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lunedì 7 aprile 2014

RIFORMA PENSIONI 2014 TORNA COTTARELLI TAGLI ALLE PENSIONI DI GUERRA E REVERSIBILITÀ ?

Riforma Pensioni 2014: torna Cottarelli, tagli alle pensioni di guerra e reversibilità? 

Il commissario Cottarelli si è incontrato ieri con Matteo Renzi: ecco le ultime news sulla riforma pensioni 2014. 
Riforma pensioni 2014, torna in scena il commissario alla spending review Carlo Cottarelli, che ieri ha incontrato a Palazzo Chigi il premier Matteo Renzi per illustrare il proprio piano in vista del varo del Def, il documento di economia e finanza: ecco le idee di Cottarelli sulle pensioni di guerra e reversibilità.
Riforma pensioni 2014, Cottarelli e i tagli alle pensioni di guerra
Riguardo il tema della riforma pensioni 2014, Carlo Cottarelli è senz'altro un personaggio chiave, dal momento che le sue idee in fatto di pensioni erano chiare a tutti già dalla sua nomina a commissario alla spending review, componente fondamentale per il Def atteso nella giornata di oggi, quando alle 18 il Consiglio dei ministri si riunirà per il varo del documento.
A marzo si parlava di possibili tagli alle pensioni di guerra, tagli che avrebbero dovuto portare alle casse dello Stato risparmi per 200 milioni di euro. La risposta di Giuseppe Castronovo, presidente dell'Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, non si era fatta attendere: 'Tagliare le pensioni di guerra a 70 anni dal conflitto significa dimenticare il sacrificio di questi figli d'Italia'.
Oltre alle pensioni di guerra Carlo Cottarelli aveva in mente anche di tagliare le pensioni di reversibilità.
Riforma Pensioni 2014, spending review e pensioni di reversibilità
Le ultime news sulla riforma delle pensioni prevedevano anche un taglio alle pensioni di reversibilità, sempre da parte del commissario Carlo Cottarelli, tagli che dovevano essere legati a specifiche fasce di reddito. Inoltre Cottarelli aveva messo in cantiere anche la deindicizzazione delle pensioni, con un risparmio quantificato nel 2015 di 500 milioni di euro e di 1,6 miliardi nell'anno successivo.
Abbiamo utilizzato spesso il tempo imperfetto dal momento che il piano che Cottarelli ha presentato al capo del governo Renzi non sembra contemplare alcun taglio sulle pensioni. In ogni caso, al momento del varo del Def fissato per oggi pomeriggio alle ore 18, sapremo con certezza le misure adottate dal Consiglio dei ministri.
Credere che il governo metterà mai mano alle pensioni di guerra o quelle di invalidità? Se sì quale sarebbe la vostra reazione? Sentitevi liberi di esprimere la vostra opinione

VERONA AUTO DI LUSSO L'IMPRENDITORE FA LA BELLA VITA SENZA PAGARE LE TASSE

Verona, auto di lusso, viaggi e ristoranti: l'imprenditore fa la bella vita senza pagare le tasseVerona, auto di lusso, viaggi e ristoranti: l'imprenditore fa la bella vita senza pagare le tasse


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Verona, auto di lusso, viaggi e ristoranti: l'imprenditore fa la bella vita senza pagare le tasse
L'attività di verifica della guardia di finanza ha consentito di recuperare redditi non dichiarati dal commerciante di macchinari per oltre 1,5 milioni di euro e oltre 200mila euro di Iva non versata all'erario Verona, auto di lusso, viaggi e ristoranti: l'imprenditore fa la bella vita senza pagare le tasse
Auto di lusso, viaggi, ristoranti costosi e vestiti firmati: era questo il tenore di vita di un imprenditore di origine libanese, residente a Verona, attivo nel commercio internazionale di macchinari industriali ma totalmente sconosciuto al Fisco italiano. Gli accertamenti delle Fiamme Gialle hanno consentito di dimostrare che il centro di interessi e delle attività del cittadino libanese erano radicati in Italia e così la sua società, sulla carta anch’essa libanese, è stata considerata come una "stabile organizzazione", ossia avente una sede fissa che faceva affari sul territorio nazionale e che, pertanto, avrebbe dovuto pagare le tasse in Italia.Verona, auto di lusso, viaggi e ristoranti: l'imprenditore fa la bella vita senza pagare le tasse
Anche alcune foto postate sui social networks che riproducevano l'uomo d'affari a bordo di auto di lusso oppure intento a presenziare ad eventi mondani rigorosamente tenuti nel nostro Paese, sono state prese a base per lo sviluppo delle indagini svolte dai finanzieri. L’attività di verifica ha consentito di recuperare a tassazione redditi non dichiarati per oltre 1,5 milioni di euro e oltre 200mila euro di Iva non versata all’erario. Per l’imprenditore libanese è scattata anche una denuncia per evasione fiscale alla procura della Repubblica di Verona



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ELETTROLUX GUIDI ANNUNCIA STOP A TAGLI AI SALARI O ESUBERI

Electrolux: Guidi annuncia, "stop a tagli ai salari o esuberi fino al 2017" 

Roma,  apr. - Il governo "e' pronto a fare la sua parte sia sulle risorse per la decontribuzione sia sul fronte degli investimenti" annunciati dall'azienda. Lo dice il ministro dello Sviluppo, Federica Guidi, al termine del tavolo su Electrolux. Guidi ha confermato che l'azienda "non fara' tagli ai salari e licenziamenti fino al 2017, che e' l'orizzonte temporale di questo piano". Lo stop agli esuberi fino al 2017 e' legato all'applicazione dei contratti di solidarieta' e all'applicazione della decontribuzione per le aziende che il governo si e' impegnato a finanziare. I quattro stabilimenti di Electrolux in Italia resteranno aperti, riferisce il presidente del Veneto, Luca Zaia, dopo l'incontro al ministero dello Sviluppo Economico sulla vertenza Electrolux. "L'azienda ha confermato - ha detto Zaia lasciando il Mise - che non ci saranno esuberi fino al 2017 e che sono previsti investimenti e il mantenimento dei quattro stabilimenti italiani. Ora ci sono da definire i dettagli - ha proseguito - ma mi pare un buon punto di partenza e le parti sociali hanno dimostrato un grande senso di responsabilita'". .

