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sabato 8 dicembre 2012

I LECCHINI DI BERLUSCA





      

La lista completa: tutti i lacchè di Berlusconi! 

Imploranti come madonne addolorate sotto la Croce, commossi come ospiti di C’è posta per te, adoranti come neanche i dipendenti della megaditta fantozziana nei confronti del direttore galattico. Sono loro, i lacché del PdL, altrimenti detti parlamentari. Consultare le agenzie di stampa, ieri, era pericoloso: si rischiava di mandare in tilt il cervello. Ogni trenta secondi circa, ecco spuntare una dichiarazione di questo o di quel deputato, tra cui tanta gente mai sentita prima. Magari quelli che vanno alla Camera o al Senato per dormire sui banchi.
Tutti allegri, pronti come soldati nordcoreani a dare il bentornato al Kim Jong Il (sì, quello vecchio trapassato un anno fa, non il giovanotto panciuto che governa oggi). Dalla Gelmini in versione bimbominkia a inondare Twitter con i suoi ardori berlusconiani (“Grande Presidente!”) alla deputata-confettara Pelino che ringrazia il Cavaliere per essersi sacrificato ancora, “per dare un po’ di serenità agli italiani”. Fino a Souad Sbai, quella che per un attimo era andata con Fini ma che ora dice “senza Silvio non esiste centrodestra”. La morte nostra.
Una sfilza di infiltrati, ominidi pronti a tutto pur di ottenere un posticino in lista, una riconferma, un posto al Sole al cospetto del Re supremo, quello che è tirato da tutte le parti da masse adoranti che gli chiedono di tornare. La Biancofiore, come sempre, dà il meglio: “Fiat lux!”, ha detto. Non è dato sapere se abbia sbagliato una consonante, la prima della seconda parola. Meglio non indagare oltre.
Lo spettacolo è indecente, e bene ha fatto uno serio come Guido Crosetto ad alzarsi e ad andarsene ieri mattina a Omnibus. La vergogna per quanto sta accadendo è tanta, troppa. L’unico sempre con la solita faccia inespressiva è lui, Angelino Alfano. Ormai è una macchietta, fa gli annunci con tono degasperiano, serio, responsabile. Poi, quando il capo lo smentisce e lo sputtana in modo palese e poco carino, ecco che lui ricompare per rimangiarsi tutto. Sempre con quella finta serietà irritante di uno che non sa più dove sia la spina dorsale. Ammesso che ce l’abbia mai avuta.

