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venerdì 31 maggio 2013

ILTRUCCO DELL'ABOLIZIONE I PARTITI CONTINUERANNO AD INCASSARE SVEGLIAMOCI ITATILA

Il trucco dell’abolizione del finanziamento pubblico: i partiti continueranno ad incassare 90 milioni per i prossimi 4 anni 

-Redazione- 31 maggio 2013- Il governo di  Enrico Letta programma un lento maquillage del meccanismo di finanziamento dei partiti e i compagni del Pd giocano la carta più odiosa: la minaccia di mettere in cassa integrazione i dipendenti.
Che in un Paese senza lavoro, e dove la cassa integrazione è ormai vista da molti come un mezzo privilegio, non è neppure il massimo dell'arma dialettica.
La verità è che i partiti continueranno a incassare 90 milioni di euro per i prossimi quattro anni.
In compenso, a partire dal 2014, i cittadini potranno detrarre dalla dichiarazione dei redditi le donazioni ai partiti e poi scatterà il meccanismo del 2 per mille da versare alla forza politica preferita.

LA BATTAGLIA PER IL FINAZIAMENTO AI PARTITI

La battaglia per il finanziamento ai partiti 

Tutti dicono basta con il finanziamento pubblico ai partiti ma dopo che il governo avrà presentato il disegno di legge relativo, sarà così conseguente la votazione del Parlamento? Oggi dovrebbe essere il “D-Day”, quello nel quale il Consiglio dei ministri dovrebbe varare il disegno di legge con il quale abolisce il finanziamento pubblico ai partiti, aprendo un’altra pagina nella storia e nella vita degli stessi. Ma non sarà un boccone facile da far mandare giù ai molti. Oggi sul Corriere Marco Galluzzo spiega perché.
A meno di imprevisti il Consiglio dei ministri dovrebbe oggi approvare il disegno di legge che abolisce il finanziamento pubblico dei partiti. Non avrà vita facile in Parlamento, è una sorta di salto nel buio per l’organizzazione classica dei partiti così come li conosciamo, costringerà Pd e Pdl, più di altri, a ripensarsi: in termini di sedi, strutture e anche di personale.
IL TESTO – Dicono a Palazzo Chigi che il testo sarà snello, poco più di una decina di articoli, in grado di ripensare il sistema, aprendo alle erogazioni dirette dei cittadini e affidando ad essi la decisione di finanziare omeno i partiti. Riprenderà le norme dell’anno scorso, molto severe in termini di trasparenza dei bilanci e introdurrà la possibilità di destinare una quota della dichiarazione dei redditi, molto probabilmente fissata al 2 per mille. In ogni caso dovrà essere strutturato per resistere alle tensioni che in Parlamento inevitabilmente accenderà. Meno saranno gli articoli, minori saranno anche le occasioni di emendamenti e cambiamenti.

PRESSING – Il disegno di legge del governo, su cui ancora ieri sera il sottosegretario Patroni Griffi e i ministri Franceschini e Quagliariello stavano lavorando, è una delle promesse di Letta, fa parte del programma su cui il Parlamento ha votato la fiducia. Ed è divenuto in qualche modo improcrastinabile, anche per le critiche d’immobilismo rivolte da Renzi all’esecutivo, oltre che per la sfida costante sull’argomento da parte del movimento di Grillo. Negli ultimi giorni sembra siano arrivati a Palazzo Chigi progetti alternativi, suggerimenti cortesi e insistenti di modificare o alleggerire il taglio di risorse: nel governo non lo negano, accreditano non poche tensioni rimaste sotto traccia e l’immagine di un Letta che ha respinto l’assalto dei tesorieri (forse più del suo partito, certamente più «pesante» del Pdl) e di tutti coloro che avrebbero cercato di mitigare gli effetti dell’abolizione.

ECCO COSA CABIA IL FINANZIAMENTO AI PARTITI

Ecco come cambia il finanziamento ai partiti. M5s: è una legge truffa  

Approvata la contribuzione volontaria ai partiti attraverso detrazioni fiscali a 2x1000 che prenderà avvio nel 2014 ma andrà a regime nel 2016. I parlamentari grillini: saranno soldi sottratti al bilancio dello Stato e quindi ai cittadini
Il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge per l'abolizione del finanziamento pubblico e per la regolamentazione della contribuzione volontaria ai partiti. In un comunicato, Palazzo Chigi fa sapere che al posto del finanziamento pubblico entrerà in funzione un nuovo sistema che si fonderà sulla contribuzione volontaria da parte dei privati e che si potrà effettuare attraverso detrazioni e il 2 x 1000. Il sistema di regolamentazione prenderà avvio nel 2014, ma andrà a regime nel 2016.
Possono essere ammessi ad ottenere il finanziamento privato - si legge ancora nel comunicato del Consiglio dei ministri - i partiti politici che abbiano conseguito, nell'ultima consultazione elettorale, almeno un rappresentante eletto alla Camera dei deputati o al Senato della Repubblica o in un'assemblea regionale, o che abbiano presentato, nella stessa consultazione elettorale, candidati in almeno tre circoscrizioni per le elezioni per il rinnovo della Camera dei deputati o in almeno tre del Senato della Repubblica o delle assemblee regionali, o in almeno una circoscrizione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia.
Per ottenere i contributi volontari, i partiti politici - precisa ancora la nota - dovranno organizzarsi secondo requisiti minimi idonei a garantire la democrazia interna. Dovranno altresì assicurare la trasparenza e l'accesso a tutte informazioni relative al proprio funzionamento, anche mediante la realizzazione di un sito internet, completo nelle informazioni, chiaro nel linguaggio, facile nella consultazione. Su questo sito dovrà essere pubblicato il rendiconto di esercizio corredato dalla relazione sulla gestione e dalla nota integrativa, nonchè il verbale di approvazione del rendiconto di esercizio. 
E dal M5s arriva un comunicato di commento al disegno di legge: "Il ddl di modifica della legge sui rimborsi elettorali è un vittoria morale per il MoVimento 5 Stelle che ha imposto l'agenda politica al governo, ma è una legge-truffa, una presa in giro per i cittadini che continueranno a pagare per far campare i partiti". "Di fatto -  si legge ancora nel comunicato - a riempire le casse delle forze politiche saranno sempre gli italiani tramite risorse che saranno sottratte al bilancio dello Stato".

