza non sarebbe il fine, ma il mezzo per raggiungere il fine, inteso come la creazione del Nuovo Ordine Mondiale.
Gli illuminati intendono il loro ruolo come quello di liberatori della razza umana, che deve essere difesa dal suo primo nemico: il Vecchio Ordine Mondiale.
David Icke giornalista e scrittore inglese è il primo ha affrontato il problema degli illuminati e la teoria del complotto. Oggi Icke deve convivere con l’esclusione sociale e il pubblico diniego, oltre che una grave forma ossessiva, che ha portato il suo lavoro a degenerare dalle teorie cospirative fino alla categoria dei relittiani. Porzione della teoria di David Icke può comunque essere presa in considerazione nella parte in cui individua famiglie reali, presidenti, primi ministri, banchieri e uomini d’affari nella categoria degli illuminati.
Qui nasce una contrapposizione con chi ritiene di appartenere all’ordine degli illuminati, in quanto a loro volta individuano queste categorie come appartenenti e sostenitori del Vecchio Ordine, di cui il Nuovo Ordine Mondiale vorrebbe combatterne la forza e l’influenza. Perciò sulla base della teoria del complotto il mondo che oggi conosciamo con le sue strutture economiche e finanziarie sarebbe il risultato dell’attuale equilibrio nella perenne battaglia tra Vecchio Ordine e Nuovo Ordine Mondiale, dove il Vecchio Ordine farebbe ancora da padrone.
Il mistero degli illuminati sarebbe raccolto nei tre libri di Mike Hockney, che, sarebbe solo uno pseudonimo, per chi attraverso questi tre libri The Conspiracy Armageddon, The Millionaires’ Death Club e Divieto A rivelerebbe le tracce del percorso da seguire per raggiungere il segreto degli illuminati. Forse una grande trovata pubblicitaria, l’ennesima, però così dicono gli esperti della teoria della cospirazione. Solo una raccomandazione: non correte a comprare il libro per scoprire la grande trama degli illuminati, perché sempre secondo gli esperti, solo i prescelti sarebbero in grado di leggere attraverso le righe….
Fonte: lapennadellacoscienza

LE VITTORIE DEI CITTADINI CONTRO IL MATTONE

San Lorenzo, le vittorie dei cittadini contro il mattone, tra occupazioni e ricorsi  

Nello storico quartiere della Capitale, gli abitanti si sono organizzati in comitati e tra mobilitazioni, denunce e diffide hanno ottenuto importanti vittorie contro la speculazione edilizia e la trasformazione dei palazzi storici. Ecco la Libera Repubblica di San Lorenzo 