*** Marianna Venturini ha stilato la lista completa, ecco tutti i nomi:
PDL: PALMIZIO, ORA BERLUSCONI UFFICIALIZZI SUA CANDIDATURA
PDL: BACCINI-GALATI, CENTRODESTRA UNITO INTORNO A BERLUSCONI
PDL: MUSSOLINI, BENE, RILANCIO CON BERLUSCONI IN CAMPO
PDL: LABOCCETTA, CON BERLUSCONI CI GIOCHIAMO PARTITA
PDL: CASTIELLO,CON BERLUSCONI NUOVA POSSIBILITA’ PER ITALIANI
PDL: BELCASTRO, RITORNO BERLUSCONI E’ NECESSARIO
PDL: BRAMBILLA, BERLUSCONI LEADER INCONTROVERTIBILE
PDL: SENATORI CAMPANI, NOSTRA PARTE VICINO A BERLUSCONI
PDL: SBAI, SENZA BERLUSCONI NON C’E’ CENTRO DESTRA
PDL: MALAN, BERLUSCONI E’ TORNATO ORA PUNTIAMO A VINCERE
PDL: MILANESE, AVANTI TUTTA CON BERLUSCONI
PDL: FOTI, AUSPICO RITORNO IN CAMPO DI BERLUSCONI
PDL: CARFAGNA, CON BERLUSCONI NOSTRO LAVORO PIU’ FACILE
PDL, CESARIO, BERLUSCONI RIPORTI CENTRODESTRA A GOVERNO
PDL: BONDI, TUTTO IL PARTITO CHIEDA A BERLUSCONI DI TORNARE
PDL: GELMINI, SERVONO CORAGGIO E LEADERSHIP BERLUSCONI
PDL: CAPEZZONE, BERLUSCONI UNICA CHANCE CONTRO SINISTRA
PDL: ROTONDI, GIUSTO CHE BERLUSCONI SI CANDIDI
PDL: PRESTIGIACOMO, BERLUSCONI DEVE RISCENDERE IN CAMPO
PDL: POLI BORTONE, BERLUSCONI CON CORAGGIO CHIEDE SCELTA
PDL: MAZZUCA,RITORNO BERLUSCONI MIGLIOR RISPOSTA CENTRODESTRA
PDL: D’ALESSANDRO, BERLUSCONI TORNI IN CAMPO
PDL: GALAN, BENTORNATO BERLUSCONI,CAMBIARE TUTTO NEL PARTITO
PDL: COSENTINO, SIAMO AL FIANCO DI BERLUSCONI
PDL:MATTEOLI, UNITA’ DI INTENTI, BERLUSCONI MAI ANDATO VIA
PDL: NITTO PALMA, BERLUSCONI LEADER CREA PROBLEMI FUORI PDL
PDL: LA LOGGIA,PARTITO SI COMPATTI SU BERLUSCONI PER VINCERE
PDL: LAURO E FAZZONE, TUTTI DI NUOVO INTORNO A BERLUSCONI
PDL: CALABRIA, BERLUSCONI SCENDA IN CAMPO PER IL BENE DEL PAESE
PDL: BIANCOFIORE: FIAT LUX, E FU LUCE
PDL: DE LILLO, BERLUSCONI UNICO LEADER PER UNIRE MODERATI
PDL: CUTRUFO, CONTRO BERLUSCONI I SOLITI GUFACCI
PDL: SANTANCHE’, CON BERLUSCONI PER DIFENDERE LIBERTA’
PDL: BONIVER, BERLUSCONI IN CAMPO? NON VEDIAMO L’ORA
PDL: DI CATERINA, CON BERLUSCONI PARTITO UNITO SULLA SCELTA
PDL: MOLES, BERLUSCONI UNICO A RIDARE SPERANZA E FUTURO
PDL: SCANDROGLIO, ASPETTIAMO SUO RITORNO IN CAMPO DI BERLUSCONI
PDL: PAGANO, SUA DISCESA IN CAMPO SCELTA GENEROSA
PDL: CONTE, E’ IL MOMENTO DELLA RESPONSABILITA’
PDL: BERGAMINI, IL RITORNO DEL CAVALIERE RICOMPONE UN ELETTORATO DISORIENTATO
PDL. SAVINO: DA PASSI INDIETRO BERLUSCONI SOLO EFFETTI NEGATIVI
PDL: BERLUSCONI: NICOLUCCI (PDL), PREMIER CREDIBILE PER IL POPOLO DEL CENTRO DESTRA
PDL: PELINO, BERLUSCONI PER RIDARE SERENITÀ E COMPETITIVITÀ
PDL: RAVETTO, BERLUSCONI INCARNA IL CENTRODESTRA ITALIANO, MODERNO E LIBERALE
PDL: CERONI, RITORNO IN CAMPO BERLUSCONI SUPERA CONFRONTO INTERNO
PDL: GIOACCHINO ALFANO, SINISTRA NERVOSA PER RITORNO EX PREMIER
PDL: CESARO, CON RITORNO BERLUSCONI PDL TROVERÀ FORZA E UNITA
PDL: RONZULLI, CON PRESIDENTE ATTACCANTE DA DOMANI PIU’ NESSUNA INCERTEZZA
PDL: DEGIROLAMO, BERLUSCONI HA IL DOVERE DI RIMETTERSI AL LAVORO PER IL PAESE
PDL: BRAMBILLA, È IL LEADER DEL CENTRODESTRA NATURALE SIA ALLA GUIDA
PDL: MAZZOCCHI, CON PRESIDENTE PER STABILITA’ POLITICA ED ECONOMICA
PDL: BOCCIARDO, BENE RITORNO BERLUSCONI
PDL: RIZZOLI, BERLUSCONI RIPRENDA REDINI CONVOGLIO CENTRODESTRA
PDL: PETRENGA, BENE RITORNO BERLUSCONI
PDL: GIRO, BERLUSCONI SI CANDIDI AL GOVERNO
PDL: COMI, BERLUSCONI E ALFANO CONSAPEVOLI RESPONSABILITA’
PDL: BERNINI, DIRIGENTI CHIEDANO RITORNO BERLUSCONI
PDL: 13 SENATORI, BERLUSCONI RIPRENDA GUIDA DEL CENTRODESTRA
PDL: REPETTI, ORA BERLUSCONI PROSEGUA SENZA PAUR