CONSIGLIO DEI MINISTRI COSA CAMBIA ? ECO-BONUS

Consiglio dei ministri: cosa cambia per le ristrutturazioni, il finanziamento ai partiti e gli eco-bonus

Il governo toglie i soldi pubblici alla politica, rinnova gli incentivi per l'edilizia e premia chi riduce i consumi di energia 

Abolizione graduale del finanziamento pubblico ai partiti, rinnovo delle agevolazioni per chi ristruttura la casa (che verranno estese anche agli arredi dell'appartamento ) e maggiori eco-bonus per chi riduce i consumi energetici degli edifici, con opportuni lavori. Sono questi i principali provvedimenti usciti dal consiglio dei ministri di oggi. Eccoli nel dettaglio.
SOLDI AI PARTITI
Al posto del finanziamento pubblico entrerà in funzione un nuovo sistema che si fonderà sulla contribuzione volontaria da parte dei privati cittadini e che si potrà effettuare in due modi: attraverso delle detrazioni, oppure con il versamento del 2 per mille dell'Ire (l'imposta sui redditi personali). Potranno beneficiare di questa forma di finanziamento privato i partiti politici che abbiano ottenuto, nelle ultime elezioni, almeno un deputato o un senatore o un rappresentante in un’assemblea regionale, oppure che abbiano presentato, nella stesse consultazioni elettorali, dei candidati in almeno tre circoscrizioni per la Camera o per il Senato o per le Regioni (e in almeno una circoscrizione per le elezioni europee)
LE DETRAZIONI
I versamenti dei cittadini privati ai partiti potranno essere detratti dall'imposta sui redditi con le seguenti percentuali
-il 52 % per le donazioni comprese fra 50 euro e 5.000 euro annui;
-il 26 % per i versamenti tra 5mila e i 20mila euro.
IL DUE PER MILLE
Ai partiti politici che hanno ottenuto nelle ultime elezioni almeno un deputato o un senatore eletto, potrà inoltre essere destinato dai contribuenti il 2 per mille dell'imposta sul reddito (Ire) dovuta al fisco. La decisione sarà espressa dal cittadino al momento della dichiarazione dei redditi. Questo meccanismo entrerà però a regime tra il 2015 e il 2016 (quando verranno eleborate le prime dichiarazioni dei redditi sull'anno 2014). Nel frattempo, è previsto un regime transitorio che porterà al taglio progressivo dell'attuale finanziamento pubblico ai partiti (la sforbiciata sarà del 40% nel primo anno, del 50% nel secondo e del 60% nel terzo). Per ottenere i contributi volontari, i partiti politici dovranno organizzarsi in modo da garantire la democrazia interna e assicurare la trasparenza delle informazioni sul proprio funzionamento, rendendole consultabili via internet. Inoltre, le forze politiche avranno diritto a degli spazi gratuiti sui media, messi a disposizione dal servizio pubblico radiotelevisivo
RISTRUTTURAZIONI EDILIZIE
Verranno prolungate fino al 31 dicembre del 2013 le detrazioni fiscali pari al 50% delle spese sostenute per le ristrutturazioni edilizie, che verranno estese anche agli interventi anti-sismici e agli acquisti dei mobili fissi di casa come gli armadi a muro o le cucine (che in molti paesi esteri vengono considerati parte dell'edificio) e non invece ad altre componenti dell'arredamento come i letti e i comodini. La detrazione sui mobili avrà un importo massimo di 5mila euro (il 50% di 10mila).
ECO-BONUS
Fino al 31 dicembre 2014, verranno innalzate al 65% le detrazioni previste per le spese sostenute in seguito ai lavori di miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici (che oggi, fino al 30 giugno prossimo, sono fissate invece al 55%). Inoltre, entro il 2020, i fabbricati di nuova costruzione dovranno essere ad energia “quasi zero”, cioè a bassissimo consumo, in base a dei criteri stabiliti dalla legge. I fabbricati della pubblica amministrazione dovranno adeguarsi a questo nuovi criteri entro il 2018

ALEMANNO PUNTA SUI CATTOLICI E LA FAMIGLIA PECCATO CHE IL SUO CONSULENTE

Alemanno punta sui cattolici e la famiglia. Peccato che il suo consulente sia stato condannato per pedofilia 

Gianni Alemanno deve giocare sporco per cercare di colmare al ballottaggio per il Comune di Roma  il distacco che lo separa dallo sfidante Ignazio Marino. In questi giorni le sta provando di tutte: raffiche di assunzioni, inaugurazioni fantasma e soprattutto battere bene sul chiodo dei valori della famiglia e del cattolicesimo, che a Roma, si sa, possono spostare parecchi voti.
Va letta in questo senso anche la sua partecipazione alla Marcia per la vita, che ha visto scendere in piazza integralisti da operetta e un po' tutte le associazioni neofasciste, che grazie ai pretesti forniti dalla Chiesa cattolica, guadagnano un po' di visibilità. Marino (che pure si definisce un credente) viene considerato un pericolo per i potenziali "vulnus" che potrebbe infierire a quel simulacro che è la famiglia secondo i cattolici, solo per aver detto sì a un misero registro delle unioni di fatto. 
Alemanno invece sì che è un vero timorato di dio.
Tanto per fare un esempio illuminante, durante la campagna elettorale del 2008, aveva ingaggiato come garante per le politiche della famiglia e le periferie don Ruggero Conti, arrestato pochi mesi dopo mentre era in procinto di partire con un po' di ragazzetti per la Giornata mondale della gioventù di Sidney. Un vero "amico dei ragazzi", infatti viene accusato di aver commesso nell’arco di dieci anni violenza sessuale su sette minori e induzione alla prostituzione, condannato in primo grado a 15 anni con pena confermata oggi in Appello.
Questi sì che sono buoni cristiani. 

giovedì 30 maggio 2013

ORA E' UFFICIALE L'IVA SI ALZERÀ E BERLUSCONI PERDERÀ VOTI

Ora è ufficiale: l'Iva si alzerà E Berlusconi perderà voti 

Saccomanni conferma la stangata. Il provvedimento colpirà soprattutto l'elettoratto azzurro. Se punta solo sull'Imu, cala il consenso del Cav 
Lasciate ogni speranza o voi che comprate (poco). Il ministro dell’Economia e Finanze Fabrizio Saccomanni è stato esplicito: l’aumento dell’Iva scatterà a luglio portando l’Italia al poco invidiabile record del 22% come aliquota imposta su circa il 70% delle merci e dei servizi. Stupisce che il Pdl non si renda conto della relazione inversamente proporzionale che lega i propri consensi al peso delle tasse. Più aumentano le seconde più diminuiscono i primi. Ma il Pdl è in questo recidivo. (...)
Come spiega Carlo Cambi su Libero di giovedì 30 maggio, ci sono brutte notizie in arrivo per gli italiani. Ora è ufficiale: l'Iva si alzerà. Il ministro dell'Economia Saccomanni conferma: "A luglio avremo un'aliquota del 22% sul 70% delle merci e dei servizi". Il provvedimento colpirà soprattutto l'elettorato azzurro. Silvio Berlusconi ha legato tutto alla riduzione delle tasee ma se punta solo sull'abolizione dell'Imu, Silvio Berlusconi perderà voti ed è fortemente a rischio la tenuta del governo. Se il Pdl non dovesse incassare il risultato, se l'Iva dovesse davvero aumentare, non è escluso che gli azzurri pensino di sfilarsi da un governo tassatore che rende impossibile il mantenimento delle promesse della campagna elttorale.

SANTORO E TRAVAGLIO SI INCATENANO PER PROTESTA

Ciancimino Jr arrestato, Santoro e Travaglio si incatenano per protesta 

Massimo Ciancimino è stato arrestato su ordine del gip di Bologna con l’accusa di associazione a delinquere ed evasione fiscale. Ciancimino, figlio di Vito, ex sindaco di Palermo, è stato portato al carcere Pagliarelli del capoluogo siciliano. L’operazione ha portato a 13 ordinanze di custodia cautelare, di cui nove in carcere e quattro ai domiciliari nei confronti dei componenti di un sodalizio criminoso accusato di frode fiscale nel settore della commercializzazione di metalli ferrosi.
Avvistati davanti al carcere Santoro, Travaglio e Ruotolo. Sono pronti a incatenarsi per difendere il loro amico che tante volte hanno osannato a uomo chiave e testimone perfetto su stragismo e trattativa. Ciancimino Jr è stato protagonista di tantissime interviste in cui metteva in mezzo il Cav, vero obiettivo dei processi mediatici del trio dell’antiberlusconismo militante.
E che dire di Ingroia che ha fatto di questo personaggio (ora riarrestato ma plurindagato anche da altre procure) un eroe, il pentito più buono del mondo? Quanto ci è costato ascoltare e perdere tempo dietro a questo individuo?
Chiederanno mai scusa questi fenomeni che pur di accusare B. hanno idolatrato un delinquente?

