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venerdì 7 marzo 2014

UN GRANDE AUGURIO A TUTTE LE DONNE PER LA LORO FESTA

UN GRANDE AUGURIO A TUTTE LE DONNE PER LA LORO FESTA  

Donna odiata, picchiata e violentata, troppe volte allontanata da chi in te non ha colto il senso, ma tu donna nasci fiore e tra i tanti sei il più bello, l'essenza più eccelsa, la dolce poesia voluta da Dio. Donna, che con il tuo canto streghi l'anima, sei la mamma che mai inganna, moglie che accudisce e riverisce, un bene che all'occorrenza sa diventar amore. Dalle brutture vai tutelata e dal mondo essere stimata, cuore impavido che offre perdono, anima fragile che regala certezze, compagna che segui e accompagni, restando vicino anche quando non siamo noi il tuo vero cammino. A tutte vorrei augurare l'amore Divino, quello che vi lega forte al suo cuore, sussurrandovi: "non temere, ci sono io con te". Auguri Donne, Buon 8 Marzo!

                                                                   

DEDICATO PER VOI DONNE  E PER QUELLI CHE NN HANNO UN IPFONE  ECCO IL LINK  

http://www.youtube.com/results?search_query=fraco%20Battiato%20invito%20al%20viaggio&sm=12
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/frasi-per-ogni-occasione/festa-della-donna/frase-216244?f=t:117>

CANNABIS A USO TERAPEUTICO IL GOVERNO DA IL VIA LIBERA

Cannabis a uso terapeutico: governo dà il via libera

Terapie gratis in ambito ospedaliero e per uso domiciliare. Ok alla legge che Monti voleva impugnare. 

Svolta del governo per l'impiego dei cannabinoidi in determinati trattamenti terapeutici.
Il Consiglio dei ministri ha deciso di non impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale la legge regionale abruzzese n.4 del 4 gennaio 2014, che disciplina le 'Modalità di erogazione dei farmaci e dei preparati galenici magistrali a base di cannabinoidi per finalità terapeutiche'.
NORMA PROPOSTA DAI COMUNISTI. La norma era stata promossa nel 2011 dai consiglieri Maurizio Acerbo di Rifondazione comunista e Antonio Saia dei comunisti italiani, e sottoscritto anche dai consiglieri dell'allora Popolo della libertà, Riccardo Chiavaroli e Walter Di Bastiano.
In tal modo, il governo ha deciso di dare il via libera ai medicinali cannabinoidi «che possono essere prescritti, con oneri a carico del sistema sanitario regionale, da medici generici del sistema sanitario regionale, sulla base di un piano terapeutico redatto dal medico specialista».
MONTI AVEVA IMPUGNATO LA LEGGE. Oltre all'Abruzzo, anche il Friuli Venezia Giulia, la Toscana, la Puglia e il Veneto avevano già adottato il provvedimento ma il governo presieduto da Mario Monti aveva impugnato i testi di legge.
Il trattamento in questione è considerato tra i più liberali. La cura può infatti avvenire sia «in ambito ospedaliero o in strutture a esso assimilabile» che «in ambito domiciliare». In entrambi i casi è prevista l'erogazione gratuita.
ACQUISTABILI NELLE ASL. I medicinali cannabinoidi, si legge nel testo, «sono acquistati dalla farmacia ospedaliera o dell'azienda sanitaria di appartenenza dell'assistito e posti a carico del sistema sanitario regionale, qualora l'inizio del trattamento avvenga nelle strutture ospedaliere e continui la cura a domicilio dopo la dimissione».
«Il rinnovo della prescrizione è in ogni caso subordinato ad una valutazione positiva di efficacia e sicurezza da parte del medico prescrittore, valutata la variabilità individuale della risposta al trattamento».
Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha ricordato che «in Italia l'uso terapeutico di cannabinoidi è pienamente legittimo», parlando della mancata impugnazione da parte del Cdm della legge abruzzese. «Le Regioni possono poi decidere di porre il relativo costo a carico del Servizio Sanitario Regionale. Ciò è già stato deciso in molte Regioni». 

