VOTA ANTONIO....... LA TRIPPA ....

domenica 16 dicembre 2012

NESSUNO HA DIRITTO A TOCCARLI




                                              
                                                                   

Il contenuto del video è da guardare con cautela 


                                                                            

                                                                       

sabato 15 dicembre 2012

KILLER DELL'ASILO AUTISTICO






 Killer dell’asilo autistico, in "cura" con psicofarmaci? 


Neppure cinque mesi sono passati da quel triste luglio 2012, quando è avvenuta la strage al cinema Aurora in Colorado, in cui hanno perso la vita 12 persone. Ed eccoci all’ennesima strage di innocenti, forse una delle più gravi mai accadute negli Stati Uniti d’America, visto che ha interessato moltissimi bambini piccoli.
America, la grande terra libera, dove circolano appunto liberamente milioni di armi.
Un rapporto di qualche anno fa del Congressional Research Service, non lascia spazio a dubbi: nel 2007 c’erano 294 milioni di armi sono negli Stati Uniti! (1)
Questo massacro coincide stranamente con la vigilia dell'anniversario del secondo emendamento della Costituzione che garantisce il diritto a tutti di possedere armi. Un emendamento del 15 dicembre 1791.

Diritto di possedere armi
Come molti altri emendamenti, anche questo affonda le sue radici nelle occupazioni da parte dell'Impero britannico e spagnolo.(2) Il possesso di un'arma da parte delle milizie cittadine, durante gli anni delle grandi colonizzazioni europee, era l'unico strumento che gli americani avevano per difendere territori, case e famiglie. La norma costituzionale da sempre è stata oggetto di un'accesa discussione tra chi sostiene che faccia riferimento solo ad esercito e forze dell'ordine, e chi invece ritiene coinvolga anche i privati. Le corti hanno interpretato il suo significato in diversi casi giudiziari sin dal 1900, decretando, più di una volta che l'emendamento andava applicato solo in favore dei primi, cioè all’esercito.

In America oggi, chiunque può richiedere ed ottenere la licenza al possesso di armi (salvo alcune prescrizioni), anche se ogni Stato ha sue precise regole in merito.
Il terribile massacro nella scuola del Connecticut ripropone ancora una volta all'attenzione dell'opinione pubblica - spiega Maurizio Simoncelli, vice presidente di Archivio Disarmo - la questione del controllo della vendita delle armi sia negli Stati Uniti, sia nel mondo.
Le forti resistenze della "lobby delle armi" e gli interessi economici connessi hanno sempre impedito negli USA una legislazione più stringente ed attenta.(3)
Ma il punto non è solo questo.
La strage annunciata
L’accaduto lascia alcuni interrogativi, perché il quadro è ancora fresco e un po’ confuso.
In un primo momento il nome del killer che circolava era Ryan Lanza, 24 anni. Ora sappiamo che il colpevole invece è stato il fratello ventenne, Adam Lanza, che lo hanno trovato morto (suicidio o omicidio?) all’interno della scuola e aveva un suo documento d’identità in tasca.
Adam Lanza, armato fino ai denti, vestito tutto di nero, con tanto di giubbotto antiproiettile e 4 pistole ha sparato all'impazzata, almeno un centinaio di colpi fuori e dentro la scuola materna Sandy Hook di Newton.
Secondo le autorità, 26 persone, di cui 20 bambini tra i 5 e i 10 anni, sono stati uccisi. Risulta assassinata pure la madre di Adam.
Un funzionario della polizia ha dichiarato che il killer era armato anche con un fucile, ma questo non è ancora stato chiarito.
Infine ci sono testimoni oculari che hanno visto la polizia ammanettare un uomo, vestito in mimetica e condotto via. La giornalista Andrea McCarren sostiene che un secondo uomo si nascondeva fra gli alberi attorno alla scuola, e sarebbe stato catturato e portato via in manette mentre urlava di non avere nulla a che fare con la strage.
Non sappiamo al momento se il killer ha agito da solo o se era in compagnia…
Il killer era autistico
Nella maggior parte, per non dire la totalità, delle stragi compiute nel mondo, i giovani killer erano stati tutti psichiatrizzati in precedenza, erano cioè in “cura” con le potentissime droghe psicoattive, note come psicofarmaci, oppure le avevano dismesse in maniera scorretta.
Gli esempi di cronaca nera sono infiniti (vedere alla fine dell’articolo).
Secondo il MedWatch della F.D.A. (Food and Drug Administration, l’ente federale che controlla alimenti, farmaci e droghe), tra il 2004 e il 2011, ci sono stati solo negli Stati Uniti oltre 11.000 segnalazioni di effetti collaterali correlati a violenza indotta dai farmaci psichiatrici.
Di questi: 300 casi di omicidio, quasi 3000 di mania e oltre 7.000 di aggressione!
Per stessa ammissione della F.D.A., solo una percentuale irrisoria (che va dall’1 al 10%) degli effetti collaterali vengono segnalati ufficialmente, e questo fa crescere di almeno 10 volte il numero effettivo di effetti collaterali avversi indotti dalle droghe psichiatriche.
Anche in questa ultima ed ennesima strage, appare sulla scena il medesimo e onnipresente filo conduttore degli psicofarmaci.
Adam Lanza soffriva infatti di disturbi della personalità dello spettro autistico. Questo è quanto ha dichiarato alla polizia il fratello Ryan, che vive a Hoboken, in New Jersey, e che per la polizia non sarebbe coinvolto nel massacro.(4)
Le domande (retoriche) in merito a quello che è accaduto sono diverse: Adam Lanza era in cura da qualche psichiatra? Prendeva psicofarmaci per l’autismo? Sono state le droghe la causa del suo atteggiamento criminale?
Possiamo veramente pensare che un ragazzo di soli 20 anni, anche se autistico, prende 4 pistole, prima uccide la madre e poi si dirige a scuola assassinando a sangue freddo – stando a testimoni oculari – decine di bambini con delle vere e proprie esecuzioni? Era veramente cosciente e consapevole di quello che stava facendo, quando ha commesso queste nefandezze indicibili, oppure si trovava in una situazione di coscienza alterata, in preda ad allucinazioni e spinto a comportamenti aggressivi e violenti dalle droghe che dovevano curarlo?
Queste domande, ufficialmente forse rimarranno prive di risposta, ma stando ai seguenti casi, in cui TUTTI gli assassini erano sotto psicofarmaci, i dubbi non solo rimangono ma si rinforzano…
Conclusione
Si tratta, come giustamente criticano alcune associazioni che lottano contro l’assurdo numero di armi libere, di un problema di armi, o c’è dell’altro?
Chi scrive è assolutamente contrario al secondo emendamento, ma limitando la liberalizzazione delle armi si risolveranno questi crimini di massa? La risposta è purtroppo no!
Non si risolve il problema degli incendi dei boschi - come aveva intelligentemente proposto la mente illuminata di George Bush junior - tagliando tutti gli alberi.
Da una parte bisogna, non solo limitare, ma bloccare la produzione di armi, ma dall’altra, limitare anche gli spacciatori di droghe legali: psichiatri, neuropsichiatri e medici dal grilletto facile, che prescrivono droghe per normalissimi aspetti fisiologici e/o comportamentali della vita, come l’ansia sociale (timidezza), il disturbo disforico premestruale (gli svarioni ormonali prima e durante il ciclo mestruale), il bipolarismo pediatrico, le gambe irrequiete, leggere depressioni, attacchi di panico, bambini un po' agitati e moltissimi altri disturbi inventati di sana pianta dall’APA, l’Associazione degli Psichiatri Americani, una delle caste più potenti e influenti del mondo. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Limitando e riducendo l’utilizzo assurdo e sconsiderato di questi pericolosissimi farmaci (se non in rarissimi casi, per brevissimo tempo e sotto la supervisione di un medico), si potrà avere un miglior controllo sugli eventi aggressivi e di violenza sociale, come le stragi di massa.
Ma forse questo per qualcuno non va bene…
Questa non è la ricetta per tutti i mali della nostra società, ma sicuramente potrebbe essere un buon inizio.
Qualche caso di violenza indotta da psicofarmaci.
La lista dei casi di stragi è lunghissima e ogni giorno se ne verifica una in qualche parte del globo.
Perché tale elenco? Per farci comprendere quanto è pericoloso per l’uomo e la società in generale, l’utilizzo sconsiderato e assurdo di droghe psicoattive nei bambini e ragazzi.
Invece di curare, andando a monte del problema, andando a cercare la vera causa del mal-essere, si cancellano i sintomi letteralmente drogando le persone.
Possiamo questa chiamarla cura?
- 8 marzo 2012, John Shick, ha sparato e ucciso 1 persona ferendone 6 all'interno dell'Istituto di psichiatra. Prendeva ben 9 antidepressivi.
- 12 ottobre 2012, Scott DeKraai, è entrato nel salone di bellezza ha ucciso la sua ex-moglie, assieme ad altre 7 persone. Era in “cura” con gli antidepressivi Trazodone e Topamax.
- 3 maggio 2009, Troy Bellar ha sparato e ucciso la moglie e 2 figli, prima di suicidarsi. Era in “cura” con Tegretol, un farmaco per il "disturbo bipolare"
- 26 aprile 2009, Fred Davis ha sparato e ucciso un poliziotto, ed era in “cura” con l’antipsicotico Geodon.
- 17 aprile 2009, Christopher Wood ha sparato e ucciso la moglie, 3 figli piccoli e se stesso. Stava prendendo Cymbalta, l’antidepressivo Paxil e gli ansiolitici Buspar e Xanax.
- 11 gennaio 2009, Jason Montes ha sparato e ucciso la moglie e stava prendendo l'antidepressivo Prozac.
- 14 agosto 2008, Timothy Johnson ha sparato e ucciso Bill Gwatney, la polizia ha trovato in casa l'antidepressivo Effexor.
- 14 febbraio 2008, Steven Kazmierczak ha sparato e ucciso 5 persone prima di uccidersi. Era stato in cura con Prozac, Xanax e Ambien.
- 5 dicembre 2007, Robert Hawkins ha ucciso 8 persone. Stava prendendo antidepressivi e i risultati dell’autopsia hanno confermato che era sotto l’influenza dell’ansiolitico Valium.
- 7 novembre 2007, Pekka-Eric Auvinen stava prendendo antidepressivi prima di uccidere 8 persone in Finlandia meridionale.
- 10 ottobre 2007, Asa Coon ha sparato in una scuola con una pistola ferendo 4 persone prima di togliersi la vita. I documenti del tribunale mostrano che usava l’antidepressivo Trazadone. - 21 marzo 2005, Jeff Weise era sotto l’influenza dell’antidepressivo Prozac quando ha ucciso 9 persone prima di suicidarsi.
- Febbraio 2004, Jon Romano ha aperto il fuoco con una pistola in una scuola. Stava prendendo “medicinali per la depressione”.
- 22 marzo 2001, Jason Hoffman era in cura con 2 antidepressivi, Effexor e Celexa, quando ha aperto il fuoco nella sua scuola superiore della California ferendo 5 ragazzi.
- 7 marzo 2000, Elizabeth Bush era sotto l’effetto del Prozac quando a sparato ai suoi compagni.
- 20 maggio 1999, T.J. Solomon era stato trattato con una combinazione di antidepressivi quando ha aperto il fuoco e ferito 6 dei suoi compagni di classe.
- 20 aprile 1999, Eric Harris era in cura con l’antidepressivo Luvox quando lui e Dylan Klebold hanno ucciso 12 compagni di classe prima di suicidarsi in uno dei più sanguinosi massacri scolastici (Columbine).
- 16 aprile 1999, Shawn Cooper ha sparato a scuola 2 caricatori e stava prendendo un mix di antidepressivi.
- 21 maggio 1998, Kip Kinkel ha assassinato i genitori poi è andato a scuola ed ha aperto il fuoco sugli studenti della caffetteria, ammazzandone 2. Kinkel stava prendendo Prozac.
- 8 luglio 2003, Doug Williams uccise 5 persone prima di uccidersi. Usava 2 antidepressivi, Zoloft e Celexa.
- 26 dicembre 2000, Michael McDermott ha ucciso 7 persone e stava prendendo 3 antidepressivi.