GLI ITALIANI COSTANO TROPPO E SONO POCO PRODUTTIVI LA FORMERO

«Gli italiani? Costano troppo e sono poco produttivi»

Torna a parlare Elsa Fornero: «Mi hanno lasciata sola». Gli esodati? «Sanzioni per i vertici Inps»
È un’Elsa Fornero che si esprime a tutto tondo, con spunti critici ma anche di mea culpa, quella che parla della sua esperienza al dicastero dell’Economia durante il Governo Monti su Class CNBC e Class TV. «Nonostante il grande carico di sofferenza sento ancora l’orgoglio di essere appartenuta al governo Monti», dice l’ex ministro che non lesina critiche: «Se mi chiede se mi hanno lasciata da sola, non posso certamente dire il contrario, era facile criticare un governo senza appartenenza politica, Mario Monti era molto impegnato come tutti noi. Abbiamo scontato nel nostro operato assenza di risorse e credo che anche l’attuale governo avrà i medesimi problemi». Per quanto riguarda la riforma del lavoro, «sono d’accordo con il ministro Giovannini che vada modificata, nessuna norma nasce perfetta, si fanno esperimenti».

      E sugli esodati? «L’Inps non ha alcun diritto di rispondere in modo soggettivo su questo tema. Se una persona è stata riconosciuta come salvaguardata non c’è nessuno, nemmeno ai vertici, che possa dare un’opinione diversa. Se non si adegua ritengo debbano esserci delle sanzioni», ha continuato la Fornero, che ammette come quella degli esodati non sia una situazione che aveva previsto e di cui possa dire di andare orgogliosa. «Abbiamo salvaguardato 130 mila esodati, su tutti gli altri non mi posso esprimere, spero che il nuovo governo trovi la copertura finanziaria». Un commento anche sull’ipotesi di accorciare il tempo di rinnovo dei contratti a tempo determinato: «Non credo sia un buon servizio né al lavoratore né all’impresa, non aiuta la produttività». Infine, una considerazione generale sui lavoratori italiani: «Costano troppo e sono poco produttivi», ha affermato l’ex ministro.
                                          IL VIDEO INTERVISTA  CLICCA SOPRA IL LINK

PENSIONI LE INDICAZIONI DELL'EUROPA SERVE UN REGIME MULTIPILASTRO

Pensioni, le indicazioni dell'Europa: serve un regime multipilastro 

Il Parlamento Europeo auspica l'attuazione di un regime pensionistico diversificato tra pubblico e privato.
La crisi economica, sommata all'inevitabile progressivo invecchiamento della popolazione, mette a repentaglio la tenuta del sistema previdenziale. E questo, ovviamente, non vale solo per l'Italia: il capitolo pensioni è in cima alle priorità anche del'Unione Europea.
Mentre il governo Letta, in patria, sta studiando una nuova riforma nella direzione di una maggiore flessibilità, Strasburgo detta le linee guida per il settore: l'indicazione è di diversificare i regimi pensionistici, tra sistema pubblico, pensioni complementari derivanti da accordi collettivi e soluzioni di risparmio privato, offerte da enti e compagnie di assicurazione.
In una risoluzione appena approvata, gli eurodeputati invitano gli stati membri a introdurre o mantenere sistemi pensionistici diversificati ed integrati.
In risposta al Libro bianco della Commissione del febbraio 2012, i deputati sostengono l'idea di un "sistema multipilastro": una struttura costituita da una combinazione di pensioni pubbliche nel primo pilastro, da pensioni complementari derivanti da accordi collettivi a livello nazionale o risultanti dalla legislazione nazionale nel secondo, e dal risparmio privato nel terzo pilastro.
Questo, sottolineano, fermo restando la priorità alla salvaguardia delle pensioni pubbliche, che "assicurano un livello di vita dignitoso per tutti". Nella risoluzione, i deputati deplorano in particolare "i forti tagli operati nei paesi più colpiti dalla crisi economica, a causa dei quali molti pensionati si trovano ora in una situazione di povertà o sono a rischio di povertà".
Infine, l'indicazione a creare contemporaneamente più occupazione: "per finanziare pensioni adeguate, sicure e sostenibili - afferma la risoluzione del Parlamento - è necessario aumentare il tasso di occupazione, ad esempio eliminando gradualmente i regimi di prepensionamento o consentendo alle persone di lavorare oltre l'età legale di pensionamento, se lo desiderano".

LETTA INCALZA I PARTITI RIFORME ENTRO 18 MESI

Letta incalza i partiti «Riforme entro 18 mesi» 

Ce la mette tutta, Enrico Letta, quando sprona i partiti spiegando che «questa è un’occasione unica per le riforme» e che «l’astensionismo alle comunali è un segnale che la politica non può più permettersi di ignorare». Ma la verità è che dopo quanto visto ieri in Parlamento, la strada per modificare la seconda parte della Costituzione sembra essersi fatta terribilmente in salita. Tra compromessi al ribasso e spaccature nei partiti di maggioranza, infatti, l’idea che nei 18 mesi fissati dal premier come «dead line» per le riforme si arrivi a un accordo univoco su riduzione dei parlamentari, addio al bicameralismo perfetto, potenziamento dei poteri del premier e nuova legge elettorale, appare quantomeno utopistica.
Ieri, nelle due Camere, era il giorno della presentazione delle mozioni per avviare il processo riformativo. Alla base del documento elaborato dagli «sherpa» di Pd, Pdl e centristi, la composizione della commissione di 40 «saggi» che dovrà elaborare il piano di modifiche costituzionali e sottoporlo al voto del Parlamento e al referendum popolare. Nessun accenno ai contenuti, insomma. Per adesso l’unico accordo faticosamente trovato è quello sul metodo.
In particolare, la mozione approvata a larga maggioranza sia dalla Camera che dal Senato impegna il governo a presentare al Parlamento, entro fine giugno, un disegno di legge costituzionale che preveda una procedura straordinaria per le modifiche costituzionali rispetto a quella stabilita dall’articolo 138 della Carta. In particolare, il ddl dovrà istituire un comitato, composto da 20 senatori e 20 deputati (scelti proporzionalmente basandosi sui voti conseguiti alle elezioni e non sui seggi, come richiesto dal Pdl). Il comitato sarà presieduto dai presidenti delle commissioni per le Riforme. Inoltre si sono stabiliti gli iter legislativi che dovranno seguire i provvedimenti delle Commissioni, che passeranno sì in Parlamento e saranno aperti agli emendamenti, ma dovranno al tempo stesso contenere meccanismi per garantire la conclusione del percorso in 18 mesi. Infine, si è deciso di non indicare ancora nessuna modifica alla legge elettorale, che andrà cambiata solo nel contesto più ampio della riforma costituzionale.
«Siamo chiamati a dare seguito all’impegno che abbiamo preso col Capo dello Stato», ha esordito Letta nel discorso al Senato. «C’è un drammatico distacco dei cittadini dalla politica - ha continuato - e il segnale che i cittadini italiani hanno dato è inequivocabile. Questa è un’occasione unica per fare le riforme e non va perduta». «Questo Paese - ha sottolineato il premier - non ha istituzioni che lo rendono capace di decidere. Abbiamo la più bella Costituzione, ma dobbiamo cambiarla perché oggi rispetto alle esigenze della nostra società abbiamo bisogno di istituzioni che decidono più democraticamente e rapidamente».
Ma il presidente del Consiglio ci tiene innanzitutto a porre dei paletti temporali: «Qui non può cominicare un percorso dai tempi indefiniti, sarebbe la cosa peggiore che potremmo fare. Entro 18 mesi deve terminare tutto l’iter complesso». E se così non fosse «ne trarremo le conseguenze» ammonisce Letta, lasciando intendere che un fallimento significherebbe la fine del governo.
Ma sulla tempistica arriva già il distinguo del ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello, per il quale «i 18 mesi decorreranno da quando il ddl costituzionale del governo sarà approvato dal Parlamento, quindi presumibilmente a fine settembre». In realtà, trattandosi di un provvedimento che modifica la Carta, il disegno di legge del governo dovrà affrontare l’iter della doppia «navetta» Camera-Senato a distanza di tre mesi. E quindi i tempi si potrebbero allungare ulteriormente.
Quando basta, con una situazione politica così instabile, per far passare ancora invano il treno delle riforme. È il rischio denunciato da 43 parlamentari del Pd che, pur dando parere favorevole alla mozione di maggioranza, ne portano alla luce i punti critici. Il documento reca la firma, tra gli altri, di Rosy Bindi, Pippo Civati, Laura Puppato e di alcuni prodiani e renziani. Vi si sottolineano, in particolare, le perplessità sulla «deroga alla procedura di revisione costituzionale» che «rappresenta un oggettivo problema e un pericoloso precedente» e, soprattutto, sul pericolo che il superamento del Porcellum venga rinviato «sine die», «in aperta contraddizione col solenne impegno da tutti proclamato per la sua cancellazione».

