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sabato 30 giugno 2012

RIVALUTARE IL FASCISMO DI MASSIMO FINI



Ma è stata la democrazia a rivalutare il fascismo di Massimo Fini           

Ma è stata la democrazia a rivalutare il fascismo
di Massimo Fini - 04/09/2012

Fonte: Massimo Fini [scheda fonte]

"Fascista!" ha urlato Bersani a Beppe Grillo. Sembra essere tornati agli anni ’70 quando chi non si "dichiarava, laico, democratico e antifascista" era di per sè un fascista. Usare il termine "fascista" come insulto e strumento di lotta politica nell’anno di grazie 2012 non solo è un "non sense" è ridicolo. Evidentemente nella generazione dei Bersani, scatta ancora un riflesso, pavloviano dovuto all’età (a un Matteo Renzi, sindaco di Firenze, che di anni ne ha 37 e che pure è un Ds, non verrebbe mai in mente da dare del "fascista" a chichessia) e alla lunga militanza del Pci, che rischia di dare ragione a Berlusconi quando diceva che gli ex comunisti, nonostante tutti i cambi di sigle, erano rimasti, nel fondo della loro animuccia, comunisti.

Ma io vorrei spostare la questione su un altro piano.

Alla luce dell’esperienza storica di quest’ultima secolo, "fascista" ebbe un’idea di Stato e di Nazione e cercò di attuarla con coerenza. Non fu solo treni che arrivavano in orario. L’Iri nel dopo guerra democratico diventò un indegno carrozzone, partitocratico, ma quando venne creato, nel 1931, fu un’intelligente risposta alla crisi del 1929 e infatti l’Italia non ne subì i contraccolpi se non marginalmente. Alberto Beneduce, che oltre all’Iri diresse altri importanti Istituti pubblici, fu uno straordinario "grand commis" che godette sempre di un’amplissima autonomia (la leggenda vuole che fosse il solo a poter di "no" a Mussolini).

Le prime leggi a tutela dei beni culturali e artistici sono del ’39, come quelle ambientali e paesaggistiche, mentre dal ’42 ogni comune dovette dotarsi di un piano regolatore. Le bonifiche in Agro Pontino e in Maremma furono un modello di organizzazione anche se al prezzo dello spostamento forzoso, vagamente staliniano, di migliaia di contadini veneti. Mussolini aveva pronto anche un piano di frantumazione e redistribuzione del latifondo in Sicilia, cosa che ovviamente non piaceva ai baroni nè alla mafia (che il fascismo, col prefetto Mori, fu il solo a combattere seriamente). E i baroni e la mafia aprirono l’isola agli angloamericani, peccato d’origine le cui conseguenze, come si può ben vedere, scontiamo ancora oggi.

Il fascismo esercitò una censura sulla stampa feroce e stupida con esiti, spesso, esilaranti, ma in campo culturale ci fu sempre una certa libertà.

L’architettura fascista può piacere o meno ma, a differenza di quella d’oggi, ha uno stile e in quegli anni fummo i primi nel design industriale (una vivacità culturale che la coraggiosa mostra milanese "Annitrenta" del 1982 osò mostrare per la prima volta). Anche l’idea della valorizzazione dell’agricoltura e di una ragionevole autarchia alimentare non era sbagliata, anzi è estremamente attuale.

Certo poi ci sono gli orrori: il carcere di Gramsci ("dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare per almeno vent’anni") l’omicidio Matteotti, quello dei Rosselli, il criminale uso dell’iprite in Abissinia, le leggi razziali. E l’errore fatale: entrare in guerra impreparati, Mussolini, che da maestro era diventato succube di Hitler, credeva che i tedeschi avrebbero vinto la guerra in quattro e quattr’otto ("ci basteranno poche centinaia di morti per sederci al tavolo della pace"). Questo riluttante cinismo gli italiani l’avrebbero pagato carissimo.

Ma oggi dopo gli ultimi quarant’anni di Italia repubblicana, dobbiamo ammettere, con amarezza, che è stata la democrazia a rivalutare il fascismo.

martedì 26 giugno 2012

SFOGLIANDO LA MARGHERITA


Sfogliando la Margherita   



Lusi è in carcere, è uno dei pochi parlamentari finitoci… un caso anomalo, un caso “espiatorio”, come lui commenta.
C’è però un precedente, nel nostro paesucolo,  che può dare una spiegazione all’intransigenza di un parlamento solitamente contrario agli arresti, soprattutto quando riguardano indagati per associazione esterna alle organizzazioni criminali.
Craxi, nel suo crepuscolo, quando le indagini e le prove lo davano ormai per spacciato, alla Camera dei deputati pronunciò quel famoso discorso che aprì per lui le strade dell’esilio: “Buona parte del finanziamento dei partiti è irregolare o illegale…ricorrono tutti all’uso di risorse aggiuntive in modo illegale o irregolare…se ciò è criminale, tutto il sistema è illegale…non c’è nessuno in quest’aula che possa alzarsi e dire che quanto affermo è falso, perché presto i fatti dimostreranno che è vero” .
Questo attacco a quel sistema di finanziamento illegale che i partiti tuttora adottano, viste le decine di indagini in corso, fece si che il “branco” sbranasse il suo simile…ne volesse l’allontanamento…per scaricare solo su di lui quanto tutti facevano…nessuno escluso.
L’Italia, la gente, si fece scappare dalle mani l’occasione di cambiare radicalmente un sistema marcio…e ora siamo al punto di prima…anzi peggio di prima.
Oggi tocca a Lusi, che non ha la statura politica del navigato Craxi, addossarsi un bel po’ di colpe.
Ha cercato, il povero (per modo di dire) tesoriere, di trovare appoggi all’interno del suo partito…ma l’indagine e le prove che la muovevano erano tali da impedire ai papaveri della Margherita di arroccarsi su quella strategia berlusconiana dei “magistrati che fanno politica”.
Scompaiono 25 milioni di euro su un totale di 214 ricevuti dal 2002 al 2011…più del dieci percento. Una cifra così elevata che anche il più stupido dei revisori dei conti di un partito o anche un qualsiasi dirigente avrebbe dovuto immediatamente accorgersene…ed invece c’è voluta la finanza!
Tutti cadono dalle nuvole…ed ora Lusi è dai magistrati a presentare carte e documenti e a cercare di far capire ai magistrati quello che tutta l’Italia sa…i partiti sono corrotti !
Ma l’Italia è un paese che ha le fondamenta delle sue istituzioni politiche e partitiche poggiato su quel terreno friabile dei misteri e dei silenzi, di un modo di fare politica in maniera mai trasparente, sempre dedita al compromesso, anche il più bieco, e votata solo agli interessi del mantenimento di quel potere che Andreotti, con la sua famosa frase “il potere logora solo chi non ce l’ha”, ne dava la definizione più spietata e vera allo stesso tempo: il potere non come mezzo per risolvere le questioni dei cittadini e dare un futuro prospero ad una nazione…il potere come meta di tutto il percorso politico di un partito e di una persona.
Da quel pensiero, che ha sporcato coscienze ed ideali, derivano tutti i mali mai risolti del nostro paese; una storia nella quale, sfogliando un’ipotetica “margherita” della memoria, non troveremo mai quel petalo che ci riveli una sola verità sulle stragi, sui rapporti e gli accordi con le mafie, sulle corruzioni dei partiti e sui furti istituzionali…troveremo solo quelli del capro espiatorio di turno e del silenzio e la censura di uno Stato colpevole e complice…ed irriformabile.

DISCONOSCIMENTO DELL'AUTORITÀ


DISCONOSCIMENTO DELL’AUTORITA’ DEI “GOLPISTI” 



Quanto detto e fatto in questi mesi da quegli assoluti infami e traditori della patria e della Costituzione, nonché di tutte le leggi internazionali…che rispondono ai nomi di Silvio Berlusconi, Mario Monti, Giorgio Napoletano, Visco, Draghi e svariati altri è degno delle miserie del più basso impero ……

In un paese normale dove avessero valore le leggi questi due cialtroni e comparucci vari sarebbero immediatamente catturati, processati per direttissima e fucilati alla schiena. Costoro hanno stravolto ogni possibile legalità del pensiero, delle dichiarazioni e dell’azione…

Di fatto hanno :

a)    condotto l’Italia in guerra ….

b)    senza nessuna dichiarazione di guerra….

c)    Senza aver riunito le camere e aver sottoposto il quesito al parlamento…..

d)    senza che il presidente Napoletano lo controfirmasse..

e)    Senza che ve ne fosse la necessità….

f)    Contravvenendo al preciso ed ininterpretabile articolo costituzionale…..

g)    Senza il consenso della popolazione che è tutta palesemente contraria…..

h)    Esponendo la popolazione al rischio di eventuali ritorsioni.

E tutto questo dopo che Berlusconi aveva dichiarato che mai avrebbe intrapreso una diretta iniziativa di guerra contro la Libia…

Che dire…. Più evidente di così che :

1)    questa non è una repubblica ……
2)    meno che mai democratica;
3)    la legge non vi alberga più, se mai ci sia mai stata;
4)    questa è viceversa una “repubblica delle banane" dove chi comanda sta a Washington e la
sua "DEPENDENCE" sta a Parigi;
5)    il parlamento non conta una ceppa e le decisioni (pure a livello locale) le prendono in tre o
quattro;
6)    La Costituzione è solo un’ accogliazza   di parole in ordine sparso, che quando occorre le si
ordina secondo il proprio tornaconto e viceversa quando non serve non conta nulla;
7)    Siamo comandati da una banda di canaglie, corrotte, dissolute, putrefatte, che stravolgono
ogni conquista sociale, politica, morale civile degli ultimi duecento anni…..ad esclusivo ed inclusivo uso e consumo loro e dei loro padroni.

E ricordando qui solo “en passant” i 27 referendum vinti di cui solo 5 hanno trovato soluzione legislativa, quindi disattendendo completamente il dettato costituzionale che impone di legiferare in merito entro sei mesi dall’esito referendario… questo a sottolineare quanto valga per i nostri aguzzini l’espressione della “sovranità” popolare….

Se mai avessi avuto dei dubbi e da oltre un quarto di secolo non li abbiamo…. Ora proprio ce li hanno tolti di forza e quindi ….. almeno per quanto riguarda costoro,  abbiamo solo certezze indefettibili e conseguentemente …. A questo punto……

NOI NON RICONOSCIAMO PIU’ :

a)    LA LORO AUTORITA’ ……

b)    LE LORO ISTITUZIONI …

c)    IL LORO GOVERNO….

d)    I MANETUNGOLI, NANI, BALLERINE, FUNAMBOLI, FAMIGLI, MASNADIERI, CARAMPANE VARIE….. E SIMIL- FUNZIONARI VARI DI OGNI ORDINE E GRADO CHE TOLLERANO QUESTO COLPO DI STATO PALESE E MANIFESTO…….. E NESSUNO DI COLORO DEPUTATI A CIO’ ……E’ INTERVENUTO A SANARE QUESTO VULNUS COSTITUZIONALE, GIURIDICO, POLITICO……. MORALE


Analisi sintetica dei fatti :

1)    Il Presidente della Repubblica ….. che (come abbiamo sopra ben visto),,, noi ….. e nessuno dei cittadini elettori si è mai sognato di eleggere a Presidente…….