A Roma, dove la speculazione edilizia prosegue e supera i confini del grande raccordo, c’è un quartiere che resiste e i cittadini si sono organizzati tra di loro per opporsi all’attacco della cementificazione selvaggia. Con qualche insperata vittorie. E’ San Lorenzo, quadrilatero che si estende dalle Mura Aureliane al Cimitero del Verano, noto per essere stato colpito dal bombardamento degli alleati del luglio 1943 e per la successiva partecipazione alla resistenza romana. Oggi la nuova resistenza dei suoi abitanti è fatta delle numerose occupazioni che chiedono la riqualificazione dell’esistente piuttosto che nuove costruzioni. Come spiega Gigliola, combattiva pensionata che nel quartiere è nata e cresciuta, durante l’assemblea dell’ultima occupazione alle ex Fonderie Bastianelli, si tratta di una “legittima occupazione dei cittadini per rivendicare spazi pubblici e servizi per la cittadinanza”. A partecipare all’occupazione tuttora in atto nella ex Fonderia in via dei Sabelli, non ci sono solo gli studenti della vicina Università o i militanti politici di un quartiere storicamente rosso, ma cittadini che si sono riuniti in vari comitati.
Tutto comincia nell’aprile 2012, quando gli abitanti delle palazzine vicine notano gli operai che lavorano alla costruzione di un cantiere. Da lì si scopre che il Comune di Roma ha dato il via libera alla Sabelli Trading per un progetto di abbattimento dello storico edificio per costruire una palazzina di cinque piani, con tre piani sotterranei adibiti a box. Sono i residenti, sottraendo tempo e spazio alle loro occupazioni, a scoprire dopo mesi di ricerche che l’edificio che ospita la ex Fonderia è di interesse storico e architettonico.
Un insieme di diverse competenze e professioni – tra cui architetti, urbanisti e avvocati – scopre che le autorizzazioni comunali non contemplano il rispetto della Carta della Qualità, prevista dal Piano Regolatore Generale del 2008, oltre che i vincoli ambientali del Piano Territoriale Regionale Paesistico. E ottengono così dal dipartimento di Urbanistica del Comune la temporanea interruzione del permesso per lo svolgimento dei lavori. Non si tratta però solo di salvaguardare il patrimonio storico del quartiere, ma anche di prevenire danni irreparabili. Innanzitutto proprio sotto l’edificio, dove dovrebbe essere costruito il garage sotterraneo, scorre la falda acquifera di San Lorenzo.
Poi perché i lavori rischiavano di avvelenare i residenti. Quando l’estate scorsa le prime tute bianche degli operai erano al lavoro nel capannone della ex Fonderia, una delle cose fatte nel cantiere è stata lo smantellamento di una tettoia che si è scoperto essere di cemento misto ad amianto: eternit che, pericoloso in sé, prevede anche una procedura particolare di smaltimento per incapsulare i pannelli. Procedura che i residenti dicono non essere stata rispettata. Materiale cancerogeno la cui semplice usura provoca anche a distanza di anni gravi forme di cancro. E di eternit è composta anche la tettoia di un altro capannone occupato nel quartiere: quello di via dei Peligni. Qui, a portare il problema all’attenzione dell’amministrazione comunale e a chiedere una bonifica dell’edificio, sono stati gli studenti di Communia.
Del resto, a poche decine di metri dal capannone di via dei Peligni si trovano la scuola elementare e la scuola media della zona. Se nel capannone principale un certificato della Asl avvisa del pericolo, il capannone adiacente, usurato e con evidenti lesioni, è una bomba a cielo aperto. Ancora una volta sono stati i cittadini a sostituirsi alle amministrazioni denunciando il pericolo. E adesso, in via dei Sabelli come in via dei Peligni, chiedono la destinazione d’uso sociale degli edifici occupati. In un quartiere dove la densità della popolazione è già altissima e mancano servizi di base, chiedono asili nidi, palestre, biblioteche, ludoteche, centri anziani e parchi, piuttosto che nuove abitazioni. Come spiega un docente di urbanistica e membro dei comitati di quartiere, questo sarebbe possibile se solo la Regione sbloccasse i fondi acquistando gli edifici dai legittimi proprietari, ma le vie della politica e dell’edilizia a Roma sono imperscrutabili. E spesso camminano a braccetto.
A San Lorenzo, intanto, gli abitanti sono riusciti a fare mettere sotto sequestro giudiziario il cantiere per la costruzione di una palazzina in via dei Sardi, impedendo che all’interno di un cortile fosse costruito un edificio che non avrebbe rispettato diversi requisiti minimi. Grazie alle battaglie dei residenti, oggi in via dei Sardi la Polizia Municipale, su mandato della Procura, ha messo i sigilli al cantiere per il reato di art.44 DPR 380/01: ovvero l’illegittimità del permesso di costruire.
Una vittoria che segue quella dell’edificio di piazza dei Sanniti, dove nella primavera del 2011 è stato occupato il cantiere che avrebbe voluto trasformare l’ex Cinema Palazzo in un immenso casinò e sala giochi. A farsi garanti dell’occupazione del vecchio cinema, ancora una volta promossa dai residenti del quartiere, sono stati l’Associazione Libera e alcuni membri della Commissione Antimafia, proprio per prevenire possibili infiltrazioni mafiose nel quartiere tramite il gioco d’azzardo e il riciclaggio. L’anno scorso, una sentenza civile ha assolto gli occupanti e legittimato l’occupazione dello stabile, dove oggi si organizzano attività gratuite al servizio del quartiere. Nuove forme di resistenza alla speculazione e alla cementificazione che hanno deciso di riunirsi nella Libera Repubblica di San Lorenzo: un’altra politica possibile, fatta da cittadini al servizio dei cittadini.

