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lunedì 10 febbraio 2014

l'ANARCHIA

l'ANARCHIA    

Anarchia significa assenza di autorità. Se s’intende per governo la forma più esplicita dell’autorità, ne consegue che l’anarchia è la negazione di questa idea, cioè di ogni dominio dell’uomo sull’uomo. Essa designa un regime sociale dove non esistono, in via di principio, forme coercitive a carattere istituzionale: la vita individuale e collettiva è concepita senza un potere costituito. 
Si intende ordine sociale e non politico perché una società concepita senza un potere non può esprimere alcun ordine politico: la società anarchica è una società non politica, naturalmente se per politica s’intende l’esplicazione dell’autorità. In altri termini, la società anarchica è una società etica per eccellenza. Essa sostituisce il complesso giuridico della costrizione potestativa, per cui il rapporto decisivo fra i membri di questa società non è fra legge e libertà, ma fra libertà e morale. Dunque l’anarchia è la negazione del governo perché è la negazione dell’autorità ed è la negazione dell’autorità perché è la negazione della politica.
Da questa definizione balza subito agli occhi un fatto irrisolvibile: in qualunque maniera si definisca l’anarchia, si dovrà sempre incominciare col definirla in modo negativo, poiché il principio su cui si fonda parte in tutti i casi da una negazione, precisamente dalla negazione del principio di autorità. Fondandosi per principio su una negazione, il concetto di anarchia non può mai uscire dall’indeterminato. Di conseguenza, è solo su questa negazione che la società anarchica riscuote un consenso unanime: chiunque si riconosce nell’anarchia si riconosce innanzitutto nella negazione del principio di autorità, si riconosce cioè nel rifiuto di questa premessa quale principio informatore della società umana.
Del resto non potrebbe essere altrimenti, qualora si consideri che l’anarchia è retta ontologicamente da una negazione. È sulla comune negazione della autorità e delle leggi, sull’assenza di questi presupposti coercitivi, che nasce il patto fra gli uomini della società libera. Essi si riconoscono universalmente nella negazione del principio di autorità, mai nella positività della libertà, essendo questa, proprio per definizione anarchica, infinita.
Si può dunque dire che l’anarchia si evidenzi concettualmente in una radicale coerenza. In quanto negazione indeterminata del principio di autorità, essa non può mai essere monopolio di nessuno. Non descrivendo concretamente un ordine sociale specifico, impedisce a chiunque di affermare ciò che questa anarchia deve essere, ciò che si deve intendere di questo ordine stesso.

NAPOLITANO CHIARISCA TUTTO SU MONTI PREMIER ....

Forza Italia: "Napolitano chiarisca tutto su Monti premier al posto di Berlusconi"

