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lunedì 10 marzo 2014

TARANTO: PAPPADAI, DIGA DI RIFIUTI INVECE CHE ACQUA. DIMISSIONI DI VENDOLA!

TARANTO: PAPPADAI, DIGA DI RIFIUTI INVECE CHE ACQUA. DIMISSIONI DI VENDOLA!  



Lannes chiede le dimissioni di Vendola, per l'ennesimo spreco di denaro pubblico 250 MILIONI DI EURO Ma come osa? Vendola ed il suo partito sono con le fasce deboli e contro i poteri forti, per questo sono con Tsipras...per cambiare...e solo chi è moralmente superiore come SEL è legittimato ad esistere e sentenziare Bentornati in Puglia, una delle 5 regioni italiane a rischio desertificazione. Ecco un enorme invaso nel territorio di Monteparano, ai confini con l’agro di Grottaglie in provincia di Taranto. Il bacino idrico - un’opera pubblica mai collaudata - è stato progettato per contenere 20 milioni di metri cubi d’acqua prelevati (a parole) in Basilicata. Solo che l’oro blu lucano - sempre più impestato dagli idrocarburi trafugati dall’Eni - non ha mai fatto la sua apparizione.
Doveva servire a irrigare 7.200 ettari di terra nel Salento e nel tarantino, che però di acqua non ne hanno visto neanche una goccia, se non quella piovana. A scorrere è stato solo un fiume di denaro pubblico, erogato dall’ignaro contribuente italico: attualmente 250 milioni di euro. Al posto dell’acqua, in compenso sono confluiti i rifiuti.
Il 18 ottobre 2012 ho denunciato in diretta televisiva su Rai 3 questa situazione di pericolosa illegalità e isnalubrità per la salute publbica e l'ambiente, ma non è servito a niente.
Allora, Nicola Vendola si dimetta dalla carica di presidente della Regione. Queste distrazioni non sono ammissibili da chi addirittura si autoproclama un ecologista. E l'elenco è lungo, come ben sa.

ARGENTERIA RADIOATTIVA

Argenteria radioattiva 

Tradotto da barbaranotav per Dietro il Sipario, attualmente gentilmente bloccato da Google. Per i links contenuti nel testo andare all'articolo originale 
 Il Governo statunitense sta per autorizzare lo smaltimento di materiale radioattivo nell'argenteria.
La comunità scientifica, in modo schiacciante conviene che qualsiasi quantità di radiazioni - non importa quanto minima -può causare il cancro ed altre serie conseguenze sulla salute. (Gli attuali standard di sicurezza sono basati sul ridicolo presupposto che chiunque esposto sia un uomo in salute sui 20 anni e che le particelle assorbite nel corpo non sono più dannose di quelle che possono colpire il corpo dall'esterno.... Nel mondo reale, comunque, anche basse dosi di radiazioni possono causare cancro. Inoltre, piccole parti di radiazioni - chiamate "emettitori interni" che possono entrare nel corpo sono molto più pericolosi che esposizioni generali alle radiazioni. Vedi qui e qui. E le radiazioni colpiscono bambini piccoli in misura maggiore che adulti maturi.)
Ma il dipartimento per l'energia - l'agenzia che è responsabile nella progettazione, sperimentazione e produzione di tutti gli armamenti nucleari americani, promuove l'energia atomica come una sua funzione primaria, che ha coperto gli incidenti nucleari per decadi, e che ha impiegato cellule umane mutate per pubblicizzare voodoo, argomenti anti scientifici adesso propone di introdurre le radiazioni nell'argenteria.
Nota di Counterpunch:

Perfino il Wall Street Giournal tanto entusiasta della deregulation sembrava schioccato: " Il dipartimento dell'energia sta proponendo di permettere la vendita di tonnellate di metallo di scarto dei siti governativi nucleari - un tentativo di ridurre le scorie che i critici sostengono condurrà (ndt a ritrovarsele) nelle fibbie delle cinture, in impianti chirurgici ed altre prodotti di consumo."