                                                                              

MARRONI IMPOSSIBILE SOSTEGNO


Maroni: «Impossibile sostegno
della Lega a Monti ma ad Alfano sì»

Sui rimborsi illegali emersi in Regione Lombardia: «Non ricandido chi ha sbagliato». E Berlusconi: «Votate i grandi partiti» 

Alla cena con Silvio Berlusconi «abbiamo indicato Alfano come uno dei possibili candidati su cui la Lega potrebbe starci». Lo ha detto il leader della Lega Roberto Maroni, nel corso della presentazione del libro di Bruno Vespa a Milano, confermando che invece «è impossibile uno sostegno alla premiership di Mario Monti. Non ho capito se Berlusconi candida se stesso, Monti o Alfano. Uno, nessuno, centomila. Speriamo che il Natale porti qualche illuminazione. Comunque per noi un limite invalicabile è la candidatura a premier di Monti».

RIMBORSI - Maroni poi sull'inchiesta relativa ai rimborsi dei consiglieri regionali della Lombardia è stato deciso: al di là dei risvolti penali «ho già avviato una verifica e tutti quei consiglieri che hanno violato il nostro codice di comportamento non saranno ricandidati, fossero anche tutti».
BOSSI - Su chi verrà candidato o ricandidato alle lezioni «voglio tenere conto delle valutazione dei militanti». Maroni ha risposto a Bruno Vespa che gli ha chiesto se sarà ricandidato Bossi. «Decideremo - ha aggiunto - i criteri nei prossimi giorni, tenendo conto della necessità di rinnovare e dare spazio a tanti giovani. Neanche il segretario (cioè Maroni stesso, ndr) ha la certezza di essere candidato». Una riunione per politiche e regionali si terrà il 7 o 8 gennaio.
L'APPELLO DI BERLUSCONI - Silvio Berlusconi in un intervento al tg 5 delle 20 ha invitato gli italiani a «concentrare il loro voto sui grandi partiti perchè i piccoli partiti non agiscono mai nell'interesse del Paese ma nell'interesse del loro piccolo leader. I moderati da sempre sono la maggioranza nel Paese. Sono i soli che possono garantire al Paese un futuro di benessere».


                                                                              

VATICANO IL CORAGGIO DELLA VERITà ?

              

      

Vaticano: il coraggio della verità, timorati nelle condanne 

Il Vaticano ha avuto il coraggio di ammettere gli abusi sessuali commessi dai Preti Violentatori Seriali sui BAMBINI SORDI !!!  all’Istituto Provolo di Verona. E’ il più grande scandalo di pedofilia nella Chiesa italiana: 67 ex allievi sordi hanno avuto il coraggio di denunciare per abusi 25 sacerdoti. Hanno avuto il coraggio della verità, non hanno nascosto i loro nomi, molti nemmeno il loro volto. A viso aperto per bisogno di verità e di giustizia. E hanno vinto.
Tuttavia la svolta nella Chiesa non è di poco conto. Segna una cesura rispetto al passato. Nella politica del Vaticano è, infatti, un vero e proprio strappo rispetto al passato e al predecessore di Papa Ratzinger. Paolo Giovanni II era molto più propenso a coprire gli atti criminali dei preti pedofili. La svolta è chiara, ma porta con sé più di un neo. Nell’ammettere le colpe, la Congregazione della fede non ha voluto prendere provvedimenti secondo giustizia contro i colpevoli. Nessuno è stato spretato, nessuno viene cacciato dalla Chiesa, solo insignificanti pene, come abolire i contatti con bambini o attenta sorveglianza da parte della Curia di Verona. Che è bene ricordare: inizialmente ha coperto questi preti. Oppure si è evitata anche la semplice censura perché è vecchio e malato. E’ pur vero che la giustizia non ammette vendette, ma una giusta pena sì.
A quei bambini sordi, spesso abbandonati dalle famiglie in un’Italia ancora contadina, appena uscita dalla guerra, dove sfamare una bocca in più diventava un enorme sacrificio, si è tolta l’infanzia e, molto più spesso, il futuro di una vita normale. Come chiedevano semplicemente. In quell’Istituto di carità veronese loro cercavano un futuro, hanno invece trovato le violenze più torbide. Quasi tutti, a distanza di anni, portano dentro di loro i segni degli abusi di quegli anni. Alcuni convivono con quel trauma, altri non ce l’hanno fatta, nessuno ha dimenticato. Quei preti non hanno avuto clemenza di quei bambini, il Vaticano ne ha avuto in abbondanza con coloro che hanno insudiciato l’abito talare. E non è ancora in grado di comminare la giusta pena. 

Verona, marcia per non dimenticare gli abusi dei preti pedofili “Vescovo si dimetta”

A Trento quattro uomini hanno trovato la forza dopo trent'anni di raccontare gli abusi che sono stati costretti a subire nell'Istituto per sordi "de Tschiderer" da parte degli uomini di chiesa che li avevano in custodia. Mentre nel capoluogo veneto, decine di manifestanti sono scesi in piazza per chiedere le dimissioni del responsabile della diocesi cittadina, che non ha mai fatto nulla contro i sacerdoti molestatori