                                             
ANCHE SE PERSONALMENTE NON CONDIVIDO

8 MARZO 2014 MANIFESTO DELLA SINISTRA EUROPEA

8 Marzo 2014 - Manifesto della Sinistra Europea 

CONTRO L’ATTACCO AI DIRITTI E ALLE LIBERTÀ DELLE DONNE


Subiamo un grave attacco ai diritti delle donne che si sviluppa in ogni parte d’Europa, in modi e forme diverse. I poteri forti della finanza e della politica stanno minacciando i nostri diritti, le nostre libertà e la nostra autonomia individuale. L’accesso delle donne ai servizi fondamentali si restringe e quindi impedisce la realizzazione della uguaglianza di tutti gli esseri umani: in Europa cresce la disuguaglianza e la assenza di democrazia.
Con il pretesto della crisi economica il sistema patriarcale si rafforza e si manifesta nel suo aspetto più reazionario E’ una minaccia per la salvaguardia dei diritti già acquisiti dalle donne a prezzo di tanti sacrifici e difficoltà.
I tagli allo stato sociale (la sanità, l’educazione, i servizi sociali, le politiche d’uguaglianza, i programmi contro la violenza contro le donne) e anche le politiche di deregolamentazione del mercato del lavoro colpiscono prima di tutto le donne: le spingono verso la precarietà economica e sociale ed esistenziale. Ma le donne non sono disponibili ad accettare il lavoro mal pagato e a ritornare nel loro ruolo tradizionale, ad assumersi ancora la responsabilità esclusiva del lavoro domestico e di cura
Le donne non permetteranno che gli stati e le istituzioni religiose rimettano in gioco i loro diritti sessuali e riproduttivi, la loro libertà di scelta; non possiamo tollerare che in Europa siano introdotte legislazioni ingiuste e misogine, come quelle che il governo spagnolo vuole imporre contro la facoltà di decidere sull’aborto. Tutti i tentativi di impedire alle donne l’accesso a una educazione sessuale ugualitaria e laica, alla contraccezione, alla assistenza sanitaria universalistica per chi desidera continuare la gravidanza e per chi la vuole interrompere significano un attacco ai diritti umani. Forzare le donne ad essere madri è una forma di violenza.
Il Partito della Sinistra Europea è una forza di sinistra e femminista, i suoi militanti uomini e donne lotteranno contro tutte le politiche reazionarie, che provocano l’aumento della disuguaglianza di genere e difenderanno i diritti delle donne e la loro libertà di decidere della propria vita, in Europa e nel mondo.

L' ELITE DEI BANCHIERI E IL NUOVO ORDINE MONDIALE


L’Elite dei banchieri e il Nuovo Ordine Mondiale 

Un INTERESSANTISSIMO documentario (in Italiano) ‘che spiega nel dettaglio come un’ elite di persone controlla in modo piramidale il mondo per la creazione di un governo unificato a livello planetario sotto la dittatura delle corporazioni’ (dalle informazioni sul video). Invito tutti a guardarlo, per avere una ulteriore conferma che quella che anche molti Evangelici chiamano ‘teoria del complotto’ in effetti va chiamata ‘realtà del complotto’.
Dio regna, e sta creando e guidando gli eventi sulla faccia della terra affinché venga l’apostasia e sia manifestato l’anticristo, e così possa ritornare dal cielo il nostro Signore Gesù Cristo (2 Tessalonicesi 2:1-12). Quindi non temete, fratelli, nel sentire e vedere quello che sentirete e vedrete in questo documentario, perchè non cade a terra neppure un passero senza il volere dell’Iddio vivente e vero (Matteo 10:29), e Dio manderà ad effetto tutta la Sua volontà usandosi di chiunque Lui vuole e niente e nessuno potrà impedirglielo. A Lui sia la gloria ora e in eterno. Amen
Chi ha orecchi da udire, oda.
Sono persuaso che molti che si dicono Cristiani non credono nè in quello che dice la Bibbia e neppure alla realtà di molte cose che vedono e sentono con i loro occhi e le loro orecchie, e questo perchè sono diventati schiavi degli uomini e quindi non hanno la mente di Cristo. Le denominazioni evangeliche infatti ormai sono diventate spiritualmente schiave dei massoni e degli ‘Illuminati’, ma viene loro fatto credere che sono libere. E queste denominazioni evangeliche trascineranno a suo tempo tante anime all’apostasia e quando sarà manifestato l’anticristo saranno disposte anche a fare UN’INTESA con lui (e che male c’è fratello? non dobbiamo forse rispettare le autorità e sottometterci ad esse? ti diranno), e questo perchè sono cadute nel laccio del diavolo, l’iddio dei massoni e degli Illuminati. D’altronde al loro interno si è insediata la Massoneria con tanti massoni, sia con che senza il grembiule, per cui non potranno che continuare a conformarsi al presente secolo malvagio. Noi vi abbiamo suonato la tromba, fratelli, per cui voi che ancora fate parte di questo ambiente protestante i cui dirigenti sono collusi con la Massoneria e pregni di filosofia massonica, siete invitati ad uscirvene e separarvene per il bene dell’anima vostra. Chi ha orecchi da udire, oda. 