40.000 FAMIGLIE A BASSO REDDITO RISCHIANO DI PAGARE

Fisco, 40.000 famiglie a basso reddito rischiano di pagare l'Imu anche se tolta sulla prima casa 

''L'annuncio del premier di un blocco della rata di giugno dell'Imu rischia di non produrre alcun effetto per le oltre 40.000 famiglie a basso reddito che vivono, in affitto, in alloggi di proprieta' delle cooperative a proprieta' indivisa e mista: l'ambiguita' irrisolta di una norma contenuta nella legge 214/2011 che non riconosce a questi alloggi l'aliquota di prima casa le costringerebbe, infatti, al pagamento della tassa''.
L'allarme è lanciato da Luciano Caffini, presidente di Legacoop Abitanti e del coordinamento del settore abitazione dell'Alleanza delle Cooperative Italiane, anche per nome dei copresidenti Alessandro Maggioni, Presidente di Federabitazione-Confcooperative, e Franco Ottolini, Presidente di Agci Abitazione.
''Risulta evidente - spiega Caffini- la pesante conseguenza che il mancato riconoscimento dello status di abitazione principale agli alloggi assegnati in godimento (che e' subordinata, sia chiaro, al requisito di non possidenza di altro alloggio) determina su una fascia di persone economicamente deboli e socialmente esposte sul piano abitativo e, quindi, sulle loro condizioni di vita, aggravate ancor piu' dalla crisi in atto''.
Gli immobili che sono destinati ad alloggi in affitto, e le cooperative edilizie loro proprietarie, hanno una funzione di servizio di interesse generale, garantendo qualità urbana e senso di comunità a interi quartieri.
''Invitiamo il Governo -conclude Caffini- a porre rapidamente rimedio a questo problema: sarebbe davvero singolare se non lo si  facesse, nel momento in cui si vuole alleggerire il carico fiscale sulle famiglie piu' deboli''.

RIVOLUZIONE CIVILE AL CAPO LINEA /LA CAUSA

Rivoluzione Civile al capolinea. Ingroia: "La causa nel risultato del fallimento delle scorse elezioni" 

Rivoluzione Civile al capolinea.

Il comunicato firmato da Antonio Ingroia (Azione Civile), Angelo Bonelli (Verdi), Luigi De Magistris (Movimento Arancione), Oliviero Diliberto (Pdci), Antonio Di Pietro (Idv), Paolo Ferrero (Prc) e Leoluca Orlando (Rete2018) lo dichiara con chiarezza e la causa, è scritto nel testo, è nel fallimento delle scorse elezioni.
“I soggetti che hanno dato vita a Rivoluzione Civile hanno deciso all’unanimità di considerare conclusa questa esperienza. Il risultato insoddisfacente delle elezioni politiche del febbraio scorso ha indotto ognuna delle componenti a una riflessione profonda della nuova fase politica al proprio interno. Si è preso atto che le scelte strategiche future dei singoli soggetti sono incompatibili con la prosecuzione di un progetto politico comune, quanto meno nell’immediato. Resta intatta la stima reciproca tra tutte le forze che hanno dato vita a RC e la volontà di mantenere comunque interlocuzioni finalizzate al profondo cambiamento politico, culturale e sociale dell’Italia. Resta inoltre forte il convincimento che nel nostro Paese la presenza in Parlamento di rappresentanti delle forze unite attorno a Rivoluzione Civile avrebbe portato un arricchimento importante al dibattito per la realizzazione di una legislazione avanzata sul terreno dei diritti sociali e civili, della legalità, dell’etica nella politica e di un nuovo impianto istituzionale. Il contrario di quanto purtroppo è avvenuto”.
"Con il comunicato stampa di stamani - dichiara Paolo Ferrero, Segretario Nazionale di rifondaizone Comunista - abbiamo deciso di chiudere in modo civile l'esperienza di Rivoluzione Civile. Dopo la sconfitta elettorale si erano evidenziate diverse proposte politiche tra chi riteneva necessario rientrare nell'alveo del centro sinistra e chi riteneva necessario continuare ad operare per la costruzione di una sinistra di alternativa. L'aver preso atto delle differenze evitando ogni litigio costituisce un piccolo segnale di civiltà nei rapporti a sinistra che considero importante. Noi di Rifondazione Comunista - conclude Ferrero - riteniamo necessario proseguire e rilanciare la prospettiva di costruire un polo della sinistra autonomo ed alternativo al fallimentare centro sinistra." 