2)    Nomina senatore a vita un tizio per non si sa quale innominabile azione…. non eletto da nessuno…… (che è consulente e collaboratore della Goldman-Sachs da “illo tempore”…… e lo designa a capo del Governo!?!?!?!?!?

3)    il quale Tizio a sua volta nomina ministri degli emeriti personaggi da nessuno votato e meno che mai eletto, dove la volontà popolare e la sovranità dei cittadini proprio non ha avuto nessuna occasione per esprimersi… ed al contrario è stata spudoratamente beffata, raggirata e truffata.

4)    ed oggi ci ritroviamo dei perfetti usurpatori che nessuno ha votato, né eletto… a dirigere il paese a suon di frustate ai cittadini;

5)    personaggi che hanno violato ogni norma costituzionale e ogni linea di Diritto e ogni Sovranità popolare e che non hanno nessuna investitura popolare… e che sono in totale carenza di mandato istituzionale…

6)    e che in barba a tutte le norme, regolamenti, logica, Diritto, a partire da oggi hanno la ferma intenzione di prendere in futuro decisioni a scapito ed in danno del popolo;

7)    popolo che in una repubblica democratica e libera, come noi dovremmo essere, ha il titolo assoluto, imprescindibile, inequivocabile, inalienabile di sovranità sulle proprie decisioni.

8)    Sovranità che nessuno, neppure, e meno che mai, il Presidente della repubblica può sottrarre ai legittimi detentori …. Che sono soli e soltanto i CITTADINI.

9)    E che hanno tutta l’intenzione determinata e programmata da lungo tempo di mettere a ferro e fuoco la nazione ed abbandonarla dopo averla resa un cumulo di ceneri fumanti…

10)    E di fare razzia di ogni bene e risorsa con le varie puttanate delle “privatizzazioni”, dei pignoramenti operati da “Equitalia”, etc. insieme ai loro mandanti di sempre.. la grande finanza internazionale …. In danno di tutti noi cittadini….
Come si potrebbe chiamare una simile concatenazione di avvenimenti?????

Non so voi, noi tutto questo lo chiamiamo :

COLPO DI STATO

Da parte delle banche internazionali


Ma chi sono gli autori, almeno quelli manifesti?

Mario Monti - presidente del consiglio:

A) Dal 2010 è presidente europeo della Commissione Trilaterale, un gruppo di interesse di orientamento “neoliberista” fondato nel 1973 da David Rockefeller

B) è membro del comitato direttivo del Gruppo Bilderberg (molto chiacchierato gruppo di affaristi) e dato che le discussioni durante questa conferenza non sono mai registrate o riportate all'esterno, questi incontri sono stati oggetto di critiche ed anche oggetto di varie teorie del complotto.

C) al 2005 è international advisor per Goldman Sachs e precisamente membro del Research Advisory Council del Goldman Sachs Global Market Institute, presieduto dalla economista statunitense Abby Joseph Cohen…..etc., etc.;

Corrado Passera - Sviluppo Economica:
amministratore delegato di Banca Intesa,artefice dell'integrazione tra Banca Intesa e Sanpaolo IMI dando vita a Intesa Sanpaolo;

Elsa Fornero Lavoro e Pari Opportunità:
Vicepresidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa San Paolo.  Vicepresidente della Compagnia di San Paolo. Membro della commissione di esperti valutatori presso la World Bank (2003-4);
Sposata all’economista Mario Deaglio Presidente del Consiglio di amministrazione di Consel SpA, società finanziaria a Torino, del Gruppo Banca Sella e partecipata da Alleanza Toro, fratello di Enrico Deaglio di “lotta Continua”.

Piero Gnudi - ministro senza portafogli:
consigliere di amministrazione di Unicredito Italiano;

Fabrizio Barca - ministro senza portafogli per la Coesione territoriale
direttore di Area nel Servizio Studi della Banca d'Italia S.P.A., Capo del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e di Coesione ….. poi al Tesoro con Carlo Azeglio Ciampi, dove ha diretto il dipartimento per le politiche territoriali di sviluppo. I

Piero Giarda socio di "ASTRID" e dell'Aspen Institute.

Francesco Profumo
Già membro del Consiglio di Amministrazione di Reply, di Fidia SpA, Unicredit Private Bank, il 12 aprile 2011 è stato nominato membro del Consiglio di Amministrazione di Telecom Italia e ha svolto ruolo di Consigliere per Il Sole 24 Ore e per Pirelli.

Paola Severino
Ha difeso, tra gli altri, Romano Prodi nel processo sulla vendita della Cirio, il legale della Fininvest Giovanni Acampora nel processo Imi-Sir, Francesco Gaetano Caltagirone nell'inchiesta di Perugia su Enimont, Cesare Geronzi pr il crac della Cirio
. Ha lavorato nello studio di Giovanni Maria Flick prima che il professore fosse nominato Guardasigilli del governo Prodi, ha rappresentato l'Unione delle comunità ebraiche nel processo al nazista Erich Priebke, e tra le società-colosso alle quali ha dato assistenza legale ci sono Eni e Telecom.
Di Benedetto, marito della più nota Paola Severino, l' ex funzionario che diventò commissario Consob…. di Paolo Di Benedetto si sapeva solo che era amministratore delegato della società di gestione dei fondi di investimento delle Poste. Di Benedetto è dal marzo 2000 amministratore delegato di BancoPosta Fondi Sgr. Lo ha nominato l' ex amministratore delegato delle Poste Corrado Passera.

Il principale responsabile Napolitano, demolitore ed usurpatore, sorretto dalla casta dei giornalai, dei pennivendoli (ex di “Lotta Continua” e “Potere Operaio”, e dai vari TG, ha forzato I tempi della crisi, nominando senatore a vita Monti con il chiaro fine  di incaricare l’economista della Goldman Sachs e Della BCE alla guida del governo, ancor prima di aver consultato I partiti della maggioranza uscente e dell’opposizione. …….

Questo sopra descritto è materia sufficiente ed abbondante per l’evidenza della flagranza dei fatti e dell’immediato arresto e incardimento del processo per direttissima…….

Ecco in aggiunta altri apporti di Paolo Barnard che faccio miei in “toto” e documentano tutte le fasi e sviluppi di questa infame e predefinita non-casuale concatenazione di eventi.

In dettaglio…
I golpisti finanziari che hanno terminato la nostra democrazia dopo 63 anni di vita sono stati condotti al Palazzo italiano da Mario Draghi e dal Group of Thirty. Ad attenderli dentro il Palazzo vi era Giorgio Napolitano, da 35 anni uomo di punta in Italia del Council on Foreign Relations degli USA e amico delle loro multinazionali, come da lui stesso dichiarato molti anni or sono su Business Week.

Si consideri quanto segue:

1) La sovranità legislativa italiana, quella economica ed esecutiva, già compromesse dai Trattati europei e dall’Euro (si legga Il Più Grande Crimine 2011), sono state terminate del tutto. Ciò è evidente persino nei titoli deli giornali di regime di questi giorni, non c’è bisogno di leggere Barnard o altri.

2) Le misure di austerità (si legga la rapina della pubblica ricchezza e del futuro di milioni di famiglie italiane) attraverso un collasso pilotato dell’economia che tali misure portano senza dubbio  non hanno ora più ostacoli, e sono espressione del volere di poteri finanziari non eletti dagli italiani. Il Parlamento non ha avuto voce in capitolo, ha dovuto obbedire di corsa, cioè è stato esautorato di fatto da forze straniere nemiche del popolo italiano.

3) Saranno decenni di sofferenze e lacrime e sangue per i cittadini, un impoverimento mai visto dal 1948 e tanti morti anzi tempo a causa della demolizione dei servizi. I punti 1, 2 e 3 formano i contenuti sufficienti per un’accusa di alto tradimento della patria da parte di Mario Draghi e di Giorgio Napolitano, e loro accoliti che devono essere incriminati e arrestati.

Se pensate che questa sia retorica di un esagitato, si legga la letteratura economica americana sulla crisi dell’Eurozona per fugare ogni dubbio, e si visiti l’Irlanda o la Grecia, vittime prima di noi di questi golpisti.

Questo è un colpo di Stato.

Mario Draghi è membro del Group of Thirty (GOT), dove la sua presenza segna il più scandaloso conflitto d’interessi della storia italiana, alla luce del disastro democratico che stiamo vivendo (prendano nota i demenziali travagliati dipietrosi che per anni sono corsi dietro al conflitto d’interessi del presunto ladro di polli e hanno ignorato quello dei veri ladri planetari).

Il lavoro dell’eccellente Corporate Europe Observatory ha denunciato il GOT e ciò che vi accade. Fondato nel 1978, è una lobby dove impunemente i grandi banchieri si mischiano a pubblici funzionari di altissimo livello.

Ecco i principali membri: Jacob A. Frenkel, di Jp Morgan Chase - Gerald Corrigan, Managing Director del Goldman Sachs Group - Jacques de Larosière, Presidente del Gruppo UE sulle risposte alla crisi finanziaria - William C. Dudley, ex Goldman Sachs oggi alla Federal Reserve di NY - Mervyn King, governatore della Banca Centrale d’Inghilterra - Lawrence Summers, ex ministro del Tesoro USA, oggi al Bilderberg Group - Jean-Claude Trichet, uno dei padri dell’Euro, ex governatore della BCE - David Walker Senior Advisor, Morgan Stanley International - Zhou Xiaochuan, governatore Banca Centrale Cinese - John Heimann, Istituto per la Stabilità Finanziaria - Shijuro Ogata, Vice Presidente, Commissione Trilaterale - inoltre vi sono passati Tommaso Padoa-Schioppa (ex Min. Finanze) e Timothy Geithner (attuale Min. Finanza USA). Ripeto: Draghi ne è membro oggi.

Cioè, in esso si mischiano i lobbisti della finanza bancaria più criminosa della Storia e i pubblici controllori delle medesime banche.

Mario Draghi arriva alla BCE fra il 31 ottobre e il primo novembre.

Il colpo di Stato finanziario contro l’Italia si svolge nella settimana successiva, il governo eletto ne è spazzato via.

Mario Draghi poteva fermare la mano degli speculatori golpisti semplicemente ordinando alla BCE di acquistare in massa i titoli di Stato italiani.

Infatti tale acquisto avrebbe, per la legge basilare che li regola, abbassato drasticamente i tassi d’interesse di quei titoli, il cui schizzare in alto a livelli insostenibili stava portando l’Italia alla caduta nelle mani degli investitori golpisti.

Essi sarebbero stati fermati, resi inermi di fronte al fatto che la BCE poteva senza problemi mantenere a un livello basso costante i tassi sui nostri titoli di Stato. Ma Mario Draghi siede alla BCE e non fa nulla.

Non siate ingannati dalla giustificazione standard offerta per questo rifiuto di acquistare titoli italiani da parte della BCE.

Vi diranno che le è proibito per statuto, FALSO ASSOLUTO : infatti clausole come la SMP Bond Purchases lo permettono, e anche le regole sulla stabilità finanziaria del trattato d Maastricht, come scritto di recente da Marshall Auerback e da altri. Draghi poteva (E DOVEVA) agire, eccome, E VOLUTAMENTE NON LO HA FATTO.