Un’altra pagina nera della pedofilia nella Chiesa. Il nuovo caso emerge dal passato di quattro trentini, ora cinquantenni, che hanno denunciato gli abusi sessuali all’Istituto per sordi de Tschiderer di Trento, fra gli anni Sessanta e Settanta. Le loro storie riemergono dai cupi tormenti di quegli anni e l’accusa è stata sottoscritta con nomi e cognomi. I reati sono cancellati dal tempo, tuttavia si portano dentro il dramma di quegli anni. In quell’istituto che avrebbe dovuto rappresentare il loro inserimento nella vita sociale e il loro futuro, intitolato al beato Giovanni Nepomuceno de Tschiderer.
Che qualcosa di strano succedesse in quell’istituto dietro la Curia trentina lo sapevano in molti. “C’era un andirivieni di soldati dall’ufficio del direttore, don L.D., a volte anche cinque o sei per volta e stavano dentro per ore”. Non sono solo i ragazzi che ricordano quegli episodi, pure le persone che lavoravano lì lo confermano. La caserma era poco distante e i militari, tutti ventenni, venivano in divisa e prima di uscire dall’istituto ricevevano un compenso. Sarebbe stata anche presentata una denuncia al Tribunale di Trento per i comportamenti del direttore, forse da un militare, ricorda un sordo, che ha preso visione del fascicolo processuale. La Procura di Trento avrebbe infatti condotto le indagini, ma non avrebbe riscontrato reati e la denuncia fu poi archiviata. Ma non era solo il direttore che molestava i ragazzini. Flavio ricorda: “Ho frequentato l’istituto sordomuti di Trento dal 1966 al 1973. Il pomeriggio, durante la scuola, don A.S. mi toccava il culo, tutto il corpo a me e al mio compagno. Quasi tutti i giorni, io avevo sei anni”. I racconti sono abbastanza simili: abusi e violenze di vario genere da tre preti su circa cinque presenti in quegli anni, tra il ’60 e ’70. Allora l’istituto trentino era frequentato da circa 40 ragazzi, c’erano poi quattro assistenti, cinque preti, un maestro e una maestra. I ragazzini erano spesso figli di gente povera e per loro avere un figlio sordo era un ulteriore aggravio di una vita già difficile. L’istituto rappresentava per queste famiglie la speranza che il loro figlio riuscisse a imparare a farsi capire e a trovare un lavoro. Era quello che desiderava la famiglia di Sergio, diventato sordo a tre anni: “Io avevo quattro anni la prima volta che entrai all’istituto. Le difficoltà erano enormi e fra noi bambini cercavamo di farci capire con le mani, con i segni”. Ma anche per lui arriva l’orco: “In prima elementare don A.S. mi toccava il pisello. Tutti i giorni, anche quando facevo la doccia, ogni sabato, don G.B. veniva da me e da altri bambini. Questo è successo fino agli otto anni. Ho visto spesso i militari andare nell’ufficio del direttore. Sono uscito dall’istituto nel 1979 e ho avuto problemi psicologici e difficoltà di rapporti con le donne. Il mio primo rapporto è stato a 23 anni con una prostituta”.
I ragazzini dormivano nell’istituto e nelle loro camere arrivavano di notte alcuni preti, che s’infilavano fra le lenzuola. Anche nel letto di Renzo: “Don L.D. è venuto nel mio letto, mi sono spaventato e non sono più riuscito a dormire”. Tolta la tonaca, i preti a volte accontentavano le loro perverse voglie con palpeggiamenti, ma a volte non si fermavano. Non c’erano luoghi sacri da rispettare. Paolo racconta quello che gli succedeva durante la confessione. “Dopo tre o quattro anni ho preso la Prima Comunione e sono andato a confessarmi da don A.S., mi sono inginocchiato e lui è venuto quasi sopra di me. Io recitavo le preghiere e lui mi toccava e pretendeva che lo toccassi e gli facessi altre cose. È successo ogni settimana, quando andavo a confessarmi, per tre anni”. Uomini che ora, a distanza di molti anni e dopo lunghe sofferenze, hanno trovato il coraggio di ritrovarsi e raccontare gli abusi subiti in un istituto che pensavano fosse la loro speranza e la loro salvezza. E a Verona ieri hanno marciato in centinaia contro gli abusi sessuali su ragazzini sordi all’istituto Provolo, accaduti circa trent’anni fa. Slogan e manifesti, soprattutto contro il vescovo di Verona, Giuseppe Zenti, che finora non ha fatto nulla contro i preti colpevoli degli abusi, benché la commissione presieduta dall’ex magistrato Mario Sannite abbia accertato le violenze e i preti abbiano confessato. Nel corteo anche gli onorevoli Maurizio Turco e Maria Antonietta Coscioni che presenteranno due iniziative: la richiesta al Parlamento di istituire una commissione d’inchiesta sugli abusi nella Chiesa e alla Cei di promuovere una commissione indipendente per l’apertura degli archivi diocesani, com’è accaduto negli Stati Uniti, in Irlanda e in Belgio.


                                             

venerdì 14 dicembre 2012

VECCHIA TRAPPOLA DEL VOTO


LA SOLITA VECCHIA TRAPPOLA DEL VOTO 


Sinceramente, questa volta non so proprio cosa voterò, forse M5s, forse mi asterrò a modo mio, forse voterò una lista di sinistra tipo De Magistris (se ci sarà); aspetto di vedere che scheda si presenterà per decidere. Una cosa però, la so con certezza: alle politiche non voterò per il Pd o per qualsiasi suo alleato. D’altra parte, se devo parlare con qualcuno, prendo in considerazione il padrone di casa, non la servitù. Il discorso potrebbe essere diverso per la Regione, ma anche qui vediamo che minestra si prepara. Ma, per le politiche il discorso è chiuso in questo senso. Come immaginavo, sugli spalti ci sono già ci sono i tifosi che incitano al voto utile per sbarrare la strada al ritorno del Caimano. Di fronte ad una tale orrenda prospettiva, astenersi o non votare per chi potrebbe sbarrare la strada al mostro, è masochismo? Calma e gesso.
In primo luogo precisiamo una cosa: Annibale non è alle porte. Il Cavaliere ha fatto una mossa abile –sportivamente parlando-, c’è da attendersi che ne farà altre come quelle che indicavo in un articolo precedente, se dovesse proseguire spenderebbe un pozzo di soldi, ma la partita è molto compromessa se non proprio disperata.

Le reazioni dei mercati, della stampa internazionale e persino del Ppe sono state furibonde ed al limite del linciaggio (meritatissimo: per carità!). Vice versa, i segnali di ripresa del suo elettorato sono stati poca cosa.
Nella possibilità di vittoria piena (cioè che arrivi primo prendendo il premio di maggioranza) non crede neppure lui, nell’ipotesi “pareggio” non crede neppure Giuliano Ferrara. La cosa è possibile ma non probabile perché occorre:
  1. che la Lega accetti di allearsi con il Pdl in Lombardia (magari in cambio del Pirellone e, per ora mi pare che non ne viglia sapere), che Albertini e Cl non remino contro e che, di conseguenza, la coalizione riesca a battere la sinistra, recuperando una bella fetta di voti andati all’astensione;
  2. che in Sicilia la Mafia e/o i  soliti capibastone si convincano a tornare all’ovile e che si superi l’effetto psicologico della vittoria di Crocetta;
  3. che la Lega – più o meno da sola - riesca a vincere in Veneto;
Tutte cose possibili, beninteso, magari può anche darsi che la Lega alla fine si pieghi (ci credo poco) ma che si verifichino tutte insieme queste condizioni non è probabile. E il tutto sotto il fuoco battente dei mitici “mercati finanziari”.
Diciamo che un personaggio come il Cavaliere, abituato a battersi sino all’ultimo secondo, ci proverà e non è avversario da prendere sotto gamba, però la cosa più probabile è che resterà sotto il 15% (magari il 20% con la Lega). Lui stesso, con l’incredibile uscita su Monti (“Se si candida lui per il centro destra, mi faccio da parte”: ma non aveva detto di essere tornato in campo perché Monti aveva fatto danni) si è tagliato la strada da solo: come si fa a fare una campagna elettorale contro uno a cui si è offerto di capeggiare la propria lista sino alla sera prima? I segnali sono di rotta senza speranza, visto che lo abbandona anche un fedelissimo come Gaetano Quagliariello (che conosco molto bene da quando aveva 18 anni).
A questo punto potrei cavarmela dicendo che, visto che il rischio di vedere il film “Il ritorno del Caimano” è piuttosto remoto, posso rilassarmi e decidere di astenermi, votare M5s, De Magistris o qualsiasi cosa non sia il Pd ed i suoi infelici alleati. E potrei chiuderla lì. Ma, come i miei amici sanno, non sono tipo da nascondersi dietro il dito e scansare le questioni più spinose, per cui vado avanti.
Chi mi invita a votare Pd e soci lo fa in nome del solito, trito, ritrito, frusto, rancido, avariato, decomposto argomento del “voto utile” che, tradotto in buon italiano suona: “Vota contro”. Credetemi: non sono così ideologico ed ingenuo da non conoscere le virtù della tattica che consiglia di scegliere il “male minore”. Ma il punto è proprio questo: il Pd è davvero il male minore?
A meno di un terremoto elettorale, magari ad opera della discesa di Monti, il Pd vincerà queste elezioni. E non sarà un bene.
Già immagino i bruciori di stomaco di molti miei lettori che penseranno ad una mia irrimediabile involuzione a destra. Vi prego di seguirmi nel ragionamento.
Bersani ha già detto che la sua linea sarà quella del rigore, indicata  dell’agenda Monti e, di fronte alla minaccia di una lista capeggiata dal Professore, si è precipitato a rassicurare “i mercati” sull’affidabilità del centro sinistra sulla via delle “riforme” già abbozzate da questo governo.
Quella linea è non solo socialmente iniqua ma semplicemente fallimentare, come dimostra il fatto che l’intera Eurozona, che si è affidata ad essa, è in netta recessione.
D’altra parte, il Pd non ha scelte e deve seguire questa strada: una proposta di politica economica alternativa non ce l’ha e non si può pensare che riesca a darsela in qualche settimana di campagna elettorale. La politica ha le sue leggi e una di queste è la forza di inerzia, per cui una forza politica è indotta a proseguire la traiettoria intrapresa e i tempi di una correzione di indirizzo sono funzione del “peso” del partito e dell’angolazione della svolta: un piccolo vettore può anche fare una svolta a 90° in qualche decina di secondi, ma un autotreno chiede tempi più lunghi anche per modificare la traiettoria di 15°. Ed il Pd non è una utilitaria.
Il punto è questo, c’è una crisi economico finanziaria mondiale che incalza e le scelte sono due: o si cerca una soluzione interna al sistema così come è, o si cerca di mettere in discussione il sistema e di uscire dalla crisi riformando (se non superando) il sistema. Nel primo caso, quello interno al sistema, la soluzione non dipende da nessun governo nazionale ed i singoli governi sono chiamati a fare il lavoro sporco di scaricare i costi  dell’operazione sulla gente, salvando profitti e potere delle banche (e non è detto che la cosa poi riesca). E, in questo caso, Berlusconi vale Bersani, Vendola vale Monti, Casini vale Ferrero: non c’è differenza. Naturalmente ciascuno dei leader citati può avere una sua particolare sfumatura diversa, ad esempio può scegliere una cravatta più intonata alla camicia o meno, ma non mi sembra molto importante.
Ma, qualcuno mi dirà, magari la sinistra potrebbe essere più delicata della destra verso i ceti subalterni, magari, potrebbe anche fare qualcosa per il lavoro ai giovani o forse aiutare un po’ la Cgil nello scontro con la Confindustria… Chiacchiere! Abbiamo già visto come la sinistra ha sprecato le occasioni in cui è stata in maggioranza: vi siete accorti di qualche differenza rispetto alla politica economica di Berlusconi? La differenza, sin qui è stata che il Pd è un Pdl senza il bunga bunga ma con più tasse e più simpatia per i pm. Il Pdl è un Pd con maggiore propensione al disavanzo ed al debito e più simpatia per imputati ed escort.
Sin qui le ragioni che rendono molto arduo sostenere che il Pd sia una alternativa reale al berlusconismo (che, infatti, non riesce a battere da venti anni). Poi ci sono le ragioni per cui una vittoria del Pd (che, ripeto, probabilmente ci sarà) sarebbe un danno assai peggiore. Magari Bersani riuscirebbe ad attenuare un po’ i rigori dell’austerità e fare “qualcosa di sinistra” (non ci credo, ma ammettiamolo), ma a quale prezzo politico? La sinistra dovrebbe caricarsi dell’impopolarità di scelte politiche antipopolari, entrare in conflitto con la propria base sociale, frenare la Cgil, mandare la polizia contro i movimenti di protesta ecc.  E, alla fine, senza nemmeno raggiungere il risultato prefisso (come si sta puntualmente dimostrando). Per quanto tempo la sinistra pagherebbe il prezzo di un’esperienza di governo così rovinosa?
Ed allora, a guardare tre metri più avanti al proprio naso, chi sarà stato il masochista? Chi ha cercato di evitare una trappola del genere o chi ci è cascato con tutti due i piedi in nome di una vittoria effimera ed avvelenata?
C’è chi pensa che non ci sia alternativa alla politica interna al sistema che ci vuole succubi dei mercati finanziari e del loro bisogno di sacrifici umani. Non lo credo, ma posto pure che sia vero, vorrebbe dire che in questo periodo è possibile solo una politica di destra. Ebbene che la faccia la destra. Se c’è l’agenda Monti da realizzare che la faccia Monti, non le sue copie. La sinistra faccia l’opposizione e le lotte sociali. C’è qualcuno che si ricorda il significato di queste parole? Op-po-si-zio-ne, Lot-te so-cia-li, Con-flit-to, Piaz-za…
Nel caso del Pd, poi, ci sono ragioni più specifiche per negargli il voto. Il discorso del “meno peggio” può valere se l’opzione meno dannosa si tiene entro la decenza di un “minimo sindacale”. Il Pd da molto tempo è al di sotto di quel minimo: non solo ha pedissequamente eseguito ogni indicazione del capitale finanziario, ma ha inferto i peggiori colpi alla democrazia in questi venti anni (dalla legge sui servizi segreti alla riforma del titolo V della Costituzione).
Da ultimo non possiamo perdonargli l’ostinazione con cui ha difeso il Porcellum garantendone la sopravvivenza. Questo ce lo ricorderemo per molto tempo, così come non abbiamo dimenticato il referendum golpista del 1993 e come non dimenticheremo l’appoggio a Monti.
Poi questa storia del “voto utile” (ma poi, utile a che? Non sanno fare neanche una legge sul conflitto di interesse) è servita solo a peggiorare le cose in questi anni favorendo l’involuzione dell’ex Pci. Il Pd non può pensare di avere una sorta di “diritto” al consenso, per cui chi è di sinistra deve votarlo (sempre per evitare che vinca “l’altro”) qualsiasi cosa faccia. E’ arrivato il momento di dire che se fa una politica di destra chieda i voti a destra.
Per il resto, una sconfitta del Pd oggi sarebbe una sconfitta (meritatissima) del Pd, mentre una rotta del Pd domani, dopo una disastrosa esperienza di governo, sarebbe una disfatta di tutta la sinistra e comprometterebbe le cose per molti anni ancora. Purtroppo è proprio quello che probabilmente accadrà grazie al mantra fraudolento del “voto utile”.