OSCE VEDE ANCORA PIU NERO PER L'ITALIA

Ocse vede ancora più nero per l'Italia: Pil -1,5%, lieve crescita solo dal 2014 

 L'Ocse rivede in peggio le stime sul Pil italiano, che scenderà dell'1,5% nel 2013 e tornerà a crescere solo nel 2014, ma di appena lo 0,5%. «Gli effetti positivi della serie di ampie riforme dal lato dell'offerta adottate a partire dalla fine del 2011 - si legge nell'Economic Survey - richiederanno tempo per materializzarsi, a causa del clima di scarsa fiducia, del ritmo lento della ripresa negli altri Paesi e della necessità di proseguire sulla strada del consolidamento fiscale». Secondo l'Ocse, «sono necessarie ulteriori misure volte a promuovere la crescita e migliorare la competitività, per rimettere l'Italia sulla strada di una crescita sana».
Il rapporto debito/Pil salirà sia nel 2013 (131,5%) che nel 2014 (134,2%). L'Ocse quindi invita a tagliare il debito il più possibile perché «con un rapporto debito/Pil vicino al 130% e un piano di ammortamento del debito particolarmente pesante, l'Italia rimane esposta ai cambiamenti improvvisi dell'umore dei mercati finanziari. La priorità é quindi la riduzione ampia e prolungata del debito pubblico».
Sul deficit l'Ocse smentisce le previsioni dell'ex governo Monti: il deficit salirà al 3,3% del Pil nel 2013 e al 3,8% nel 2014. «L'indebitamento netto risulta peggiore rispetto alle stime del governo a causa delle prospettive di crescita più deboli». Ricordiamo che il governo Monti nel Def presentato in aprile stimava un deficit al 2,9% del Pil nel 2013 e all'1,8% del Pil nel 2014.

LA FORNERO CHIEDE SCUSA AGLI ESODATI E NON SOLO

La Fornero chiede scusa agli esodati: «Chiedo scusa a chi ho creato angoscia»

«Chiedo scusa a tutti coloro ai quali ho creato angoscia». Sono le parole pronunciate dall'ex ministro Elsa Fornero a Focus economia su Radio 24. «In quelle giornate mi è stato chiesto di fare la riforma delle pensioni. I risparmi di spesa che venivano fuori sembravano sempre insufficienti anche con le misure che sono state aggiunte, come l’aver tolto indicizzazione alle pensioni salvando soltanto quelle bassissime. Già questa è stata una conquista perché all’inizio non c’era spazio neppure per salvare dal taglio dell’indicizzazione le pensioni più basse. E quando all’elenco di tutte le persone da salvaguardare chiedo una stima agli uffici e mi viene detto 50.000 e poi portate a 65.000, avrei dovuto dire: ‘fermi tutti, io avrei bisogno di 15 giorni per verificare che questa cifra sia corretta’. Io non l’ho fatto, avrei dovuto, ma non l’ho fatto» conclude Elsa Fornero. 

