VOTA ANTONIO....... LA TRIPPA ....

venerdì 30 novembre 2012

UN AVVISO X LE COMPERE NATALIZIE

         

 I persuasori occulti e il neuro marketing 


 La pubblicità può essere descritta come la scienza di fermare l’intelligenza umana abbastanza a lungo da ricavarne denaro”, Stephen Leacock
Nel 1957 il giornalista Vance Packard scrisse “I persuasori occulti”, un libro che svelava i trucchi psicologici e le tattiche usate dal marketing, per manipolare le nostre menti e convincerci a comprare.
Libro inquietante per l’epoca. Oggi però, i pubblicitari sono diventati più bravi, furbi e spietati.
Grazie ai nuovi strumenti tecnologici, alle scoperte nel campo del comportamento, della psicologia cognitiva e delle neuroscienze, sanno cosa ha effetto su di noi molto meglio di quanto noi stessi possiamo immaginare.
Scansionano i nostri cervelli e mettono in luce le paure più nascoste, i sogni, i desideri; ripercorrono le orme che lasciamo ogni volta che usiamo una tessera fedeltà o la carta di credito al supermercato.
Sanno cosa ci ispira, ci spaventa e cosa ci seduce, e alla fine, usano queste informazioni per celare la verità, manipolarci mentalmente e persuaderci a comprare.
Vediamo alcune strategie messe in atto dai “persuasori”.
Il Kids marketing
Gran parte del budget del marketing è impiegata per impiantare i brand (marchi) nel cervello dei piccoli consumatori, perché le nostre preferenze per i prodotti attecchiscono dentro di noi ancora prima di nascere. Il linguaggio materno è udibile dall’utero, ma quello che non si sapeva è che la musica lascia nel feto un’impressione duratura in grado di plasmare i gusti che avranno da adulti.
Le ultime scoperte confermano che ascoltare reclame e jingle pubblicitari nell’utero ci predispone favorevolmente nei confronti dei brand associati. Il marketing lo sa e ha iniziato ad escogitare modi per capitalizzare tale spregiudicato fenomeno…
Con il kids marketing si coinvolgono i bambini nei giochi, monitorando il loro comportamento e preferenze, il tutto per aggiornare gli assortimenti dei supermercati: ridisegnare forma e colore degli scaffali, arricchire i totem posizionati di fianco alle casse, ecc. Non a caso giocattoli e merendine sono disposti a circa un metro da terra, alla portata dei più piccoli.
I bambini sotto i tre anni (guardano 40.000 spot pubblicitari all’anno e conoscono più nomi di personaggi pubblicitari che animali), solo negli Usa, rappresentano un mercato da 20 miliardi di dollari!
A 6 mesi i bambini sono in grado di formarsi un’immagine mentale di loghi, e infatti i biberon e passeggini vengono decorati con personaggi ad hoc. I loghi riconosciuti a 18 mesi saranno preferiti anche da adulti.
Per finire, condizionando i bambini agli acquisti si condizionano anche i genitori: il 75% degli acquisti spontanei può essere ricondotto a un bambino e una madre su due compra un alimento che è stato chiesto dal figlio.
Marketing della paura e nostalgia
La paura è un’emozione che stimola la secrezione di adrenalina, scatenando il riflesso primordiale del combatti o fuggi. Tale riflesso produce a sua volta un altro ormone, l’epinefrina che determina un piacere estremo.  Il sangue affluisce ad arti e muscoli, per cui il cervello ne sarà privato, e questo ci rende incapaci di pensare con lucidità: la paura è persuasore molto efficace (psicofarmaci, vaccini, ecc.). Le case farmaceutiche spendono decine di miliardi di dollari per inventare nuove malattie e alimentare le nostre paure. Risultato? Le vendite di farmaci da ricetta in America raggiungono i 235 miliardi di dollari all’anno.
Spesso l’approccio consiste nell’evocare emozioni negative, indi presentare l’acquisto del prodotto come l’unico e veloce modo di liberarsi di quell’emozione. Pubblicità più sofisticate adoperano invece l’umorismo come rinforzo positivo: far ridere è un ottimo mezzo per far simpatizzare con il prodotto.
Viceversa, struggersi nei ricordi migliora l’umore, l’autostima e rafforza le relazioni.
La nostra predilezione per la nostalgia dipende dal fatto che il cervello è programmato per ricordare le esperienze passate come più piacevoli di quanto le avessimo ritenute nel momento. Tendiamo a valutare gli eventi passati in una luce più rosea.
Anche la nostra età percepita è un fattore cruciale nelle decisioni di acquisto: più invecchiamo e più rimpiangiamo il passato. Il “marketing della nostalgia” è una strategia di grande efficacia, con cui i pubblicitari riportano in vita immagini, suoni e spot del passato per venderci un brand.
Le dipendenze
I cibi ricchi di grassi e zuccheri (cioccolate, patatine, merendine...) sono tra i prodotti che generano più dipendenza. Le aziende arricchiscono appositamente i loro prodotti con sostanze che creano assuefazione (glutammato monosodico, caffeina, sciroppo di mais, aspartame, zucchero).
Uno studio pubblicato su “Nature Neuroscience”, dimostra che questi alimenti agiscono sul cervello in modo quasi identico alla cocaina e all’eroina!
Lo zucchero stimola la secrezione della dopamina, il neurotrasmettitore del benessere, mentre la caffeina ne inibisce il suo riassorbimento, facendoci sentire briosi e vivaci, e dall’altra  stimola l’adrenalina che ci fa sentire carichi.
Anche i giochi danno una dipendenza fisiologica fortissima, il cervello infatti reagisce rilasciando più dopamina. Per questo le aziende cercano di aumentare le vendite di Playstation e Wii, anche perché hanno scoperto che quando i giochi sono progettati a dovere, non fanno sviluppare soltanto una dipendenza dal gioco stesso, ma possono riprogrammare il cervello rendendo dipendenti dall’atto di comprare, dallo shopping.
Usano i videogiochi per trasformarci in drogati dello shopping: brandwashing.
Vanity sizing
E’ un bieco trucco con cui alcuni negozi vendono abiti più larghi per farci credere di indossare una taglia più piccola.
Le taglie riportate nelle etichette di abbigliamento spesso non corrispondono a quelle reali: sono di una taglia più bassa. Il neuromarketing sa benissimo che ambo i sessi comprano più volentieri un prodotto che li fa sembrare più magri, anche se ciò non è vero.
Celebrity marketing
Sfruttano la fama delle celebrità (attori, sportivi, ecc.) per lavarci il cervello, perché un prodotto associato a una persona famosa esercita un ascendente subliminale potentissimo.
Il “celebrity marketing” fa leva sul fatto che sogniamo di diventare famosi, belli e popolari, vogliamo essere loro o almeno essere come loro.