                                                                     

NON FATE FINTA DI VIVERE

                       



Vivere in un paese normale 

Le vicende politiche di questi giorni convulsi hanno nuovamente posto l’Italia al centro del dibattito internazionale.
In Europa, all’interno degli organismi e dei vertici comunitari, l’eco della ricandidatura di Silvio Berlusconi, come leader e guida del centrodestra italiano alle prossime elezioni politiche, ha avuto un effetto destabilizzante ritenendosi nuovamente a rischio il progetto di risanamento economico del paese e dubitando sulla sincera intenzionalità nel portare avanti l’agenda delle riforme che il governo Monti si era impegnato a realizzare ed ad attuare come patente di investitura per un legittimo riconoscimento internazionale della propria azione.
Il vertice del Ppe del 14 dicembre ha fugato ogni dubbio attraverso la corale testimonianza di credibilità che è stata attribuita alla visita del Prof. Monti che ha fatto da contraltare ad un isolamento, freddo e strategico, che è stato riservato a Berlusconi, l’antico leader di una Italia politica populista in grado di guidare la nazione ad un metro dal baratro finanziario.
La decisa volontà del Cavaliere a ritagliarsi nuovamente l’incarico di premier con effetti ad personam sulle sue vicende personali e sulle sorti relative alla gestione del proprio gruppo economico, si diceva, ha prodotto la reazione decisa dei leader dei paesi europei che hanno evocato la candidatura politica di Monti alla guida di un nuovo fronte di moderati italiani che sia espressione della vision europeista e che al proprio interno incarni i congegni della orizzontalità delle vedute  e della democratica scelta del proprio capo.
Andando al di là del dato politico, l’Ue crede nella saldezza degli italiani nella scelta del nuovo governo?.
Detta con intenti di sintesi cognitiva, si teme la ricandidatura di un leader sgradito ai maggiori partiti ed esponenti europei?. Gli effetti di un possibile orientamento elettorale indirizzato verso un Pdl  guidato da Berlusconi ha prodotto nei giorni scorsi la reazione dei mercati e l’oscillazione al rialzo dello spread.
Ma in un contesto economico – finanziario di tipo globale una nuova caduta degli indici italiani richiamerebbe nel vortice della crisi altri paesi dalle economie instabili e dal sistema bancario a rischio di tenuta come la Spagna e non invertirebbero la rotta le dichiarazioni dal sapore demagogico in base alla quali, ad esempio, lo spread costituirebbe una mera finzione creata ad artem dagli speculatori per orientare il voto.
In questa occasione,  parlare di cessione di sovranità o, se si vuole, di orientamento elettorale etero – condotto dai piani alti dell’establishment internazionale è esercizio privo di fondamento logico.
Giunti al punto, è intuibile che sia sotto analisi la capacità di autocritica e di valutazione degli italiani.
Berlusconi si proponeva come Moderato Liberale e Liberista“l’alternativa alla vecchia politica“, un imprenditore al servizio della politica. Il suo stile comunicativo si basava ( o si basa )  su un dialogo diretto con il popolo, condotto per mezzo di slogan semplici ed incisivi (un presidente operaio, un milione di posti di lavoro, meno tasse per tutti, il partito dell’amore).
Nella comunicazione politica assumeva un rilievo particolare l’uso del linguaggio e dello stile.
Vi si riconosceva una strategia di comunicazione connotata dall’uso di un codice linguistico preciso, al quale erano riconducibili anche le occorrenze di particolari espressioni comuni
Si tratta di una sorta di baby talk rivelatore di un indirizzo comunicativo di base, i cui esiti, peraltro, risultano premianti sia in termini di efficacia comunicativa  e persuasiva sia di acquisizione del consenso.
Il berlusconismo, fenomeno che senza dubbio ha non solo occupato le pagine dei quotidiani ed affaticato le riflessioni di opinion leader e di politologi per vent’anni ma anche innalzato la soglia delle vendite degli stessi quotidiani, rappresenta più di un’era politica, di un passaggio epocale, essendo divenuto parte del sistema di vita e di pensiero del paese.
E’bene rammentare che esso ricalcava una valenza fortemente positiva, come sinonimo di ottimismo imprenditoriale, divenendo nel decennio successivo agli anni ’80 fenomeno sociale e politico messo spesso in relazione alla cosiddetta “anomalia italiana”, ovvero alla concomitanza di fattori strutturali di criticità che hanno afflitto ed affliggono tuttora molti campi della vita italiana.
Attraverso il ricorso a Piero Gobetti, che aveva visto nel fascismo “l’autobiografia della nazione”, è stato possibile tracciare un parallelismo tra il ventennio nero e l’epopea berlusconiana, intravedendo nella scelta del proprio leader da parte dell’elettorato della nuova destra l’incarnazione più visibile di tendenze deteriori radicate a fondo nella società italiana.
Teme tutto questo l’Europa?. In parte si, le derive populiste e la politica dai proclami inconsistenti, interrogandosi sul reale scudo etico di una nazione. Valore della tradizione democratica e peso della cultura sono i dogmi da cui dover ripartire sanando la coscienza morale di un popolo ferito, da sempre in grado di dare corpo alla propria capacità creativa ma altrettanto succube verso le prosopopee di leader incantatori.
Non si tratta, in questo caso, di contrapporre la sinistra alla destra, i valori della prima alle regole dogmatiche della seconda pur tuttavia, essendo chiaro che, in una fase storica così delicata quale quella che stiamo vivendo, guardare il mondo con gli occhi dei più deboli significa creare un mondo migliore e regolamentare in modo equo il mercato rivela la necessità di creare automatismi privi di monopoli, corporazioni e posizioni di dominio.
Il discorso è rivolto all’elettore della destra, deluso e smarrito che non deve votare le primarie del centrosinistra scegliendo Renzi come l’uomo mancato al proprio schieramento ma deve ritrovare nella propria parte una  classe dirigente che orienti verso altri valori l’indirizzo politico e ridia senso e dignità al paese ed alla politica.
                                                        

VERSO LA BANCAROTTA




Fonte da Rischio calcolato
        

Verso la Bancarotta: Quota 2.000.000.000.000 di € di Debito. Nuovi Traguardi per Mr. Monti 