Da ora le elite finanziarie sono col loro aguzzino Mario Monti al governo a Palazzo Chigi. Fine della democrazia italiana. Comandano i mercati finanziari, non il Parlamento.

Tutto ciò è stato ampiamente discusso da Mario Draghi con i suoi camerati al Group of Thirty, secondo un copione che trapelava da anni sulle pagine della stampa finanziaria anglosassone.
Silvio Berlusconi era stato avvistato più volte dell’esistenza di quel copione: “L’Italia ha problemi gravissimi, ha bisogno di una iniezione di libero mercato con riforme economiche neoliberali… fra cui ridurre le tasse, tagli all’impiego pubblico e alle pensioni, rafforzare il settore dei servizi privati, e rendere più facili i licenziamenti”, cioè esattamente quello che sta accadendo in queste ore nelle riforme che il golpe ci ha imposto, facendosi beffe, come già detto, del Parlamento non più sovrano.

La prescrizione in corsivo è del Neoliberista fanatico Alberto Alesina nell’Aprile del 2006. Lo stessa anno in cui Draghi prendeva il comando della Banca d’Italia, dopo aver lasciato la banca d’investimento più criminosa del mondo, Goldman Sachs, in cui resse una posizione di comando nel settore Europa proprio mentre la Goldman aiutava la Grecia a truccare i propri conti pubblici nel 2002….. MOTIVO PER CUI DRAGHI È SOTTO INDAGINE DELLA GUARDIA DI FINANZA PER AVER EVASO TASSE PER SEICENTO MILIONI DI EURO DAL 2002 AL 2005 APPUNTO..

Draghi mentì negando di essere stato in carica a Golman Sachs nei mesi della truffa, ma fu successivamente smascherato dalle audizioni del Senato USA.

Le conseguenze sociali, le sofferenze per milioni di italiani per decenni, la scure che si abbatte sul futuro dei nostri piccoli, sui pochi preziosi anni che rimangono agli anziani indigenti, sull’ambiente, e sulla democrazia, saranno tragici. Nell’ordine di migliaia di volte peggiori di qualsiasi danno le mafie regionali abbiano mai potuto infliggere all’Italia, e col certo pericolo di prostrarla per intere generazioni.

Alla luce di tutto ciò, e mentre si fatica a non emigrare di fronte all’idiozia epica di masse di italiani che festeggiano l’arrivo dei golpisti…. chiedere l’incriminazione e l’arresto per alto tradimento di Mario Draghi, di Giorgio Napoletano e manutengoli è il minimo dovere di ogni cittadino.

Come vogliamo valutare e considerare dei farabutti che hanno violato impunemente tutti questi articoli costituzionali???. :

241 Attentato contro l’integrità l’indipendenza e l’unità dello Stato;
243 Intelligenze con lo straniero a scopo di guerra contro lo Stato italiano;
246 Corruzione del cittadino da parte dello straniero;
264 Infedeltà in affari di Stato (art.264 c.p.);
283 Attentato contro la Costituzione dello Stato;
287 Usurpazione di potere politico o comando militare;
294 Attentati contro i diritti politici del cittadino;
ed in particolare agli artt. 283, 287 e 294.

In conclusione e ribadendo ….E’ mai possibile che in un Paese che si dichiara democratico…..
e in cui il Potere e la Sovranità sono in capo esclusivo del cittadino ……

a)    ci sia un tizio, dal passato molto chiacchierato che si chiama Presidente della Repubblica che i Cittadini non ha mai votato e meno che mai ha eletto che…..

b)    a sua volta nomina un emerito “sconosciuto” che nessuno ha mai votato, né eletto..

c)    Il quale usurpatore  a sua volta convoca una combriccola e consorteria varia per la maggior parte sotto contratto delle banche sia nazionali che internazionali …. ed incarica questi ceffi in un momento transizione epocale come questo di decidere le sorti e di prendere decisioni di lacrime e sangue sulla pelle dei CITTADINI ITALIANI, che mai si sono sognati né di votarli, né di eleggerli, né di incaricarli… ma a cui per di più, colmo della beffa,  devono pagare un profumatissimo stipendio.

Questo è semplicemente folle….. oltre che incostituzionale, (vedere artt.61 – 87 – 88 – 90).
NOI QUI ED ORA FORMALMENTE DICHIARIAMO


A)    DI DISCONOSCERE OGNI AUTORITÀ ED AUTOREVOLEZZA A QUALUNQUE DEI PARTECIPANTI AL “GOVERNO” PRESIEDUTO DAL NOTO ED ASSEVERATO DELINQUENTE DI “ALTO BORDO” RISPONDENTE AL NOME DI “MARIO MONTI”;

B)    DI DISCONOSCERE OGNI AUTORITÀ ED AUTOREVOLEZZA A QUALUNQUE DEI PARTECIPANTI AL FESTINO FUNEBRE IN ONORE DI ITALIA A PARTIRE DAL COSIDDETTO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA FINO ALL’ULTIMO DEI POLIZIOTTI…

C)    CHE NON RICONOSCIAMO COME NOSTRO, RIFIUTIAMO E RIPUDIAMO QUESTO STATO FANTOCCIO INSEDIATO CON LA FORZA DAL VATICANO E DALLE MULTINAZIONALI DELLA FINANZA….

D)    CHE INVECE CONSIDERIAMO COME CONFACENTE ALL’INVASIONE DELLA GRANDE FINANZA INTERNAZIONALE E QUINDI OSTEGGIAMO CON OGNI NOSTRA ENERGIA E CONVINZIONE…

E)    DI SENTIRCI ESENTATI DAL MANTENIMENTO ATTRAVERSO QUALUNQUE TIPO DI TRIBUTO FISCALE A QUESTO “STATO”….

F)    CHE FAREMO DI TUTTO (PER QUANTO CI PERMETTE LA NOSTRA COSCIENZA) PER FAR TERMINARE AL PIÙ PRESTO QUESTA INFAME USURPAZIONE DI DIRITTI E DEL “DIRITTO”

G)    CHE, COME EMERSO PIÙ VOLTE NEI DISCORSI DEI PIÙ GRANDI STATISTI… QUALI ROBESPIERRE, ALDO MORO, GIUSEPPE DOSSETTI ED ALTRI… RIAFFERMIAMO A TUTTI CHE QUANDO UNO STATO NON TUTELA I PRIMARI INTERESSI DEI CITTADINI… QUELLO STATO È UN NEMICO DEI CITTADINI E VÀ ABBATTUTO E RIPRISTINATA LA LEGALITÀ.

H)    INFINE CHE OLTRE A CHIEDERE PENALMENTE RAGIONE DELLE LORO RESPONSABILITÀ, CHIEDEREMO  IL RISARCIMENTO DELL’INGENTE ED IMMANE DANNO MORALE ED ESISTENZIALE CAGIONATO DAI RESPONSABILI ALLO STATO E AI CITTADINI.

LA FAMIGLIA SIAE VERGOGNA


La grande famiglia dei dipendenti Siae
Quattro su dieci legati da «parentela»  


Il commissario della Siae, Gianluigi Rondi, 90 anni (LaPresse)Il commissario della Siae, Gianluigi Rondi, 90 anni (LaPresse)
ROMA - Per far sentire i propri dipendenti come in famiglia la Siae non ha rivali: pensa anche al bucato. Chi va in missione può far lavare e stirare camicie e mutande a spese dell'azienda. Dieci euro e 91 centesimi vale la speciale «indennità lavanderia» quotidiana che scatta in busta paga dopo il quarto giorno passato fuori sede.
Quanti lo ritengono un privilegio anacronistico non sanno che la Società degli autori ed editori è anche tecnicamente un gruppo familiare. Al 42 per cento. Nel senso che ben 527 dei 1.257 assunti a tempo indeterminato (il 42 per cento del totale, appunto) vantano legami di famiglia o di conoscenza. Ci sono figli, nipoti, mariti e mogli di dipendenti ed ex dipendenti. Ma anche congiunti di mandatari (cioè gli esattori dei diritti) di sindacalisti e perfino di soci. E poi rampolli di compositori e parolieri, perfino delle guardie incaricate della vigilanza nella sede centrale.
La lista è sterminata, con intrecci che attraversano ogni categoria. Dei 559 entrati alla Siae durante gli anni per chiamata diretta, ben 268 sono parenti. Idem 57 dei 128 reclutati tramite il collocamento obbligatorio. E 55 dei 154 che hanno superato le selezioni speciali. Ma perfino 147 dei 416 assunti per concorso hanno rapporti di parentela.
I nomi dicono poco o nulla. Ciò che importa è che in questo clan familiare gigantesco finora tutto sia filato liscio, senza bisogno di mettere nulla per iscritto. Ecco spiegato perché alla Siae non esiste nemmeno un contratto di lavoro vero e proprio. I rapporti fra l'azienda e i dipendenti, come hanno toccato con mano il commissario Gian Luigi Rondi, i suoi due vice Mario Stella Richter e Domenico Luca Scordino, nonché i loro collaboratori, sono regolati da micro accordi che hanno determinato condizioni senza alcun paragone in realtà aziendali di questo Paese. Cominciando dallo stipendio: 64 mila euro in media per i dipendenti e 158 mila per i dirigenti. Con un sistema di automatismi che fa lievitare le buste paga a ritmi biennali fra il 7,5 e l'8,5 per cento. Per non parlare della giungla dei benefit che prevede, oltre alla già citata indennità per il bucato, quella che in Siae viene chiamata in modo stravagante «indennità di penna». Altro non è che una somma mensile, da un minimo di 53 a un massimo di 159 euro, riconosciuta a tutto il personale per il passaggio dalla «penna» al computer. C'è poi il «premio di operosità», la gratifica per l'Epifania, tre giorni di franchigia per malattia senza obbligo di certificato medico, 36 giorni di ferie... Le conseguenze? Sono nelle cifre delle perdite operative accusate dalla Siae negli ultimi anni: 21,4 milioni nel 2006, 34,6 nel 2007, 20,1 nel 2008, 20,9 nel 2009, 27,2 nel 2010. Cifre cui dà il suo piccolo contributo anche il costo del contenzioso. Perché si litiga anche nelle migliori famiglie. Nonostante condizioni di favore che non hanno eguali nel panorama degli enti pubblici o parapubblici, negli ultimi cinque anni i dipendenti della Siae hanno attivato 189 cause di lavoro. Con un costo medio per l'azienda di un milione 469 mila euro l'anno.
Insomma, un bagno di sangue. Del quale ancora non si vede la fine. I commissari hanno tagliato 2,8 milioni di spese generali e un milione e mezzo di costi della dirigenza, sperando poi di risparmiarne altri 3 rivedendo gli accordi con i mandatari: un groviglio di 605 agenzie disseminate irrazionalmente sul territorio con dimensioni medie ridicole, se si pensa che il ricavo medio di ciascuna è di 128 mila euro l'anno. Ma il vero problema è quello del personale, perché finora tutti tentativi di normalizzare la situazione applicando un qualsiasi contratto di lavoro sono miseramente naufragati nella melma di uno stato d'agitazione proclamato dai sindacati interni.
La questione fa il paio con la vicenda del Fondo pensioni, istituito nel 1951, che deve provvedere al pagamento degli assegni di quiescenza del personale ed è una delle cause principali del dissesto che ha portato un anno fa al commissariamento. Ha un patrimonio interamente investito in immobili, con un valore di mercato di 205 milioni. Ma che non rende praticamente nulla. Tanto che finora, per riuscire a pagare le pensioni, la Siae ha dovuto mettere costantemente mano al portafoglio, aggravando non poco il proprio conto economico. Basta dire che il Fondo ha assorbito 130 milioni di contributi aziendali, con la previsione di ingoiarne altri 60 nei prossimi dieci anni.
Nel tentativo di rimetterlo in sesto, e anche in conseguenza delle nuove regole sugli investimenti degli enti previdenziali, sono stati istituiti due fondi immobiliari. Il che ha scombinato i piani di vendita di alcuni stabili di proprietà della Siae a condizioni favorevolissime: minimo anticipo e dilazioni di pagamento quarantennali. Parliamo degli immobili a destinazione residenziale occupati fra l'altro dai dipendenti della Società degli autori ed editori. Che hanno una caratteristica comune: su 37 affittuari, 34 sono sindacalisti. Fra di loro figura anche il contabile dello stesso Fondo pensioni. Si tratta di Roberto Belli, responsabile della Slc-Cgil nonché fratello di una dipendente attualmente in servizio e di una ex dipendente Siae (rispettivamente Antonella e Patrizia Belli), destinatario di una recentissima e sorprendente contestazione disciplinare. Il 13 giugno la direzione generale gli ha spedito una lettera dove si dice che una verifica condotta dalla Ria&partners, la società di revisione del bilancio del Fondo, ha fatto saltare fuori alcuni bonifici per un totale di 30 mila euro che insieme ad alcuni assegni e versamenti, c'è scritto, «non risultano autorizzati e non trovano riscontro nelle registrazioni contabili». Denaro, dicono i documenti bancari, trasferito dal conto Bancoposta del Fondo stesso ai conti correnti bancari personali di Belli e della sua compagna. Inevitabile, adesso, la richiesta di spiegazioni convincenti.  