Non a caso il numero delle persone famose si è moltiplicato negli ultimi anni, grazie a programmi creati ad arte: reality show, intrattenimento, ecc. Aumentano i testimonial per poterli usare per la pubblicità.
Data mining
Si tratta di un business enorme che consiste nel tracciare e analizzare il comportamento dei consumatori, per poi categorizzare ed elaborare i dati e usarli per persuaderci a comprare e, a volte, a manipolarci.
Le aziende possono conoscere le nostre abitudini, l’etnia, il sesso, l’indirizzo, il telefono, il numero dei componenti della famiglia e molto altro ancora. Il nome tecnico è “Ricerca motivazionale”, e in pratica vanno alla ricerca delle motivazioni che stanno alla base dei comportamenti di acquisto dei consumatori.
Analizzando i dati delle carte fedeltà e incrociandoli con quelli delle carte di credito, è possibile scoprire delle cose inquietanti su tutti noi.
I “programmi fedeltà” infatti esistono solo per persuaderci a comprare di più.
Ogni volta che usiamo tali carte, viene aggiunta al nostro archivio digitale l’indicazione di quello che abbiamo comprato, le quantità, l’ora, il giorno e il prezzo. Quando usiamo le carte di credito, l’azienda archivia la cifra e la tipologia merceologica: ad ogni transazione è assegnato un codice di quattro cifre che indica la tipologia di acquisto.
Dove questi dati vadano a finire è facile da immaginare.
Percorsi e orientamento
Sapevate che si spende di più se ci muoviamo nel negozio in senso antiorario?
Il braccio destro ha più margine di movimento per afferrare i prodotti; la guida delle auto, tranne alcuni paesi, è a destra e leggiamo da sinistra a destra, per cui i nostri occhi tendono a seguire questo movimento anche quando si è davanti a uno scaffale.
I supermercati sono pensati per favorire la circolazione dei clienti da destra a sinistra, col risultato che le cose più acquistate sono sempre sugli scaffali a destra. Le grosse industrie, sapendo questo, posizionano i loro prodotti civetta sempre a destra.
La porta d’ingresso è sempre a destra, e questo è un modo subdolo nel determinare il flusso d’acquisto antiorario.
Infine i percorsi contorti all’interno servono per farci camminare lentamente, e più lentamente ci muoviamo, più prodotti vedremo…e saremo tentati di comprare.
I beni di prima necessità come sale, zucchero, ecc., sono posizionati lontanissimo dall’ingresso e difficili da scovare, obbligandoci a ripercorrere più volte le corsie facendoci girare l’intero supermercato. Addirittura in molti supermercati cambiano di posto i prodotti una volta al mese, per impedirci di trovare facilmente quello che cerchiamo.
L’istituto ID Magasin, specializzato in ricerche comportamentali e di mercato, ha messo a punto un dispositivo per registrare ciò che il cliente guarda da quando entra a quando esce, scoprendo che l’area più osservata negli scaffali è a circa 20 centimetri al di sotto del nostro orizzonte visivo.
Un prodotto collocato a un metro e mezzo d’altezza ha la massima probabilità d’essere notato e quindi di essere acquistato.
La musica è servita
Quale musica è meglio: rock, metallica, samba o sinfonica?
A questo ci pensano aziende come Muzak, gli “architetti audio”, che hanno progettato 74 programmi musicali in 10 categorie diverse, che spaziano dal rock, alla classica, e tutte sortiscono un effetto psicologico ben preciso e diverso.
Anche la velocità e il ritmo sono importanti. Nei supermercati la musica è lenta perché dobbiamo muoverci più lentamente per comprare di più, mentre nei fast-food e ristoranti è più veloce allo scopo di accelerare il ritmo della masticazione, in questo modo ci spingono ad andarcene prima per servire più clienti.
I carrelli della spesa
Nel 60% dei carrelli si trovano batteri coliformi, gli stessi dei bagni pubblici. Uno studio ha trovato più batteri di tutte le altre superfici analizzate, inclusi water e poggiatesta dei treni.
Il carrello è stato inventato nel 1938, con l’unico intento di stimolare gli acquisti, e nel corso degli anni le dimensioni sono aumentate permettendo di contenere più prodotti.
Oggi si trovano carrelli di dimensione ridotta dedicati ai bambini, e in questa maniera da una parte vengono abituati e indottrinati fin da piccoli a usarlo, dall’altra possono riempirlo con i prodotti posizionati alla loro altezza.
Esposizioni
Le industrie pagano per posizionare i loro prodotti dove possono essere visti più facilmente dalle persone: un metro e mezzo da terra, a destra e a fine corsia.
Posizionano a fine corsia, dove c’è anche più spazio, prodotti ad alto profitto, come le cioccolate e che ispirano acquisti compulsivi.
Le persone comprano il 30% in più di prodotti che sono posizionati nelle esposizioni di fine corsia, rispetto quelli a metà corridoio, perché si pensa che “il vero affare è alla fine”.
Attenzione agli amici
Paradossalmente il persuasore occulto più potente sono proprio gli amici. Il marketing e le aziende non possono nulla in confronto all’influenza esercitata da un consumatore sull’altro. Nulla è più persuasivo quanto osservare una persona che conosciamo e rispettiamo intenta a usare un prodotto.
Quando un brand ci è raccomandato da un’altra persona, nel nostro cervello le aree razionali e procedurali si disattivano. Tali meccanismi spiegano come mai la pubblicità basata sul passaparola ci resta in testa per settimane, mentre non ricordiamo gli spot televisivi visti alla mattina.
Conclusione
Aveva ragione Edward L. Bernay, padre della Propaganda, quando scrisse nel 1928 che “gli uomini raramente sono consapevoli delle vere ragioni che stanno alla base delle loro azioni”.
Questo articolo è incompleto perché il materiale su tali argomenti è faraonico, ma dopo questa lettura forse saremo un po’ più consapevoli del piano diabolico del neuromarketing.
La consapevolezza, assieme a un percorso di crescita evolutivo-spirituale, rimangono gli strumenti più potenti per difendersi dalla persuasione….e non solo.
Partendo da hic et nunc, qui e ora, è molto importante essere presenti il più possibile nella nostra vita. La tv, in quanto strumento prìncipe della manipolazione, meno la guardiamo e meglio è per tutti, soprattutto per i bambini. Infine, evitare di fare la spesa durante gli orari di pranzo e cena, perché lo stimolo della fame incentiva acquisti compulsivi, non usare il carrello e portarsi sempre la lista della spesa.
Questi consigli sono banalità o possono far tremare i polsi alle multinazionali? Lo sapremo solo se li metteremo in pratica…  ok                                                         