Il Diario della Bancarotta Italiana 
E questo tizio sarebbe il leader della succursale italiana del PPE? Il grande condottiero alla testa di Casini, Fini, Berlusconi, Montezemolo, La Russa, Storace (ma non vi viene da vomitare ?)
Ma Scherziamo?
Il Signore qui sopra è l’incompetente che ha ammazzato la migliore italia di tasse per ottenere cosa? Lo sapete cosa?
Un aumento record del debito pubblico, ora certificato anche da Banca D’Italia, signore e signori al 31  Ottobre 2012, il debito publico italiano è arrivato a :
2.014.693.ooo.ooo€
(due triliardi-e-quattordici miliardi-e-seicentonovantre milioni -di-
neuro) 
fra l’Ottobre 2011 e l’Ottobre 2012 il debito pubblico italiano è aumentato di 98 miliardi di euro.
Espresso in rapporto debito/Pil, prendendo come denominatore il PIL espresso a prezzi correnti sommando i 4 trimestri a partire dal terzo 2012) a Ottobre abbiamo raggiunto la magica cifra di:
2.014.693(debito)/1.567.780(PIL)=
128,7%

 Sapete da dove partiva Monti?
A ottobre 2011 il debito pubblico era 1.916.402 e il Pil  1.576.409 = 121,6% 
Bravo Monti, il salvatore, il nuovo leader!
+7,1% nel rapporto debito PIL
-2,4% il PIL
+5,12% il debito pubblico.
(è tutto vero, vi ho dato le fonti dei dati, fatevi i calcoli se non ci credete, e smettete di leggere le cazzate scritte sui media sussidiati)
Ma niente paura ragazzi!!!
Il debito pubblico chiuderà l’anno sotto i 2 triliardi di euro: per fortuna che a Novembre c’è stata l’IMU insieme con il resto delle scadenze fiscali. Grazie Monti, e ora per favore togliti dai coglioni.
 I Magnifici risultati di Mario Monti aggiornati
Mario Monti: Bilancio Finale, parlano i dati., (Nov. 2011 – Nov 2012)
Dato  nov-11 nov-12 differenza Note
Spread Btp-Bund 10y 473bps 357bps 116bps Vi faccio una domanda: credete che lo “spread” si sarebbe mosso senza gli interventi di Mario… Draghi?

(e Togliamoci il dente)
dato sul debito pubblico Ottobre su Ottobre 2012.
Rendimeto BTP 10y 7,01% 4,96% -2,05%
Rendimento Btp 2y 6,93% 1,95% -4,98%
Debito Pubblico 1.912.389 mld 2.014.693 mld +98mld
 Consumi di Gas Naturale
 5.525 (Mmc)
 5.056 (Mmc) -8,5%  (ottobre su ottobre, il dato di novembre esce a Gennaio)
Consumi di Energia Elettrica  27,6 (MLD di KWh)  26,1  (MLD di KWh -5,6% 
Immatricolazioni Automobili 134.132 107.269 -20,1%  L’Ecatombe!
Italiani Disoccupati 2.226.000 2.870.000 +645.000 Godiamoci la distruzione del lavoro italiano, il tasso di disoccupazione sale formalmente dal 8,8% all’11,1% (dati  Ottobre su Ottobre). I  Lavoratori in “Cassa Integrazione” sono considerati “occupati” in questo strano paese. Per questo abbiamo riportato anche le ore si Cassa autorizzate.

Tasso di Disoccupazione 8,8% 11,1% +2,3%
Tasso di Disoccupazione
Giovanile (15-24 anni)
30,7% 36,5% +5,9%
Ore di Cassa
Integrazione autorizzate
85.367.000 108.300.000 +22,9
(milioni-ore)
Produzione
Industriale
 94,5  88,6  -6,2%  Dati destagionalizzati e corretti per il calendario, ottobre su ottobre.
PIL
1.428.144  1.404.915  -2.4%  Dati Settembre su Settembre. Cumulati nei 4 trimestri precedenti. Fonte: Istat
Il Governo Monti ha fatto l’en plain, 4 trimestri consecutivi di decrescita del PIL (ci sentiamo di battezzare anche quello in corso).
Trimestri di contrazione del PIL
4 su 4 4 su 4 100%
(en plain)
Ove possibile ogni dato è al 30 Nov 2011/2012



Spread, rendimenti dei titoli di stato, e debito pubblico: ecco il grandioso successo di Mario Monti che ha domato lo spread (quanto ci stracceranno i maroni, con questa frase). Sono palle, il debito pubblico si sparato altri 78mld in 12 mesi lo psread è sceso grazie all’iniezioni di liquidità di Mario Draghi e la moral susion effettuata questa estate, tanto per mettere i puntini sulle I:
ScreenHunter 01 Sep. 18 14.572 Verso la Bancarotta: Quota 2.000.000.000.000 di € di Debito. Nuovi Traguardi per Mr. Monti
 Consumi di Energia Elettrica, Gas Naturale e Immatricolazioni auto: Siamo all’ecatombe, tutti gli aggregati energetici e il mercato dell’auto sono ai minimi da decenni, neppure Attila avrebbe saputo fare peggio, da
….e siamo solo a metà dell’opera, state collegati, ci sono decine di indicatorri da Guerra Mondiale ancora tutti da scoprire, quest sarà un post evergreen.
Addio Monti e a mai più rivederci.

                                                          

L'ETA DELLE PROFESSIONI





L'ETA' DELLE PROFESSIONI 

L’età delle professioni sarà da "ricordare" come l’epoca nella quale dei politici un po’ rimbambiti, in nome degli elettori, guidati da professori, affidavano ai tecnocrati il potere di legiferare sui bisogni: diventando succubi di oligarchie monopolistiche che imponevano gli strumenti con i quali tali esigenze dovevano essere soddisfatte.


Sarà ricordata come l’era della scolarizzazione, in cui alle persone per un terzo della loro vita venivano imposti i bisogni di apprendimento ed erano addestrate ad accumulare ulteriori bisogni, cosicché, per gli altri due terzi della loro vita, divenivano clienti di prestigiosi “pusher” che forgiavano le loro abitudini.

Sarà ricordata come l’era nella quale dedicarsi a viaggi ricreativi significava andare in giro intruppati a guardare la gente con l’aria imbambolata, e fare l’amore significava adattarsi ai ruoli sessuali indicati da professionisti “sessuologi”. L’epoca in cui le opinioni delle persone erano una replica dell’ultimo talk show televisivo e alle elezioni il loro voto serviva a premiare imbonitori e venditori perché potessero fare meglio i comodi propri.
Verrà ricordata come l’epoca nella quale un’intera generazione se ne andò alla ricerca frenetica di un benessere che impoverisce, dove tutte le libertà umane furono svendute, ad un totalitarismo “bonario” e ad un “tecno fascismo”.

Solo se comprendiamo il modo in cui la dipendenza dalle merci ha legittimato le domande, le ha trasformate in bisogni urgenti ed esasperati mentre contemporaneamente ha distrutto la capacità delle persone di provvedere a se stesse, noi potremmo evitare di avanzare verso una nuova epoca buia nella quale una auto indulgenza edonista sarà scambiata per la forma più alta di indipendenza.

Soltanto se la nostra cultura, già così intensamente mercificata, verrà sistematicamente messa di fronte alla sorgente profonda di tutte le sue connaturate frustrazioni, potremmo sperare di interrompere l’attuale perversione della ricerca scientifica, le sempre più forti preoccupazioni ecologiche e la stessa lotta di classe, per il fatto che queste istanze stesse sono al momento principalmente al servizio di una crescente schiavitù degli individui nei confronti delle merci.

 


                                                                         

giovedì 13 dicembre 2012

IL MOSTRO BANCHARIO


-non è l’inflazione, ma il bilancio delle banche-

Immaginiamo un azienda che produce etichette. Quando fabbrica i suoi autoadesivi, il diligente amministratore annota al passivo le spese sostenute per approntarli: materie prime, ore di lavoro, competenze di eventuali subfornitori e terzisti, spese generali. Tutte le spese sostenute per la produzione vengono computate nel costo totale dell’etichetta e saranno scritte al passivo nel bilancio.
Finché il rotolo nuovo di etichette resta in magazzino, il suo valore è calcolato a prezzo di costo. Quando finalmente viene venduto, il fabbricante ottiene il suo ricavo, che verrà scritto negli attivi di bilancio. La parte di ricavo che eccede le spese è l’utile, che, se si sarà mantenuto per tutto l’anno, risulterà in bilancio e verrà tassato.
Avviene però che il cliente di questa azienda sia una catena di supermercati che richiede le etichette con il prezzo dei prodotti. Allora l’amministratore dell’etichettificio comincia a fatturare al supermercato la cifra scritta sulle etichette: 1.000 etichette con scritto il prezzo “2 euro”, costo 2.000 euro, 10.000 etichette con scritto il prezzo “10 euro”, costo 100.000 euro. Si tratta di cifre complessive favolose ed è strano che l’amministratore del supermercato le paghi senza richiedere la prova dell’etilometro al suo fornitore (alcune male lingue parlano di un co-interessamento dei vertici del supermercato con il giro di soldi). Comunque le paga e l’etichettificio si trova con degli utili astronomici. Come fare a giustificarli mentre il supermercato va in rovina e i suoi dipendenti sono inferociti? E come ridurre le salatissime tasse?