COMMENTI    DAI LETTORI



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Chiamiamo la Camusso
26.06|15:34 Lettore_723599
Lei sicuramente ci sapra' giustificare questi trattamenti e ripotare in pareggio il bilancio (a carico di qualcun'altro ovviamente).
Giovanotto
26.06|15:32 PEPITONE
ma aldila di ogni considerazione, bisogna mettere un giovanotto così come commissario? non è che ha un po troppo poca esperienza, vista l'età?
Allucinante
26.06|15:17 Lettore_2591570
Dove per qualche motivo c'è dimezzo lo stato o enti ad esso collegato c'è sempre uno spreco di denaro pubblico.Vista così la Siae è paragonabile ad una cosca che chiede il pizzo ai cittadini senza dare nulla in cambio.Personale che vive sulle spalle dei cittadini mettendo tasse anche sul cibo se per caso ad una festa si suonano due canzonette.
@MichelaJ
26.06|15:17 Ghispo
Lei è una dipendente? Bene! Allora lei ci sta dicendo che questo articolo è una balla? Che le cifre, i benefits, le percentuali sono inventate? Che il sig. Rizzo ha preso fischi per fiaschi e, visto l'errore, è in odore di querela?
tutelano il copyright?
26.06|15:12 blackgrind
Finalmente un articolo che dice quello che molti di noi già sapevano. E questo schifo di gente è la stessa che si lamenta degli introiti mancanti e ha imposto tasse ulteriori su dispositivi quali le memorie fotografiche -!!- e a priori -!!- come risarcimento del POSSIBILE uso di tali dispositivi per infrangere il copyright di prodotti audio o video. Ecco perché quasi nessun partito si è opposto a questo scandaloso abuso del diritto oltre che anacronistica vessazione. L'italia, complice anche la stampa moraleggiante, da quando ha deciso di essere più legalista - cosa ottima - è stata vessata da un numero impressionante di leggi, leggine, o regole comunali per sanzionare l'impossibile e fare cassa. E nessuno che si sia chiesto se quelle regole fossero giusto, era troppo allettante scrivere sul proprio giornale le frasi moralistiche qualunquiste alla Severgnini, contro la mancanza di disciplina. Questi sono i tutori della disciplina e le regole che hanno imposto si capisce sempre meglio a cosa servono veramente e a CHI. 




lunedì 25 giugno 2012

UN'ALTRA STRADA PER L'EUROPA

"Un'altra strada per l'Europa". Il 28 giugno a Bruxelles un Forum per ripensare l'Europa e mettere al centro i popoli e i loro diritti e non le banche e il rigore


  

“Un’altra strada per l’Europa”. Non poteva essere più chiaro l’appello lanciato per il forum del 28 giugno presso il Parlamento europeo, a Bruxelles. Il forum, organizzato da un’ampia rete di movimenti e realtà, fra cui, per l’Italia, Sbilanciamoci, il Manifesto, Rete @ Sinistra e Arci, sarà una sorta di “contro-vertice” perché si svolgerà parallelamente al vertice, programmato per i giorni 28 e 29 giugno, in cui i leader europei dovranno discutere sulle misure da adottare in previsione di unione bancaria, unione fiscale e ridefinizione delle modalità di estinzione del debito dei paesi – come da programma, messo a punto in un fascicolo di 15 pagine firmato da Barroso, Van Rompuy, Draghi e Juncker. Dopo le elezioni in Grecia, monitorate e quasi commissariate da Angela Merkel, e il G20 in Messico, in cui la stessa Merkel ha ribadito che l’unica via possibile nelle sue intenzioni è il rigore, per cui non farà sconti a nessuno, la situazione è rimasta invariata: la finanza continua a speculare e a scommettere su fallimenti e uscite dall’Euro, l’obiettivo da salvare restano le banche private e non i popoli e gli stati, e l’intera linea politica del continente continua a dover piegarsi alla linea dettata dalla Germania.
Come si legge nell’appello diffuso per presentare il forum, e firmato fra gli altri anche da Rossana Rossanda, “L’Europa è in crisi perché è stata sequestrata dal neoliberismo e dalla finanza. Negli ultimi vent’anni il significato dell’Europa – con un persistente deficit democratico – si è sempre più ridotto a una visione ristretta del mercato unico e della moneta unica, portando a liberalizzazioni e bolle speculative, perdita di diritti ed esplodere delle disuguaglianze”.
E, in effetti, quanto la politica sta facendo per aggredire la finanza consiste solo in ripetuti buchi nell’acqua o, peggio, in soluzioni vantaggiose solo per le economie “trainanti” del vecchio continente, e dannose per quelle in difficoltà. Siamo ben lontani da una Tobin Tax reale che limiti la speculazione tassando le transazioni: se verrà introdotta – il ministro dell’economia tedesco, Wolfhang Schäuble, ha annunciato che si sta andando in questa direzione – sarà applicata solo da 10 paesi, colpirà solo una minima parte delle attività finanziarie e, rimodellata e aggiustata dopo compromessi e mediazioni, rischia di essere facilmente aggirabile dagli speculatori; i 130 miliardi di euro annunciati per salvare l’Europa, e rilanciare la crescita, non si sa da dove usciranno fuori e, se mai usciranno, non è ben chiaro come potranno aggredire la recessione europea; il premier tecnico italiano, Mario Monti, senza troppo alzare la voce chiede che l’Europa si impegni ad assumersi responsabilità collettiva sul debito pubblico. E quest’ultima non è una notizia, è solo un timido appello. Quello che è chiaro, dunque, è che nelle intenzioni dei leader europei che contano, il taglio ai salari e al welfare, per contenere il debito pubblico, non è minimamente messo in discussione. E la recessione continuerà a galoppare.
Questa, appunto, è la strada che molti governi europei e la cosiddetta “Troika” (UE, BCE, FMI) hanno in mente; ma il “contro-vertice” indica appunto “un’altra strada”, una nuova rotta che eviti “il collasso dell’Europa”. Visto che la Tobin Tax che dovrebbe essere introdotta rischia di avere un valore quasi soltanto simbolico, che il timido appello di Monti alla responsabilità collettiva dell’Unione Europea sul debito pubblico resta senza risposte, e che il devastante circolo vizioso di soldi erogati dalla BCE e prestati alle banche private (con ulteriore aggravio di debito pubblico sulle spalle dei lavoratori di tutta Europa), e non direttamente agli stati, non viene ridiscusso, gli organizzatori del forum su politica fiscale, ruolo della BCE e strapotere della finanza presenteranno le loro proposte. Come si legge nell’appello “L’Unione monetaria dev’essere riorganizzata e deve garantire collettivamente il debito pubblico dei paesi che adottano l’euro; la Banca Centrale Europea deve diventare il prestatore di ultima istanza dell’Unione. Non può essere accettato che il peso del debito distrugga l’economia dei paesi in difficoltà. Tutte le transazioni finanziarie devono essere tassate, devono essere ridotti gli squilibri prodotti dai movimenti di capitale, una regolamentazione più stretta deve impedire le attività più speculative e rischiose, dev’essere reintrodotta la divisione tra banche commerciali e banche d’investimento, si deve creare un’agenzia di rating pubblica europea”.
In merito alle politiche economiche, si legge ancora nell’appello, “L’Europa deve andare oltre vecchi e nuovi Patti di Stabilità, oltre le politiche limitate a mercato e moneta unica. Le iniziative dell’Europa devono affrontare gli squilibri dell’economia reale e cambiare la direzione dello sviluppo. In campo fiscale occorre armonizzare la tassazione in Europa, spostando il carico fiscale dal lavoro alla ricchezza e alle risorse non rinnovabili, con nuove entrate che finanzino la spesa a livello europeo. La spesa pubblica – a livello nazionale e europeo – dev’essere utilizzata per rilanciare la domanda, difendere il welfare, estendere le attività e i servizi pubblici. Le politiche industriali e dell’innovazione devono orientare produzioni e consumi verso maggiori competenze dei lavoratori, qualità e sostenibilità. Gli eurobond devono essere introdotti non solo per rifinanziare il debito, ma per finanziare la riconversione ecologica dell’economia europea”.
Ma l’ “altra strada” per salvare l’Europa non è fatta solo di economia. “Un’altra strada per l’Europa” porrà al centro del dibattito anche i temi della democrazia, della pace e dei diritti umani. La democrazia non se la passa benissimo in Europa, perché “il processo di decisione comune è sempre più rimpiazzato dal potere del più forte. La crisi toglie legittimità alle istituzioni europee”. Ma, ricordano i promotori del Forum, “in questi decenni i cittadini europei sono stati protagonisti di movimenti sociali e pratiche di democrazia partecipativa e deliberativa – dai Forum sociali europei alle proteste degli indignados. Queste esperienze hanno bisogno di una risposta istituzionale. Occorre superare il divario tra i cambiamenti sociali di oggi e gli assetti istituzionali e politici che sono fermi a un’epoca passata”.
La nuova Europa, e questo va ricordato soprattutto a un paese quale l’Italia, deve saper essere inclusiva e aperta: “Le società europee non devono richiudersi in se stesse. L’inclusione sociale e politica dei migranti è una prova essenziale del grado di democrazia dell’Europa. Legami più stretti vanno costruiti con i movimenti per la democrazia nei paesi dell’Africa mediterranea che hanno rovesciato regimi autoritari”. E l’Europa dovrà essere anche un’Europa della pace, iniziando a tagliare le spese destinate all’acquisto di armi e rivedendo le sue strategie politiche: “l’Europa resta responsabile della presenza di armi nucleari, di strategie militari aggressive e di un quinto della spesa militare mondiale: 316 miliardi di dollari nel 2010. Con gli attuali problemi di bilancio, drastici tagli e razionalizzazioni della spesa militare sono indispensabili. La pace in Europa non viene dalla proiezione di forza militare, ma da una politica di sicurezza umana e comune, che può costruire la pace e garantire i diritti umani”.
Il 28 giugno verrà presentata questa idea di Europa, a favore dei popoli e non delle banche, della pace e non delle guerre, dei diritti e dell’uguaglianza e non delle prevaricazioni. Mentre il summit dei leader europei si riunirà ancora una volta per non decidere nulla o quasi, il forum sarà l’occasione per stimolare un ricco dibattito in tutti i paesi europei, con l’obiettivo di costruire l’Europa che vogliamo, e che ci era stata promessa.