PROFILO DI ENRICO LETTA ALIAS MONTI JUNIOR

Profilo di Enrico Letta, alias Monti junior 



“Io ce la metterò tutta perché gli italiani non ce la fanno più dei giochetti della politica.”
Enrico Letta
Al di là del volto pulito, dei 47 anni ben portati e dei modi più o meno galanti di Enrico Letta, è bene conoscere alcune cose sul suo passato recente e remoto, per capire che cosa ci riserva il futuro.
Posizioni politiche ed economiche:
- Appoggio incondizionato a Napolitano-Monti, suoi compagni nella loggia segreta (“mega-P2 globale”) Gruppo Bilderberg e nella loggia semi-segreta e super-esclusiva creata da Rockefeller: la Commissione Trilaterale;
- Euro sì. Morire per Maastricht, titolo e sottotitolo del suo libro edito da Laterza ( http://www.ibs.it/code/9788842052487/letta-enrico/euro-si-morire.html); Letta dunque è un eurocrate di lunga data, peraltro poco lungimirante, non avendo avvertito i pericoli dell’area euro; curiosamente, il “giovane” eurocrate Letta ha “trascorso parte dell'infanzia a Strasburgo   http://it.wikipedia.org/wiki/Strasburgo dove frequenta la scuola dell'obbligo   http://it.wikipedia.org/wiki/Scuola_dell%27obbligo” (dalla sua pagina di Wikipedia);
- Pro austerity di Monti. Letta dice, il 9 ottobre 2012: “Noi abbiamo voluto per primi Monti, caricandoci anche responsabilità non nostre. Noi rivendichiamo la giustezza di quella scelta. La condivisione profonda di quanto è stato compiuto e la necessità di una continuità programmatica nel prossimo governo è sancita, peraltro, dalle conclusioni della Carta d’intenti, ribadite e votate dall’Assemblea di sabato all’unanimità” (http://www.liberoquotidiano.it/news/1094581/Nel-Pd-volano-stracci--Fassina-Monti-%C3%A8-da-rottamare--Letta-%C3%A8-in-contrasto-col-partito.html );
Chi critica l’austerity di Monti è cattivo. Per Letta, Fassina con le sue critiche a Monti, compagno di merende di Letta nel Bilderberg e nella Trilaterale, “ha passato il segno” ( http://www.liberoquotidiano.it/news/1094581/Nel-Pd-volano-stracci--Fassina-Monti-%C3%A8-da-rottamare--Letta-%C3%A8-in-contrasto-col-partito.html ); poco importa se oggi Letta si dichiara contrario all’austerity: ha già ampiamente dimostrato di essere ondivago e poco lungimirante.
- La nomina di Mario Monti è stata “un miracolo” (v. sotto, sezione “Amicizie e parentele”, voce Monti);
Goldman Sachs è coraggiosa. “Goldman Sachs” “sembra avere più coraggio e lucidità di analisi” rispetto a  “tanti rappresentanti dei poteri economici italiani che paiono timorosi nei confronti di una prospettiva di centrosinistra” (  http://www.asca.it/news-Pd__E_Letta__da_Goldman_Sachs_conferma_di_vocazione_europeista-1199195-POL.html ); NB: Mario Monti e lo zio Gianni Letta sono consiglieri per conto della Goldman Sachs. Goldman Sachs, la più grande banca d’affari statunitense (e del mondo), già nel 2007 è stata al centro di una inchiesta della Procura di Pescara per una frode al fisco per almeno 202 milioni di euro (  http://espresso.repubblica.it/dettaglio/banche-daffari-e-di-truffe/1629089; http://www.adusbef.it/consultazione.asp?Id=5770& , http://www.adusbef.it/consultazione.asp?Id=5770& ). Goldman Sachs è ritenuta corresponsabile della crisi greca ed è stata additata come responsabile del crollo della lira agli inizi degli anni ’90, “dapprima annunciandone la sopravvalutazione ed indicando nel livello di 1000 lire al marco il tasso di cambio che essa riteneva realistico, poi buttandosi a vendere lire per contribuire a ottenere quel risultato.
Privatizzazioni selvagge. Privatizzare tutto. Pro bono della Goldman Sachs. Letta annuncia: “È arrivato il momento di cominciare a parlare di privatizzazioni. Penso a Poste, Ferrovie, Eni, Enel, Finmeccanica e alle 20 mila aziende partecipate degli enti locali” ( http://vocialvento.com/2011/07/12/i-repubblichini/ ); anche in questo senso le privatizzazioni di Letta saranno in continuità con i metodi del suo maestro Andreatta e del suo idolo Monti (consigliere per la Goldman), a favore di Goldman Sachs, in combutta con lo zio Gianni e quindi in pieno conflitto di interessi ( http://affaritaliani.libero.it/economia/privatizzazioni-il-tesoro-sceglie-goldman-sachs-e-soc-generale-valutazione-quote.html ); in caso di uscita dell’Italia dall’euro, con la conseguente svalutazione, e tramite il suo funzionario Letta, Goldman Sachs potrà acquisire i gioielli nazionali a prezzo molto ribassato. Il sogno di privatizzare l’Enel e altri gioielli nazionali, in parte realizzato, era già di Andreatta ( http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1993/03/13/Altro/PRIVATIZZAZIONI-ANDREATTA-2_184900.php).