                                                                       

OCCUPAZIONE







OCCUPAZIONE

Lavoro, solo uno stagista su 10 viene assunto

Nel 2011, su 307 mila tirocinanti il 10,6% ha avuto un contratto.. 

Solo uno stagista su 10 riesce nell'impresa di conquistare un'assunzione. Nel 2011 su oltre 307 mila tra tirocini e stage attivati la quota di quelli diventati posti di lavoro si è fermata al 10,6%: era il 12,3% nel 2010.
È quanto emerge dal sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere, l'ente guidato da Ferruccio Dardanello, in collaborazione con il ministero del Lavoro.
Passando dalle percentuali alle persone: il numero di stagisti e tirocinanti assunti o in procinto di esserlo è stata pari a 32.500 unità, dalle oltre 38 mila dell'anno precedente.
VI RICORRE IL 14,2% DELLE AZIENDE. In tempi di crisi resta tuttavia un canale che offre qualche speranza ai giovani, inoltre le aziende che vi fanno ricorso sono il 14,2% del totale delle imprese e il 71,5% delle big, ovvero di quelle con 500 e più dipendenti.


                                                                        

VAI AL GABINETTO MARIO MONTI




20120104 Gabinetto Monti è un governo o un Ufficio Straordinario? I dubbi di carattere costituzionale sul modo in cui è avvenuto il passaggio dal Governo Berlusconi a quello di Mario Monti

Gabinetto Monti è un governo o un Ufficio Straordinario?
I dubbi di carattere costituzionale sul modo in cui è avvenuto il passaggio dal Governo Berlusconi a quello di Mario Monti