Avendo fallito negli anni 80 e 90 nel bonificare gli impianti di fabbricazione delle bombe ed i laboratori nazionali dai milioni di tonnellate di rifiuti radioattvi e dal nickel, il DOE (Dept. of Energy) ci riprova di nuovo.
Quest'ultima proposta avanza senza nemmeno la Valutazione di impatto ambientale. Queste incasinate dichiarazioni comportano audizioni pubbliche, potrete perciò immaginare la riluttanza del Dipartimento dell'Energia nell'affrontare il pubblico aggiungendo ancora radioattività alle dosi che stiamo attualmente accumulando.
Il parlamentare Markey scrive:


La proposta del DOE di permettere che 14,000 tonnellate di scarto metallico radioattivo vengano riciclate in prodotti di consumo è stata oggetto di interpellanza parlamentare oggi da parte del parlamentare Ed Markey in merito alla salute pubblica. In una lettera inviata al DOE indirizzata a Steven Chu, il parlamentare Markey ha espresso "grave preoccupazione" sulla possibilità che questi metallii diventino gioielleria, posate, ed altri prodotti di consumo che potranno sforare la soglia di sicurezza di esposizione alla radioattività senza che il consumatore ne sia a conoscenza.

DOE ha avanzato questa proposta per abrogare la precedente moratoria sul riciclaggio degli scarti metalli radiattivi del dicembre 2012.
La proposta segue l'incidente nel 2012 accaduto alla catena di nogozi del marchio  Bed, Bath & Beyond  in America che ha richiamato i proprietari di tessuto fatto in India contaminato con l'isotopo radioattivo cobalto 60.Questi prodotti son stati spediti a 200 negozi in 20 stati. In risposta all'incidente, un portavoce della commissione di regolamentazione nucleare ha avvertito il pubblico di restituire i prodotti anche se l'entità della contaminazione non è considerata rischiosa per la salute.

Questa non è la prima volta che succede.
Come riportò il Progressive nel 1998, il rifiuto metallico radioattivo finiva dentro tutto dall'argenteria ai tegami e fibbie:
Il Dipartimento dell'Energia ha un problema: cosa fare con le milioni di tonnellate di materiale radioattivo. Così il DOE elabora questo piano creativo di disporre delle sue problematiche tonnellate di nickel, rame, acciaio ed alluminio. Vuole lasciare raccogliere  i rifiuti metallici dalle ditte specializzate, eliminare la radiottività e vendere il metallo alle fonderie che a loro volta lo rivenderebbero a fabbricanti che lo potrebbero impiegare per oggetti quotidiani per la casa: pentone, tegami, forchette, cucchiai e perfino nei tuoi occhiali.

Forse non lo saprai, ma il governo già permette sotto licenza speciale, di comprare e vendere materiale radioattivo: 7,500 tonnellate nel 1996 secondo le stime di un'industria. Ma la quantità di questo riprocessamento potrebbe incrementare drasticamente se il DOE, la Commissione per la Regolamentazione nucleare ed il fiorente comparto dell'industria per il riprocessamento di metallo radioattivo la spuneranno.
Stanno facendo pressione per un nuovo standard permissivo che tolga i permessi speciali e consenta alle compagnie di comprare e rivendere milioni di tonnellate di scrti metallici a bassa radioattività.
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Lo standard che le compagnie stanno cercando potrebbe causare 100,000 casi di cancro negli stati uniti, secondo le stime del NRC.
(Un paio di anni dopo, il parlamentare Markey ha messo al bando la maggior parte degli scarti radioattivi.....ma il DOE sta cercando di tornare indietro)

I rifiuti radioattivi sono un problema globale. Come riportò Bloomberg lo scorso anno:

"Il maggior rischio che dobbiamo affrontare nella nostra industria è costituito dalle radioazioni" ha detto Paul De Bruin, Responsabile della sicurezza da radioattività per la Jewometaal Stainless Processing, uno delle più grandi depositi di rottami dell'acciaio inossidabile. "Puoi parlare di sicurezza quanto vuoi, ma ho trovato armi all'uranio impoverito in discarica. Dov'era la sicurezza?"