                                            http://www.youtube.com/watch?v=SioZfAPZy3s#t=28     


UCRAINA ! RUSSIA E GLI APPELLI UE SULLA CRIMEA

Ucraina, Russia e gli appelli dell’Ue sulla Crimea che «fanno ridere»  

Mosca - Forze speciali russe hanno assaltato una base missilistica dell’aeronautica ucraina a Sebastopoli. All’interno della base, un centinaio di soldati fedeli a Kiev. Al termine di un confronto molto duro tra il comandante della base e i russi, questi ultimi si sono ritirati ma solo dopo aver imposto ai soldati ucraini di deporre le armi. Secondo alcune fonti ucraine, alcuni giornalisti sono stati malmenati dalle forze russe.
Il portavoce del Cremlino: «Gli appelli dell’Ue fanno sorridere»
Mosca spera che «non torni la guerra fredda» ma è pronta a sfidare le sanzioni occidentali e deride gli appelli europei a trattare con Kiev con la mediazione di poteri occidentali, ritenendo «esaurito» il credito di fiducia di questi “garanti” dopo che l’accordo firmato da Ianukovich il 21 febbraio è diventato carta straccia.
Con il suo intervento serale, il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, sembra rendere più esile il filo della mediazione «per risolvere la situazione con mezzi diplomatici, in modo da venire incontro agli interessi della Russia, del popolo ucraino e della comunità internazionale», come ha chiesto Obama in una lunga telefonata a Putin, tornando ad accusare il Cremlino di violare la sovranità e l’integrità territoriale del Paese.
«È assai curioso che ora dall’Europa risuonino appelli alla Russia a condurre trattative con personaggi di Kiev che si definiscono il potere dell’Ucraina con la mediazione di poteri occidentali, questo non può che suscitare un sorriso perché certamente il credito di fiducia verso questi “garanti” è certamente esaurito dopo il destino che è toccato al documento firmato da Ianukovich a Kiev il 21 febbraio», ha detto in una trasmissione alla tv statale. «Per il momento nessuno è in grado di predire su cosa ci si potrebbe mettere d’accordo» E il rischio del ritorno della guerra fredda? «Si dovrebbe evitare, spero non sia così, che non sia ancora cominciata e che non cominci», ha auspicato. Ma sulla Crimea è stato chiaro: «Non è una raccolta delle terre sulla base di un progetto del Cremlino, è un processo naturale di raccolta di connazionali intorno al loro centro, alla loro patria storica che è attraente, che suscita fiducia, e che può fungere da garante serio della loro sicurezza e di un loro futuro prospero».
Mosca ha rispolverato inoltre l’arma energetica con cui tiene sotto scacco non solo l’Ucraina ma anche l’Europa: Gazprom ha minacciato di tagliare le forniture di gas a Kiev se non salderà il suo debito, che ammonta a 1,8 miliardi di dollari, e non pagherà le forniture correnti, facendo tornare così lo spettro della guerra del gas del 2009, quando anche l’Europa rimase al freddo per una ventina di giorni. In Crimea, invece, la Russia mette i bastoni tra le ruote agli inviati Onu e agli osservatori dell’Osce. In serata è Peskov a mettere il suggello a tutti questi segnali negativi.
Da Mosca sono arrivati quindi segnali poco incoraggianti sul destino della Crimea, nel giorno in cui Putin ha auspicato un abbassamento della tensione andando ad inaugurare le Paralimpaidi di Sochi, che la squadra ucraina non ha abbandonato in nome della pace ma che sono state boicottate dalle delegazioni governative di Usa, Gran Bretagna, Francia, Italia, Norvegia e Finlandia.
Un assaggio dell’isolamento internazionale (a parte il defilato alleato cinese) che la Russia rischia in caso di annessione della Crimea, ma di cui non sembra preoccuparsi, anche se Putin ha chiesto ad Obama di non sacrificare «l’importanza delle relazioni russo-americane per garantire la stabilità e la sicurezza del mondo», mentre il ministro degli esteri Serghiei Lavrov, in una telefonata con il segretario di Stato Usa Kerry, «ha messo in guardia Washington da passi frettolosi e non ponderati capaci di danneggiare i rapporti russo-americani, soprattutto per quel riguarda le sanzioni, che inevitabilmente colpiranno come un boomerang gli stessi Usa».
Mosca continua a preparare il terreno a tutti i livelli per accogliere la Crimea dopo il referendum del 16 marzo. Innanzitutto sul piano legislativo, con i due rami del parlamento che oggi, per bocca dei loro presidenti, si sono detti pronti a riconoscere la «scelta storica della Crimea». Con la propaganda in stile sovietico della tv di Stato, che bombarda i telespettatori con una informazione a senso unico dai toni retorici e interventisti. E anche con la piazza: oggi 65 mila persone hanno partecipato sotto le mura del Cremlino, sulla spianata di San Basilio, ad un concerto-comizio con un fiume di bandiere russe e slogan inneggianti all’unità con Sebastopoli e la Crimea: è stata approvata anche una risoluzione in cui si chiede a Vladimir Putin, «a nome di tutto il popolo russo», di sostenere la decisione del parlamento di Crimea di riunificarsi alla Russia. I manifestanti hanno chiesto inoltre ai parlamentari russi di tenere una seduta straordinaria per avviare subito la procedura di adesione alla federazione russa.