venerdì 22 giugno 2012

TOGLIETECI NAPOLITANO E I CANARINI DI GUERRA


Dateci Assad, dateci Tsipras, toglieteci Napolitano (e i canarini di guerra)   


Cari amici, lo so: siamo lunghi, lunghissimi. Cosa non buona, nei tempi dei saettanti  twitter, degli sms criptati in frasette belle magre, quasi anoressiche, delle sveltine pubblicitarie interrotte dalle lungaggini dei programmi, dei face book  Oggi ho annusato la primavera. E tu?“ Capisco che una roba che pretende una curva dell’attenzione meno corta dei sette clic sul telefonino risulti indigesta. Capisco chi si ritira. O, se no, fate finta che sia la serie settimanale dei post di Grillo e suddividete la lettura su 7 giorni. Prometto che prima non ricompaio.
La Siria di allora, come lo è anche adesso, era il nucleo più potente della resistenza araba all’occidente…. Noi (Israele e America, ndr) abbiamo fatto tutto ciò che era possibile contro l’Iran e contro la Siria. Ora è dal maggio 2011 che stiamo cercando di destabilizzare il suo regime…. Dobbiamo continuare a mantenere alte le fiamme che abbiamo acceso e farla bruciare internamente. Noi non possiamo rinunciare ai nostri interessi e dobbiamo continuare e destabilizzare la Siria per ottenere ciò che vogliamo. (Henry Kissinger). Il resto del testo, ovviamente ispiratore dei miliziani mediatici di cui qui appresso, conviene che vi precipitate a leggerlo in fondo)

Dobbiamo passare all’offensiva. Il nostro obiettivo è schiacciare il LIbano, la Giordania e la Siria. Il punto debole è il Libano, poichè quel regime islamico è facile da destabilizzare. Creeremo lì uno Stato cristiano, dopodichè schiacceremo le armate arabe e la Siria ci cadrà in mano. (David Ben Gurion, premier israeliano).

Il cambio di regime è ovviamente il nostro obiettivo in LIbano e Siria. Ci sono tre modi per raggiungerlo: il dittatore cambia posizione;  viene travolto dal suo popolo infelice; o, se costituisce un ostacolo per l’esterno, l’esterno lo elimina. (JINSA, Istituto Ebraico per gli Affari di Sicurezza Nazionale, Washington)

Diventiamo schiavi nel momento in cui consegniamo le chiavi della definizione della realtà interamente ad altri, che siano gli affari, una teoria economica, un partito politico, la Casa Bianca, o la CNN. (B.W.Powe)