domenica 25 novembre 2012

VIOLENZA/E

     
    VIOLENZA/E    

     Togliersi la vita a 15 anni e rompere il silenzio. Rompere il silenzio di una società atrofizzata dal pensiero unico dominante, di una scuola che sempre più spesso si trasforma in luogo di diseducazione, di una politica incapace di rispondere ai bisogni.
Togliersi la vita a 15 anni, per il dolore di un peso insopportabile, nell'età in cui la leggerezza è, giustamente, la cifra dell'esistenza. Cosa sia accaduto al piccolo A. per arrivare a tanto è, drammaticamente facile da scoprire, impossibile da comprendere. Era gay? Era eterosessuale? Era A., un ragazzo di 15 anni che frequentava il suo liceo, aveva degli amici, una famiglia, degli interessi, un'intelligenza, un corpo. Era un ragazzo che amava un colore proibito al suo genere, che si divertiva a smaltarsi le unghie, che, probabilmente, era più gentile e fragile dei suoi coetanei maschi di azzurro vestiti. Il punto, però, non è quale fosse il suo orientamento sessuale o perché amasse il rosa, ma perché adesso non c'è più. Indipendentemente da tutto questo, che è solo l'epifenomeno, il cuore della questione è un altro, e cioè perché alcuni utilizzano parole come gay, lesbica, transessuale, cioè orientamenti, scelte di vita, vissuti di milioni di persone nel mondo, al posto degli insulti, e lo possano fare impunemente.

Alla luce di questo è necessario trovare degli scudi per difendere la prossima vittima, e degli strumenti per modificare radicalmente queste abitudini criminali. E questo, ovviamente, spetta alla politica, a quella stessa politica che poco meno di due settimane fa ha affossato in Parlamento la Legge sull'omofobia, che non ritiene di dover dare gli stessi diritti a tutte le cittadine e a tutti i cittadini dello Stato, che non si preoccupa dell'imbarbarimento della società che è chiamata a rappresentare. Ma forse questo è proprio il frutto della barbarie dei rappresentanti, che ha infettato anche i rappresentati.

Come si può pensare di vivere in un Paese in cui l'altrui esistenza diventa un insulto? Come si può pensare una democrazia senza i diritti civili elementari? Come si può formare una generazione, il cui tempo è il futuro, nella barbarie del presente?

La civiltà non è un fatto individuale, ma collettivo, e la responsabilità dunque della barbarie non è solo di chi la compie ma anche di chi non la combatte.

C'era un tempo in cui in questo Paese la scuola pubblica era un volano d'emancipazione, di incivilimento, di educazione al miglioramento delle proprie condizioni di partenza e dei propri limiti. Oggi, invece, la scuola è diventata una palestra di conformismo e di competizione, un luogo in cui si devono nascondere le differenze e alimentare le solitudini, e che non è previsto che formi cittadini consapevoli.

Viene da chiedersi, con un pizzico di angoscia, cosa insegnino nelle scuole oggi, quale sia l'idea di rispetto che propugnano, quale il senso di collettività e di scoperta che fanno praticare a queste ragazze e a questi ragazzi. E, aggiungendo un pizzico di retropensiero, viene da chiedersi che relazione ci sia tra i soldi salvati sempre e solo per le scuole private, il fatto che queste ultime siano troppo spesso di proprietà della Chiesa o di qualche ente affine, e il tipo di educazione che si insegna nelle scuole, spesso anche in quelle pubbliche. Quando diciamo che vogliamo una scuola pubblica, democratica e laica, diciamo che non vogliamo che l'educazione del nostro futuro venga subordinata ad una qualche religione e ai suoi precetti, ma che sia libera, e rispettosa delle vite di tutti nel profondo, delle vite materiali fatte delle loro differenze, dei loro vissuti, delle loro scelte.