PD SI DIVIDE LA CAMERA BOCCIA RITORNO AL MATTARELLUM

Legge elettorale, Pd si divide. La Camera boccia ritorno al Mattarellum 

Respinta la mozione del deputato Pd Giachetti che aveva chiesto l'abolizione immediata del Porcellum con conseguente ritorno al sistema precedente. Al Senato è passata la mozione della maggioranza sulle riforme: entro giugno ddl su revisione della Costituzione
camera
ROMA - Sul fronte della riforma della legge elettorale, con 415 voti contrari e 139 voti a favore la Camera ha respinto ieri sera la mozione del deputato Pd renziano Roberto Giachetti che impegnava ad abrogare subito il Porcellum per tornare al Mattarellum. "L'unica modifica al sistema che possa coagulare in tempi brevi il consenso di un'ampia maggioranza parlamentare  - ha detto Giachetti - è il ritorno alla previgente disciplina, ovvero al cosiddetto Mattarellum". Ed è proprio attorno alla mozione presentata ieri alla Camera che è esploso lo scontro nel Partito democratico. La mozione Giachetti è stata colta come un fulmine a ciel sereno dalle parti del Nazareno, dopo che per tutta la giornata di martedì si era cercato di arrivare ad una quadra sulla mozione di maggioranza. Quadra faticosamente trovata con il risultato di escludere l'immediata modifica della legge elettorale, compresa la clausola di salvaguardia, per inserirla nel più ampio schema di revisione costituzionale. In più il sindaco di Firenze ha lanciato una sfida al premier Letta e ha difeso Giachetti, attaccando sull'urgenza della riforma elettorale. ''Prima di essere renziano è una persona seria - ha detto Renzi -, sulla legge elettorale ci ha messo la faccia. Oggi non si consumava il voto della vita ma ho la preoccupazione che governo e maggioranza rinviino troppo, facciano melina''. Parole che non fanno piacere al premier, determinatissimo a marciare verso l'approvazione delle riforme. 
FINOCCHIARO: "GIACCHETTI INTEMPESTIVO". Secondo Anna Finocchiaro, che pure nei giorni scorsi aveva depositato un disegno di legge per il ritorno al Mattarellum, l'azione di Giachetti è stata "intempestiva: non possiamo mettere a rischio il percorso con atti di prepotenza". Il problema principale, infatti, è che sul ritorno al sistema elettorale precedente al Porcellum, benché sia una opzione maggioritaria nel Pd, c'è stata fin da subito la netta opposizione del Pdl che invece predilige, come soluzione transitoria, l'apporto di poche modifiche alla legge attuale. Di qui la necessità di evitare forzature e la scelta di non entrare subito nel merito delle modifiche, anche per tutelare la tenuta del governo. Durante la giornata ci sono stati diversi tentativi di fare desistere il deputato del Pd. In primo luogo alcuni dei firmatari della mozione, tra cui il veltroniano Walter Verini e il franceschiniano Alessandro Bratti, hanno fatto mancare il loro appoggio. Durante l'assemblea del gruppo del Pd  il presidente dei deputati dem Roberto Speranza ha chiesto ufficialmente il ritiro della mozione dichiarando: "Il Pd non voterà a favore della mozione, parlare di ritorno al Mattarellum è prematuro".
RIFORME, PASSA LA MOZIONE DELLA MAGGIORANZA. Senato e Camera hanno approvato ieri la mozione di maggioranza sulle riforme costituzionali con 224 sì, 61 no e 4 astenuti. La mozione impegna il governo a presentare entro giugno un ddl costituzionale che preveda una procedura straordinaria per la riforma della Costituzione. "Il Senato - si legge nel 'dispositivo' della mozione - impegna il governo a presentare alle Camere, entro il mese di giugno 2013, un disegno di legge costituzionale, che in coerenza con le finalità e gli obiettivi indicati nelle premesse, preveda, per l'approvazione della riforma costituzionale, una procedura straordinaria rispetto a quella di cui all'articolo 138 della Costituzione, che tenda a agevolare il processo di riforma, favorendo un'ampia convergenza politica in Parlamento". "Il disegno di legge -si legge ancora - dovrà, altresì, prevedere adeguati meccanismi per un lavoro comune delle due Camere. In particolare, occorrerà prevedere: a) l'istituzione di un comitato, composto da 20 senatori e 20 deputati, nominati dai rispettivi Presidenti delle Camere, su designazione dei Gruppi parlamentari, tra i componenti delle Commissioni Affari Costituzionali, rispettivamente, del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, in modo da garantire la presenza di ciascun gruppo parlamentare e di rispecchiare complessivamente la proporzione tra i gruppi tenendo conto della loro rappresentanza parlamentare e dei voti conseguiti alle elezioni politiche". Il comitato e' presieduto congiuntamente dai Presidenti delle stesse commissioni, "cui conferire poteri referenti per l'esame dei progetti di legge di revisione costituzionale dei Titoli I, II, III e V della Parte seconda della Costituzione, afferenti alla forma di Stato, alla forma di governo e all'assetto bicamerale del Parlamento, nonché, coerentemente con le disposizioni costituzionali, di riforma dei sistemi elettorali".
"SCETTICI" 43 PARLAMENTARI DEL PD. Quarantatré parlamentari del Pd hanno sottoscritto un documento in cui esprimono "scetticismo intorno alla via di riforme costituzionali che il governo e la sua maggioranza hanno inteso intraprendere". Tra i firmatari anche Rosy Bindi, Laura Puppato, Giuseppe Civati, Antonio Boccuzzi, Walter Tocci, Vannino Chiti e Sandra Zampa. I parlamentari, "in merito alla mozione di maggioranza oggi in votazione a Camera e Senato relativa al processo di riforma costituzionale", hanno manifestato alcune "preoccupazioni". Scrivono i parlamentari: "La deroga alla procedura di revisione costituzionale rappresenta un oggettivo problema e un pericoloso precedente". E aggiungono che "è quanto meno discutibile che siano le Camere a chiedere al Governo di impegnarsi a varare un disegno di legge costituzionale che introduca una tale deroga su materia eminentemente parlamentare".