Gli azzurri sul piede di guerra per le rivelazioni sul golpe orchestrato da Napolitano: "Repubblica o sultanato?". "Era tutto premeditato". "Faccia chiarezza"   
Le ultime rilevazioni di Alan Friedman pubblicate sul golpe orchestrato da Re Giorgio per spodestare Silvio Berlusconi da palazzo Chigi e lanciare Monti, ha scatenato un vero e proprio terremoto politico. Il racconto di Friedman è minuzioso e non lascia spazio ad interpretazioni. Già nell'estate del 2011 Napolitano era in contatto col Loden per spedirlo a palazzo Chigi al posto del Cavaliere. Così scoperti gli altarini, Forza Italia passa all'attacco e lo fa con una nota del Mattinale, l'house organ dei deputati azzurri, che di fatto riepiloga la vicenda di quell'estate calda di tre anni fa e mette Re Giorgio davanti alle sue responsabilità: "Quel piano non è stato un capriccio, non si tratta di uno scatto di umore bizzoso, ma qualcosa di lento, maturato piano, coltivato prima delle tempeste. Come si può chiamare qualcosa che viene progettato in contraddizione con il responso delle urne?".
"Scacco matto al Re" - Poi Il Mattinale analizza il racconto di Friedman e punge Monti e il Colle: "Andiamo al documento filmato di Alan Friedman. Le ultime parole sono di Mario Monti, quando ammette, faticosamente, dolorosamente, a proposito della sua investitura a premier, che in effetti già a giugno del 2011, Napolitano  'sì, mi ha dato segnali in questo sensò. Poi basta parole. Primo piano del senatore a vita. In trenta secondi di un volto silenzioso viene raccontata una brutta verità sull'Italia. Monti è smarrito, stringe le labbra. Le corruccia, le abbassa. E' consapevole, non mente. A cosa ha detto di sì? E chiude gli occhi per otto secondi eterni". Poi arriva la chiosa del Mattinale che è di fatto una dichiarazione di guerra: " Pensavano di aver dato scacco matto a Berlusconi e al popolo italiano. Ora grazie alle rivelazioni fornite da Alan Friedman, convergenti, limpide, senza possibilità di letture minimaliste o benevole, lo scacco matto è al Re, ed è inutile che schiere cavalli ed alfieri, torri e pedine. Di certo siamo garantisti. Persino quando un volto impassibile come quello di Mario Monti canta più di un verbale. Ma chiediamo un’operazione verità dalla cattedra più alta", conclude "Il Mattinale".
Il Colle chiarisca subito - Insomma secondo Forza Italia è giunta l'ora che Napolitano chiarisca una volta per tutte cosa sia successo tra l'agosto e il dicembre del 2011. Intanto sempre dal quartier generale azzurro arrivano altre voci che chiedono un chiarimento immediato dal Colle. I capigruppo Renato Brunetta e Paolo Romani affermano: "Ci domandiamo se sia rispettoso della Costituzione e del voto degli italiani preordinare un governo che stravolgeva il responso delle urne, quando la bufera dello spread doveva ancora abbattersi sul nostro Paese. Chiediamo al Capo dello Stato di condurre innanzitutto verso i propri comportamenti un’operazione verità. Non nascondiamo amarezza e sconcerto, mentre attendiamo urgenti chiarimenti e convincenti spiegazioni". Anche Mara Carfagna su twitter si chiede se "l’Italia è una democrazia o un sultanato di Napolitano". E con lei ce lo chiediamo pure noi.