Come definire una scuola in cui gli studenti scherniscono, offendono, vessano un compagno, e gli insegnanti non lavorano per mettere fine a tutto questo? L'immagine più difficile da metabolizzare, quella che davvero non lascia spazio a nessun sentimento positivo, è quella di un insegnante che si unisce al coro, ammonendo un ragazzo, e umiliandolo, perché ha lo smalto sulle unghie. E' l'immagine dello sfacelo, del deterioramento della scuola e del suo significato più profondo. Immaginare che, dopo l'intolleranza dei quindicenni, bisogna subire anche quella di chi dovrebbe educare quegli stessi quindicenni alla tolleranza, al rispetto delle differenze, alla bellezza e al potere dell'amore, per il sapere e per gli esseri umani, è davvero insostenibile. La politica, il Governo, devono interrogarsi su questo, e non lasciare che altri amici, genitori, innamorati, perdano qualcuno che gli è caro perché ucciso dalle umiliazioni e dalla barbarie. E' importante, fondamentale, improrogabile, che il nostro Paese si doti di una legge che punisca e quindi prevenga il reato di omofobia, perché in caso contrario saranno tutti complici, anche dell'assassinio o del suicidio della prossima vittima, che sarà, come A., vittima non di violenze private ma di una continua violenza pubblica, dello Stato e di chi lo rappresenta, fatta ai danni di tante e tanti.

E poi è necessario che ci si faccia carico, una volta per tutte, dell'orizzonte di civiltà in cui vogliamo che crescano le giovani generazioni, attraverso maggiori e più costanti attenzioni nei confronti dei luoghi in cui i giovani si formano, come la scuola, e di coloro che sono designati a farlo, come gli insegnanti. Serve una maggiore formazione laica e non asservita a precetti cattolici per coloro che scelgono di educare i ragazzi e le ragazze, e serve che la rigidità, troppo spesso utilizzata da costoro per “normalizzare gli eccentrici”, venga utlizzata per isolare e “curare” i violenti, quelli che comunemente chiamiamo bulli. Non arginare costoro, non insegnare loro sin da ragazzini che prima di tutto esiste il rispetto inviolabile dell'altro da sé, significa rendersi complici delle sofferenze che oggi patisce un qualunque ragazzo o una qualunque ragazza a scuola, e che domani potrebbe trasformarsi in una violenza ben più grave e pericolosa. Non sarebbe di certo la prima volta che un bulletto tutto testosterone e spavalderia si trasformi poi in un maschio assassino, in uno che, qualche anno dopo, continua a esercitare la sua prepotenza sul corpo e sulla vita delle donne che hanno la sfortuna di incontrarlo. Esiste, purtroppo, una relazione fortissima e drammatica tra queste violenze, un filo conduttore che ha a che fare col nesso maschile-potere. E la violenza sulle donne, non è la conseguenza di questo, bensì la causa.
Luce Irigaray sottolinea come il tema delle differenze di genere, la piena comprensione di quelle esistenti tra uomo e donna, sia la base fondamentale per accettare l'altro/a, gli/le altre/i. Nell'ideologia dell'ordine simbolico, purtroppo ancora dominante, la donna è lo specchio attraverso cui l'uomo, guardandola come inferiore, sublima la sua condizione di superiorità. Ed ogni movimento, ogni azione che prova a infrangere quello specchio è un pericolo per il maschio dominante. Ogni manifestazione che metta in discussione questo “ordine (in)naturale delle cose” è dunque per l'uomo fonte di rabbia e violenza, poiché è inaccettabile che la superiorità e il dominio maschile sulla donna e sul tutto vengano messi in discussione.

E' inaccettabile che una donna possa decidere di mettere fine a una relazione, che decida i tempi e le modalità della sua vita, che possa vivere le stesse opportunità di un uomo. E' inaccettabile per un uomo vedere attraverso quello specchio non più la propria superiorità, ma l'immagine duale di cui la società si compone.

Inaccettabile per davvero è che in questa società non vengano presi dei provvedimenti specifici e urgenti per fermare lo sciame di violenze che si infrangono sulle donne e sulle differenze, sempre più spesso, purtroppo, causando vittime.
Il dramma, la piaga della società, questo è la violenza alle donne, che non fa distinzioni di etnia, religione, classe, titolo di studio. Gli uomini uccidono e fanno violenza alle donne in maniera del tutto trasversale, dal da chi non riesce a sbarcare il lunario all'avvocato ricco, dall'italiano al migrante, dal giovane al meno giovane. E la crescita, spaventosa, della violenza a giovani donne compiuta da giovani uomini è un campanello d'allarme inquietantissimo. Tra le giovani, infatti, cresce una consapevolezza sempre maggiore dei propri diritti, delle proprie aspettative, della propria libertà, che è un fatto splendido e straordinario per il nostro tempo, e se le istituzioni non saranno in grado di accompagnare questa crescita con delle politiche adeguate, ogni conquista ricadrà nell'oblio. Le giovani stanno avendo la forza di lottare, e le istituzioni devono rispondere adeguatamente. La scuola potrebbe avere un ruolo centrale e straordinario in questo, se solo si mettessero in pratica i programmi reali per l'insegnamento. Per esempio l'educazione sessuale, troppo spesso “dimenticata” più per un assurdo pudore che per incuria; l'educazione civica, che dovrebbe servire per formare appunto cittadini consapevoli, delle leggi e dei diritti che tutti hanno e devono avere nel proprio Paese, compresi i migranti per esempio; e perché no, gli studi sul genere, attraverso dei percorsi che portino le ragazze a concepirsi come donne libere, prive di timori, consapevoli del significato dell'essere donna, e i ragazzi a vivere questo come assolutamenti normale. Aiutando, inoltre, quegli stessi ragazzi a fare lo stesso percorso, scoprendosi uomini senza “l'aiuto” dello specchio che li faccia vedere come superiori, ma semplicemente altro dalla donna, diversi ma uguali nei diritti.