lunedì 27 maggio 2013

LAVORO TASSE PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E BANCHE

Lavoro, tasse, pubblica amministrazione e banche: ecco le riforme che l'Europa ci chiede ancora

L'Ue promuove i conti dell'Italia, ma vuole misure strutturali per la crescita. Il giudizio in vista dell'Ecofin  

Promossa per i bilanci, ma ancora osservata speciale per la necessità di riforme. È questo, in sostanza, il giudizio che l'Unione Europea sta per esprimere sull'Italia, in vista della riunione dell'Ecofin, il gruppo che riunisce i ministri economici e finanziari del Vecchio Continente. Mercoledì prossimo, infatti, il commissario Ue per gli affari economici, Olli Rehn, proporrà la chiusura della procedura straordinaria ai danni del nostro paese, aperta nel 2009 per la presenza di un deficit eccessivo. Dopo aver promosso i conti pubblici di Roma, però, le autorità di Bruxelles indicheranno alcune misure strutturali ancora necessarie per riportare il nostro paese sulla strada della crescita. Ecco, nel dettaglio, cosa ci chiede ancora l'Europa.
TUTTO SULLA CRISI DELL'EURO
LAVORO
Per rilanciare l'occupazione, dopo la contestatissima  riforma Fornero , l'Italia ha bisogno di spingere di più sulle politiche attive per l'impiego. Il che si traduce, per Bruxelles, in un potenziamento dei servizi di collocamento per i i giovani e della formazione professionale per i neolaureati. Si tratta di misure che hanno bisogno di risorse finanziarie per essere attuate, che potrebbero arrivare proprio dai fondi comunitari se il premier italiano, Enrico Letta, riuscirà ad anticipare di un anno i piani europei contro la disoccupazione giovanile.
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Da Bruxelles arriverà mercoledì anche l' invito a rendere più efficiente l'intero sistema della la pubblica amministrazione, riducendo i tempi biblici della giustizia civile, attuando una lotta efficace contro la corruzione e utilizzando meglio i fondi europei nelle regioni del Sud, dove spesso le risorse si perdono in una miriade di sprechi. Non manca neppure l'appello a favore delle liberalizzazioni e per una semplificazione della selva di leggi e regolamenti che impediscono lo sviluppo dei settori produttivi e delle attività imprenditoriali.
BANCHE
L'Ue chiede anche al nostro paese di migliorare il sistema creditizio, che oggi è molto avaro con le aziende italiane. Da Bruxelles, giunge innanzitutto l'invito a sviluppare nuove fonti di finanziamento alle imprese, alternative a quelle più tradizionali delle banche. Inoltre, la Commissione Europea suggerisce anche di rimuovere o modificare la regola che obbliga gli istituti di credito nazionali a non eliminare i crediti ormai inesigibili dai propri bilanci, se non dopo un periodo lunghissimo di tempo (che arriva sino a 18 anni). Si tratta di una norma “ferrea”, che ha delle ripercussioni negative sui conti delle banche e ostacola spesso l'erogazione di nuovi prestiti.
FISCO
Pur non avendo competenze dirette in ambito fiscale, la Commissione Ue chiede all'Italia l'adozione di alcune misure efficaci anche su questo fronte. Secondo Bruxelles, va continuata la lotta all'evasione e va riformato il catasto. Inoltre, deve essere attuato un alleggerimento del peso delle tasse dal lavoro, che oggi è fortemente penalizzato, spostandolo verso le proprietà, i consumi e le attività industriali inquinanti.
Non va dimenticato, infine, che l'Italia ha ricevuto comunque dall'Europa anche un invito a non abbassare la guardia nel consolidamento dei conti pubblici, tenendo sotto controllo il deficit, senza sgarrare nelle politiche di spesa. Come dire: la prima promozione c'è stata, ma gli esami non sono finiti.

COLPA DI BEPPE E I SUOI PARLAMENTARI

Sul blog la rabbia del popolo 5 stelle: Colpa di Beppe e dei suoi parlamentari 

Una caporetto a Cinque Stelle. La sconfitta di Beppe Grillo e dei suoi adepti è totale, netta, e soprattutto arriva in tutta Italia. A Roma il M5s si inchioda al 12% e il ballottaggio lo vede soltanto con il binocolo. Il crollo arriva anche a Siena, dove Grillo si era speso in prima persona cercando di cavalcare l'ondata di malcontento per lo scandalo Mps: niente da fare per il M5s, fuori dai giochi. Cambia la regione, ma non l'esito: il tracollo è evidente anche in Veneto, dove i pentastellati avevano eletto il loro primo sindaco. Ma sia a Treviso sia a Vicenza il Movimento delude, come ha deluso - e molto - alle regionali in Valle d'Aosta. Un dato su tutti: il Movimento 5 Stelle non andrà al ballottaggio in nessun capoluogo di Provincia. Inizia così la caccia al responsabile. E ne viene individuato subito uno: il grande capo, proprio lui, Beppe Grillo.
Beppe e Gian nel mirino - "Impariamo a comunicare, usiamo un linguaggio meno urlato, più fatti meno parole". Il popolo grillino non perde tempo e sul blog del leader posta una lunghissima lista di commenti ai deludentissimi risultati della tornata elettorale. Un misto di rabbia e frustrazione. L'oggetto dell'ira a cinque stelle non sono i partiti, ma i vertici del Movimento, Grillo e il guru Gianroberto Casaleggio. E' colpa loro se in tantissimi comuni al voto i candidati 5 stelle non andranno nemmeno al ballottaggio. Ma anche dei deputati eletti tre mesi fa in Parlamento, che fin qui hanno fatto poco e male, facendo una pessima figura con le liti su stipendi e diaria. Il post di "Mindorsar" la dice tutta: "Cheffiguradimmerd...". Più nel merito entra Salvatore V., al quale "A me dispiace soltanto che nel mio comune non ci sono state elezioni comunali .. Non avrei votato più per il M5S come ho fatto all'elezioni di febbraio. Il M5S aveva l'opportunità di cambiare qualcosa ed invece ha preferito restare puro, senza alleanze e quindi non fatto nulla ed ha dato la possibilità a Berlusconi di risorgere. Che grande occasione sprecata".
"Una riserva indiana" - Per Raffaele Forte di Genova "Ciò che poteva essere una rivoluzione si sta trasformando in una involuzione. C'è un solo responsabile: Beppe Grillo. Di questo passo il M5S rischia di diventare una riserva indiana. I cittadini che hanno votato M5S per cambiare il Paese, non per mettere nel congelatore 8 milioni e mezzo di voti". Luca Cappilli di Lecce scrive che "bisogna andare in tv tutti i giorni, bisogna farli sentire (i partiti, ndr) delle mer.. tutti i giorni". Chris J. sottolinea che "ad occhio e croce, persi la meta' dei votanti M5s delle politiche. Forse fare il governo col Pd non era una cosi' brutta idea per almeno la meta' degli elettori M5s...". Nino avverte il leader: "Beppe, Roma è un brutto segnale    digli a quei 4 str... che abbiamo mandato in Parlamento di cambiare attitudine: che rispettino i patti e si mettano a lavorare. Seriamente. Ricordagli che sono dei miracolati di San Grillo!". Mentre Lino gli chiede: "Ma cosa credevi Beppe, che ad ogni tornata elettorale sarebbe crollato il Monte dei Paschi? Guarda che occasioni così capitano una volta sola. E anche l’occasione di fare fuori Berlusconi capita una volta sola". Lapidario Francesco. "Il ritorno sul pianeta terra del M5S". E di Beppe Grillo, vien da aggiungere, finito nel mirino della sua stessa base.