Damasco per Assad, giugno 2012

Siria, trincea dell‘umanità
Dunque, sabato 16 a Piazza del Popolo di Roma, è andata alla grande. Con grave scorno della muta di sciacalli che avevano cercato, col terrorismo della diffamazione e della menzogna, irrimediabilmente fascista, di intimidire organizzatori e relatori e scoraggiare solidali e pubblico. Hanno toppato, non riuscendo nell’intento e, anzi, facendo montare  la mobilitazione e, così, coprendosi del fango che il ventilatore di verità installato a Piazza del Popolo gli ha rimandato addosso.
Onore e grazie a Ouday Ramadan, comunista siriano, ideatore e organizzatore principe e irriducibile dell’evento onorato dai migliori degli italiani, per quanto minoranza assediata dalle catapulte di menzogne e calunnie di una conventicola  decerebrata, o collusa con gli sterminatori di popoli e classi. Sotto gli enormi striscioni con la bandiera siriana e il volto di Bashar el Assad, che coloravano di sè tutta la piazza, centinaia di persone (e ci voleva coraggio!) in rappresentanza degli onesti hanno svergognato, nel cuore della colonia imperiale, aggressori, assassini, genocidi, scherani governativi, ignavi, bugiardi e utili idioti. E rappresaglie Digos.
Permettetimi un po‘ di retorica: dall’arida proliferazione di gramigna che ha desertificato l’intelligenza e l’onestà di tanti succubi, è spuntato un bellissimo papavero rosso. La natura ci insegna: nell’erbaccia rinsecchita dal sole, l’astro della luce bacia invece  il suo fiore prediletto e lo fa resistere e proliferare. Fino a far rosseggiare grandiose distese e prepararle al raccolto del grano, la vita. A me è toccata l’apertura e, con un’occhiata al palco in corso di smontaggio, da dove in mattinata avevano emesso cinguettio critico (con occhio strizzato) i fasulloni della triplice sindacale, mi è
 „Che ridere a metterla in culo agli italiani“
parso cruciale osservare come i 200mila sotto quel palco monumentale, e anche quelle migliaia di giovani contro il precariato a Piazza Farnese, intelligenza politica e sociale elementare avrebbero voluto che fossero qui, accanto ai siriani e agli amici dei siriani. Insieme ai ferrovieri dei notturni Sud-Nord aboliti, ai pastori sardi uccisi da Nestlè, alle maestre di Riano Flaminio (seviziate per anni da erinni bigotte, morbosizzate e fanatizzate dalla politica del sospetto e della sorveglianza) agli studenti offesi dai quiz Invalsi, alle donne cui fanno schifo donne come Hillary o Fornero quanto uomini come Obama o La Russa.  Era il loro posto, più che la spianata sotto il palco degli imbonitori, questo angolo della piazza dal tricolore con due stelle, dove si lottava contro lo stesso nemico, gli sfruttatori dell’uomo sull’uomo, la cupola dei geno- e socio-cidi, che là bombardano e praticano il terrore e qui praticano il terrore e depredano. Per capire che, con le loro forze armate e il loro popolo, siriani, libici, iracheni, serbi, afghani, palestinesi, si battono per la stessa sovranità e giustizia che la cosca sindacal-bancaria-mafiosa-clericale sottrae a loro come ai lavoratori, ai giovani, agli anziani, alle donne del nostro paese. Quando gridava „fuori la Nato dall’Italia, fuoril’Italia dalla Nato“, questa gente era conscia di quell’unità, del nemico comune e di una strategia unitaria da opporre alla strategia comune degli antropofagi. Si vinceva, allora, loro, i popoli proletari e, noi, le classi. Chi avrebbe potuto separare Berkley, o l’autunno caldo dal Vietnam? Chi la strage Usa di Mi Lay da Piazza Fontana? Chi il movimento del 68 dai fedayin? E chi oggi, invece, sa vedere la connessione tra la demolizione della Val di Susa e la polverizzazione di Sirte?
Si sentiva con forza di tuono echeggiare lo slogan Allah, Surìa, Bashar ua bas. Alcuni correggevano in Shaab, Surìa, Bashar ua bas, dove Shaab sta per popolo. Era la metafora sonora della Siria laica e pluralista, che per laico e pluralista intende e pratica da mezzo secolo il rispetto e la cura di decine di confessioni ed etnie, salvaguardando e garantendo così una separazione laica dello Stato dalle chiese, un codice epistemologico che ha educato generazioni alla convivenza e all’armonia. E, lo dico a te Marinella (cui mi dedicherò fra poche righe), perplessa per quello slogan che è di tutto un popolo, lasciare che si chiami all’intervento sia dio, sia il popolo, significa proprio questo e non getta la minima ombra sul carattere laico di quello Stato. Essere laici, mica significa necessariamente essere atei. Una cosa era chiara ai partecipanti: solidarietà alla Siria libera, sovrana, non globalizzata, nel segno dell’unità e sovranità araba, dell’antimperialismo, dell’anticapitalismo, dell’uguaglianza tra gli esseri umani, indipendentemente da razza, religione, sesso, inclinazioni, purchè non vendipatria. Allah, o non Allah per lo Stato pari sono. Questa è laicità.
Al di là di qualche frammento di folklore nazionalbolscevico, di qualche infiltrato fascista, subito imboscato perchè schiacciato dall‘ antimperialismo autentico, che non è mero antiamericanismo (Viva gli Occupy Wall Street) in funzione di altre versioni geopolitiche di imperialismo, e di un gruppetto di cerchiobottisti che avallavano l’equiparazione ONU tra chi aggredisce e chi si difende invocando un „cessate il fuoco di tutti“. Al di là di questi ambigui o nefasti fiancheggiatori, Piazza del Popolo ha vissuto un momento dignitoso, combattivo, onesto. Denuncia e svergognamento della lieta disponibilità di sinistre capitaliste, opportuniste, trotzkiste, radicalchic e pacifinte, di farsi bollire nel paiolo dei cannibali con il conforto di un rametto di rosmarino (licenza di sopravvivere con la catena alla caviglia).
Nella mefitica palude Stigia, formata dai nove grandi meandri percorsi dal fiume Stige, la dea Teti immerse il figlio neonato Achille, per renderlo invulnerabile, ma trascurò il tallone e Achille perì. La divinità che ha figliato eserciti di suoi eroi politico-merdiatici (la „r“ non è un errore), ve li immerse, in modo da farli immortali. Ma anch’essa li tenne per il piede e non si avvide del lembo scoperto. Il fiume, dolosamente, non rivelò la defraudazione. Così il colosso scatenato dalla Sublime Porta-Casa Bianca, ritenutosi corazzato dal bagno nella palude della frode grazie al concorso dei nove meandri dell’oligarchia merdiatica occidentale (Reuters, AP, Murdoch, CNN, BBC, Mediaset, RAI, De Benedetti, NYT), non si avvide dello zoccolo scoperto. E lì fu colpito da un nugolo di frecce, proprio mentre si apprestava a mettere a ferro e fuoco la città degli uomini di pace. Per restare nel mito, alcune di quelle frecce letali nel tallone del matamoros merdiatico (lo so, l’accostamento di questi modesti canarini da gabbia all’eroe acheo è improprio assai: magari entrambi protervi e prevaricatori, ma con una differenza di classe e di stile, quella tra ratti e falchi), le ha tirate Marinella Correggia. E le sue, di frecce, sono acuminate.
Di Marinella, lo dico con forza, non condivido le strade battute con altri No War in cerca, si vorrebbe, dell’equidistanza e di un pacifismo che finisce con considerare pacificatrice la distribuzione della responsabilità tra vittima e carnefice. Un suo testo, sconsolatamente ambiguo, elegge a „terza forza“ un gruppo di cristiani di Homs, questi, sì, benedetti dal Vaticano (e c’è già da riflettere), che si dichiarano contro ogni violenza e contro ogni scontro armato. Detto davanti a un groviglio di serpenti che strangola e avvelena il corpo della Siria, finisce con sottrarre forza alla resistenza e, ammantandosi di una ipocrita neutralità, lasatrica di buone intenzioni la via dell’inferno. Noi restiamo accanto al legittimo governo, al presidente Assad, alle forze armate patriottiche che, cari fratelli di Homs, purtroppo non hanno scelta se non impegnare la propria vita per fermare i sicari della criminalità organizzata internazionale. Tutto il resto è nè-nè e tradisce la verità e il popolo siriano.
Tutto ciò non incide sullla nostra solidarietà a Marinella contro i suoi detrattori. Senza nè-nè. Con lei e con noi – per i quali, insieme al lancio di mota, qualcuno ha anche fatto la scelta terroristica del procedimento giudiziario – i merdiatici  hanno dato seguito, nel loro piccolissimo, all’operazione planetaria di soppressione di voci altre, quelle dei „selvaggi“ e „dittatori“, di quelle che badano al vero, anzichè alla voce del (loro) padrone. Ci sono giornalisti che stanno alla committenza come le cortigiane stavano a Luigi XIV, come i picciotti ad Al Capone, come i caporali tedeschi al Feldmaresciallo Kesselring. Per loro, mica per niente, è in ballo il Premio Pulitzer. Ci siamo già occupati in passato del bloggista che spara su giornalisti veri, Cristiano Tinazzi, fermato dalla polizia in un gruppo di naziskin e poi candidato per il Fronte Nazionale di Freda, del savianeo geopolitico Ricucci e del davvero  esagerato Germano Monti, uno capace di inquinare con la sua lotta alla verità perfino l’onesto arcipelago della solidarietà palestinese. Ora nel coro è entrato anche un certo Lorenzo Declich (nomen omen), con una sparata contro Marinella tanto vigliacca quanto ottusa. Nascostosi dietro il dito artritico dell’ONU, di quell’ONU che per la Nato in Serbia, Iraq, Afghanistan, Libia ha fatto da notaio-zerbino, un po‘ come Napolitano ha onorato di firme tutte le scorrerie di Berlusconi, il soggetto si affanna a confutare la preziosissima opera di verifica e smascheramento portata avanti da Marinella sul menzognificio allestito dal monopolio merdiatico per lubrificare la sodomizzazione di Libia e Siria. Qui la perfidia diffamatrice è pari solo all’idiozia degli argomenti.
Lo spensierato copione delle migliori bufale dell’intelligencepolverizza come nonsense, e magari complottismo, il principio del cui prodest., inserendo tra i due termini un non campione di logica. Così Assad uccide la sua gente e distrugge il suo apparato di sicurezza per offrire su piatto d’argento un bella causa ai suoi potenziali assassini; gli islamici buttano giù le Torri Gemelle e bucano il Pentagono per dare il destro alla potenza guerresca egemone di papparsi i loro paesi; Piazza Fontana è fatta dagli anarchici e Piazza della Loggia da sindacalisti per alimentare la compressione di diritti e salari che passava sotto il nome di „strategia della tensione“; Gheddafi abbatte un aereo e 81 passeggeri a Ustica in modo che Reagan non abbia scrupoli a bombardarne la casa e cento residenti, Milosevic stermina 45 civili a Racak, in Kosovo, perchè non vede l’ora che gli si bombardi la capitale e si distrugga la Serbia e i palestinesi fanno saltare la stazione di Bologna, e chi c’era c’era, perchè si ponga fine allo squilibrio che vede l’Italia patteggiare un accordo di non aggressione reciproca. Le BR poi….
Questo criterio del cui prodest, da che mondo è mondo chiave di lettura di analisti, investigatori e storici per demistificare le campagne di intossicazione atte a rincretinire e soggiogare l’opinione pubblica, è definito apoditticamente „demenziale“. Punto. In compenso, questo assertore del cui non prodest oblitera perfino le perplessità del capo osservatori, generale Mood, messo in campo dal maggiordomo Ban Ki Moon per svolgere il compito di William Walker quando, in Kosovo, s’inventò quella strage di Racak per suscitare un’indignazione collettiva che avrebbe sostenuto le ali dei bombardieri su Belgrado. Il quale Mood, per quanto manipolato da Reuters e Ansa, due bocche della verità atlantiche, di fronte all’evidenza raccolta anche da media amici, aveva dovuto esprimere dubbi sulla paternità della strage di Hula, alla vista delle decine di teste colpite a bruciapelo e dei bambini con la gola tagliata, effetti non imputabili a bombardamenti di artiglieria. Declich, scandalizzatosi perchè c’è chi ascolta anche altre voci, come quella di un governo in ogni caso infinitamente meno criminale dei regimi totalitari del Fronte di Liberazione Siriano, Israele, Usa, GB, Francia, Qatar, Arabia Saudita, Al Qaida, o quella dei centri di informazione cristiani che testimoniano la loro comunità sterminata dai „rivoluzionari“, alla fin fine si aggrappa a un unico argomento: i bombardamenti di Assad sulle case e famiglie di civili. Siccome del cui prodest  il presidente del paese, azzannato da una marmaglia di lanzichenecchi, se ne fotte, ecco che promuove coesione contro il nemico  e consenso della nazione al suo governo bombardandone i figli.
Deve aver proprio pisciato fuori dal vaso imperiale, non unica nella stampa mainstream che incomincia a rendersi conto dell’insostenibilità della vulgata di Hillary e dell’emiro del Qatar, la Frankfurter Allgemeine Zeitung, standard aureo giornalistico per ogni establishment, quando ha pubblicato dati e testimonianze su Hula che rivelavano come TUTTI gli assassinati appartenessero a famiglie sostenitrici del governo, in quartieri che sgherri armati avevano occupato e dove l’esercito regolare era entrato solo a carneficina compiuta. Granate di carri armati siriani che hanno distrutto le case? A parte il fatto che è diritto di ogni governo intervenire contro aggressori che massacrano la gente, al Nostro sono sfuggite le immagini di ribelli che, sparando razzi RPG, fanno crollare case, quelle delle case che vengono fatte passare per bombardate e invece esplodono dal di dentro, quelle delle nuvole di fumo nero che, sistematicamente, si sprigionano dalle macerie e come tali indicano che si tratta di copertoni incendiati sui tetti. Riunendo in sé due delle proprietà delle tre scimmiette, il vessillifero della „rivoluzione siriana“, non vede, non sente. In compenso parla. Ripete.
Riesce anche imbarazzante per i più avveduti tra coloro di cui si esercita a essere l‘eco. Ci fa le pulci sulle provata presenza in Siria di terroristi importati ma, occhiutissimo, non si è neanche accorto delle bandiere nere al vento di Al Qaida in Libia e Siria, o dei 600 sicari lì trasferiti dal fondatore di Al Qaida in Libia, Abdelhakim Belhadj, o delle ormai sempre più frequenti rivelazioni di stampa e servizi occidentali sulle spedizioni mercenarie guidate da forze speciali Nato. Meglio di qualsiasi nostra obiezione, lo mette al posto suo un referente di quel planeticidio che viene tanto ottusamente sostenuto. Leggetene qui sotto il suo pensiero sulla Siria. Un tantino più cinico. Ma parecchio meno stupido. E poi fatevi due risate a rileggere le inveterate scagliate contro di noi da Ricucci e compagnia.
Quando pensate che Kissinger era ministro di Nixon, consigliere di Bush 1 e 2 e oggi di Obama, alla luce dell’annientamento che programma per una nazione dopo l’altra, a partire dal Cile di Allende, non dovreste stupirvi del fatto che nella Casa Bianca, a capo dell’Occidente dove si verificano i prodromi della dittatura sul mondo, siede, come raccontatovi nel precedente pezzo, un assassino seriale di massa. Notizia (New York Times), quella di Obama che insieme ai suoi 14 capi della sicurezza si riunisce settimanalmente per stilare elenchi di assassinandi perchè „sospetti“ o „vicini a sospetti“, per cui è giudice, giuria e boia in uno. Informazione epocale su uno scherano di Wall Street che si crede Zeus e lancia droni sull’umanità che non marcia in fila, bellamente ignorata dalle armate mediatiche di cui i nostri tre scrivani eroi sono lo stormo di zanzare. Tutt’altra cosa il „manifesto“: silenziatore sul serialkiller e sua esaltazione in ultima pagina,  attorno a fotona di latinos con tocco in testa,  per cantare un peana all’angelo nero che, per nulla interessato al voto degli immigrati, regolarizza con decreto i giovani ispanici cresciuti negli States. Semplicemente grandioso per scelta delle priorità. Il collettivo sionista, in quello e in altri luoghi, avrà provato un leggero imbarazzo a vedere che il tema della Shoah, 127°dal dopoguerra (o giù di lì), è stato scelto dal 4,7% dei maturandi, avverso al 41,2% che ha preferito stare con i piedi sulla terra bruciata di oggi impegnandosi su „I giovani e la crisi“. Imbarazzo tramutatosi in euforia al constatare che ancora una vola la Shoah subita 70 anni fa è stata proposta a dispetto degli olocausti inflitti da 70 anni in qua. A Gaza (9 ammazzati da Israele negli ultimi tre giorni), terrorismo coloniale e militare in Cisgiordania del Bersani palestinese, Abu Mazen, in Libano, Siria e, attraverso dittatori surrogati, in metà dell’America Latina.