Lo Stato, dal canto suo, continua a mantenere un livello bassissimo di tutela e prevenzione dalla violenza. I centri antiviolenza continuano a chiudere, o quando va bene a vivere di stenti e volontariato, le leggi vengono applicate parzialmente, e soprattutto chi dovrebbe applicarle è ancora impreparato e a volte addirittura titubante. Siamo il penultimo Paese europeo ad avere firmato, da ventitresimo su 24, la Convenzione di Istanbul, che resta, come in tutti gli altri Paesi tranne che in Turchia, ancora da ratificare da parte dei Parlamenti, e dunque assolutamente inutilizzabile al fine di costituire l'Osservatorio europeo sulla violenza di genere.
Siamo in ritardo, ed ogni giorno che passa diventiamo complici di nuove violenze e di vite spezzate, spezzate dalla violenza di un maschile che diventa sempre più pericoloso e da un’inefficacia del lavoro delle istituzioni. Abbiamo bisogno di leggi, di chi le faccia rispettare, ma abbiamo tanto, tantissimo bisogno, di cambiare la cultura di fondo che permea la nostra società, maschilista, omofoba, criminale.                                                   

ANTI -FORNERO

       

         

Nasce il partito anti-Fornero per difendere i pensionati

Truffa ricongiungimenti, i partiti di maggioranza e la Lega Nord puntano a un emendamento alla legge di stabilità. Entro mercoledì il ministro in Commissione Lavoro 

"I presupposti per una soluzione farsa in stile esodati ci sono tutti. Il tempo per risolvere la grana dei ricongiungimenti onerosi sta ormai per scadere e l’esecutivo dei prof non sa ancora dove mettere le mani. Il sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo, ha assicurato che il governo si farà carico del problema, ma la verità, come per chi è stato lasciato in mezzo al guado dalla riforma delle pensioni, è che nessuno sa con esattezza le dimensioni del fenomeno e i costi di un ipotetico intervento. La Ragioneria dello Stato parla di 2,4 miliardi. Secondo l’Inps ne servirebbero 1,4. In realtà, le cifra che stanno emergendo in commissione Lavoro alla Camera, dove si sta creando un fronte compatto contro i tentennamenti del governo, si aggirano sui 900 milioni di euro spalmati su circa 10 anni. Soldi che potrebbero addirittura essere dimezzati se si decidesse di optare per un intervento soft che reintroduca i ricongiungimenti gratuiti, ma solo ai fini della pensione di vecchiaia", spiega Sandro Iacometti su Libero di domenica 25 novembre. La sostanza politica è chiara: per risolvere il pasticcio dei ricongiungimenti sta nascendo il partito anti-Fornero. Obiettivo, scongiurare la truffa sui fondi. Entro mercoledì, il ministro Fornero si recherà in Commissione Lavoro per risolvere la grana contributi. E i partiti di maggioranza e la Lega Nord puntano a un emendamento alla legge di stabilità.
                                                     

LE TRE PENSIONI DI BERSANI

       

 

Le tre pensioni di Bersani

    Non è il cantante, ma il segretario Pd Pier Luigi ( nel tondo ), il Bersani che ne ha tre di vitalizi, «mentre io non ne ho neanche uno» dice Renzi che ha sfida­to la nomenklatura anche sul cumulo delle pensioni. Il segretario del Pd è nel­la condizione di molti politici di profes­sione. Avendo lavorato nel partito co­me funzionario, ed essendo stato poi eletto in varie cariche, Bersani si ritro­verà, quando non sarà più parlamenta­re, a cumulare tre pensioni. Innanzitut­to quella da deputato. Avendo fatto tre legislature alla Camera, l’assegno del segretario Pd si aggirerà attorno ai 5mi­la euro lordi al mese. E si aggiungerà al vitalizio da ex consigliere regiona­le in Emilia-Romagna.  
Bersa­ni ci è entrato trentenne, e ci è rimasto per anni, fino a diventarne il governatore (sempre da consigliere), nel 1993. Il calcolo com­plessivo della sua pensio­ne da ex cons­igliere lo han­no fatto quelli del M5S in Re­gione: 4 .423,55 euro lordi al me­se. I due vitalizi si cumulano, la legge non lo vieta. Anzi, permette che si ag­giunga un altro assegno vitalizio, matu­rato dal lavoro extrapolitico. Bersani, ad esempio, ha fatto l’insegnante per un breve tempo dopo la laurea con lode in Filosofia, e successivamente è stato funzionario del Pci-Ds. Da questa attività lavora­tiva e dai relativi versa­menti Inps il segretario (come qualunque altro di­pendente del partito) ha ma­turato un terzo vitalizio, che si cumulerà ai due guadagnati con le legi­slature passate. Su quanto possa am­montare questa terza pensione è ar­duo fare ipotesi, e in generale sul fronte contributivo ci sono stati parecchi pro­blemi in casa Ds, come ci conferma il te­soriere Ugo Sposetti.                                                

LE POLTRONE DEI PRIVILEGI

     


  