APPELLO ALLE ALTRE FORZE CULTURALI E POLITICHE

APPELLO ALLE ALTRE FORZE CULTURALI E POLITICHE  

APPELLO ALLE ALTRE FORZE CULTURALI E POLITICHE, DISSOCIATE E CONTRAPPOSTE DAL POTERE BANCARIO ATTUALE. Troppi aspetti politico/legislativi evidentemente sfuggono ai più (fra cui anche certamente voi).... Non è qui il caso di richiamarli ed esaminarli... Basti chiarire una volta per tutte che il "Sistema"  attentamente esaminato nel suo evolversi in questo senso da decenni…. è perfettamente blindato con apparente legalità... e quindi legalmente nessuno potrà in futuro attraverso lo strumento della politica fare alcunchè per modificare il “Regime".... Qualcuno pone come unica alternativa possibile l'uso della forza... Errore madornale perchè oltre ad essere assolutamente inefficace... è pure assolutamente deleterio per chi volesse ricorrervi per ovvi ed evidenti motivi.... Ma, al contrario di quello che tutti pensano ….  le alternative sono tre ... e la terza è la più assolutamente efficace, inossidabile, inattaccabile, inarrestabile macchina da guerra a cui il Potere non può opporre nessuna difesa... in quanto è la stessa arma che esso utilizza contro la propria popolazione... LA BANCONOTA. Nello specifico l’arma da opporre è l'OBBLIGAZIONE, di cui abbiamo messo a punto cinque diversi modelli, chiamandoli univocamente "Cambiale Sociale", attraverso i quali è possibile sottrarre potere alle banche e quindi ancor più mirare alle basi ed agevolare il crollo del sistema economico.... senza però rimanerne coinvolti. Parte di quanto lo potete  conoscere. Come sapete, o dovreste sapere..... tutte le guerre …  e rivoluzioni sono sempre state guerre o rivoluzioni di o fra banche, e pure questa che ci accingiamo a combattere lo sarà.... ma l'incomodo intruso, imprevisto ed inatteso saranno proprio di chi saprà e vorrà fare proprio questo innovativo prospetto logico dello scenario delle forze in campo. La Cambiale Sociale è attuabile da subito del tutto legalmente come moneta alternativa all'Euro, utilizzabile al 100% in tutte le transazioni negoziali in completa sostituzione all'euro... A qualcuno potrebbe sembrare un gran guasconata... una caduta di stile, ma garantiamo che è la pura verità....  Ogni organizzazione, movimento, partito politico può aderire continuando a rimanere del tutto autonomo, indipendente  svincolato da apparentamenti di qualunque natura. Ma quando tutti avranno capito il valore di questa iniziativa... avremo vinto ieri......

PD: PERDENTI DI SUCCESSO

PD: Perdenti Di-successo  

“Non-vincono” ma praticamente governano sempre e (quasi) ovunque: parlo del PD.
Proviamo a riepilogare come sono andate le cose, elettoralmente, negli ultimi due anni, cominciando da un elenco in ordine gerarchico decrescente delle principali poltrone nel paese:
Presidente della Repubblica
centro-sinistra
Presidente del Consiglio
centro-sinistra
Presidente del Senato
centro-sinistra
Presidente della Camera
centro-sinistra
Sindaco di Roma
centro-sinistra
Sindaco di Milano
centro-sinistra
Sindaco di Napoli
centro-sinistra
Sindaco di Torino
centro-sinistra
Sindaco di Bologna
centro-sinistra
Sindaco di Firenze
centro-sinistra
Sindaco di Genova
centro-sinistra
Sindaco di Cagliari
centro-sinistra
Sindaco di Bari
centro-sinistra
Sindaco di Palermo
centro-sinistra
Governatore Lombardia
Lega Nord
Governatore Piemonte
Lega Nord
Governatore Veneto
Lega Nord
Governatore Lazio
centro-sinistra
Governatore Puglia
centro-sinistra
 si deve attendere il risultato del ballottaggio
  in coalizione col centro-destra
Osservando i risultati elettorali degli ultimi due anni, cosa resta davvero al centrodestra in fatto di poltrone? A ben vedere poco.
Esclusa qualche giunta regionale, qualche comune medio-grande – comunque nessuno fra più popolosi come si può vedere in tabella – il PDL tiene per le palle il governo e tre consigli regionali fra i più importanti: non è affatto cosa da poco.
Guardando i risultati esposti nella tabella in alto, è significativo ricordare che ogni qualvolta si dice centro-sinistra bisogna considerare che il principale partito quasi mai ottiene una poltrona. E se anche la ottiene non si tratta di eredi dei DS-PDS-PCI bensì della Margherita-PPI-DC (si vedano ad esempio i casi dei due rampanti rampolli PD come Letta jr. o Renzie) o al massimo di indipendenti (spesso ex magistrati come Emiliano, Grasso, De Magistris) o di esponenti di SEL o della società civile. Insomma il PD non esprime mai candidati di successo ma governa sempre.
Circa l’altra sponda invece c’è da riflettere: considerando il forte astensionismo, quanto pesa realmente nel paese la forza elettorale di Berlusconi? A conti fatti parliamo di poco più del 10% dell’elettorato totale ossia un elettore su 10. Ciò significa che ogni 10 elettori 9 che non lo scelgono eppure sono costretti a subire i suoi ricatti.
Inoltre, se dovesse venire meno Berlusconi, mettiamo il caso per una condanna in uno dei processi in cui è coinvolto, cosa ne sarebbe del partito? Chi sono i leader ‘trascinatori’ che potrebbero prendere il posto del leader padre e padrone? Gasparri? Lara Comi? Formigoni? Raffaele Fitto?
E’ plausibile credere che il PDL possa vivere, politicamente, solo in parallelo al suo padre-padrone, per poi lasciare la sua eredità elettorale a chi saprà coglierla al meglio (di iene non mancano, gli elettori possono solo subire il corso degli eventi).
Per questo motivo il PD, in ottica di saggia (o forse solo meramente opportunistica) lungimiranza, piuttosto che razzolare piccole percentuali a sinistra, dove la concorrenza è forte e i clienti latitano, ha svenduto ogni residuo di ideologia a una massa indefinita di tentativi elettoralistici, e ora attende sul fiume il cadavere del suo nemico puntando a un boccone più consistente sull’altra sponda, avallandosi delle iene tardo-democristiane, attempate e non, da sempre vera struttura del partito insieme ai residui di nomenklatura.
E poi ci sono i freelance che ci provano, con scarse fortune. Dai Montezemolo ai Marchini: gran parte dell’eredità elettorale berlusconiana, che non potrà essere coltivata dai berluscones, incapaci di guidare la nave senza un condottiero, sarà divorata da un accrocchio di iene che faranno di essa le fondamenta della nuova DC di fatto.
Nel frattempo, molti giornalisti, commentatori, politici navigati e naviganti a vista su imbarcazioni di piccolo cabotaggio, si sono precipitati a gridare al crollo del MoVimento 5 Stelle, che effettivamente ha visto ridursi la percentuale di consensi di quasi il 50% rispetto alle politiche di Febbraio.
Ad oggi il M5S ha dei meriti: sta distraendo voti al pdl, sta distraendo voti al rischio di emersione dell’estrema destra, sta responsabilizzando parte del centro(sinistra) che spudoratamente a parole copia le proposte m5s ma di fatto inciucia con B.
Tuttavia, il M5S, purtroppo, sta pagando un problema interno (inesperienza e organizzazione) ed esterno (attacchi mai visti prima da ogni parte, da sedicente stampa pagata con soldi pubblici che non informa ma disinforma e fa propaganda politica di bassissima lega). 
Non si dimentichi che le elezioni locali sono differenti da quelle nazionali o regionali dove il voto assume toni maggiormente ‘di opinione’; inoltre, molti gruppi M5S sono alla prima esperienza e nonostante tanti sforzi hanno operato nell’ombra dell’informazione, mentre altri candidati pur non avendo fatto mai strada o piazza, hanno lavorato tramite uffici stampa facendo credere, con le dichiarazioni quotidiane ciclostilate, di svolgere attività politica. A volte bisogna fare anche così sebbene non sia quello che fa bene ai cittadini, è importante fare di tutto per farsi notare o non si comprenderà il valore di una presenza, di una differenza. 
Ci vorranno pazienza, sana autocritica, cinismo, convinzione, decisione e per fortuna mi pare che non manchino osservando l’ottima attività portata avanti dai parlamentari. ignoriamo chi cavalca un risultato sotto le aspettative che in fondo riflette le forze in campo, oggi. Si sta crescendo, ci vorrà tempo, ma la direzione pare sia quella giusta. L’alternativa sarebbe quella suggerita dal premier Letta jr: mescolarsi nella melma e restarne assorbiti scomparendo con le speranze che 9 milioni di elettori italiani hanno affidato a una realtà politica inedita (e necessaria) per la politica italiana e non solo.

