Il "pazzo", i pazzi e il delirio del pilota automatico alla guida del Paese
"Chi ha sparato a Palazzo Chigi era disperato per la perdita del lavoro.
Urge dare risposte perche' la crisi trasforma le vittime in carnefici".
Il presidente della Camera Laura Boldrini ha cercato di avvicinarsi il
più possibile, dall’alto del suo scranno, a ciò che è accaduto
stamattina alle 11.40 in piazza Colonna. Non servono tanti giri di
parole, e nemmeno tirare in ballo il terrorismo per cogliere il senso
del gesto di Luigi Preiti. Eppure, in tanti, tra i politici, hanno
parlato d’altro. Come quell’ampia schiera di diretta derivazione
berlusconiana (Gasparri, Larussa, Santanché, etc.) sempre pronta a
prendere a pretesto episodi come questo per alludere al pugno duro delle
politiche securitarie. Certi ragionamenti lasciano il tempo che
trovano, e sono simmetrici al pietismo liquidatorio di stampo
neocentrista. Boldrini ha colto la disperazione, il riflesso di una
situazione più generale. Non poteva leggere, però, quanto, sia
l’episodio di piazza Colonna sia le centinaia di gesti di autolesionismo
quasi sempre drammatici a cui siamo costretti ad assistere da mesi,
indichino un malessere più profondo provocato dalle istituzioni e, per
quello che vale ancora, dalla politica.
Nel giorno del giuramento del neogoverno “affamapopolo” il vero punto
di realtà l’ha scritto questo muratore disoccupato che con la sua
disperazione ci rimanda ad un Paese allo stremo, che non ha più nemmeno
la capacità di guardarsi “dentro” e “attorno” per provare a capire cosa
bisogna realmente fare. Colpisce il ‘fattore sorpresa’ di parenti e
amici nel dramma di quest'uomo, sia detto per inciso. Una sorpresa che
nasce appunto da una comunità costretta ormai all’evanescenza nei
rapporti e nei valori e all’assenza di strumenti per decrittare la
realtà e le persone che si muovono in essa.
Il programma di Letta, i saggi, Napolitano, Saccomanni, Bonino: tutti stanno lì con la funzione di compiacere Ue, Bce e Fmi. Il loro obiettivo, o meglio quello programmato dal presidente della Repubblica, è quello da una parte di rimettere in circolazione un po’ di credibilità internazionale del Bel Paese, affinché lo spread non si agiti troppo e, dall’altra, convincere Merkel e Draghi che siamo pronti ad altri sacrifici. Se c’è un delirio in campo è il loro, non ci sono dubbi. E’ il delirio del ‘pilota automatico’, come l’ha ‘tecnicamente’ chiamato il presidente della Bce Mario Draghi. Si pensa tranquillamente che un paese possa essere governato senza una rappresentanza reale e col peggior programma economico della storia della Repubblica dal dopoguerra. Questa sì che è follia. Ho sempre pensato che la politica non è andata in crisi per la vicenda delle mazzette, ma per la sua totale riducibilità di fronte al crescere dei poteri forti e dei circoli finanziari internazionale che, motu proprio, si sono via via appropriati di pezzi sempre più grandi di sovranità. Il delirio è pensare che si possa vivere all’ombra di questi processi. Il delirio è pensare che possa esserci una "zona tecnica" in cui agire in valore assoluto esimendosi totalmente dal produrre senso per la società. Se la politica non fa questo cos'altro dovrà mai fare?
Il programma di Letta, i saggi, Napolitano, Saccomanni, Bonino: tutti stanno lì con la funzione di compiacere Ue, Bce e Fmi. Il loro obiettivo, o meglio quello programmato dal presidente della Repubblica, è quello da una parte di rimettere in circolazione un po’ di credibilità internazionale del Bel Paese, affinché lo spread non si agiti troppo e, dall’altra, convincere Merkel e Draghi che siamo pronti ad altri sacrifici. Se c’è un delirio in campo è il loro, non ci sono dubbi. E’ il delirio del ‘pilota automatico’, come l’ha ‘tecnicamente’ chiamato il presidente della Bce Mario Draghi. Si pensa tranquillamente che un paese possa essere governato senza una rappresentanza reale e col peggior programma economico della storia della Repubblica dal dopoguerra. Questa sì che è follia. Ho sempre pensato che la politica non è andata in crisi per la vicenda delle mazzette, ma per la sua totale riducibilità di fronte al crescere dei poteri forti e dei circoli finanziari internazionale che, motu proprio, si sono via via appropriati di pezzi sempre più grandi di sovranità. Il delirio è pensare che si possa vivere all’ombra di questi processi. Il delirio è pensare che possa esserci una "zona tecnica" in cui agire in valore assoluto esimendosi totalmente dal produrre senso per la società. Se la politica non fa questo cos'altro dovrà mai fare?
Nel gesto di Preiti, complesso nelle ragioni e negli esiti, c’è in
qualche modo un elemento di realismo in relazione alla constatazione
della fine di ogni senso vero nel consesso sociale e quindi dell’unico
possibile esito da un punto di vista individuale, quello della
distruzione e dell’autodistruzione. Un gesto eclatante contro i
politici, in un giorno e in luogo simbolo, e poi il suicidio. Era questo
a quanto pare il suo piano, secondo quanto ha riferito agli inquirenti.
''Siamo davanti a una persona con lucidita' cognitiva. A un atto
criminale non compiuto in preda a delirio o in stato confusionale ma
pianificato - ha commentato Luigi Janiri, professor associato di
Psichiatria dell'Universita' Cattolica Sacro Cuore di Roma - ed e'
proprio il proposito di suicidarsi che va esplorato come rabbia per il
proprio scadimento sociale e per la precarieta' che chi ha sparato
vedeva in se stesso ma anche nella societa''', con la politica priva di
soluzioni al disagio, piu' che di poteri forti. Preiti viene descritto
come bravo muratore che, dopo aver perso il lavoro anni fa, ''ha fatto
un rapido gradino verso il basso'' perdendo affetti coniugali e
indebitandosi col gioco d'azzardo. La depressione, precisa Janiri, ''non
comporta solo autolesionismo ma nei casi di depressione maggiore e'
anche etero lesiva. Uno se la prende con la societa', con la crisi”. Qui
però la crisi è stata la causa diretta del suo forte disagio. Un
disagio vissuto perfino dalle stesse forze dell'ordine che davanti a
palazzo Chigi hanno commentato: "Siamo alla guerra tra poveri".