Affidare a Goldman Sachs la valutazione delle partecipazioni statali ad aziende per vedersi ridurre poi drasticamente i bond italiani che aveva in portafoglio. Questo infatti è accaduto con il governo Monti: lui ha affidato a GS le valutazioni su “Fintecna, Sace e Simest in vista della cessione alla Cdp” e GS ha ridotto del 92% i bond italiani che aveva in portafoglio,” portandoli da 2 miliardi di euro a una misera quota di 155,2 milioni di euro. In pratica, le collusioni di Monti con Goldman Sachs sono controproducenti da ogni punto di vista e anche in prospettiva futura, perché invia un fortissimo segnale di sfiducia agli investitori. Lo stesso, si deve presumere, avverrà con il prossimo governo Napolitano-Letta  ( http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-08-09/doccia-fredda-goldman-sachs-160710.shtml?uuid=Abtzo0LG ). Del resto appare chiaro a cosa potrebbero essere mirate quelle riduzioni di portafoglio: a una svalutazione di tutto il patrimonio industriale nazionale, che poi verrà acquistato a prezzi di favore dalla stessa Goldman Sachs.
- Smembrare l’ENI. “Terna e Snam Rete Gas scorporata da Eni”: smembrare l’ENI e quindi privatizzarla togliendoci il controllo sulle autentiche fonti di approvvigionamento del gas, utili alla NATO nell’ambito di una strategia di indebolimento della Gazprom e quindi della Federazione Russa, che collaborano strettamente con ENI ( http://vocialvento.com/2011/07/12/i-repubblichini/ ); anche questa operazione sarà probabilmente un bel regalo a Goldman Sachs; lo smembramento e la privatizzazione dell’ENI seguirà il precedente dello smembramento e privatizzazione dell’IRI operata tramite l’intervento di Andreatta, il mentore di Letta. Tramite l’accordo con l’eurocrate Van Miert siglato nel 1993, Andreatta diede il via allo smantellamento dell'IRI, che dai tempi di Mattei era un complesso di aziende statali (regno per lo più di monopoli naturali) fra i più grandi al mondo, che ci era invidiato all'estero “perché era in grado di fare tutto, e moltiplicava ogni lira investita per sei-sette volte” ( http://www.movisol.org/draghi4.htm ).
-  Una delle poche iniziative promosse Letta diverse dal duetto austerity/privatizzazioni – ma patrocinata dai soliti Monti e da Goldman Sachs, evidentemente per i profitti che potrà trarne avendoli in gestione – è quella degli “euro project bond quale possibile pilastro della strategia di rilancio della crescita", sostiene Letta. Però questa soluzione è controversa e di difficile applicazione. Contro gli Eurobond si è espresso anche Mario Draghi, secondo il quale non risolverebbero i problemi strutturali di fondo dei singoli paesi, oltre  a introdurre problemi di natura giuridica dovuti alla necessità di modificare i trattati ( http://www.libertiamo.it/2010/12/17/eurobond-il-dado-e-tratto/ ).
Principali appartenenze e affiliazioni:
Loggia segreta (“mega-P2 globale”) Gruppo Bilderberg, cui ha partecipato nel 2012; fra i pochissimi personaggi italiani che vi appartengono: Mario Monti, membro del suo consiglio direttivo;
Loggia semi-segreta e super-esclusiva Commissione Trilaterale, creata da Rockefeller; fra i pochissimi politici italiani che vi appartengono, oltre a Vittorio Grilli, i due compagni di Letta, Giorgio Napolitano e Mario Monti;
Loggia esclusiva “a porte chiuse” Aspen Institute, come recita il loro sito, «Il “metodo Aspen” privilegia il confronto ed il dibattito “a porte chiuse”.» Membri del suo comitato esecutivo italiano, guarda caso, sono, oltre a Enrico e Gianni Letta, Monti, Amato e vari altri; Napolitano non ha mancato di partecipare alle loro iniziative;
Goldman Sachs, la più grande banca d’affari del mondo 
-  Dal 1990 collabora con “l’Arel, Agenzia per le Ricerche e le Legislazioni fondata da Nino Andreatta, il più ultra liberista tra i ministri e gli economisti democristiani,” Dal 1993 è segretario generale dell’Arel. Andreatta nel 1993 dichiarava quella delle privatizzazioni un’“emergenza nazionale” ( http://archiviostorico.corriere.it/1993/marzo/03/Andreatta_privatizzare_emergenza_nazionale_co_0_9303039062.shtml ); conosciamo bene le dichiarazioni di Letta a favore delle privatizzazioni: è probabile dunque che anche con Letta le privatizzazioni diverranno emergenza nazionale, a vantaggio (solo provvisorio) del bilancio e di Goldman Sachs.