DOVE ERAVATE ???

Dove eravate?  

Senza il polo siderurgico l’Italia è finita…lo dicono i ministri, lo ripetono i sindacati, lo confermano i Riva che ricattano i lavoratori.
Camusso : “non si può bloccare la produzione”…il Cdm dell’Ilva si dimette in blocco, i sequestri decisi dalla magistratura metterebbero a rischio quella bonifica degli impianti che non si sa né a che punto sia né se sia mai cominciata.
40.000, con l’indotto, i posti a rischio…ovvero il ricatto che la proprietà fa alla popolazione ed al governo…senza numero e senza prime pagine i morti e gli ammalati per l’inquinamento prodotto dall’Ilva, ma ciò che non è profitto non fa notizia.
La questione Taranto ridotta ad una semplice equazione economica nella quale non trova spazio il “dato” vita.
Parlano e straparlano di dignità…tutti, nessuno escluso, anche quei lavoratori che hanno manifestato contro le decisioni della magistratura, come se la parola dignità sia strettamente ed unicamente legata alla parola lavoro e non contenga, nel suo significato, il diritto alla vita non solo per se stessi, ma anche per i propri figli, i propri amici, i propri concittadini.
Nessuno che si alzi a chiedere a questi soloni della politica e del sindacato: dove eravate?
Dove eravate quando i cittadini denunciavano l’inquinamento, postavano su youtube le immagini di case, scuole, edifici pubblici, coperti da una polvere nera che entrava nelle vie respiratorie, che inquinava aria e suolo, che uccideva nel silenzio di quei media che anche ora, come prima, parlano solo di produzione, di posti di lavoro, di economia ?
Dove eravate voi sindacati, voi Camusso, voi Epifani, voi Bonanni, voi Cofferati, voi Angeletti quando la gente moriva ?
Dove erano le istituzioni, gli organi di controllo e gli ispettorati sino a ieri?
Lo Stato, questo stato, questa politica, questi apparati pubblici, questi sindacati, questi padroni hanno insieme taciuto e nascosto ciò che chiunque, anche ad occhio nudo, poteva constatare. Le responsabilità sono a tutti i livelli, a cominciare da quella classe politica che non ha mai voluto vedere ciò che era impossibile non vedere, che ha preferito salvaguardare il profitto di pochi a scapito della vita della gente.
Le responsabilità sono diffuse e ben chiare, a partire dai sindacati, che non hanno mai denunciato con forza quanto accadeva, agli organi di controllo pubblici, che hanno sempre chiuso entrambi gli occhi, alle istituzioni locali e nazionali, che hanno costantemente evitato ogni verifica ed ogni ispezione.
Chi deve pagare? Non certo Taranto, non certo i lavoratori, non certo le famiglie già colpite da lutti e malattie…debbono pagare i responsabili, a partire dalla famiglia Riva, alla quale vanno sequestrati beni e fabbrica…debbono pagare i sindacati, collusi e silenti, le istituzioni complici, i politici che li hanno appoggiati…
Taranto deve poter ritornare a vivere…e può farlo solo liberandosi dalle catene di quella fabbrica di morte e di interessi indegni.