PERICOLOSO !!! ACCORDO TRANSATLANTICO

PERICOLO! ACCORDO TRANSATLANTICO 



Tra due mesi, in maggio, gli elettori spagnoli sceglieranno i loro 54 deputati europei. Questa volta è importante che, al momento di votare, si sappia con chiarezza ciò che sta in gioco. Fino ad ora, per ragioni storiche e psicologiche, la maggioranza degli spagnoli -- contenti d'essere, finalmente, "europei" -- non si prendevano cura di leggere i programmi e votavano alla cieca per le elezioni al Parlamento Europeo. La brutalità della crisi e le spietate politiche d'austerità pretese dall'Unione Europea (EU) li hanno obbligati ad aprire gli occhi. Ora sanno che il loro destino si decide principalmente a Bruxelles.
In questa occasione tra i temi che bisognerà seguire con maggiore attenzione c'è l'Accordo Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti (TTIP) (1).
Questo accordo si sta negoziando tra l'Unione Europea e gli USA, con massima discrezione e senza alcuna trasparenza democratica. Il loro obiettivo è creare la maggiore zona di libero scambio commerciale del pianeta, con circa 800 milioni di consumatori, che rappresenterà quasi la metà del Prodotto Interno Lordo (PIL) mondiale e un terzo del commercio mondiale.
L' UE è la principale economia del mondo: i suoi cinquecento milioni di abitanti dispongono in media, pro capite, di 25.000 € di entrate all'anno.
Ciò significa che l'EU è il maggior mercato mondiale e il principale importatore di manufatti e di servizi, dispone del maggiore volume di investimenti all'estero ed è il principale ricettore planetario di investimenti stranieri. L'UE è anche il primo investitore negli USA, la seconda destinazione dell'esportazione statunitense e il maggior mercato per l'esportazione statunitense di servizi. La bilancia commerciale dei beni destina alla UE un attivo di 76.300 milioni di euro; e quella dei servizi, un deficit di 3.400 milioni. Gli investimenti diretti dell'UE negli USA, e viceversa, si aggirano sui 1200 miliardi di euro.
Washington e Bruxelles vorrebbero chiudere il trattato TTIP in meno di due anni, prima che scada il mandato del presidente Barack Obama.
Perché tanta fretta ?
Perché, per Washington, questo accordo ha un carattere geostrategico. Costituisce un'arma decisiva di fronte all'irresistibile crescita della potenza cinese; e, oltre la Cina, delle altre potenze emergenti del gruppo BRICS ( Brasile, Russia, India, Sudafrica). Bisogna precisare che tra il 2.000 e il 2.008 il commercio internazionale della Cina si è più che quadruplicato: le sue esportazioni sono aumentate del 474% e le importazioni del 403%.
Conseguenze? Gli Stati Uniti hanno perso la loro leadership come prima potenza commerciale del mondo che ostentava da un secolo... Prima della crisi finanziaria globale del 2008, gli USA erano il socio commerciale più importante per 127 Stati del mondo; la Cina lo era solo per 70 paesi. Questo bilancio si è invertito. Oggi, la Cina è il socio commerciale più importante per 124 Stati; mentre gli USA solo per 76.