Oltre 120 spedizioni di merce contaminata, incluse posate, fibbie ed attrezzi da lavoro come martelli e cacciaviti non sono state autorizzate ad entrare negli Usa tra il 2003 e 2008 dopo che le dogane ed il Dipartimento per la sicurezza interna ha incrementato i controlli sulla radioattività ai confini.

Il dipartimento ha declinato la richiesta di fornire dati aggiornati o di commentare come i tessuti al Bed, Bath & Beyond tinti con il cobalto 60 usati per la strumentazione medica nella diagnosi e trattamento del cancro non siano stati intercettati.

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" Il pubblico sostanzialmente ignora di vivere in un mondo radioattivo" secondo quanto riferito da Ross Bartley, direttore tecnico per l'ufficio del riciclo, che ha detto che la contaminazione ha causato una perdita delle vendite. "Quelle scatole di tessuto sono problematiche perché sono radioattive e sono state poste in dispositivi radioattivi"

Scanners medici non più usati, apparecchi per la lavorazione del cibo e attrezzature usate per l'attività estrattiva contenenti metalli radioattivi come il cesio-137 ed il cobalto 60 sono raccolti dai rottamatori, venduti a chi si occupa del riciclo, fusi dalle fonderie, afferma l'IAEA.

Rifiuti pericolosi vengono da ospedali e basi militari in disuso, come da agenzie governative che hanno perso la loro funzione per gli elementi radioattivi.L'esposizione cronica a dosi basse di radiazioni può causare cataratte, cancro e malformazioni fetali, secondo quanto riporta l' Agenzia per la Protezione ambientale americana. Uno studio del 2005 su oltre seimila taiwanese che vivevano in appartamenti costruiti con acciaio di rinforzo radioattivo, dal 1983 al 2005 ha mostra un aumento drastico di leucemia e tumori al petto. 

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India e Cina sono le principali fonti di merce radioattiva spedita negli Usa nel 2008, secondo il Dipartimento per la sicurezza interna. Bartley, un metallurgista che registra le contaminazioni dal 1990, sostiene che non c'è alcuna prova che la situazione sia migliorata.

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Due anni dopo la morte di un lavoratore negli scarti metallici, a causa dell'esposizione alle radiazioni, il  secondo paese nel mondo per popolazione non ha installato allarmi, ha detto il Ministero dei Trasporti a dicembre

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"La stessa cosa può accadere facilmente domani", ha detto Deepak Jain, 65 anni, proprietario della discarica dove morì il lalvoratore. "Non abbiamo alcuna protezione. Il governo promette molto, ma non ha fornito proprio niente"
Intanto siamo bombardati da radiazioni di basso livello da ogni parte:

  • dai tests nucleari che hanno creato un livello base di cesio e iodio radioattivo per la prima volta
  • I paesi sversano tutto il materiale radioattivo, dalle fusioni nucleari a sottomarini nucleari nell'oceano 
  • nell'aria


  • In Giappone, raccolti radioattivi sono mischiati con cibo non irradiato


  • Sembra che gli Stati Uniti abbiano raggiunto un accorto con il Giappone secondo il quale gli Usa continueranno ad importare pesce dal Giappone anche se tale cibo non è stato testato per la radioattività 
  • Buona parte del nostro cibo è stato intenzionalmente irradiato 

(Il governo non ci tratterebbe mai come dei porcellini d'India vero?)

Cosa possiamo fare? Nota di Counterpunch:
Puoi dire al DOE di continuare a tenere il suo metallo radioattivo fuori dalla rete commerciale delle forniture di metallo, dal commercio e dagli oggetti personali.
Puoi chiedere una valutazione di impatto ambientale completa.