NAPOLI I NEONAZZISTI DI ALBA DORATA CI RIPROVANO

Napoli i neonazisti di Alba Dorata ci riprovano 

I neofascisti di Alba dorata sbarcano a Napoli

Il partito neonazista greco, ormai conosciuto ovunque per le sue violente aggressioni xenofobe e razziste in Grecia, prova nuovamente a fare proseliti nel territorio italiano.
Dopo il flop dello scorso dicembre, quando in un hotel romano poco meno di trenta persone, giornalisti compresi, si erano radunati per dare vita ad Alba Dorata Italia, un nuovo appuntamento chiama a raccolta tutti coloro che vorrebbero riprodurre le azioni e il pensiero della formazione neonazista greca. A Roma si parlava di un evento epocale, che avrebbe radunato oltre 400 persone, tutte volenterose di dare vita ad un soggetto politico che avrebbe rivoluzionato un’Italia mafiosa, corrotta e multiculturale, senza però voler utilizzare le rappresaglie violente dei loro cugini greci contro stranieri, omosessuali ed esponenti di movimenti di sinistra. A coordinare i lavori quel giorno, oltre ad Alessandro Gardossi, ex Lega Nord ed ex Forza Nuova, anche Vincenzo Maresca, considerato il fondatore ed ispiratore del movimento dorato italiano. Di origine napoletana, attualmente ricopre la carica di Presidente Nazionale di Alba Dorata Europea, così come si legge al link dell’organigramma sul sito del movimento.
Europea si, perché se a dicembre l’intenzione era quella di costituire una costola esclusivamente italiana del partito greco, pochi mesi dopo l’obiettivo è quello di dare vita ad una formazione di carattere europeo. Domenica 26 maggio alle ore 15 è, infatti, prevista la costituente di Alba Dorata Europea presso il Teatro Palapartenope di Napoli, nel quartiere di Fuorigrotta. Un convengo, quindi, che vuole dare vita ad un soggetto politico nazionalista, sovranista, europeo federale e tradizionalista, così come si legge in un blog linkato sotto il manifesto che pubblicizza il raduno. Un movimento che ha come primo nemico l’euro e che vuole “ridare libertà e dignità al popolo italiano”. L’invito è chiaro “Dobbiamo attivarci tutti insieme per ridare lustro alla nostra Madre Patria Italia”, “per non essere più schiavi dell’Unione Europea” e per riavere “la nostra polizia, l’arma dei carabinieri e non un corpo di polizia militare europea”.
Come facilmente si può notare da questi brevissimi passaggi ripresi dal documento che introduce l’appuntamento di domenica, anch’esso consultabile sul sito del movimento, se da un lato l’obiettivo è quello di dare vita ad un soggetto europeo, le basi su cui si fonda l’incontro napoletano sono tutte o quasi puramente anti europeiste.
Quante persone sono attese per questa costituente non è ancora dato saperlo. Gli organizzatori sperano vivamente di non replicare la giornata di dicembre e così, per ogni evenienza, la segreteria organizzatrice dell’evento ha anche pubblicato un elenco con quattro Hotel della zona convenzionati per l’occasione. Insomma, tutto sembra pronto ed organizzato nei minimi dettagli per domenica.
Ma la costituente di Alba Dorata Europea, che propone inoltre uno slancio verso un “Rinascimento Spirituale”, riprendendo tale concetto addirittura da un discorso di Mahmoud Ahmadinejad, attuale presidente dell’Iran, non è certo passata inosservata nella città Medaglia d’oro alla Resistenza. Tutte le forze democratiche ed antifasciste napoletane si sono, infatti, già date appuntamento per lo stesso giorno presso la Cumana di Agnano alle ore 10 per dare vita ad una contro manifestazione che ribadisca ancora una volta che nella città di Napoli chi tenta di propagandare ideologie xenofobe e naziste non ha certamente vita facile. Inoltre, è stata già inoltrata una lettera al Prefetto, al Sindaco di Napoli e a tutti gli amministratori locali per chiedere l’immediato divieto del raduno neonazista a Fuorigrotta.

sabato 25 maggio 2013

E' SOLO UN PENSIERO DI UNA GRANDISSIMA AMICA

E SOLO UN PENSIERO DI UNA GRANDISSIMA AMICA  

E' solo un pensiero.....St­iamo tutti attraversando un periodo difficile e sapere che ci siamo gli uni per gli altri significa davvero molto. Io ci sono! Abbiamo bisogno tutti di intenzioni positive, adesso. Se non vedo il vostro nome, capirò. Vorrei chiedere gentilmente a tutti i miei amici, di dovunque siano, di copiare e incollare questo status per un'ora e dare così ...un momento di sostegno a tutti quelli che hanno problemi di famiglia, di salute, di lavoro, preoccupazioni di ogni genere e che hanno bisogno di sapere che a qualcuno interessa di loro. Fatelo per tutti noi, perché nessuno è immune. Spero di vederlo sui "muri" di tutti i miei amici , anche per semplice sostegno morale. So che qualcuno lo farà! Io l'ho fatto per un amico e voi potete fare lo stesso. Copia e incolla questo testo, senza usare condividi. 

                                          
  
                             
                         

L'AUMENTO DELL'IVA COLPISCE LE FAMIGLIE PIÙ NUMEROSE

L'aumento dell'Iva colpisce
le famiglie più numerose

Le simulazioni effettuate dalla Cgia di Mestre mostrano come per i nuclei più numerosi l'incidenza dell'incremento sia inversamente proporzionale al reddito. Tra i single soffriranno di più i meno abbienti: aggravi fino a 120 euro 

Se fra poco più di un mese non verrà scongiurato l'aumento di un punto percentuale dell'Iva ordinaria attualmente al 21%, gli effetti negativi di questo incremento ricadranno in particolar modo sulle famiglie meno abbienti e più numerose". A mettere in guardia dai rischi è la Cgia di Mestre secondo cui l'incidenza percentuale dell'aumento dell'imposta sullo stipendio netto annuo di un capo famiglia peserà maggiormente sulle retribuzioni più basse e meno su quelle più elevate. Inoltre, a parità di reddito i nuclei famigliari più numerosi subiranno gli aggravi maggiori. Per un single, in base alla fascia di reddito, l'aggravio andrà da 37 a 99 euro mentre per una famiglia di quattro persone da 61 a 120 euro.
"Questa ipotesi va assolutamente scongiurata - dice Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre - non si possono penalizzare le famiglie più numerose e in particolar modo quelle più povere". Le simulazioni realizzate dalla Cgia riguardano tre tipologie famigliari (single, lavoratore dipendente con moglie e un figlio a carico, lavoratore dipendente con moglie e 2 figli a carico). Per ciascun nucleo sono stati presi in esame 7 fasce retributive: in relazione alla spesa media risultante dall'indagine Istat sui consumi delle famiglie italiane, su ognuna è stato misurato l'aggravio di imposta in termini assoluti e l'incidenza percentuale dell'aumento dell'Iva su ciscun livello retributivo. Si sono tenute in considerazione le
detrazioni e gli assegni familiari per i figli a carico, le aliquote Irpef e le addizionali regionali e comunali medie nazionali. Con l'aumento dell'aliquota Iva al 22%, si è ipotizzata una propensione al risparmio nulla per la prima fascia di reddito, pari al 2,05% per il reddito annuo da 20mila, del 4,1% per quella da 25mila euro e dell' 8,2% per le rimanenti fasce di reddito. L'analisi della Cgia non ha considerato eventuali spinte inflazionistiche che una scelta di questo tipo potrebbe produrre.
Single. L'incidenza percentuale dell'aumento dell'Iva sullo stipendio netto annuo si farà sentire maggiormente per le fasce meno abbienti. Infatti è dello 0,29% su un reddito annuo di 15mila euro, si abbassa allo 0,27% su un reddito annuo di 55mila euro. In termini assoluti l'aumento di imposta cresce man mano che aumenta il livello retributivo. L'aggravio oscilla tra i 37 e i 99 euro.
Lavoratore dipendente con moglie e un figlio a carico. La percentuale dell'aumento è inversamente proporzionale al livello di reddito. E' dello 0,33% per un reddito annuo di 15mila euro, scende allo 0,30% per un reddito di 55mila euro. In termini assoluti l'aggravio d'imposta, man mano che cresce il reddito, sale da 51 a 113 euro.
Lavoratore dipendente con moglie e 2 figlio a carico. Anche in questa tipologia famigliare l'incidenza percentuale dell'aumento dell'Iva è inversamente proporzionale al livello di reddito. Si attesta allo 0,34% su un reddito annuo di 15mila
euro, diminuisce fino a toccare lo 0,31% su un reddito di 55mila euro. Man mano che cresce il reddito, in valore assoluto la maggiore Iva annua passa da 61 a 120 euro.