Le poltrone dei privilegi affascinano, seducono, incantano  

Senza pudore questi nostri politici. Il bue chiama cornuto l’asino. Guardano la pagliuzza nell’occhio degli altri e non la trave che è nel loro occhio. Da che pulpito viene la predica… Vivono in mezzo ai privilegi, sono attaccati ai loro privilegi come le cozze allo scoglio, stanno facendo schifo fino all’ultimo con la legge elettorale, per non perdere i loro privilegi, per non doversi alzare dalla poltrona dei privilegi. Hanno approvato tutte le leggi popolo-succhiasangue escogitate dal governo per salvaguardare banche e grandi ricchezze, e poi vengono in Tv e fingono d’arrabbiarsi, fingono di scandalizzarsi poiché il conduttore televisivo non si degna di dire loro quanto guadagna. Così hanno fatto Giorgio Clelio Stracquadanio e Renato Brunetta (bella coppietta) rispettivamente durante le trasmissioni “Servizio pubblico” di Michele Santoro e “L’ultima parola” condotta da Gianluigi Paragone. Il primo politico per l’agitazione è diventato rosso paonazzo, il secondo si dimenava come un maggiolino sottosopra. Per costringere buona parte di questi politici senza pudore a togliere il sedere dalla poltrona dei privilegi, verrebbe voglia di votare per il Movimento 5 Stelle, ma il fatto è che quelle poltrone incantano, affascinano, seducono. Chi ci assicura che una volta che ci si siederanno i nuovi parlamentari del Movimento, non ne resteranno affascinati, sedotti, incantati? L’unica possibilità è far sparire le poltrone dei privilegi, oltre a quelli che attualmente vi si crogiolano.                            


                                                     
                                             

PER IL MINISTRO DELL' INTERNO

           

Per il Ministro dell’Interno c’è il “pericolo” di rivoluzione?




   Non esiste un concetto definito di rivoluzione, perché la rivoluzione è in permanente evoluzione e definire la rivoluzione vorrebbe semplicemente significare la fine stessa della rivoluzione.
Il termine rivoluzione ultimamente è stato utilizzato per vari eventi politici e sociali rilevanti, come la Primavera Araba, la prima elezione di Obama alla guida degli Usa, ma anche per semplici spot pubblicitari.
A parer mio la rivoluzione altro non è che la rottura di quelle catene che legano una moltitudine di individui ad una collettività amorfa adattata all’ordine sociale ed economico come imposto da una cerchia elitaria indirizzante l’equilibrio sociale oggi esistente.
Equilibrio fondato sulla non equità, sulla non solidarietà, sull’austerità, sull’ingiustizia sociale.
La rivoluzione dovrebbe mirare alla realizzazione di un sistema sociale fondato sull’equità, solidarietà e giustizia sociale rispettosa dei diritti umani.
Già, perché oggi giorno il concetto di giustizia sociale è utilizzato spesso anche dalle forze di estrema destra, che dilagano in tutta Europa, ed allora si deve differenziare anche il concetto medesimo di giustizia sociale.
Woody Allen direbbe che per fare una rivoluzione ci vogliono due cose: qualcuno o qualcosa contro cui rivoltarsi e qualcuno che si presenti e faccia la rivoluzione.
Il qualcuno o qualcosa contro rivoltarsi esiste, è il capitalismo, mentre quel qualcuno che si presenti e faccia la rivoluzione lo si intravede.
Ed è per questo motivo che il Ministro dell’Interno ha recentemente dichiarato che “Non possiamo consentire alla piazza di fare le scelte della politica” , mentre il Capo della Polizia afferma che “quando chi deve affrontare il problema e trovarne la soluzione non lo trova, ecco che diventa tutto dissenso, tensione, fibrillazione, effervescenza di piazza. Ecco che i poliziotti sono chiamati ad affrontare un problema che non toccherebbe loro”
Cosa vuole dire ciò?
L’Italia è in fase di sospensione democratica. Cosa ammessa pacificamente da tutte le componenti sociali, politiche e sindacali. Esiste un vuoto politico enorme, è venuta meno la canonica intermediazione tra la collettività ed il Palazzo della rappresentanza con il conseguente annichilimento della sovranità popolare.
Legittimare le azioni di protesta, spesso dure e violente, cosa in vari casi inevitabile, in altri artificiosa, vorrebbe dire legittimare azioni che mirano a demolire l’esistente, o meglio a colmare il vuoto politico con l’essenza della democrazia, la sovranità popolare.
Certo è anche chiaro che qualcuno coglierà l’attimo per indirizzare le lotte nell’ambito della campagna elettorale, ma l’astensionismo enorme e reale e la voglia di andare oltre, travolgerà ogni ipocrisia.
Ecco alcuni sindacati concertativi, anche di sinistra, che sino ad oggi hanno ammortizzato il conflitto sociale, prendere le distanze dalle manifestazioni di piazza, ritirarsi dagli scioperi “unitari”, od in alcuni casi neanche parteciperanno alle iniziative per esempio intraprese dall’unico movimento che ora è visibile, quello studentesco.
Avranno probabilmente delle direttive chiare in tal senso, unire il fronte del lavoro con quello studentesco è pericoloso.
Unire operai e studenti, lavoratori e studenti è un qualcosa da evitare per coloro che trovano legittimazione esistenziale proprio grazie a questo sistema economico e sociale che contrastano solo in via demagogica. D’altronde ciò è comprensibile visto e rilevato che parliamo di corporazioni sociali e sindacali che hanno un ruolo importante ed economico grazie alle regole esistenti.
Le forze dell’Ordine sono chiamate a garantire, sotto la maschera dei luoghi sensibili, il sistema esistente, l’antidemocrazia, la non sovranità popolare. Questo, i singoli soggetti che fanno parte delle forze dell’ordine, devono comprenderlo ed allora il manganello e la non legittimazione politica o sindacale delle lotte vere e sincere e non strumentali od indirizzate per altri fini, si coalizzano per evitare semplicemente ciò che rischia di essere inevitabile, la rivoluzione per la sovranità popolare.
Forse manca la consapevolezza di ciò, forse il popolo non è ben cosciente che si è innanzi ad un bivio che potrebbe comportare la caduta del presente. Probabilmente anche la paura del dopo, l’incertezza del dopo, rende tutto semplicemente labile e destinato, forse, ad un semplice urlo di piazza.
Sarà una storia lunga, molto lunga, ma il popolo deve sapere che il neofascismo e neonazismo è alle porte, e sbatte sempre con maggior violenza i pugni per far sentire la sua presenza, se non si organizzerà in modo chiaro e conciso e consapevole l’azione della rivolta, quello che potrebbe sembrare un semplice malumore ma che in realtà è reazione alla depressione e repressione sociale, verrà coltivato da chi vuole semplice autoritarismo, stragi, da chi vuole il male dell’umanità.                                                             