Intanto in Siria…
Ratti di Libia e bambini “ribelli” di Siria
Del Generale Robert Mood, capo della missione di Osservatori ONU e fonte cristallina di verità, ai sopranominati delatori è sfuggita la denuncia di un membro giordano della missione di Mood spia della Nato, denuncia uscita su buona parte dei media del Sud del mondo. Uno degli espisodi citati: Mood aveva portato il suo convoglio estemporaneamente a Tartus, dove non era in corso alcun conflitto da registrare, solo per ispezionare quattro installazioni militari siriane, operazione non prevista dal mandato ONU. La stessa azione veniva condottaa Rastan, sempre su strutture dell’esercito. Che Mood intenda ripetere la raccolta di elementi atti a favorire bombardamenti e incursioni mirate, già compiuta da osservatori ONU in Iraq prima dell’attacco, o da giornalisti e osservatori OSCE in Serbia a favore dei bombardieri in partenza da Aviano? A pensar male… con questi ci si è sempre preso.
Altra notiziola scartata dai probi cronisti di cui sopra, è la minaccia fatta dai loro teneri e pacifici rivoluzionari che occupano parti di Homs (unico abitato ancora non liberato dall’esercito), dove tengono in ostaggio e nel terrore di subire il noto „trattamento Sirte“  5000 abitanti, di iniziare ad ammazzare civili se l’esercito siriano non se ne va. Hannibal che, mentre sbrana un po‘ di gente, intima al poliziotto di togliersi dai piedi. Notizia confermata non solo dai bugiardoni del governo, ma da vari giornalisti alla Marinella, ovviamente a libro paga di Assad. E, ancora, l’assalto compiuto da „ribelli“ contro l‘inviato dell’Ansa, loro consanguineo deontologico, in cui sono stati massacrati sei poliziotti che lo proteggevano. Ovviamente un’operazione di Assad. Infine, assolutamente non pubblicabile, la rivelazione che gli eroici volontari di „Medici senza Frontiere“ sono stati scoperti contrabbandare dalla Turchia esplosivo plastico ai terroristi. Imperdonabile che siano stati colpiti dalle forze lealiste mentre fraternizzavano in tal modo con i „giovani rivoluzionari“. Alcuni di questi, catturati, hanno confessato che svuotavano farmacie per fornire medicamenti agli „insorti“.
Altra notizia. A suggellare un’affinità terroristica al di là dell’appartenenza alla medesima confraternita confessionale, ecco che miliziani salafiti sono ospitati a Miami nei campi di addestramento dei bombaroli anticastristi, mentre, uniti nell’unica fede narco-islamista, altri tagliagole da lanciare contro la Siria vengono istruiti in Kosovo dall’UCK, a sua volta impratichitosi nel terrorismo grazie all’intervento, nel 98-99, di Al Qaida e dello stesso Osama bin Laden, in vista di Bondsteel, la più grande narcobase militare Usa d’Europa.

Mamma li curdi!
Sherkoh Abbas, importante dissidente siriano curdo, ha sollecitato Israele a ridurre in pezzi la Siria, come previsto nel 1982 dal Piano Oded Yinon del Ministero degli esteri sionista, frantumandola tra sunniti, sciti, alawiti, cristiani, drusi, curdi…  Dopo i despoti curdi  Barzani e Talabani, che hanno svenduto il Kurdistan iracheno alle compagnie Usa e ai servizi e accaparratori di terre israeliani, ecco arruolarsi il curdo siriano per onorare le istanze di emancipazione Nato del suo popolo. Dove ha sede l’Assemblea Nazionale Curda, capeggiata da questo campione dell’unità della sua nazione attraverso lo spezzettamento di altre? A Wahington, dove se no? E l’altro frammento di curdi filoimperialisti, il „Movimento del Futuro“, dove sta? Ma a  Istanbul, nel sottoscala di quel che rimane, dopo sei scissioni, del Consiglio Nazionale Siriano. Ha invece sede in pieno territorio curdo-siriano, il PYD, organizzazione maggioritaria dei curdi siriani, da sempre ideologicamente legato all’onorevolissimo PKK della Turchia e sostenitore della Siria unita e libera di Assad. Non sarà un caso che il PKK abbia negli ultimi mesi intensificato i suoi confronti con le truppe turche, iniziativa simpatica, atta ad allegerire la pressione del Nato-turco Erdogan sulla Siria.
Con la coalizione progressista e democratica di Usa-UE-Nato-Turchia-Qatar-Arabia Saudita, di cui i nostri tre spadaccini sono i vessilliferi medatici, in assoluto marasma per via della resistenza in armi e di popolo e dell’accentuata fermezza di Putin (pensate al recente lancio dimostrativo di missili intercontinentali russi e alle navi di armi russe in rotta verso la Siria), Obama, in vista delle elezioni (Usa, ma anche messicane e venezuelane), si arrovella su un dubbio. Si chiede: guadagno più voti a contrastare Romney, primatista di demenza reazionaria e genocida, mettendomi la corazza del guerriero senza macchia, paura, indulgenze, o mi fa più gioco fermare l’Air Force, con quella maggioranza di cittadini che, animati da Occupy, sono contrari a ogni nuova e vecchia guerra? Il dubbio frantuma anche la coalizione dei volenterosi che, in confusione sul da farsi, diramano a giorni alterni invocazioni al piano di pace Annan e belluine minacce di sfracelli. Al lacerarsi del tessuto di menzogne e provocazioni perfino nella stampa main stream, cui disperatamente i nostri deontologici polemisti offrono puntelli di ricotta, al disgusto dei Brics, per ora non sanno che contraporre un’esasperazione forsennata degli attentati e delle stragi. Come se la quantità potesse porre rimedio al disfacimento della qualità. Come in Nigeria, ultima espansione del terrorismo confessionale Al Qaida-Nato, mirata a sfasciare, dopo la Libia, la più grande e petrolifera nazione africana, sono i cristiani ad andarci di mezzo. In Nigeria macellano quelli che li macellano, in Siria, colpiti dalla fanteria Nato con sequestri, massacri, tortura, distruzione o furti di case, fuggono e gridano aiuto. Il papa, loro monarca e custode, di questi ultimi non è stato informato.


Grecia: chi coglie il vento e naviga, chi s’accuccia in vista della bufera
Una cosa va detta prima di ogni altra considerazione politico-ideologico-economica. Sulla Grecia non si abbatte solo la furia predatrice degli strozzini internazionali e la collera per il fiorire di un pensiero alternativo di massa. Sulla Grecia infierisce la vendetta dei barbari. Il discorso, non della sola Merkel, di „noi brave formichine laboriose e voi cicale canterine e fannullone“ è il rigurgito moderno di un bimillenario complesso di inferiorità del Nord nei confronti della civiltà classica. Civiltà, cultura, che tutto ha iniziato e tutto ci ha insegnato. Civiltà da loro sempre inseguita, mai conquistata, dunque da obliterare. Psicologismi? Chiediamolo a Gramsci e alla sua intelligenza della „sovrastruttura“.
Syriza, fronte di 12 partiti e movimenti, che in Italia potrebbe essere paragonata a una coalizione tra Ferrero (o piuttosto la sua base), Grillo, Landini e No Tav, si moltiplica per sei e becca il 27%.  Stava al 4% due elezioni fa. Gli altezzosi devoti a piaceri solitari del KKE, scavato un fosso tra sè e le masse, si dimezzano al 4, 5% e suscitano un amarcord  che fa rivivere il lento estinguersi dei sedicenti „comunisti“ in mezzo mondo. Suscitano anche una gran collera al pensiero che, uniti, KKE e Syriza avrebbero vinto e provocato la rottura della faglia europea. Il Pasok-PD è giunto al capolinea  dove un binario morto aspetta il suo equipollente italiano. Rattrista la rinnovata adesione del Partito Comunista-Sinistra Popolare del buon Rizzo a questi custodi del terzinternazionalismo più settario e antipopolare. Sinistra Democratica, con il suo 6,26%, manda 17 deputati a coprire a sinistra l’assalto finale di Pasok-ND-UE ai greci ancora in vita. Vale un SEL. Quanto ad Alba Dorata, il parallelo è con i neonazisti di Forza Nuova e affini. In vista della dittatura mondiale perseguita dalla Cupola, vengono allevati e esibiti nel circo della democrazia trucidi energumeni pelati e in camicia nera, macchiette da Gran Guignol, perchè i boccaloni continuino a credere che la minaccia di totalitarismo siano questi figuranti e non Monti, Obama, Draghi, Merkel, Lagarde, Zoellnick… Qualche mio gentile interlocutore insiste nel dare del democretino a chiunque, da Bersani a Stipras, non si ammassi sullo scoglio in gran tempesta dove sventola il vessillo della rivoluzione, dell’uscita dall’euro (nessuno sa come si fa) e dall’Europa. E dove neppure le zattere approdano più. Posso rispondere con la constatazione che esistono anche, più perniciosi per noi, i socialcretini?
Il risultato di Syriza è grandioso e cambia le carte in tavola. Atene non si smentisce. Nella Grecia aggredita dal’autocrate persiano Ciro è sorto un Leonida, o quel Demostene che seppe sottrarre la libertà della Grecia alle grinfie imperiali dei macedoni. 71 deputati sono arrivati in quel parlamento sull’onda di 17 scioperi generali in due anni e di quella volontà insurrezionale di massa che ha difeso con i corpi e con i mezzi possibili il suo diritto alla piazza. Hanno combattuto e votato le famiglie depredate dai tagli e dalle tasse, i lavoratori dei settori pubblico e privato rimasti al quasi 50% in strada, i comunisti seri, gli anarchici, gli studenti, i giovani. Fate un confronto tra le celebrazioni post-elettorali di Nuova Democrazia e di Syriza. Altro che „una faccia una razza“. Due facce, due razze: quella che fa indistinguibili i manifestanti di Occupy, del Quebec, di Madrid, di Santiago del Cile, da quelli di Syntagma. E l’altra che confonde i fichetti, yuppies, signore laccate di Nuova Democrazia, con il seguito arancione della Timoshenko, con quello verde dei quartieri alti di Tehran, o con la fauna di Cortina, o della Bocconi.
Syriza rifiuta il memorandum sociocida  ed è la priorità e la possibilità. E‘ il prerequisito per il ricupero della sovranità. Ha promesso che lo combatterà in parlamento e, ancora, nelle piazze. I giochi sono aperti: la vecchia oligarchia regnante è totalmente screditata. I greci sanno che ulteriori tagli per 11 miliardi li stroncherebbero definitivamente, che i prestiti ingrosseranno il debito e schizzeranno attraverso l’economia per alloggiarsi presso banchieri oltremare, che il licenziamento di 150mila statali preteso dalla Troika (alla maniera della Cuba di Raul, dove saranno un milione e mezzo a finire dietro a bancarelle), comporta la fame per un milione di famiglie. La fase richiede, mi pare, la transizione da un disastro senza limiti a un’economia equa, dinamica e partecipatoria. In parlamento si dovranno denunciare la corruzione dei cleptocrati e le spese assurde per le burocrazie militari e clientelari. Syriza non richiede oggi l’uscita dalll’euro (quante Piazza Fontana seguirebbero?), checchè sognino i dormienti, perchè vorrei vedere il greco che si ritrova con la dracma e i risparmi e salari dimezzati. Ma tale uscita in prospettiva sarà indispensabile una volta  confiscati  i beni rubati dagli oligarchi e nascosti in Svizzera o nei paradisi fiscali, e che gli interessi d’usura del sistema bancario europeo e internazionale siano stati rinegoziati, magari sotto minaccia di un abbandono della Nato, dando un minimo di fiato all’economia e ai livelli di vita. Con la propria valuta nazionale la Grecia riprenderebbe il controllo sulle sue finanze, tasso di cambio, strumenti di politica monetaria e degli investimenti. Nel frattempo sospenda il pagamento del debito (e ne scopra le componenti illegittime), metta il cappio al collo degli evasori miliardari, faccia un trapianto di organi vitali dai briganti armatori, evasori stramiliardari, al corpo agonizzante del popolo, imponga rigidi controlli sui capitali, congeli depositi bancari per evitarne la fuga, si rifornisca di fondi da fonti alternative: Russia, Iran, Venzuela, China e altri Stati non ligi alla Troika. Affidi al controllo operaio la gestione di industrie fallite, abbandonate, inefficienti, ai giovani l’innovazione e la rinascita di un’agricoltura uccisa dalla voracità di multinazionali e importatori.
E‘ il libro dei sogni? Dipende da che sostegno l’azione parlamentare otterrà dalla mobilitazione ed energia di piazza, non solo in Grecia. Gli eurocrati saranno tanto spaventati quanto spietati. Ma i 300 delle Termopili ce la potranno fare. Abbiamo lasciato che Serbia, Iraq, Libia si sacrificassero da soli, anche per noi. Oggi sono la Siria e la Grecia  a poterci salvare. Tocca a noi darci da fare per salvare loro. I fronti sono tanti, c’è anche quello in fiamme d’Egitto, dove gli Usa, barcamenandosi tra i Fratelli Musulmani e i più affidabili generali, hanno benedetto il colpo di Stato con cui è stato sciolto il parlamento, i generali si sono ripresi il potere legislativo e hanno riabilitato alle elezioni presidenziali il boia di Mubaraq, Ahmed Shafiq. La reazione del popolo di Tahrir ha ribadito che i destini di popoli e classi sono intrecciati, una è la guerra, uno il nemico. Capito questo, abbiamo vinto.