Ecco che il padrone dell’etichettificio ha una bella idea: con qualche spicciolo finanzia dei convegni di studi coinvolgendo anche grossi nomi e università e fa elaborare gli ILS (International Labelling Standard) dei criteri standard per la contabilizzazione delle etichette.
In base a queste norme compila il bilancio a fine anno, scrivendo nei passivi i prezzi a cui ha venduto le etichette, e negli attivi l’identica quantità di soldi ricevuta dal supermercato. Poi, siccome ha concesso al supermercato di pagare con dilazioni importanti (12, 24 mesi e più) aggiunge agli attivi gli interessi su queste dilazioni, interessi che verrebbero a costituire l’utile dell’etichettificio.
Naturalmente, dopo la presentazione del bilancio, gli azionisti e gli amministratori della società vengono immediatamente incriminati per truffa, falso in bilancio ed evasione fiscale.
La banca fa la stessa identica cosa, ma per lei, inaudita eccezione, è perfettamente legale.
Perché gli IAS (Account International Standard), le regole contabili (scritte dai banchieri stessi), sono recepite nelle legislazioni nazionali.
E così, il denaro nuovo, stampato di fresco, viene ceduto allo Stato, non al costo tipografico ed eventuali utili commisurati, ma al valore scritto sulle banconote e tale valore nominale viene iscritto nel bilancio della banca al passivo.
Molti commentatori hanno già messo in luce l’anomalia per cui la banca compare come proprietaria del denaro che crea dal nulla. Molti hanno insistito su come questo fatto generi sfruttamento del lavoro, parassitismo, ingiustizia.
Però, a mio parere, non si insiste abbastanza nel sottolineare che questo metodo non funziona e non potrà mai funzionare, anzi racchiude in sé il fallimento del sistema, ineluttabilmente sancito da poche regolette di aritmetica elementare.
Se la banca è l’unico ente autorizzato ad emettere denaro (la Banca Centrale creandolo e le banche commerciali moltiplicandolo grazie alla riserva frazionaria), significa che tutto il denaro che esiste è emesso dalla banca. Non esistono altre fonti di denaro, (si badi bene che diciamo “di denaro”, non “di ricchezza”). Quindi tutto il denaro che circola è gravato di interesse.
Certamente, al momento in cui il sistema si è avviato, esisteva del denaro di proprietà, ottenuto in precedenza senza interesse. Ma con la maturazione del sistema, quindi col passaggio di mano dei soldi, con l’aumento della massa monetaria, e con l’erosione continua dovuta agli interessi, questa quota di denaro “libero” è svanita o si è ridotta ad una percentuale insignificante. Dunque tutto il denaro che esiste, esiste in forma di debito su cui si paga un interesse.
Ma lo stipendio che si percepisce, la vendita di un immobile, gli affari dei commercianti…come è possibile dire che sono soggetti a interesse? L’interesse si paga senza vederlo, sotto forma di tasse, oppure nascosto nei prezzi al consumo (NOTA 1)
Perciò, globalmente, il sistema funziona così: la banca emette tutto il denaro, lo chiamiamo 100.
E vuole l’interesse (supponiamo) del 5%. Se tutto il denaro che esiste è 100, come fa la società a restituire 105? Semplicemente non può.
Se la banca accettasse come quota interessi un chilo di pane, un cesto di fragole, due schiavi nubiani che arieggiano l’ufficio del direttore con i loro larghi flabelli, allora si potrebbe. Ma la banca non li accetta, no, no, la banca vuole proprio e solo il denaro, che è l’unica cosa che, per legge, nessun membro della società civile può produrre. Se un cittadino stampasse un po’ di denaro da gettare come offa agli insaziabili trangugiatori di interessi, sarebbe un falsario, perché il denaro è l’unica cosa che può produrre la banca e può produrlo soltanto lei.
Per questa ragione si crea il paradosso che persino la crescita economica aumenta il debito.
Infatti, se aumentano i beni prodotti, per scambiarli occorre più denaro e questo sarà emesso dalla banca solo dietro emissione di cambiali (pubbliche o private) a interesse.
“Ma che discorsi!” Dirà l’uomo della strada “Se un’azienda o uno stato guadagnano bene, possono pagare gli interessi e resterà ancora un utile nelle loro mani”. Questa reazione emotiva, basata sull’abitudine, descrive solo un evento locale.
Guadagnare soldi significa acquisire la proprietà di soldi che aveva qualcun altro, non crearne.
Se tutto il denaro esistente è 100, qualcuno guadagna e qualcuno perde, ma 100 resta.
E se alla banca deve tornare 105, la società, nel suo complesso, resterà insolvente verso la banca.
Se dunque non è possibile restituire alla banca il denaro dovuto, la società nel suo complesso o si dichiara insolvente, oppure prende a prestito la somma per pagare gli interessi, indebitandosi sempre di più. Prende 100 in prestito e, l’anno seguente, prenderà 105, per pagare capitale e interessi, l’anno successivo105 più il 5% e così via. E’ uno “schema Ponzi”, volgarmente detto “catena di sant’Antonio”, che cresce costantemente, finché si sta al gioco, e poi crolla.
E i costumi finanziari moderni, soprattutto per l’Euro, hanno accentuato la criticità del sistema, accelerando il momento dell’insolvenza, tramite la valutazione del debito in base agli indicatori (rapporto debito/PIL e valutazioni varie), trattando il debito come se fosse reale.
Per l’Euro la situazione è doppiamente grave, in quanto l’assoluta indipendenza della BCE dalle istituzioni politiche (quindi dai ministeri dell’economia e delle finanze) priva la moneta europea di un qualunque governo sensato e la abbandona alla speculazione.
Questa impostazione della finanza basata sul debito è dunque fallimentare in se stessa e sta svelando, ogni giorno di più, la sua inadeguatezza. Ma il punto nevralgico del meccanismo è l’apposizione al passivo nel bilancio della Banca Centrale del denaro circolante, perciò è opportuno fare alcune attente osservazioni al riguardo.
1) Questa pratica è ingiustificata. Non esiste nessun motivo concreto o plausibile per cui il costo di una banconota da 100 euro debba essere conteggiato 100 euro, quando la sua stampa costa circa
3 centesimi.
2) Questa pratica è contraddittoria. Infatti, per ragioni inspiegabili, il conio delle monete metalliche
è di competenza degli Stati e risulta all’attivo in bilancio. Dunque, la stessa operazione di creazione del denaro, viene contabilizzata al passivo o all’attivo a seconda di chi la compie, realizzando così un capolavoro di illogicità.
3) Questa pratica non è rappresentativa della realtà. La realtà infatti, il mondo in cui viviamo, costituisce nel suo insieme un grande attivo che è la bontà dell’esistenza. E tale attivo presuppone dei crediti gratuiti iniziali, costituiti dalla nostra stessa vita e dalla natura, che contiene tutto ciò che ci consente di vivere. Dunque se il bilancio di un’attività vuole rispecchiare la realtà, tale bilancio deve essere in attivo. Il bilancio a somma zero appiattisce l’economia all’atto della transazione, escludendo la natura, il lavoro, il numero di persone coinvolte…in poche parole, la vita.
4) Questa pratica riflette una mentalità nichilista. Si deve questa brillante osservazione a Giovanni Passali, economista leader del sito “moneta complementare”, che traduce in un linguaggio filosofico l’osservazione del punto precedente.
In effetti la contabilità bancaria considera la vita un passivo e il numero un attivo.
Perché passivo viene considerato il denaro circolante, che assolve, nell’organismo economico, la stessa funzione del sangue che circola in un organismo vivente. Ovvero trasporta il nutrimento
e tutte le sostanze che occorrono alla vita materiale. Ed è adempiendo questa funzione che acquista il suo valore, un valore del tutto “spirituale”, che consiste nella fiducia di una comunità nell’accettarlo in pagamento, al fine di scambiare i frutti del proprio lavoro.
Mentre attivo, per il bilancio bancario, sono i pezzi di carta che non circolano, ma ritornano all’immobilità della cassaforte.
Immobilità che è la morte del denaro e la perdita del suo valore: se non è speso, si riduce a essere un pezzo di carta, neppure buono per accendere il fuoco perché, per l’appunto, è chiuso in cassaforte.
Eppure i banchieri e i loro servitori in livrea (ve ne sono tra i politici, i giornalisti, gli economisti,
i professori e financo fra ben noti rettori universitari) ci terrorizzano raccontando che loro sono lì,
in quella smisurata e illecita posizione di potere che proviene dalla creazione e dal controllo della moneta, per proteggerci dalla catastrofe dell’inflazione, autentico spauracchio sventolato come deterrente per chi volesse obiettare qualcosa alle loro politiche di schiavizzazione delle nazioni.
“L’inflazione eroderà il vostro stipendio, consumerà i vostri beni come il fuoco, vi ridurrà in miseria” (peraltro tutte cose che costoro fanno attivamente, positivamente e pertinacemente,
a nostro danno e a proprio vantaggio) così ci dicono, ma si guardano bene dal lasciar trapelare che
il buco nero che inghiotte il PIL di intere nazioni è lì nel loro bilancio.
Non solo, ma quelle poche crisi da iperinflazione che hanno fatto storia, non sono mai state causate dal denaro di Stato, ma sempre dalla speculazione al ribasso che loro stessi, banchieri e finanzieri internazionali, hanno condotto contro tali monete sovrane.
I casi della repubblica di Weimar e di alcuni Stati africani sono tutti identici: nazioni con un forte debito estero, a cui si faceva fronte con stampa di moneta per pagamenti internazionali.
Furono tutti vittime di vendita allo scoperto della propria divisa, che, causando svalutazione, richiedeva nuova stampa per coprire il debito estero, calcolato in oro (Weimar) o in dollari americani (Zimbabwe e altri Stati). (NOTA 2)
Si innescava così un circolo vizioso senza fondo, in cui l’inflazione era figlia della svalutazione e non dell’eccesso di stampa di moneta.
Infine ci tocca registrare che quel passivo artificioso che la banca scrive nella propria contabilità
(la Banca Centrale scrive al passivo il denaro che crea dal dal nulla, le comuni Aziende bancarie scrivono al passivo i crediti che erogano sulla base del quasi-nulla) non fa bene neppure al bilancio della banca.
Infatti quell’enorme passivo, se da una parte permette di eludere le tasse, dall’altra espone gli istituti bancari all’incertezza: basta qualche insolvenza per mandare i conti in rosso. E la totale mancanza di vincoli che ha la banca nell’erogazione dei prestiti (NOTA 3) invita gli istituti di credito a prestare irresponsabilmente a più non posso: si sa, l’occasione fa l’uomo ladro.
Il risultato finale del passivo artificiale, con cui è contabilizzato il denaro, è duplice: da una parte abbiamo gli immani debiti pubblici, che mai potranno essere ripagati, dall’altra un bilancio bancario che oscilla pericolosamente sulla linea di galleggiamento.
E fin ora si è ovviato a questa disfunzione strutturale con trucchi ed escamotage. Da una parte sta apparendo chiaramente che i bilanci degli Stati sono falsati: una grossa fetta dei passivi sono occultati deviandoli nelle “casse depositi e prestiti” o loro omologhe. Anche la virtuosa Germania nasconde il 20% del suo debito nella pancia della KfW e, insieme a Francia Italia e Portogallo,
si rifiuta di fornire i dati reali alla Commissione economica del Parlamento europeo (Econ), come denunciato nel giugno di quest’anno dalle istituzioni di Bruxelles.
Dall’altra parte si sussurra nei corridoi che anche i bilanci delle banche sono truccati. Del resto, anche se non lo fossero, tutti i salvataggi invocati dalle banche negli ultimi anni dimostrano un malessere che non può essere occasionale o frutto di una crisi passeggera. Si tratta ovviamente di un problema sistemico, anzi, come abbiamo visto sopra, matematico.
Perciò, concludendo, non è più il momento di aggiungere una pezza a una struttura tarlata, bisogna cambiare l’architrave del nostro sistema finanziario, prima che tutta la nostra casa economica ci crolli in testa. Tra le priorità di qualsivoglia governo riformatore, deve esserci la revisione dei criteri contabili (gli IAS) che porti all’eliminazione di quel passivo nichilista che inghiotte senza sosta le nostre ricchezze, la nostra libertà, la nostra vita.
                                                                      