TOGLIAMO UN PO DI PREGIUDIZI SULL' ANARCHIA

Togliamo un po' di pregiudizi sull'anarchia 

La proposta anarchica è una proposta di rivoluzione che se applicata andrebbe a modificare sostanzialmente l'esistente, eliminando qualsiasi forma di autorità, potere, istituzione, privilegio, sfruttamento. È quindi facilmente intuibile come tale proposta sia sempre stata ostacolata da ogni Potere mediante la repressione diretta e con la distorsione del messaggio antiautoritario.
Quindi prima di andare avanti, per cercare di definire e meglio comprendere cosa sono e cosa propongono gli anarchici, conviene da subito chiarire cosa non è l'anarchia e cosa non sono gli anarchici.

"L'anarchia è caos invivibile"
Questa affermazione lascia intendere che una società anarchica sarebbe una società senza regole, dove ognuno tenterebbe di uccidere, rapinare, stuprare l'altro. Niente di più falso: l'anarchia è sostanzialmente un messaggio di cooperazione con l'altro, basato però non sulla paura e sul ricatto dato dalla Legge, ma sulla responsabilità degli accordi liberamente presi. Tra l'altro, il mutato tessuto sociale, nella maniera che cercheremo più avanti di analizzare, modificherebbe sostanzialmente i rapporti umani in maniera tale che essi verrebbero ridefiniti e di conseguenza
ridotti anche i rapporti conflittuali.


"L'anarchia sarebbe bella ma non è possibile"
Presupponendo che l'essere umano sia fondamentalmente incapace di autorganizzarsi o autogovernarsi e che quindi abbia naturalmente bisogno di qualcuno che lo comandi, che lo indirizzi e scelga per lui. L'affermazione è falsa perché parte da presupposti falsi, ovvero che l'essere umano abbia solo istinti innati o naturali... L'essere umano, invece, è soprattutto il risultato della società in cui cresce: se cresce in un ambiente autoritario sarà per lui "naturale" muoversi su ordine, e a sua volta dispensarne; se cresce tra relazioni paritarie e responsabilizzanti sarà poi in grado di autoregolarsi, senza la necessità di capi.

"L'anarchia è disorganizzazione"
Facendo intendere che sarebbe impossibile poi sopravvivere in un tale stato primordiale. Niente di più falso. L'anarchia è super organizzazione (dei beni, delle risorse, degli spazi, etc.), proprio perché non delega ad un ente questa funzione, ma implica l'assunzione di responsabilità individuali. Quindi non c'è nulla di più organizzato che la proposta anarchica in quanto tale. Si tratta solo di adottare una diversa modalità organizzativa (non autoritaria, autogestionaria), non di eliminarla.

"Gli anarchici sono violenti"
Gli anarchici in quanto tali ripudiano la violenza studiata ed applicata nei confronti di altri esseri senzienti; come quella sistematicamente perpetrata dal Dominio nei secoli attraverso il carcere, la tortura, l'omicidio. La violenza che possono a volte applicare si esprime solo sotto forma di autodifesa degli spazi di libertà attaccati dal Potere.

"Gli anarchici sono terroristi"
Questa considerazione, che fa il paio con la prima, mira tendenziosamente a scambiare la vittima con il carnefice: casomai è vero che gli anarchici sono a volte terrorizzati dall'attuale stato delle cose. Quando storicamente hanno fatto uso di mezzi o modi conflittuali l'hanno sempre fatto per cercare di difendersi da un sistema sociale particolarmente violento od oppressivo.