venerdì 23 novembre 2012

LUIGI CRESPI IL SUO BLOG

         

          ECCOVI IL LINK              E DATELI UNA MANO A FIRMARE GRAZIE
   Ti Stimo Moltissimo Luigi Crespi Con Affetto Da Marinè
                                 
                                                          http://luigicrespi.clandestinoweb.com/2012/11/bollettino-n49-del-45-giorno-di-prigionia-di-ambrogio-crespi-ieri-davanti-al-carcere-di-opera-un-flash-mob-per-ambrogio-libero-video/                                                                    

COLLETTA ALIMENTARE



ECCOVI IL LINK    
                                                           Cliccate sopra il link

                                                   http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2012/11/23/COLLETTA-ALIMENTARE-Vittadini-una-condivisione-che-nessuna-crisi-puo-impedire/340688/     

NO TAV VIDEO E LINK


 ECCOVI IL VIDEO ED  IL LINK

  

Cliccate Sopra il Link Grazie 
                                                                         

giovedì 15 novembre 2012

IO STO CON SALLUSTRI

       

    

Ddl Sallusti, torna il carcere per i giornalisti. Sì del Senato con voto segreto all'emendamento della Lega. Maroni: solo una provocazione per riflettere 

Torna il carcere per i giornalisti. L'emendamento presentato dalla Lega al disegno di legge Sallusti - varato in seguito alla  è stato approvato dall'aula del Senato nel corso di una votazione in cui il governo è stato battuto. Il sottosegretario alla Giustizia Antonino Gullo ha confermato di aver dato parere negativo alla proposta leghista, dopo aver invitato il Carroccio al ritiro. Il provvedimento, su cui si era espressa a favore anche l'Api, prevede la possibilità «della reclusione fino ad un anno» o della multa da 5mila a 50mila euro, tenuto conto della gravità dell'offesa e della diffusione dello stampato.
Maroni: «È stata solo una provocazione»
«È stato un emendamento-provocazione per risolvere il problema in modo serio e complessivo, non sull'onda delle emozioni: dunque nessun rischio galera, ma è stata un'iniziativa della Lega per far riflettere su un tema liquidato con troppa superficialità e fretta». Lo ha detto il segretario della Lega Roberto Maroni dopo l'approvazione dell'emendamento
La norma passa con voto segreto: salta l'accordo politico
L'emendamento della Lega che reintroduce il carcere e in alternativa la multa fino a 50 mila euro è passato con voto segreto. I sì sono stati 131, i no 94 e 20 gli astenuti. A dichiarare ufficialmente di essere a favore il gruppo del carroccio e quello dell'Api di Francesco Rutelli. Di fatto è saltato l'accordo politico che aveva portato ad una condivisione del testo Berselli. Il Pd ha subito chiesto la sospensione dei lavori.
L'aula del Senato sospende i lavori
L'Aula del Senato ha sospeso i lavori dopo il sì alla pena del carcere nel caso di diffamazione a mezzo stampa e si é aggiornata a domani. La questione del come procedere all'esame del ddl sulla diffamazione a mezzo stampa é stata deferita alla Conferenza dei Capigruppo di Palazzo Madama che si riunirà domani alle 12,30. Lo ha deciso il presidente del Senato, Renato Schifani, registrando la quasi unanimità dei gruppi sulla richiesta partita da Luigi Zanda (Pd) di sospendere i lavori.
Berselli (Pd): «Il provvedimento su un binario morto»
«Credo che il provvedimento finirà su un binario morto». Lo afferma il presidente della commissione Giustizia del Senato nonché relatore, sul Ddl sulla diffamazione a mezzo stampa. Per Berselli la Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama di domani potrebbe anche decidere un rinvio in Commissione ma per far «morire lì» il Ddl. Per Berselli il sì all'emendamento della Lega sul carcere é stato un «voto trasversale contro la stampa. Un voto di pancia e non di cervello. A questo punto - ribadisce - é probabile che la legge non si faccia». Il problema, rileva, é che «non si tratta di un singolo emendamento che può essere modificato alla Camera. Avremmo davanti altri tre voti segreti tra cui quello sull'intero articolo 1». Berselli conclude affermando che non si aspettava un voto di questo tipo dopo l'accordo politico raggiunto, in particolare tra Pd e Pdl, e i primi voti espressi oggi dall'Aula sugli emendamenti, alcuni a larghissima maggioranza
                                                             

Scontro sul ddl diffamazione dopo il blitz del Carroccio e di Rutelli. Sallusti: senatori vigliacchi 

  Una rappresaglia contro la stampa e contro la libertà di informazione. Dopo il blitz trasversale capitanato dalla Lega e dall'Api sul ddl diffamazione che prevede il carcere per i giornalisti, i partiti attaccano o si difendono. La proposta è andata a segno - con 131 sì, 94 no e 20 astenuti - grazie al voto segreto che ha messo in evidenza una voglia di rivalsa dei senatori nei confronti dei giornalisti. Per il presidente della commissione Giustizia del Senato Filippo Berselli, relatore del Ddl diffamazione, la norma lascia senza tutela non solo i giornalisti, ma anche i diffamati.