Che significa tutto ciò? Che Pechino, al massimo in dieci anni, potrebbe fare della sua moneta, il yuan (2), l'altra grande divisa dell'interscambio internazionale (3) e minacciare la supremazia del dollaro. È anche sempre più chiaro che le esportazioni cinesi non sono solo più di bassa qualità a prezzi accessibili grazie alla sua manodopera conveniente. L'obiettivo di Pechino è alzare il livello tecnologico della sua produzione ( e dei suoi servizi) per essere leader domani anche nei settori ( informatica, finanza, aereonautica, telefonia, ecologia, ecc.) che gli USA e altre potenze tecnologiche occidentali pensavano di poter preservare. Per tutte queste ragioni e essenzialmente per evitare che la Cina diventi la prima potenza mondiale, Washington desidera blindare grandi zone di libero scambio dove i prodotti di Pechino avrebbero difficile accesso. In questo preciso momento, gli USA stanno negoziando, con i loro soci del Pacifico (4), un accordo Transpacifico di libero scambio ( Trans-Pacific Partnership, in inglese TPP ), gemello asiatico dell'Accordo Transatlantico (TTIP).
Anche se il TTIP ha incominciato a svilupparsi nel 1990, Washington ha fatto pressione per accelerare le cose. E i negoziati in concreto iniziarono immediatamente dopo che, nel Parlamento Europeo, la destra e la socialdemocrazia approvarono un mandato per negoziare ( accettato anche in Spagna con la proposta presentata, nel Congresso dei Deputati, insieme dal PP [partito popolare] e PSOE [ partito socialista operaio spagnolo]....). Un rapporto, elaborato dal Gruppo di Lavoro di Alto Livello sull'impiego e la crescita, creato nel novembre del 2011 dall'UE e dagli USA, raccomandava l'immediato inizio delle negoziazioni.
La prima riunione si tenne a Washington nel luglio del 2013, seguita da altre due a ottobre e dicembre (5).
Anche se attualmente i negoziati sono sospesi, a causa di disaccordi nel seno della maggioranza democratica del Senato degli Stati Uniti (6), le due parti son decise a firmare al più presto possibile il TTIP. I grandi mezzi di comunicazione dominante hanno parlato poco di tutto questo, sperando che l'opinione pubblica non prenda coscienza di quello che c'è in gioco, e che i burocrati di Bruxelles possano decidere delle nostre vite con tranquillità e in piena opacità democratica.
Con questo accordo marcatamente neoliberale, gli USA e la UE desiderano eliminare il dazio e aprire i loro rispettivi mercati a investimenti, servizi e contrattazione pubblica, ma soprattutto cercano di omogeneizzare gli standard, le norme ed i requisiti per commercializzare beni e servizi. Secondo i difensori di questo modello liberoscambista, uno dei loro obiettivi sarà "avvicinarsi il più possibile ad una totale eliminazione di ogni forma di dazio per il commercio transatlantico di beni industriali e agricoli". In quanto ai servizi, l'idea è "aprire il settore dei servizi, come minimo, tanto quanto si è riusciti, fino ad ora, per altri accordi commerciali" e allargarlo ad altre aree, come quella dei trasporti. Rispetto all'investimento finanziario le due parti aspirano a "raggiungere i più alti livelli di liberalizzazione e protezione degli investimenti". Per quanto riguarda i contratti pubblici l'accordo pretende che le imprese private abbiano, senza discriminazioni, libero accesso a tutti i settori dell'economia ( inclusa l'industria della difesa).