 di Mario Esposito
Professore straordinario di Diritto Costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università del Salento
Prima, durante e dopo l'ultima, singolare crisi di governo si è da più parti sostenuto, con diversità d'approccio e di accenti ma con comune esito diagnostico, che essa sarebbe stata determinata dalla cosiddetta “sfiducia dei mercati” nei confronti dell'indirizzo politico intorno al quale si era formata e poi mantenuta, sia pure con modifiche nella composizione, la maggioranza parlamentare che aveva sostenuto il Gabinetto Berlusconi.
Se così fosse, saremmo di fronte ad un evento costituzionale nuovo sia nella sostanza sia nella forma: i mercati - espressione lessicale (almeno dal punto di vista giuridico) generica e imprecisa - non rientrano tra i soggetti che, a vario titolo, danno impulso ovvero partecipano o, ancora, risolvono le crisi di governo. E, sotto altro profilo, lo svolgimento e la soluzione della successione tra l'Esecutivo Monti e quello Berlusconi espongono, come si vedrà, peculiarità tali da non poter essere pacificamente ricondotte alla fisiologica dinamica della vigente forma di governo.
È noto, d'altra parte, che i recentissimi fatti istituzionali sono effetto di trasformazioni che, coinvolgendo i radicali delle organizzazioni statali  (e in primo luogo la sovranità, ormai divisa, a dispetto di un insegnamento antico e sempre valido, tra versante attivo e versante passivo: il primo imbrigliato nella complessa costruzione europea, ancora in larga parte dominata dalle logiche pattizie internazionali; il secondo affidato, viceversa, alle sole forze dei singoli Stati) hanno già dato luogo a gravissimi problemi e, soprattutto, all'assoggettamento delle collettività nazionali ad influenze (apparentemente almeno) adespote e comunque eteronome.
Corrispondentemente, nella pubblicistica corrente la descrizione degli eventi politici è stata sovente  doppiata dal ricorso a termini propri di una condizione di guerra, ad esempio qualificando il Ministro dell'Economia come Ministro della Difesa o, ancora, sottolineando la funzione del Presidente della Repubblica quale reggitore dello Stato nelle condizioni eccettive determinate da deflagrazioni belliche.
Le fasi che hanno condotto al Gabinetto Monti
In tale scenario, merita allora di essere, sia pur rapidamente, "glossata" la successione delle fasi che hanno condotto alla formazione del Gabinetto Monti, seguendone lo sviluppo attraverso i comunicati ufficiali della Presidenza della Repubblica.
In breve tempo, infatti, il Presidente della Repubblica, che già aveva più volte intrapreso un'azione di stimolo delle misure da lui ritenute necessarie per corrispondere alle richieste dei mercati finanziari, ha indotto lo spostamento dell'obiettivo dalla natura dei provvedimenti da adottare alla composizione soggettiva del Gabinetto e della sua maggioranza parlamentare, con la conseguente apertura della crisi di governo prima e persino a prescindere dalle condizioni formali che, alla stregua della Costituzione e della prassi di questa integrativa, ne sono presupposti.
La nomina di Monti a senatore a vita
Il 9 novembre 2011, quando ancora il Presidente del Consiglio non aveva rassegnato le sue dimissioni, il Presidente della Repubblica ha nominato senatore a vita il prof. Mario Monti, futuro Premier. Tale atto potrebbe essere interpretato come tentativo di dare legittimazione parlamentare al designando (ma già probabilmente designato in pectore), tenuto conto della vigente disciplina elettorale, in forza della quale, avendo la coalizione vincente già un "capo", per tale predeterminato dalle forze politiche che vi aderiscono, è ristretto l'ambito di discrezionalità del Presidente della Repubblica nell'individuazione della persona cui conferire l'incarico per la formazione del Governo. Si tratterebbe allora di un preincarico in forma di nomina senatoriale, che non sarebbe valso, però, ad attingere il risultato sperato, dal momento che - come appare evidente - l'indicazione elettorale del capo della coalizione proviene dai cittadini e non può essere certo surrogata dal, sia pur autorevolissimo, munus di cui all'art. 59 Cost.