IL Ppe PEREME X MONTI

 Fonte ansa .it
 

Il Ppe preme per Monti, Berlusconi: si candidi

Merkel chiede al premier di scendere in campo. Olanda: i popolari appoggiano lui, non il Cav 

Il Ppe chiede a gran voce a Mario Monti di candidarsi premier alla guida del centrodestra italiano. "Noi abbiamo detto chiaramente a Monti che ci piacerebbe vedere la sua candidatura e abbiamo avuto un buon feeling". Lo riferisce Elmar Brok, influente eurodeputato della Cdu al termine del pre vertice dei popolari a Bruxelles.
Anche il presidente del Pdl Silvio Berlusconi ha invitato oggi il presidente del Consiglio, incontrato al vertice di Bruxelles, a candidarsi alle prossime elezioni. "Silvio Berlusconi ha ribadito che gli piacerebbe una candidatura di Monti, ma il premier non ha risposto". A raccontarlo è Elmar Brok.
La riunione dei leader popolari europei, è iniziata poco dopo le 14 con l'arrivo a sorpresa di Mario Monti nella sede dell'Academie Royale de Belgique. Monti è entrato pochi istanti dopo l'arrivo della cancelliera Angela Merkel. Berlusconi era arrivato poco prima delle 13. Monti ha partecipato su invito del presidente Wilfrid Martens. Da premier, Monti ha partecipato all'incontro del gruppo Ppe di Fiesole di settembre. Ma oggi era la prima volta che presenziava ad un pre-vertice dei popolari prima dei summit dei leader Ue.
FONTI, MERKEL HA CHIESTO A MONTI DI RICANDIDARSI - La cancelliera tedesca Angela Merkel avrebbe chiesto a Mario Monti di ricandidarsi, durante la riunione del Ppe: lo riferiscono diverse fonti all'ANSA.
PREMIER OLANDA: PPE APPOGGIA MONTI, NON BERLUSCONI - "E' chiaro che il Ppe supporta Mario Monti e non Silvio Berlusconi": lo ha detto il premier olandese Mark Rutte al termine del vertice. "I popolari europei apprezzano i risultati raggiunti dal premier Monti", ha aggiunto Rutte, ribadendo che nel summit si é parlato molto del caso Italia.
BERLUSCONI, IO SFIDUCIATO DA PPE? NO, COCCOLATISSIMO - "Sfiduciato? No, mi sono sentito coccolato, anzi coccolatissimo", ha assicurato Silvio Berlusconi parlando con i cronisti dopo il vertice dei popolari europei. "Aspetto di vedere cosa succede", ha risposto il Cavaliere a chi gli chiedeva se, anche alla luce della sua proposta Monti, si ricandiderà a Palazzo Chigi. "Wait and see...", ha poi aggiunto. Ha inoltre affermato di avere sondaggi in base ai quali se si presentasse "potrei prendere gli stessi voti del 2008". "Ho ricordato al Ppe di aver chiesto a Mario Monti di essere il riferimento per il Pdl nonostante questo crei qualche problema con la Lega", ha raccontato Berlusconi. "Spero Monti accetti la mia proposta, anche se per ora non l'ha fatto. Capiamo le difficoltà di chi si è posto sopra le parti a diventare parte, non avremmo rincrescimenti se dovesse non accettare", ma con i moderati uniti e la Lega guidati da Monti si vince. Il Ppe è preoccupato da un possibile ritorno della sinistra in Italia, ha affermato l'ex premier.
BERLUSCONI A FT: MONTI PUO' UNIRE MODERATI IN ITALIA - ''Se Monti non corre, se non possiamo mettere insieme tutti i partiti di centro-destra, il centro sinistra vincera'. Monti e' una personalita' che puo' unite tutti i moderati in Italia'': lo dichiara Silvio Berlusconi al Financial Times. - ''E' chiaro che il Ppe auspica che l'Italia non cada nelle mani della sinistra, come in Francia, dove tutti sono disperati e stanno scappando a causa delle tasse elevate''. Lo ha detto Silvio Berlusconi spiegando, in un'intervista al Financial Times, perche' alla riunione del Ppe a Bruxelles ''tutti noi abbiamo chiesto'' a Monti di restare.
MONTI, DA PPE GRANDE SOSTEGNO A GOVERNO ITALIANO - Dal Ppe "c'é grande sostegno al governo italiano", ha detto Mario Monti lasciando la sede del Ppe sottolineando che il sostegno è stato ribadito dal presidente Martens. "Sono venuto qui, su invito di Martens, per spiegare la situazione politica italiana: ho ricordato qual era la situazione quando ho iniziato, le cose fatte e le condizioni che hanno determinato la mia decisione" di lasciare. Lo ha raccontato Monti, e ricordando le parole di Alfano dopo le quali "é mancata la fiducia".
"Ho espresso la speranza e la convinzione che quale che sia il prossimo governo, questo si collocherà nel solco della partecipazione europea perché è anche nell'interesse nazionale", ha affermato il premier.
Poco prima, Monti non aveva risposto a una domanda su una sua eventuale candidatura nelle prossime elezioni. "Nessun commento. Non sarebbe questo il momento e il luogo", ha affermato in conferenza stampa con Barroso, precisando di essere ancora concentrato "per qualche breve tempo" nella "condotta spedita" di ciò che il governo deve "ancora compiere".

JUNCKER,GRANDE SOSTEGNO A MONTI A VERTICE PPE - "Non sono il portavoce di Berlusconi", così il premier lussemburghese e presidente di Eurogruppo ha risposto a chi gli chiedeva come l'ex premier avesse spiegato al vertice Ppe le sue posizioni. "Posso solo dire che c'é stato grande sostegno per Monti", ha aggiunto Juncker lasciando la riunione.
HOLLANDE, MONTI HA FATTO RIALZARE ITALIA - "Monti è l'uomo che ha consentito all'Italia di rialzarsi e di riprendere un ruolo chiave, e ha fatto sì che l'Italia sia rispettata": lo ha detto il presidente francese Francois Hollande entrando la summit Ue.
Lunga stretta di mano tra Monti e Hollande all'arrivo al summit Ue: il premier italiano è sceso dall'auto, si è diretto verso Hollande che aveva appena parlato di lui con la stampa, e gli ha stretto a lungo la mano. Il presidente francese gli ha poi detto: "Stavo proprio parlando di te..".
FMI, BENE MONTI, CONTINUARE SU SUA STRADA - Le misure decise dal premier Mario Monti sono "coraggiose" e vanno nelle giusta direzione e "dovrebbero essere attuate. L'Italia è sulla strada giusta e bisogna continuare su questa strada". Lo ha affermato il portavoce del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), Gerry Rice.
BARROSO, HO DETTO BERLUSCONI IMPORTANZA ITALIA STABILE - "Ho parlato ieri con Silvio Berlusconi" e gli ho ribadito "molto francamente l'importanza di avere un'Italia stabile e che prosegua sulla strada delle riforme. Questo è cruciale per l'Italia e per l'Europa". Lo ha detto il presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso.
"Abbiamo bisogno di un'Italia forte e stabile in Europa", ha aggiunto. Il presidente della Commissione europea ha lodato il premier italiamo Mario Monti per le riforme avviate e i risultati conseguiti finora per risolvere la crisi in Italia. Barroso ha parlato oggi a Bruxelles con accanto a sè lo stesso Monti.
MARTENS, MONTI CONTINUI, ESSENZIALE PER ITALIA E UE - "Monti deve continuare la sua azione, è essenziale per l'Italia e l'Europa" Lo ha dichiarato il presidente del Ppe, il belga Wilfred Martens, al termine del vertice, aggiungendo che è "di una importanza primordiale".
In seno al Partito Popolare europeo (Ppe) siamo "uniti contro il populismo e l'antieuropeismo". E' questa la posizione del partito, espressa dal suo presidente, l'ex premier belga Wilfried Martens, che ha risposto a una domanda sulla situazione politica in Italia al vertice del Ppe che precede di qualche ora il Consiglio Europeo.
SCHULZ, BERLUSCONI NON TORNERA', ITALIANI RICORDANO - "Berlusconi non tornerà perché gli italiani non hanno dimenticato che è lui che ha governato negli ultimi dieci anni": lo ha detto il presidente del Parlamento Ue Martin Schulz, spiegando come le sue idee politiche siano "discutibili".
DAUL SMENTISCE BERLUSCONI, NON INFLUENZATO DA NESSUNO - "La mia posizione sulla situazione politica in Italia non è stata influenzata da nessuno e riflette quella del Ppe". Così Joseph Daul, capogruppo del Ppe al Parlamento Ue, ha voluto smentire Silvio Berlusconi che ieri ha parlato di un'influenza di Mario Mauro sulla 'scomunica' espressa martedì dallo stesso Daul. In una nota da Strasburgo, il francese ha ribadito che il Ppe è "con chi dice la verità ai cittadini sperando di ottenere voti con vane promesse populistiche".
FINI: BENE PPE SU MONTI E RICHIESTA ITALIA NO POPULISTA -  Gianfranco Fini ha telefonato al Presidente del Ppe, Martens, congratulandosi per la riunione di oggi che, nell'esprimere vivo apprezzamento per l'operato di Monti, ha ribadito la necessita' che il futuro Governo italiano continui con una politica autenticamente europeista, ostile ad ogni forma di demagogia e di populismo.
                                                                    