LA GERMANIA STA SPOLPANDO LE NOSTRE MIGLIORI AZIENDE

LA GERMANIA STA SPOLPANDO LE NOSTRE MIGLIORI AZIENDE  



«Si chiama Spirale della Deflazione Economica Imposta. Ne ho scritto per la prima volta 4 anni fa ne “Il Più Grande Crimine”», ricorda Paolo Barnard. «Dissi che la Germania e la Francia avevano progettato la distruzione dei paesi industrializzati del sud Europa con l’adozione dell’euro, in particolare dell’Italia, perché era la Piccola Media Impresa italiana che aveva stroncato quella tedesca, al punto che nel 2000, prima dell’euro, l’Italia era il maggior produttore e la Germania l’ultimo (dati Banca d’Italia)». Oggi lo scenario si è ribaltato, puntualmente. E le imprese tedesche vengono a fare shopping da noi, perché «in quel comparto industriale abbiamo il miglior sapere al mondo». E, grazie alla trappola dell’euro, che ha «deprezzato l’economia italiana a livello albanese», i tedeschi comprano le aziende italiane a prezzi stracciati. Lo conferma un recente report del “Financial Times”: «Le piccole medie imprese tedesche si sono gettate in un’abbuffata trans-alpina, rendendole le più attraenti acquirenti straniere in Europa di aziende italiane».
«Aziende della base industriale del Mittelstand tedesco ottengono accesso al sapere tecnologico di aziende italiane in difficoltà, mentre in alcuni casi spostano i loro quartieri generali oltr’alpe», scrive il quotidiano finanziario il 27 gennaio, sottolineando l’importanza del “sapere tecnologico italiano”. «Le aziende tedesche stanno afferrando opportunità d’espansione mentre la recessione sospinge verso il basso il prezzo degli affari nel sud Europa in difficoltà». Per Barnard, è esattamente «la Spirale della Deflazione Economica Imposta, per comprarci con due soldi» grazie alle restrizioni promosse dal sistema Ue-Bce. Marcel Fratzscher, direttore dell’istituto economico tedesco Diw, ammette che il terreno di caccia del business tedesco è soprattutto l’area in crisi, dove i tedeschi possono “aiutare” le piccole e medie aziende italiane, che «spesso faticano a ottenere credito». Ovvio: «A noi la Germania ha proibito di avere una “banca pubblica” come la tedesca Kfw», protesta Barnard. Una banca che, «barando sui deficit di Stato tedeschi, ha versato miliardi in crediti alle aziende tedesche».
«Le acquisizioni – continua il “Financial Times – sono spesso descritte come accordi strategici, ma degli insider ci dicono che il linguaggio nasconde una serie di acquisizioni aggressive». Di fatto, è la “conquista” di aziende italiane, contro la volontà dei proprietari italiani costretti a vendere. «In alcuni casi gli accordi sono strutturati in modo che il marketing e il management sono esportati dall’Italia, spogliando l’azienda acquistata fino alle sue strutture produttive». Carlos Mack, di Lehel Invest Bayern, dice al “Financial Times” che la logica dietro al trasferimento delle sedi delle aziende italiane «è di avere sia i beni di valore che il marketing e il management in Germania, perché così si ha accesso più facile al credito bancario da banche non italiane». Sempre Mack dice che le aziende tedesche «non sono interessate al mercato italiano, ma solo al prodotto italiano». Ovvero, «sono interessate a vendere il prodotto italiano altrove». Per Barnard, è «la conferma che noi abbiamo le più straordinarie piccole medie imprese del mondo, e ora ci portano via i gioielli della nostra produzione».
«A differenza delle aziende italiane – continua il “Financial Times” – le tedesche hanno poche difficoltà a trovare crediti». Una ricerca ha evidenziato che «le banche italiane lavorano bene con le succursali tedesche in Italia, facendogli credito, per proteggersi dai loro investimenti nelle aziende italiane in difficoltà». Ma come, non erano in difficoltà le nostre banche? «Perché prestano ai tedeschi e non a noi?». E’ un “trucco”, innescato dalla Deflazione Economica Imposta dall’euro: «Le nostre aziende affogano, quindi le banche italiane strangolano le aziende italiane perché sono in difficoltà, e arrivano i tedeschi a papparsi i nostri marchi di prestigio a 2 soldi, e le banche italiane ci fanno affari». Norbert Pudzich, direttore della Camera di Commercio Italo-Tedesca a Milano, dice che anche prima della recessione le aziende italiane avevano difficoltà a trovare crediti, perché ad esse manca lo stretto rapporto con le banche “di casa”, che invece le aziende tedesche del Mittelstand hanno. Infatti, osserva Barnard, la stessa Kfw «ha versato miliardi di euro di spesa pubblica sottobanco alle aziende tedesche, barando, mentre costringevano noi a rantolare senza un centesimo dal governo».
«Tutto questo – conclude Barnard – io lo denunciai 4 anni fa, e mi davano del pazzo. Questa è la distruzione pianificata di una civiltà, quella italiana, delle nostre famiglie, dei nostri ragazzi. Questo è un crimine contro l’umanità, perché lo stesso accade in altri paesi europei. Questo è nazismo economico». I tedeschi? «Non cambieranno mai», sono «sterminatori nell’anima», andrebbero «commissariati dall’Onu per sempre». Barnard l’ha ripetuto in decine di conferenze, mostrando una slide dell’“Economist”: ora, con la nostra economia retrocessa a condizioni da terzo mondo «proprio a causa dell’Eurozona voluta da Germania e Francia», la Germania e altre potenze vengono a rastrellare aziende italiane pagandole quattro soldi. Tutto previsto: era un piano preciso. Se cessi di immettere denaro nel sistema, proibendo allo Stato di spendere, vince chi bara – in questo caso la Germania, in cu lo Stato finanzia (di nascosto) le aziende, creando un enorme vantaggio competitivo, completamente sleale. La politica italiana? Non pervenuta. E’ per questo che i “predatori” hanno campo libero. E il paese precipita.