D'altra parte, la nostra Costituzione non richiede affatto che il Presidente del Consiglio ed i Ministri siano altresì parlamentari.
Le ragioni della investitura senatoriale di Mario Monti vanno allora cercate altrove. E probabilmente nel fatto che i senatori a vita, data la nomina presidenziale, sono assolti forse dal vincolo di mandato verso il corpo elettorale, che non li ha espressi, ma correlati da vincolo fiduciario col Capo dello Stato, personalmente, fin quando duri in carica chi ha proceduto alla nomina, e successivamente e comunque con la figura istituzionale, da chiunque incarnata. Sotto altro aspetto, questa induzione potrebbe trovare conferma nel fatto che senatori a vita diventano, di diritto, anche i Presidenti della Repubblica emeriti.
Da dove proviene l’indicazione i Monti?
Ciò contribuirebbe a spiegare quel che, altrimenti, risulterebbe difficilmente comprensibile: donde cioè provenga l'indicazione del prof. Monti quale soggetto più idoneo al quale conferire l'incarico di formazione del nuovo Governo. Dai comunicati ufficiali dei gruppi parlamentari relativi al contenuto delle consultazioni avviate dal Presidente Napolitano il 13 novembre non appare, infatti, alcuna sicura paternità dell'indicazione medesima.
Il Presidente della Repubblica, il quale aveva già avuto colloqui "non protocollari" con le "maggiori componenti delle forze politiche di maggioranza e di opposizione", ha aperto - vi si è fatto cenno - se non la crisi in senso proprio e tecnico, le consultazioni che la presuppongono sulla base di un semplice preannuncio di dimissioni formulato dal Presidente del Consiglio, peraltro condizionato all'approvazione della legge di stabilità. E proprio in questo lasso di tempo il Presidente della Repubblica ha provveduto alla nomina del prof. Monti a senatore a vita, quasi a voler su di lui proiettare, in prospettiva di emergenza (più volte evocata nei suddetti comunicati del Quirinale), una frazione delle prerogative che fanno  di lui il Capo dello Stato nei momenti di grave necessità, allorché ha avuto contezza che la maggioranza a sostegno di Monti sarebbe stata comparabile, sia alla Camera sia al Senato, a quella che esprime, nel Parlamento in seduta comune, il Presidente della Repubblica.
Ma l'attivazione di questi poteri emergenziali, collegati alle funzioni del Presidente della Repubblica quale Capo dello Stato, implica e richiede che lo stato di crisi risulti composto da una crisi di governo in senso proprio e dall'impossibilità di risolverla con le procedure ordinarie.
Nessun espresso voto di sfiducia
Non solo, però, non v'era stato alcun espresso voto di sfiducia - l'unica condizione in presenza della quale il Governo è giuridicamente obbligato alle dimissioni - ma, sotto altro aspetto, le mere dimissioni, quando non conseguenti a sfiducia, non danno luogo all'immediata apertura delle consultazioni, perché, per prassi ormai consolidata, il Capo dello Stato, anche al fine di verificare se ricorra o meno la suddetta fattispecie di crisi composta, invita il Presidente del Consiglio a presentarsi alle Camere per spiegare le ragioni dell'atto abdicativo.
Di fatto, tuttavia - ecco un altro aspetto di peculiarità della vicenda - ciò non sarebbe potuto avvenire, poiché, per inversione delle fasi, le dimissioni si sono risolte in un atto esecutivo di un procedimento iniziato ben prima, almeno a far data dal 12 ottobre, allorché il Presidente della Repubblica si era volto ad identificare gli elementi non più solo oggettivi, quanto piuttosto soggettivi di un nuovo Esecutivo corrispondente alle attese, a latere creditoris (non solo del debito, dunque, ma anche della fiducia), delle istituzioni europee, dell'opinione pubblica internazionale e degli operatori economici e finanziari.