SPRECHI ENTI SORDI

fonte corriere della sera

Quella relazione mai vista sugli sprechi dell'Ente per i Sordi

La relazione della Corte dei conti che mancava dal 2006 esce dieci giorni dopo la richiesta dei deputati radicali.
In allegato la relazione della Corte dei conti inviata alla presidenza della Camera l'11 dicembre - Sabrina Giannini


Non c’è peggior sordo di chi non vuole vedere.
Ed è finita che mentre l’Ente nazionale sordi (Ens) sprofondava in un disavanzo economico di 12,5 milioni di euro i governi che dal 2006 avrebbero dovuto vigilare non l’hanno fatto continuando però ad elargire un contributo annuo di 516 mila euro.
Soltanto ieri, con sei anni di ritardo e a seguito della sollecitazione dei deputati radicali Maria Antonietta Farina Coscioni e Maurizio Turco, la Corte dei Conti ha inviato alla Presidenza della Camera la relazione degli esercizi dal 2006 al 2010 (e il 2011?) senza motivare le ragioni del proprio intervento tardivo che, se fosse stato redatto tempestivamente, avrebbe arginato l’emorragia.
Si legge che “l'Ente non ha redatto un bilancio consuntivo. Ha, invece, stilato una sorta di bilancio consolidato, non conforme alle disposizioni vigenti, fornendo a supporto una documentazione contabile incompleta e discordante, così da rendere impossibile l’interpretazione della reale situazione economica e patrimoniale”.
Vai a sapere come hanno usato i soldi e come hanno gestito le vendite delle proprietà ricevute in donazione. Scrive la Corte, “Non è stato possibile verificare le argomentazioni presentate dall’Ente a proposito della dismissione del cospicuo patrimonio immobiliare”.
Si è saputo che l’attuale dirigenza ha ipotizzato di affittare parte del prestigioso immobile della sede centrale dell'ente a due passi da San Pietro ad un hotel di lusso con annesso centro massaggi.
Chissà se potranno accedervi con uno sconto i tesserati.
Nell’aprile del 2011 Ida Collu, presidente dell’Ens in carica dal '95, viene accusata della gestione disastrosa e sostituita da Giuseppe Petrucci che, oltre a promettere un riordino, rende noto il disavanzo di 12,5 milioni di euro (sebbene avesse approvato fino ad allora i bilanci in quanto membro del direttivo).
Oggi cliccando sul sito internet dell’Ens alla voce “Progetti e campagne” compare la comunicazione cristallizzata a marzo del 2012 che la pagina è in allestimento. Così come non compare alcuna rendicontazione, quella che dovrebbe essere richiesta dal Ministro dell’Interno deputato alla vigilanza.
Però le spese non mancano.
Petrucci vive in una casa in affitto arredata a spese dell’ente e possiede una carta di credito per spese di rappresentanza con un tetto di cinquemila euro al mese (risultano acquisti di abiti e viaggi all’estero certamente non low budget).
Se la mission dell’Ente “è l'integrazione delle persone sorde nella società, la promozione della loro crescita, autonomia e piena realizzazione umana”, non c’è dubbio che quella dei presidenti è quella di trattarsi molto bene.
Un governo attento avrebbe messo l’ente nelle mani di una dirigenza estranea alle gestioni precedenti. Anzi, i governi dal 2006 ad oggi avrebbero dovuto fare molto di più.
Come fa notare Maria Antonietta Farina Coscioni “dopo l’accertamento di un disavanzo di competenza per due esercizi consecutivi andava nominato un commissario e l’ente posto in liquidazione coatta amministrativa. Ma in questo caso non si sono accorti perché non hanno controllato. Questo governo come i precedenti”.
Il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri subentrata a Maroni sono i responsabili del mancato controllo e prima di loro l’ex ministro Giuliano Amato (2006-2008) che nel 2007, in via straordinaria, concesse all’Ente Nazionale per i sordi una contribuzione doppia rispetto all’ordinario assegno di 516 mila euro.
È lo stesso Giuliano Amato al quale Monti ha chiesto di redigere un dossier sui tagli alle risorse pubbliche?
Leggi la relazione della Corte dei conti inviata alla presidenza della Camera l'11 dicembre


                                                                    

mercoledì 12 dicembre 2012

IL RISVEGLIO SOCIALE






 L’allarme di Brzezinski sul risveglio sociale 



La presa di consapevolezza collettiva e i social network sono una minaccia per lo sviluppo dell’agenda globale… Durante un recente discorso in Polonia, l’ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale Zbigniew Brzezinski e massimo guru del “Nuovo Ordine Mondiale” e della necessità di “drogare i popoli con il tittainment” (succhiare latte dalle mammelle), una versione moderna della massima imperiale romana “ludi et circenses” per soffocare le istanze dei popoli -ha avvertito i colleghi elitisti che un movimento mondiale di “resistenza” al “controllo esterno” guidata da “attivismo populista” sta minacciando di far deragliare la transizione verso un nuovo ordine mondiale.
Definendo l’idea che il 21 ° secolo è il secolo americano “una disillusione condivisa”, Brzezinski ha dichiarato che il dominio americano non è più possibile a causa dell’accelerazione del cambiamento sociale guidato da “comunicazioni di massa istantanee come la radio, la televisione e Internet”, che hanno stimolato un crescente “risveglio universale della coscienza politica di massa.”
L’ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti ha aggiunto che questo “aumento in tutto il mondo dell’attivismo populista sta dimostrando ostile alla dominazione esterna del tipo che ha prevalso nell’età del colonialismo e dell’imperialismo.”
Brzezinski ha concluso che “la resistenza populista persistente e fortemente motivata di coscienza politica e dei popoli risvegliati e storicamente avversi al controllo esterno ha dimostrato di essere sempre più difficile da eliminare.”
Anche se Brzezinski ha commentato in tono neutro, il contesto in cui ha parlato, unitamente alle sue precedenti dichiarazioni, indicherebbe che questa non è una celebrazione della “resistenza populista”, ma una perplessità per l’impatto che questo sta avendo sul tipo di “controllo esterno” che Brzezinski ha sostenuto più volte.
Queste considerazioni sono state effettuate a un evento per il Forum europeo per le nuove idee (EFNI), un’organizzazione che sosterrebbe la trasformazione dell’Unione europea in un anti-democratico federale superstato, il tipo stesso di “controllo esterno” a cui messa in pericolo è stata sottolineata da Brzezinski durante il suo speech.
In questo ambito, bisogna comprendere che l’argomentazione di Brzezinski sulla “resistenza populista” di notevole ostacolo per l’imposizione di un nuovo ordine mondiale è da interpretare più come un avvertimento che come riconoscimento/celebrazione.
Tieni anche in considerazione ciò che Brzezinski ha scritto nel suo libro Between Two Ages: il ruolo dell’America nell’era tecno-digitale, in cui ha sostenuto il controllo delle popolazioni da parte di una classe politica tramite la manipolazione digitale.
“L’era digitale comporta la comparsa graduale di una società più controllata. Una tale società sarebbe dominata da una élite, libera da valori tradizionali. Presto sarà possibile esercitare una sorveglianza quasi continua su tutti i cittadini e mantenere file completi ed aggiornati che contengono anche le informazioni più personali di ogni cittadino. Questi file potranno essere accessibili in realtime da parte delle autorità “, ha scritto Brzezinski.
“Nella società digitale la tendenza sembra essere verso l’aggregazione dei supporti individuali di milioni di cittadini non coordinati, facilmente alla portata di personalità magnetiche ed attraenti che sfruttano le più recenti tecniche di comunicazione per manipolare le emozioni e controllare le decisioni”, ha scritto nello stesso libro. La preoccupazione improvvisa di Brzezinski per l’impatto di una popolazione politicamente risvegliata globale non è figlia dell’idea che Brzezinski si identifichi con la stessa causa. Brzezinski è il fondatore della potente Commissione Trilaterale, un luminare del Council on Foreign Relations ed un partecipante regolare del Bilderberg. Una volta è stato descritto dal presidente Barack Obama come “uno dei nostri pensatori più importanti”. Questa non è affatto la prima volta che Brzezinski ha lamentato la crescita di una opposizione populista alla dominazione da parte di una piccola elite.
E’ stato nel corso di un meeting del CFR del 2010 che Brzezinski aveva avvertito i colleghi globalisti colleghi che un “risveglio politico globale”, in combinazione con lotte interne tra le élite, minacciava di far deragliare la transizione verso un governo mondiale.
Nota caprina: e noi, allora, ne avevamo parlato. Perchè quando Brzezinki parla, è sempre opportuno ascoltare con attenzione.