Fondatore del think tank bipartisan Vedrò, che vede fra i numerosi partecipanti l’amico di Monti Corrado Passera, Gianluca Comin, dell’Enel, ed Enrica Minozzi, dell’Eni, due aziende che Letta vuole smembrare e privatizzare
-  PD. “Il Pd si candida ad essere il country party, il partito dell’Italia”
Amicizie privilegiate e parentele:
Napolitano, membro, come Letta, della Trilateral Commission e dell’Aspen Institute, e amico degli amici. In fondo è lui che ha appena nominato Presidente del Consiglio il suo compagno di logge Letta. -  Mario Monti, il Barone. Monti ha dunque come suo successore il suo compagno di logge ed estimatore Letta. Degno di nota è il cosiddetto “pizzino” di Letta a Monti – suo compagno di associazioni segrete ed esclusive quali il Bilderberg e la Trilateral Commission, e con interessi comuni in Goldman Sachs – un biglietto scambiato in Parlamento, la cui foto, assolutamente autentica, è stata pubblicata dal “Corriere della Sera” il 18 novembre 2011: «Mario, [si notino la confidenzialità e l’informalità, N.d.R.] quando vuoi dimmi forme e modi con cui posso esserti utile dall’esterno. Sia ufficialmente (Bersani mi chiede per es. di interagire sulla questione dei vice) sia riservatamente. Per ora mi sembra tutto un miracolo! E allora i miracoli esistono!» ( http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2011/11/18/pop_monti-foglio.shtml ); In altre parole: Mario Monti ha ricevuto l’incarico il 16 novembre 2011; subito dopo l’incarico Letta, che lo chiama “Mario” (in amicizia) gli dà il suo appoggio, “sia ufficialmente”, sia “riservatamente” (parola sottolineata da Letta; leggasi: in segreto); poi grida al miracolo per l’incarico al suo amichetto Monti della Trilaterale/Bilderberg/Aspen. Curiosità: nella parte finale della lettera, Letta scrive di aver “tenuto” – contatti? – con Stefano Grassi]. Il riferimento non è facilmente decifrabile ma potrebbe essere a Stefano Grassi, consigliere di Mario Monti, che ha frequentato la stessa università di Letta, conseguendo anch’egli un dottorato di ricerca in diritto presso la Scuola Superiore S. Anna di Pisa e che condivide con Letta attività nell’ambito di istituzioni della Comunità Europea. Mesi fa era scoppiato un mini-scandalo perché Monti avrebbe chiesto il distaccamento di Grassi, in qualità di consigliere per le politiche comunitarie e per le riforme economiche pagato dalla Comunità Europea (con i nostri soldi), per farlo lavorare al suo fianco nella Lista Monti.
- Beniamino Andreatta (1928-2007), il Guru delle Svendite. Economista democristiano ultraliberista, che già favorì la carriera universitaria del suo portaborse Prodi, è stato un vero mentore per Letta. Fra i suoi principali insegnamenti, la ricetta dello spezzatino. Lo spezzatino di colossi industriali nazionali, come l’IRI, che ora Letta vuole applicare a Finmeccanica, ENI eccetera. Andreatta «nel 1992 annunciò che per rientrare dal debito pubblico occorreva “ridurre il reddito delle famiglie italiane di almeno 5milioni di lire”». Andreatta, secondo alcune fonti, sarebbe stato presente sul panfilo Britannia il 2 giugno 1992 nella presunta trattativa segreta fra oligarchi angloamericani (dicesi anche: l’ubiquitaria Goldman Sachs) e membri della classe dirigente italiana per la privatizzazione e la svendita del patrimonio industriale italiano ( http://www.movisol.org/draghi4.htm ). Esistono fonti che suggeriscono che Andreatta avesse come obiettivo la svendita integrale di tutte le quote statali di tutti i patrimoni pubblici. Andreatta, in qualità di neo-ministro degli esteri, accolse subito entusiasticamente la proposta britannica di mandare gli eserciti in Bosnia .