GRILLO E IL FISCAL COMPACT

Grillo e il Fiscal Compact, cosa non ha capito Beppe dell'unione fiscale 

 Dice Beppe Grillo che il Fiscal Compact devono pagarlo "Berlusconi, il pdexmenoelle, Napolitano e Monti", se lo vogliono. "M5S lo cancellerà". Per Grillo è uno dei bastioni della sua campagna elettorale alle europee, "Il Fiscal Compact, che taglierebbe la spesa pubblica dai 40 ai 50 miliardi all'anno per vent'anni in mancanza di una fortissima crescita, del tutto impossibile, è irrealistico", scrive il capocomico, "consegnerebbe l'Italia alla miseria". Posto che il fiscal compact va rinegoziato e che non è solo Grillo a chiederlo cerchiamo di capire perché il patto finanziario è stato o sarebbe necessario: sicuramente perché se vogliamo rendere l'euro forte ma non asimmetrico occorre combinare le politiche monetaria sovranazionali con la unione fiscale e non con tante politiche fiscali su base nazionale. In secondo luogo perché unita l'Europa è una potenza globale che senza l'unione fiscale è stata e può tornare ad essere preda della speculazione internazionale, soprattutto nei suoi anelli deboli. Con gli eurobond, l'Italia potrebbe competere a livello internazionale. Terzo, l'unione fiscale ci porterebbe a una più forte unione politica e ad economie integrate e più efficienti. Se è vero che problemi locali prevedono soluzioni locali, che strumenti fiscali del genere aumentano il rischio di deficit democratico nei Paesi membri e che l'armonizzazione fiscale ha un costo elevato per tutti, si può fare come Grillo e vedere il bicchiere mezzo vuoto annunciando l'uscita dall'euro, oppure cercare di capire luci e ombre della nuova Europa.