Muiznieks, commissario Consiglio Ue: grave passo indietro
Il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Nils Muiznieks, sta seguendo con «grande preoccupazione» l'iter legislativo del ddl Sallusti e ritiene che mantenere il carcere per i giornalisti sarebbe un «grave passo indietro» per l'Italia e non solo.
Severino: si escluda il carcere, si rafforzi la rettifica
Sul ddl sulla diffamazione a mezzo stampa è intervenuta anche il ministro della Giustizia Paola Severino a margine di un convegno a Bankitalia: «il mio auspicio è che possa riprendere il dibattito parlamentare che porti a un consolidamento della linea dell'esclusione del carcere e un miglioramento delle misure a garanzia da una parte del diritto-dovere di informare e dall'altra del diritto di riparazione, come la rettifica».
Slitta a martedì l'esame del provvedimento
Il ddl diffamazione slitta a martedì prossimo. La conferenza dei capigruppo ha stabilito che il provvedimento tornerà in aula al Senato, dunque, solo la prossima settimana come ultimo punto all'ordine del giorno del calendario. Il Pd, come già annunciato dalla capogruppo Anna Finocchiaro, è pronto a chiedere la «sospensiva» perchè «non ci sono le condizioni minime per affrontare una questione così delicata, non ci sono le condizioni politiche». Il Pdl, invece, lavora perchè in Aula si possa votare un emendamento che si configurerebbe come 'salva-Sallusti' nonostante il voto di ieri sul carcere per i giornalisti.
Sallusti: senatori vigliacchi col passamontagna
«Non c'era la volontà di risolvere il problema sollevato dal mio caso. Il parlamento é sovrano, io sono rattristato dalla vigliaccheria di alcuni senatori che si sono nascosti dietro il voto segreto nell'aver preso posizione in un provvedimento non liberale. In carcere ci sono persone più coraggiose perché sono persone che hanno commesso crimini mettendoci la faccia. In Senato invece si fanno rapine con il passamontagna», ha detto ai microfoni di Tgcom24 il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti. «Se il prezzo da pagare per non andare in carcere é quello di una legge liberticida, allora é meglio che io vada in carcere. Il parlamento si occupi di altro. Vendetta? Una stupidità politica. Sì, é una vendetta di una casta uscita con le ossa rotte da questo quinquennio scellerato. Invece di prendersela con sé stessi se la prendono con noi. Non é colpa nostra se hanno rubato i soldi dei finanziamenti pubblici. Non vedono via d'uscita se non prendersela con chi li ha smascherati».

martedì 13 novembre 2012

UNA VORAGINE DI SPRECO




ENTE NAZIONALE SORDI, UNA VORAGINE DI OLTRE DODICI MILIONI DI EURO    


LE RELAZIONI DELLA CORTE DEI CONTI FERME AL 2005. DA ALLORA LE RELAZIONI SONO DEI VERI E PROPRI UFO. PERCHE’?
TRASPARENZA E LEGALITA’. I BILANCI SIANO MESSI ON LINE.
La richiesta è semplice: chiediamo trasparenza e legalità. I deputati radicali Maria Antonietta Farina Coscioni e Maurizio Turco nel corso di una conferenza stampa hanno illustrato i termini di quello che non è esagerato definire uno scandalo.
“Esiste un Ente, l’Ente Nazionale Sordi, ha detto Maria Antonietta Farina Coscioni, “i cui bilanci sono un “buco nero” sconosciuto. Non conosciamo l’ammontare delle entrate, non conosciamo la gestione dei fondi, non conosciamo l’ammontare delle uscite. L’ultimo bilancio disponibile risale al 2005. Da allora le relazioni annuali della Corte dei Conti sono dei veri e propri UFO, oggetti NON identificati e identificabili. Perché? Le cifre disponibili parlavano di un “buco” di ben 12,5 milioni di euro. Questo sei anni fa. Quale è la situazione attuale?
Abbiamo il diritto di chiederlo, i responsabili dell’Ente hanno il dovere di rispondere. Con una interrogazione urgente chiediamo conto di tutto questo; nei prossimi giorni investiremo ufficialmente il presidente del Senato Renato Schifani e della Camera Gianfranco Fini. Le relazioni della Corte dei conti al Parlamento degli esercizi finanziari 2006-2011 dell’ente non sono più procrastinabili, e devono essere presentate al parlamento subito. Subito anche i bilanci dell'ente nazionale sordi on line, accessibili e disponibili a tutti”. 

                                                                          


#RT #14nRiseVp I VIDEO



CONFIDO IN UNA GRANDE PARTECIPAZIONE LEGGETE E CAPIRETE IL PERCHE


                                                              AGIAMO SUBITO E MOLTO IMPORTANTE            



http://agiamosubito.wordpress.com/2012/11/13/14-novembre-manifestazioni-in-europa/    Nuovo Link Clik Sopra          


                                             http://agiamosubito.wordpress.com/2012/11/12/14-novembre-2012-tutta-europa-in-piazza-per-cambiare/    quello antecedente  

                       VIDEO