- Gianni Letta, lo Zio. Che il caso Letta sia un possibile caso di nepotismo (secondo varie possibili forme di favoritismo) è sotto gli occhi di tutti, ma in queste circostanze è il minore dei mali. Più problematiche sono le affiliazioni dello zio. Dal 18 giugno http://it.wikipedia.org/wiki/18_giugno 2007 http://it.wikipedia.org/wiki/2007 Gianni Letta è “membro dell'advisory board di Goldman Sachs International http://it.wikipedia.org/wiki/Goldman_Sachs con compiti di consulenza strategica per le opportunità di sviluppo degli affari, con focus particolare sull'Italia” ( http://it.wikipedia.org/wiki/Gianni_Letta ). Si noti che un ruolo analogo è stato (è?) rivestito anche da Monti, il compagno di merende di Enrico Letta – che con lui frequenta il Bilderberg e la Trilaterale.
- Pierluigi Bersani, l’amico che non vende più. Bersani, compagno di partito, e coautore di libri con Enrico Letta, nel 1992-1993, ha avuto un ruolo nelle vendite delle industrie di Stato e si è attirato critiche per certi versi simili a quelle che colpivano Andreatta, in merito all’abulia circa le svendite di gioielli industriali italiani. Nerio Nesi, su “Liberazione”, accusò l’allora ministro Bersani accomunandolo ai "bravi funzionari del Tesoro", di cultura monetarista, capaci solo di "vendere e svendere": "È possibile che il responsabile dell'Industria non abbia alcunché da dire sul futuro del secondo gruppo manifatturiero italiano? Faccia sentire la sua voce" ( http://archiviostorico.corriere.it/1997/aprile/28/Caso_Fabiani_Andreatta_contro_Iri_co_0_9704287286.shtml ). Tuttavia, Bersani il 14 febbraio 2013, pur essendosi dichiarato possibilista su una futura vendita di Finmeccanica, ha anche negato recisamente questa possibilità nel breve periodo, definendola “pazzesca” e quindi assumendo una posizione diametralmente opposta a quella di Letta. Evidentemente questo è uno dei motivi che l’hanno reso persona non grata ai poteri superforti, e quindi a Napolitano che non gli ha concesso incarichi ( http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE91D00920130214 ).
- In sintesi, come lo ha definito L. Pistelli, Enrico Letta è “l’Amato del 2000” perché “è dentro tutti i giochi” (http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/04/24/perche-hanno-scelto-il-giovane-enrico/ ).
Conclusioni
Il problema non è tanto che Letta sarebbe il responsabile di un governo di larghe intese.
Per quanto molti lo ritengano scandaloso, un governo di larghe intese sarebbe pur sempre una situazione migliore di quella reale, perché un inciucio alla luce del sole sarà pur sempre inciucio, ma è meglio di un inciucio segreto; in altri tempi lo si sarebbe chiamato compromesso storico – non che si possano fare paragoni con quello degli anni Settanta, che peraltro vedeva protagonista una classe dirigente di caratura infinitamente superiore a questa. Questa classe che, probabilmente non sapendo quello che ha fatto, con la rielezione di Napolitano ha compiuto il peccato originale dei prossimi sette anni.
Davvero sono stati così ingenui da credere che votando Napolitano avrebbero avuto in cambio qualcosa? Proprio quel Napolitano che “lavorava da tempo” alla sua rielezione, come afferma il deputato del PD Sandro Gozi.
Ben difficilmente i membri del PD e del PDL otterranno qualcosa, né per sé né per il Paese. Infatti:
-  un vero governo di larghe intese probabilmente non ci sarà, eccettuate le intese su questioni secondarie e sul salvataggio di qualche gruppetto di politici da guai giudiziari. Saranno grandi intese di facciata. Le vere intese, quelle sulle questioni fondamentali, saranno prerogativa dei soli compagni di merende di Letta Junior: Letta Senior, Monti, Napolitano, la direzione della Goldman Sachs e della Trilateral Commission e gli altri poteri superforti dietro a questo gruppo.
-  Letta è il rappresentante di un Governo Monti 2, per l’austerity, per le privatizzazioni, per lo smembramento e la svendita dei gioielli nazionali, come nel ’92-’94.
-  Letta, fino a prova contraria, è Monti Junior, e potrà presto trasformarsi in Andreatta Junior. Questo è espresso per l’ennesima volta a chiare lettere dallo stesso Letta:
“È chiaro – a chi è dotato di buon senso e responsabilità – che qualunque primo ministro si candidi a succedere a Monti dovrà farlo in continuità con Monti stesso.” (9 ottobre 2012, sito di Enrico Letta). Tutto ciò rende assolutamente non credibili i tranquillizzanti proclami dell’ultima ora di Letta contro l’austerità, diffusi anche dal “Financial Times”.
Dunque, Letta, fino a prova contraria, deve essere considerato un nemico del patrimonio pubblico italiano. In altri termini, un nemico della Repubblica.