Le consultazioni estese a soggetti esteri
Non è un mistero che le cancellerie europee - talvolta in modo esuberante - prediligessero l'«opzione Monti»: per parte sua, secondo quanto risulta ufficialmente, il Presidente della Repubblica, tra il 10 e l'11 novembre, ha esteso le consultazioni a soggetti esterni all'ordinamento costituzionale italiano e addirittura esteri (in particolare e nell'ordine al Presidente Obama - il quale, si legge nel comunicato quirinalizio, "ha voluto essere ragguagliato sugli sviluppi e le prospettive della situazione politica in Italia in relazione alle gravi tensioni tuttora in atto sui mercati finanziari" - al Presidente Wulff, il quale "ha quindi manifestato l'auspicio che gli sforzi in atto per dare soluzione alla crisi di Governo di fatto apertasi vadano a buon fine", e al Presidente Sarkozy, dalla conversazione con il quale il nostro Capo dello Stato ha appreso che la fiducia della Francia nei confronti dell'Italia era legata alla prospettiva che il nostro Paese si desse "al più presto un governo capace di contribuire al superamento di una situazione che è altamente preoccupante per tutta l'Europa e in particolare per la zona Euro"), laddove, a fronte delle menzionate insistenze manifestate da rappresentanti di Stati stranieri, il Presidente della Repubblica avrebbe forse potuto persino inviare un messaggio motivato alle Camere, richiamando l'attenzione di tutte le forze politiche sull'anomalia d'una simile evenienza.
Il mutamento soggettivo della compagine governativa non ha, poi, avuto alcuna influenza sulla soluzione della crisi economica che tuttora drammaticamente perdura, smentendo forse il presupposto da cui si erano prese le mosse e rivelando che tutto stava nelle misure da adottare, che potevano essere assunte anche dal precedente Governo.
Un prezzo alto in termini di assetto costituzionale
Non sembra azzardato segnalare, allora, che il prezzo pagato dall'Italia in questi ultimi tornanti di turbolenza non solo (e non tanto) nazionale potrebbe essere molto alto anche in termini di assetto costituzionale.
Il Capo dello Stato, non che limitarsi a svolgere una funzione di alta vigilanza, secondo parametri costituzionali, sulla gestione dell'indirizzo politico di maggioranza, vi si è ingerito sino a promuovere la rimozione del Governo Berlusconi e della corrispondente sua formula politica, facendosi portatore di una candidatura non solo estranea alla maggioranza (e all'opposizione), ma investita, come si è avuto modo di dire, di un tratto fiduciario presidenziale sul quale lo stesso Napolitano ha attivamente cercato il coagularsi di un ampio consenso, così oggettivamente istituendo una sorta di ufficio governativo straordinario, caratterizzato dal nesso, non solo genetico, con la Presidenza della Repubblica.
Non basta: l'estensione delle consultazioni, in forma quasi sostitutiva, a soggetti di Stati esteri si è subito riflessa sulla condotta del nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri, il quale si è affrettato a compulsare le istituzioni comunitarie, mentre ha ricevuto la fiducia senza esplicitare il programma, come si è appreso anche nel corso del dibattito parlamentare, nonché, prima, all'esito dei colloqui che i gruppi parlamentari hanno avuto con il Capo dello Stato in fase di conferimento dell'incarico: di tal che il Parlamento sarà chiamato non già a controllare che l'Esecutivo si contenga nell'ambito dell'accordo fiduciario, quanto piuttosto a ratificare i contenuti che tale programma acquisirà di volta in volta per unilaterale determinazione del Ministero.
In un motto, potrebbe dirsi che abbiamo un Governo che ha avuto fiducia sulla fiducia e, in definitiva, al di fuori della fattispecie dell'art. 94 Cost. e della prassi che si era ormai formata.