Eroi di Napolitano. Bravi a sparare sui pescatori.

Rimpiangere Cossiga?
Senza dubbio non tutte le conquiste del passato possono essere considerate ancora sostenibili e nemmeno ugualmente valide rispetto a nuove concezioni e misurazioni del benessere e della qualità della vita“. Questo, strappato pari pari dalle labbra della Fornero, ha sentenziato Giorgio Napolitano sporgendosi dal balcone su una sterminata massa di precari senza futuro, pensionati senza cibo, cittadini con casa rubata dalle tasse, operai senza rappresentanza sindacale seria e licenziabili a uzzolo del padrone, referendari rasi al suolo dal fuoco congiunto PD e PDL. Le misurazioni del benessere e della qualità della vita vanno fatte su Briatore, Benetton, Marchionne e su quel 10% di italiani che hanno il culo al caldo del 50% della ricchezza nazionale. Non v’è alcun dubbio che Napolitano, petalo di quel quadrifoglio della fortuna Nato-BCE, composto da lui con D’Alema, Veltroni, Bersani (il gambo si chiama Violante) e per lunghi anni concimato nell’orto del PCI togliattian-berlingueresco, tra tutti i nostri capi di Stato si è dimostrato il più equilibrato, imparziale, sopra le parti, saggio ed equo rappresentante di tutte le componenti della nazione. Con particolare cura per quelle minoritarie. Appunto il nominato 10%. Con la garza della sua „viva e vibrante commozione“ applicata sulle piaghe inflitte al paese da una banda di mafiosi promossi al governo del paese, ha permesso agli italiani di sopravvivere in coma vigile e di risvegliarsi nell’esultanza di un colpo di Stato che, come con Vittorio Emanuele di fronte alle intemperanze di lavoratori e socialisti, ha rimesso tutte le cose nel loro naturale ordine. Quello occupato del 10%.
Non si è concesso nè sosta, nè riposo, l’ultraottuagenario, allevato da manovratori illuminati fin  da quando lo mimetizzavano  da entusiastico celebratore dei carri armati di Budapest. Sulle insostenibili „conquiste del passato“, rappresentate in primis dall’anacronistico scudo della sovranità nazionale, consegnatoci in punto di morte dai martiri del Risorgimento, già ridotto a carta velina dal Patto Atlantico,  in nome delle „nuove concezioni e misurazioni“ ha fatto marciare gli stivaletti di pelle umana degli gnomi di Francoforte e di Bruxelles. Non c’è articolo della Costituzione che lui, massimo custode, non abbia liftato e reso trendy, restaurandolo in pret-à-portereuropeo (art. 81: pareggio di bilancio, costi quel che costi al popolino e, art. 41, eliminazione della forzatura sociale sulla libertà d’impresa), o addirittura grantendogli una rivitalizzante metempsicosi (art.1: repubblica fondata non più sull‘arcaico lavoro, ma sull’allegra dissipazione praticata a beneficio universale dalla minoranza del 10%; art.11: repubblica che ripudia la pace).
Infine, soddisfatte tutte le esigenze della modernità, restava da rivedere un altro istituto a lungo ostico al 10% (che poi, a ben vedere, è solo quell‘1% a rischio di estinzione che viene perseguitato da Tsipras, Assad,Tahrir e Occupy), la vecchia storia democratica dei  pesi e contrappesi tra i poteri della Repubblica: legislativo, esecutivo, giudiziario (quello militare sta di riserva). Rivelato in termini impropriamente diffamatori dal „Fatto Quotidiano“, che visti i suoi implacabili attacchi ai commessi viaggiatori della Suprema Banca deve essere certamente pagato da poteri occulti,  l’assalto di Giorgino o‘ padrino alla magistratura fa rosolare d’invida la buonanima di Francesco Cossiga. Dopotutto, il bislacco gladiatore si era limitato a garantire con Gladio-Decima Mas-mafia l’incolumità nazionale, a spedire Falchi fucilatori contro i sediziosi di piazza e a tirare colpetti a salve contro „giudici ragazzini“. C’era il dramma di un ex-ministro degli interni e presidente del Senato ai tempi in cui mafia e Stato, accendendo fuochi purificatori tra Capaci e Via die Georgiofili, tentavano disperatamente di tenere a bada il Mazinga comunista. Quei successori, nella disobbedienza e forse nella nemesi, di Borsellino e Falcone, avevano osato incriminare un illustrissimo e intoccabile rappresentante dello Stato e, addirittura, volevano metterlo a confronto con colleghi e pentiti che straparlavano di trattativa mafia-Stato. Succedeva sotto l’occhio dell’allora ministro di polizia e di quello della Giustizia, il quale  si era attribuito il merito di aver allentato il cappio disumano del 41bis ad alcuni interlocutori della trattativa e delle collegate esecuzioni di massa.
Così Mancino, sentita l’aria nuova che  ha preso a tonificare il 10%, cui lui di dirittto appartiene, ha chiesto al presidente, per interposto braccio destro D’Ambrosio, di raddrizzare le cose e i magistrati di Palermo, soffocando così una volta per tutte le mefitiche esalazioni emesse dal pool di coloro che insistevano a soddisfare il diritto alla verità di una proterva maggioranza del 90%. E cosa ha fatto Napolitano? Ha innovato, perbacco. Si è messo al passo con Obama e si è dato, applicando la sua autorità puramente morale in quanto arbitro istituzionale, il ruolo ben meno anodino di incursore sulle fasce. Il centrattacco, del resto, l’aveva già fatto: dando l’assist al gol della punta Monti, con il quale la Banca Centrale Europea, e chi sopra di essa, avevano chiuso ogni partita del vecchio campionato di classe. Il capo dei procuratori della repubblica, inebriato anch’esso dall’aria nuova, ha ottemperato. Non s’incapponisca quel fanatico palermitano di Ingroia, si faccia coordinare da chi al fedele custode dei  misteri del 92-93 saprà rendere il dovuto.
Osservando da vicino l‘erede di un’illuminata e rimpianta monarchia assoluta, se non addirittura di un re, a un bel tomo di Cagliari, avvocato e pure donna, è venuto in mente di riflettere sul fatto che, per molto meno, Nixon era stato impallinato da impeachment. Ha considerato che imporre, su ordini dall’alto, un premier e un governo non legittimato dal voto popolare, insieme a una serie di altre trasgressioni, non costituiva proprio garanzia della Costituzione.  E così, per Giorgino o‘ Delfino, ha azzardato una balzana prospettiva di messa in stato d’accusa. Attentato contro l’integrità, l’indipendenza e l’unità dello Stato (sovranità monetaria trasferita dal popolo italiano alla BCE, quella politica, eocnomica, militare, passata a privati esterni); associazione sovversiva; attentato contro la Costituzione dello Stato; usurpazione di potere politico; attentato contro gli organi costituzionali; attentato contro i diritti politici del cittadino; cospirazione politica mediante accordo; cospirazione politica mediante associazione. Tutto questo prima che gli venisse offerta l’ulteriore ghiotta occasione dell’intervento presidenziale sull’indipendenza dei magistrati. Colpo di Stato? Secondo ogni dottrina giuridica costituzionale è colpo di Stato. C’è chi ne è pratico. E i golpisti nel governo applaudono.
E‘ matta l’avv. Paola Musu da Cagliari? Forse non s’è avveduta che, storicamente, un potere criminale economico a un certo punto ambisce  a farsi politico. A farsi Stato. Prima la mafia regnava per interposta persona. Successivamente, grazie a quattro bombette, è entrata a gamba tesa nel palazzo. E così difficile comprendere Napolitano quando, fatto fare ogni cosa agli altri per tanti anni, ha ritenuto arrivata l’ora di farsi avanti in prima persona, con tanta „vibrante e commossa soddisfazione“ dei suoi papà e mamma, della famiglia tutta. Legittima aspirazione umana, no? Tutto il resto sono maleinterpretazioni, strumentalizzazioni e manipolazioni, dice Napolitano delle intercettazioni. Come Berlusconi.
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H. Kissinger
“Sono davvero sorpreso da come fa Assad a restare ancora al potere. In passato suo padre era l’unico leader arabo che mi ha battuto. Nel’1973, se non era per Anvar Sadat, il padre del giovane Assad avrebbe potuto battere l’occidente sul campo, perché la Siria di allora, come lo è anche adesso, era il nucleo più potente della resistenza araba all’occidente. Sono sicuro che senza l’aiuto di Sadat ci sarebbe stata una guerra contro Israele e gli arabi avrebbero potuto vincere contro Israele. Noi (Israele o America ? ndr) abbiamo fatto tutto ciò che era possibile contro l’Iran e contro la Siria. Personalmente ero al corrente di tutte le offerte che abbiamo fatto a Assad per allontanarsi dall’Iran, ma lui non ha ceduto e confesso che in lui ho visto l’immagine del padre che mi aveva battuto in modo eguale nel’1973. Ora è dal maggio 2011 che stiamo cercando di destabilizzare il suo regime, ma non riusciamo a stanarlo e questo mi ricorda quella formidabile forza che era l’impero mongolo che aveva preso tutto l’Asia Centrale e il Medioriente in un lampo, ma si fermò dietro le mura di Damasco. La cosa che mi sorprende è che la Siria, pur restando un paese senza grandi risorse e quasi povero, dispone di infrastrutture cosi forti e cosi stabili; ha i generi alimentari immagazzinati per oltre 5 anni ed è auto sufficiente per servizio sanitario ed energetico, inoltre, dall’esercito siriano composto da più di 500 mila unità, siamo riusciti ad ottenere solamente 1500 defezioni in tutti questi mesi e non riusciamo a dividerla internamente pur essendo un paese composto da circa 40 etnie diverse. Senza dubbio la grande maggioranza dei siriani sta con Assad e il paese ha l’appoggio dell’Iran, Russia e Cina. Non ci resta che insistere con la strategia di farla scoppiare dall’interno. Dobbiamo continuare a mantenere alte le fiamme che abbiamo acceso e farla bruciare internamente. Noi non possiamo rinunciare ai nostri interessi e dobbiamo continuare e destabilizzare la Siria per ottenere ciò che vogliamo.”