L'ASSE DELLA SPERANZA DA PECHINO A BEIRUT

L’asse della speranza da Pechino a Beirut, via Mosca, Teheran e Damasco 

La strategia degli Stati Uniti, ideata da Zbigniew Brzezinski, di supportare l’oscurantismo islamico per combattere sia i progressisti musulmani che la Russia, ha suscitato un’alleanza che gli resiste. Ora Cina, Russia, Iran, Siria e Hezbollah sono costretti a fare blocco per sopravvivere. Infine, osserva André Charny, la trappola scatta su chi l’ha tesa.Islam contro Islam…
Iran, Siria e Libano grazie ad Hezbollah e ai suoi alleati, considerati per anni dall’occidente fonte del male per il loro sostegno a ciò che l’occidente chiama “terrorismo”, non hanno mai finito di parlarsi. Dopo il trattamento individuale per ciascuno di essi in funzione delle divisioni politiche regionali, nasce un asse che dalle porte di Russia e Cina arriva a quelle di Tel Aviv. Quest’asse nasce dalla politica occidentale nella regione. Gli Stati Uniti, seguiti dai principali Paesi occidentali, hanno dichiarato che i loro interessi economici devono essere preservati a tutti i costi. Questa politica faziosa negli anni ha generato tensioni, conflitti armati e scontri che non finiscono di fare notizia. Tale politica continua è stata attuata con il sostegno di attori locali. Tuttavia, è accelerata dopo la caduta del muro di Berlino, vissuto come evento storico giustamente, ma segnando l’avvento di una strategia aggressiva e sprezzante in Medio Oriente. Scomparsa l’URSS, i Paesi della regione non potevano sperare in null’altro che rimettersi alla volontà occidentale, anche quella degli Stati Uniti. Invece di approfittare di tale posizione privilegiata di arbitro, questi ultimi e certi Paesi occidentali preferirono l’imposizione e il dominio sul “Medio Oriente allargato” attraverso interventi diretti in Iraq e Afghanistan, ma anche in Libano, Yemen e Maghreb con la dichiarata intenzione di intervenire in Siria e Iran. Gli Stati Uniti fin dagli anni ’70 , dopo la crisi petrolifera, devono controllare le fonti delle materie prime, in particolare il petrolio, nonché le rotte di queste risorse, perché ebbero l’amara esperienza di scoprirne la necessità vitale per la loro economia e il benessere dei loro cittadini. Le opinioni degli esperti si differenziano sulla valutazione delle riserve di gas e idrocarburi, ma l’idea rimane la stessa, la natura finita di tali tesori che si trovano, secondo loro, nelle mani di avidi beduini che non sanno utilizzarli se non per accumulare oro e finanziarsi passatempi e divertimento.
Nel momento in cui lo “scontro di civiltà” di Samuel Huntington sostituisce la guerra fredda, l’Islam è diventato per gli Stati Uniti il nuovo utile nemico, in qualche modo loro “alleato” contro l’Europa.  Pragmatici e opportunisti, videro nel movimento islamico un’”ondata” e scelsero di giocare la carta musulmana per controllare meglio le arterie dell’oro nero. Questo pericoloso alleato islamista venne percepito come utile ben prima dell’implosione del comunismo. Dagli anni ’70, gli Stati Uniti sostennero gli estremisti islamici, dalla Fratellanza musulmana siriana agli islamisti bosniaci e albanesi, dai taliban a Jama Islamyah egiziano. Si parlò addirittura di rapporti con il FIS (Fronte islamico di salvezza, diventato il violento gruppo “GIA”), in Algeria. Coccolarono i wahhabiti a capo della monarchia saudita pro-USA, che finanzia quasi tutte le reti islamiste nel mondo. Fecero gli apprendisti stregoni, e i movimenti fondamentalisti che credevano di manipolare spesso si rivoltarono contro il “Grande Satana” per raggiungere i loro obiettivi. Al contrario, gli Stati Uniti abbandonarono o vollero neutralizzare quei Paesi musulmani suscettibili di conquistare potere politico e relativa autonomia. Si pensi al presidente Jimmy Carter che abbandonò lo Scià quando l’Iran stava diventando padrone del suo petrolio. A ciò si aggiunse la volontà di schiacciare ogni accenno d’indipendenza intellettuale anche nei Paesi arabi laici come Siria, Egitto e Iraq.