                                                                        
                                                                                 

RINCARI BOLLETTE X FAMIGLIA






      

RINCARI BOLLETTE / In un anno 8,5% di rincari per ogni famiglia 





Milano, ultime news www.UnoNotizie.it –
Mentre è allo studio un provvedimento per la riduzione dei costi legati all’energia, Facile.it, sito leader del mercato della comparazione ha fatto il punto sulla situazione attuale calcolando che, in appena un anno, ogni famiglia italiana ha visto crescere dell’8,5% il peso delle proprie bollette di gas e luce.

L’indagine, svolta a livello nazionale con focus su 15 province diverse, ha evidenziato che, per quanto riguarda il gas, quelle in cui i costi sono cresciuti in maniera più sostenuta sono tutte al sud e tutte con un consumo notevolmente inferiore a quello medio nazionale, di 1.400 metri cubi: Bari e Napoli, dove ogni famiglia ha utilizzato in media 810 metri cubi di gas, hanno registrato gli aumenti tariffari più alti, rispettivamente dell’8,18% e dell’8,05%, seguite da Palermo e Reggio Calabria, con il 7,96% e il 7,76%.

«Questi aumenti così sostenuti in regioni con clima mite e, quindi, con consumi mediamente bassi riguardo al gas per riscaldamento – ha dichiarato Alberto Genovese, AD di Facile.it – sono stati causati soprattutto dalle elevate crescite dei servizi di rete della bolletta del gas per le fasce basse dei consumi, in un anno queste hanno registrato un incremento di circa il 25%».

Continuando a scorrere i dati dell’analisi svolta  puntando l’attenzione sull’energia elettrica colpisce vedere come gli aumenti abbiano sfiorato anche il 12%: Trieste (11,8%), Bari e Pisa (11,7%) e Milano (11,5%) sono le province in cui i costi sono saliti maggiormente, anche se quella in cui si è registrato il maggiore consumo nazionale è Cagliari (3.200 KWh rispetto ad una media nazionale di 2.700).

«Per capire il dato di Cagliari – ha continuato Genovese – bisogna ricordare che la città non è raggiunta dalla fornitura del gas metano, fattore che si aggiunge al suo peculiare sviluppo urbanistico: molte abitazioni, un tempo concepite come case di villeggiatura estiva e quindi pensate senza un impianto di riscaldamento vero e proprio, col crescere della città sono diventate residenze per l’intero anno e sono state dotate di riscaldamenti con pannelli elettrici o con pompe di calore che, ovviamente, consumano molto. Visto il caldo estivo, peraltro, mediamente anche i condizionatori restano accesi più a lungo e questo comporta spese maggiori».

Dall’analisi emergono anche elementi molto interessanti per leggere i cambiamenti della nostra società: al Nord, dove le case sono più piccole, i nuclei familiari ridotti e il numero di ore passate fuori casa cresce, i consumi di elettricità sono notevolmente più bassi della media nazionale; Torino e Milano, ad esempio, hanno un consumo medio di 2.450 e 2.200 KWh. Roma e Bologna, invece, hanno ancora case di dimensioni maggiori e, ad esempio, meno donne lavoratrici: ecco quindi che aumentano i consumi e si arriva a 2.900 KWh. Bologna ha anche il non invidiabile primato delle spese maggiori: fra luce e gas, ogni famiglia ha speso in media 2.040€.
Ecco di seguito gli incrementi dei costi della fornitura del gas (e relativi consumi) nelle province considerate:

GAS

Consumo annuo di gas (smc)
Spesa annua
Crescita '11-'12 (%)
Bari
810
€ 769
8,18%
Napoli
810
€ 798
8,05%
Palermo
570
€ 600
7,96%
Reggio Calabria
570
€ 616
7,76%
Milano
1465
€ 1.391
7,56%
Trieste
1550
€ 1.391
7,55%
Varese
1550
€ 1.391
7,55%
Roma
1140
€ 1.166
7,46%
Firenze
1140
€ 1.099
7,45%
Pisa
1140
€ 1.099
7,45%
Torino
1550
€ 1.481
7,38%
Verona
1550
€ 1.435
7,32%
Bologna
1550
€ 1.447
7,26%
Parma
1550
€ 1.447
7,26%
Media Nazionale
1400
1.321
7,56%

Questi gli incrementi dei costi legati alla fornitura di elettricità (e relativi consumi) in 15 città:

LUCE

Consumo annuo di energia elettrica (KWh)
Spesa annua
Delta '11-'12 (%)
Trieste
2100
€ 386
11,80%
Bari
2500
€ 482
11,71%
Pisa
2150
€ 393
11,70%
Milano
2200
€ 405
11,53%
Parma
2250
€ 417
11,37%
Varese
2400
€ 448
11,00%
Torino
2450
€ 462
10,84%
Verona
2700
€ 526
10,16%
Reggio Calabria
2750
€ 541
9,97%
Palermo
2800
€ 558
9,78%
Firenze
2800
€ 558
9,78%
Napoli
2850
€ 574
9,61%
Roma
2900
€ 590
9,44%
Bologna
2900
€ 590
9,44%
Cagliari
3200
€ 695
9,42%
Media nazionale
2700
533
10,1%