Anche se i mezzi di comunicazione dominante appoggiano senza restrizioni questo accordo neoliberale, si sono moltiplicate le critiche, soprattutto in seno a qualche partito politico (7), a numerose ONG ed organizzazioni ecologiste e in difesa del consumatore. Ad esempio, Pia Eberhardt, membro dell'ONG Corporate Europe Observatory, denuncia che i negoziati si sono tenuti senza trasparenza democratica e in modo che le organizzazioni civili non fossero messe a conoscenza, nei dettagli, di quello che si è concordato fino ad ora: "Ci sono documenti interni della Commissione Europea - dichiara l'attivista - che indicano che Questa si riunì, nella fase più importante, esclusivamente con impresari e le loro lobbys. Non ci fu un solo incontro con organizzazioni ecologiste, con sindacati, né con organizzazioni per la difesa del consumatore" (8).
Eberhardt osserva con ansia una possibile diminuzione dei requisiti per l'industria alimentare. "Il pericolo, commenta, lo presentano gli alimenti non sicuri importati dagli USA che potrebbero essere transgenici, o i polli disinfettati con cloro, procedimento proibito in Europa". Aggiunge che l'industria agro-pastorale statunitense esige l'eliminazione degli ostacoli europei per questo tipo di esportazioni.
Altri critici temono le conseguenze del TTIP in materia di educazione e conoscenza scientifica, potrebbe estendersi ai diritti intellettuali. In questo senso, la Francia, per proteggere il suo importante settore audiovisivo, ha già imposto una "eccezione culturale". Il TTIP non controllerà le industrie culturali.
Varie organizzazioni sindacali avvertono che, senza dubbio, l'Accordo Transatlantico sprofonderà nei tagli sociali, nella riduzione dei salari, e distruggerà l'impiego in diversi settori industriali (elettronica, comunicazione, attrezzature dei trasporti, metallurgia, carta, servizi per le imprese) e agrari (pastorizia, agrocombustibili, zucchero).
Gli ecologisti europei e i difensori del commercio giusto spiegano inoltre che il TTIP, eliminando il principio di precauzione, potrebbe facilitare l'eliminazione di normative per la difesa dell’ambiente o di sicurezza alimentare e sanitaria, nello stesso tempo può supporre una riduzione delle libertà digitali. Alcune ONG ambientaliste temono che anche in Europa si incominci a introdurre il fracking, ossia l'uso di sostanze chimiche pericolose per gli acquiferi, per poter sfruttare il gas e il petrolio di scisto (9).
Però uno dei principali pericoli del TTIP è che incorpori un capitolo sulla "protezione degli investimenti", cosa che potrebbe aprire le porte a imprese private per querele multimilionarie, in tribunali internazionali d'arbitraggio ( al servizio delle grandi corporazioni multinazionali), nei confronti di Stati che intendano proteggere l'interesse pubblico, che supporrebbe una "limitazione dei profitti degli investitori stranieri".
Qui quella che è in gioco è semplicemente la sovranità degli Stati ed il Loro diritto a realizzare politiche pubbliche a favore dei propri cittadini. Per il TTIP i cittadini non esistono; ci sono solo consumatori e questi appartengono alle imprese private che controllano i mercati.
La sfida è immensa. La volontà civica di fermare il TTIP non deve essere di meno.