Giocando con l’islamismo a scapito dei movimenti laici che potessero rappresentare un’alternativa all’Islam politico radicale, ridivenendo rifugio sicuro dopo ogni fallimento in questa regione. Tuttavia, tale “islamismo” ovviamente non deve essere confuso con la Repubblica “islamica” dell’Iran, che ha una storia atipica. Inoltre, diversi autori importanti sui movimenti islamici, a volte commettono l’errore di confondere la Repubblica islamica dell’Iran con gli islamisti, che non hanno nulla in comune tranne il preteso riferimento a Islam e sharia. La differenza fondamentale è la definizione stessa di Islam politico auspicato da ognuno. Fondamentalmente tutto li separa, e se è vero che gli statunitensi non fecero molto per salvare lo Shah, ciò fu giustificato secondo le loro ragioni strategiche, perché con loro l’Iran in nessun modo poteva diventare un grande potenza regionale. Ciò spiega perché, qualche tempo dopo la caduta dello Scià, gli Stati Uniti avviarono la guerra scatenata da Saddam Hussein contro il confinante, permettendo di rovinare gli unici due Paesi che potessero avere un’influenza decisiva nella regione del Golfo. Tuttavia, gli sviluppi in Iran dopo la guerra con l’Iraq gli permisero di diventare una vera potenza regionale, temuta in particolare da certe monarchie del Golfo, che da allora preferirono affidare la propria sicurezza all’occidente, soprattutto agli USA. Per contropartita, affidarono le loro “risorse” alle economie occidentali, finanziando attività e movimenti indicatigli dai servizi segreti di Washington.
Tali monarchie chiusero gli occhi sugli eventi in corso in certe regioni, come la Palestina, anche se dicevano di sostenere le aspirazioni del popolo palestinese. Furono tra i primi Paesi arabi ad avere contatti diretti e segreti con Israele, portando poi alla riconciliazione del movimento di resistenza palestinese con gli iraniani, che oggi appaiono essere gli unici disposti a difendere i luoghi santi dell’Islam con gli uomini di al-Quds, ramo delle Guardie Rivoluzionarie, e attraverso il loro sostegno ad Hamas. La magia statunitense si rivolse contro il mago. Il mondo arabo-musulmano deve rimanere per il Nord America un mondo ricco di petrolio da sfruttare a volontà, ma povero di materia grigia e tenuto nella totale dipendenza dalla tecnologia; un mercato di un miliardo di consumatori privi d’indipendenza politico-militare ed economica. Il giogo coranico, secondo loro, ne sostiene la povertà intellettuale.
Le regole del gioco
L’asse passando da Baghdad e Damasco avanza a scapito della strategia regionale di Washington. Era essenziale, negli anni, che questo asse adottasse alleati e partner, soprattutto per via delle sanzioni contro Iran e Siria. Inoltre storicamente la linea Damasco-Mosca non è mai stata interrotta nonostante la scomparsa dell’Unione Sovietica, nonostante il periodo tumultuoso attraversato dalla Federazione russa. Ma l’arrivo del Presidente Vladimir Putin, che aspirava a ristabilire il ruolo internazionale della Russia e a preservarne gli interessi strategici, non fu gradito dagli Stati Uniti. Da parte sua, l’Iran doveva sviluppare le relazioni con la Russia, divenendone alleato oggettivo nei negoziati con l’occidente sul programma nucleare. Anche la Cina ha rafforzato i rapporti con Teheran, soprattutto dopo l’embargo sull’economia iraniana. Queste due grandi potenze sono diventate, per forza di cose, le basi, se non le riserve strategiche, dell’”asse della Speranza”. E’ ovvio che ognuno ne tragga vantaggio, ma i russi e cinesi sono contenti di avere partner che agiscono da pedine contro i loro avversari storici, mentre approfittano del petrolio e del gas iraniani, e delle posizioni strategiche offerte dalla situazione in Siria rispetto alle posizioni avanzate degli Stati Uniti. Nel suo libro La Grande Scacchiera, l’America e il resto del mondo, pubblicato nel 1997, Zbigniew Brzezinski, ex-consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Carter, molto influente negli Stati Uniti di Clinton, rivela con franchezza le ragioni ciniche alla base della strategia islamica del suo Paese. Secondo lui, la sfida principale degli Stati Uniti è l’Eurasia, il vasto spazio dall’Europa occidentale alla Cina passando per l’Asia centrale: “Dal punto di vista americano, la Russia sembra destinata divenire un problema…
Gli Stati Uniti dunque sono sempre più interessati a sfruttare le risorse della regione e a cercare d’impedire alla Russia di avere la supremazia. “La politica degli Stati Uniti ha anche lo scopo d’indebolire la Russia e privare di autonomia militare l’Europa. Da qui l’allargamento della NATO verso l’Europa centrale e orientale al fine di sostenere la presenza degli Stati Uniti, mentre la formula della difesa europea capace di contrastare l’egemonia americana sul vecchio continente comporterebbe un ‘asse anti-egemonico Parigi-Berlino-Mosca‘”. Infatti, attraverso le loro scelte, gli statunitensi sembrano essersi sbagliati su tutti i fronti utilizzati come basi per conquistare i giacimenti di petrolio e gas, ottenendo cocenti fallimenti politici. Riguardo gli europei occidentali, hanno praticamente abbandonato ogni strategia affidando la loro politica estera agli Stati Uniti. Anche se cercano di salvare la faccia con certe pose, sanno che non sono loro a comandare. Il recente esempio di François Hollande e Laurent Fabius che giocano alla guerra è lampante: hanno dovuto ripiegare rapidamente, comprendendo che i negoziati tra Lavrov e Kerry prevalgono sui loro annunci roboanti.
La risposta della tigre
Prendendo atto del fallimento delle loro manovre, gli statunitensi intendono alzare la tensione contro le autorità russe, decise ad opporsi mentre la Cina rimane appostata valutando la situazione, ma riluttante a fidarsi di Washington… Ricordiamo che la Cina è interessata tanto quanto la Russia al Medio Oriente: il primo segno d’interesse risale al 1958, durante la crisi in Libano che portò allo sbarco statunitense sulle coste libanesi, intervento cui si oppose aspramente, ben più dell’URSS. Tali manovre statunitensi sono particolarmente ben rodate, essendo un meccanismo relativamente semplice; si creano presunte ONG per i diritti umani, incoraggiando certi “allarmisti” e fornendo una sede ad oscuri oppositori senza spessore, creando nel momento opportuno le condizioni per destabilizzare un Paese. Questo è un lavoro che si prepara per anni. Fu sperimentato durante la Guerra Fredda, l’esempio più eclatante è il Cile, continuando fino ad oggi con le famose “rivoluzioni colorate” e, più recentemente, con la “primavera araba”. Le stesse azioni sono in preparazione in altri Paesi che appariranno sui titoli di giornale, specialmente in Azerbaijan. E’ in tale contesto che scoppiarono le “manifestazioni” in Iran nel giugno 2009, con il pretesto del condizionamento dell’elezione del Presidente Mahmud Ahmadinejad. La Repubblica islamica dovette affrontarle per quasi nove mesi. Hezbollah inoltre subì l’attacco israeliano per 33 giorni e un nuovo complotto del governo per privarlo dello strumento direttamente correlato alla sua sicurezza, cioè la rete di comunicazione. La sua risposta rapida ed efficace del 7 maggio 2008 fu considerata dai cospiratori un affronto, essendogli stata resa la pariglia!
Non restava dell’”Asse della speranza” che la Siria, cui venne intimato dagli statunitensi che se non rompeva i rapporti con Iran ed Hezbollah, avrebbe subito la sorte degli altri Paesi arabi colpiti dalla “primavera”, che invece di portare le rondini della democrazia, portava i corvi del terrore e dell’instabilità. E’ in questo contesto che le famose “rivoluzioni colorate” colpiscono la Russia attraverso l’esempio ucraino. Queste rivoluzioni hanno fatto perdere alla Russia la maggior parte del suo campo strategico. Furono utilizzate dall’Europa (UE), che vuole accogliere gli ucraini con la promessa di migliori condizioni economiche e di aiuti. Ma in realtà, tali eventi hanno permesso agli Stati Uniti d’imporre basi militari alla periferia di Mosca. All’epoca la Russia, indebolita da un potere che non aveva né ambizione né spessore, non poté rispondere. La Russia di oggi non può accettare che ciò si riproduca in Ucraina. Ciò spiega la sua reazione immediata. La sua reazione è, nonostante le apparenze, conforme agli esempi in Medio Oriente, dato che l’idea è dire che la democrazia non si esercita nelle piazze, ma conquistandosi i voti. Se l’opposizione vuole prendere il potere, dovrebbe farlo con le elezioni. Al di là di ciò, la Russia, appena uscita dall’aggressione in piena regola delle milizie cecene che hanno portato morte e terrore nel suo territorio, con il sostegno finanziario di certe monarchie del Golfo, ovviamente difende i suoi interessi. Questo spiega la velata minaccia dei sauditi: “Potremmo evitarvi la minaccia del terrorismo a Sochi, se abbandonate la questione siriana”. Gli è stato riposto con irricevibilità, ovviamente. In ogni caso, tutto ciò dimostra sia il ruolo delle monarchie del Golfo che l’uso dei movimenti islamisti nel sostenere occultamente la politica degli Stati Uniti di destabilizzazione di certi Stati, ritenendo di crearsi condizioni favorevoli nella regione.
L’asse Beijing-Beirut, via Mosca, Teheran e Damasco potrà solo divenire più forte. Si tratta per ognuno di essi di sopravvivenza. Secondo un proverbio orientale: “Non mettere nell’angolo un gatto, rischi di vederlo trasformarsi in una tigre”, ma se si vuole mettere nell’angolo una tigre? Certamente nessuno vorrebbe sapere la risposta.