COS' È IL QUANTITATIVE EASING E CHE EFFETTI PUÒ AVERE

Cos’è il Quantitative Easing e che effetti può avere  

La settimana scorsa, alcune dichiarazioni possibiliste di Jens Weidmann, governatore della Bundesbank e membro del consiglio direttivo della Banca Centrale Europea (BCE) con fama di falco, hanno alimentato fra gli operatori dei mercati finanziari l'aspettativa di imminenti misure di stimolo volte a scongiurare i rischi di cali generalizzati dei prezzi e dei redditi (la temuta deflazione). E anche il governatore Draghi ha manifestato la sua disponibilità a intervenire con misure non convenzionali. In particolare ci si attende che la BCE ponga in essere operazioni note come Quantitative Easing (QE per brevità) consistenti nell'acquisto massiccio di titoli con denaro di nuova emissione.
La BCE sarebbe solo l'ultimo istituto d'emissione a praticare il QE, dopo che da anni ne fanno uso, con diverse modalità, le banche centrali di Usa, GB, Giappone e Svizzera. Tali acquisti, realizzati iniettando nel sistema moneta addizionale, vengono variamente giustificati a seconda dei rispettivi mandati. La Federal Reserve americana può esplicitamente dichiarare che l'aumento di domanda ottenuto in virtù del QE consentirà di abbassare la disoccupazione; la Bank of England si è limitata ad indicare che l'aumento di circolante serve ad evitare che l'inflazione scenda troppo al di sotto del 2% annuo; la BCE lo presenterà probabilmente come strumento di “trasmissione della politica monetaria”, cioè volto a determinare tassi di interesse e provvista di credito sufficientemente uniformi in tutta l’Eurozona e per i diversi operatori economici, ma anche come strumento per evitare che il tasso di inflazione si allontani troppo dall’obiettivo del 2%. Per la verità forme di QE sono state già praticate anche dalla BCE sotto forma di acquisto di titoli pubblici nel mercato secondario nel Securities Market Programme (2010-11), ma in quel caso l’immissione di liquidità veniva sterilizzata ciò che non accadrebbe col QE.
Nonostante operazioni di questo genere, spesso definite “non ortodosse” (ma cos’è l’ortodossia?), vengano poste in essere fin dal 2008, non c'è ancora consenso sulla loro efficacia. I critici sostengono, con qualche plausibilità, che queste ingenti immissioni di liquidità non fanno che alimentare altre bolle finanziarie, con tutti i rischi per la stabilità che ne conseguono. In risposta a tali censure, alcuni economisti fra cui Larry Summers, con una certa onestà intellettuale, si sono chiesti se le bolle non siano proprio quello di cui hanno bisogno economie mature, altrimenti condannate alla stagnazione, per ottenere un minimo di crescita.
L'abbassamento dei tassi d’interesse che si produrrebbe sui titoli oggetto del QE – data la relazione inversa fra prezzo dei titoli e loro rendimento - si trasmetterebbe tramite i normali meccanismi di mercato alle altre classi di titoli e finirebbe, secondo la teoria dominante, per incoraggiare le decisioni di spesa. Più che sugli investimenti delle imprese, l’aumento del prezzo dei titoli potrebbe avere “effetti ricchezza” sulla spesa delle famiglie che li posseggono, le quali sarebbero invogliate a spendere di più forti della percezione di un'accresciuta ricchezza mobiliare. Tale effetto è tuttavia più certo negli Stati Uniti dove, per esempio via fondi comuni e fondi pensione, il ceto medio possiede parecchi titoli, ma probabilmente meno in Europa.
Proviamo dunque ad immaginare realisticamente i possibili vantaggi, in particolare per il nostro paese, di un massiccio programma di acquisti che comprenda titoli di tutti i Paesi dell'Eurozona in ragione del peso dei rispettivi PIL. Un ulteriore calo dei tassi a lungo termine avrebbe effetti positivi per il bilancio pubblico, mentre le ripercussioni sulle obbligazioni societarie e sul mercato azionario potrebbero favorire il settore privato. Il condizionale è d’obbligo perché le decisioni di investimento delle imprese dipendono fondamentalmente dalla domanda aggregata attesa e non tanto da favorevoli condizioni sul lato del loro finanziamento. E da questo punto di vista non ci attendiamo che il QE abbia effetti dirimenti sulle decisioni di spesa delle famiglie.
Un eventuale QE europeo comporterebbe una ripartizione degli acquisti di titoli fra i paesi dell’Eurozona in proporzione alla partecipazione al capitale della BCE in modo da non prestare il fianco all'accusa di essere un aiuto esclusivo alle economie periferiche. Più controversa è la distribuzione degli acquisti fra titoli fra pubblici e privati, con i tedeschi che favoriscono i secondi per motivi evidenti a tutti (si veda a proposito la postilla in fondo all’articolo). Con un’economia tedesca che marcia vicino al pieno impiego, laddove il QE conducesse a una maggiore domanda interna questo potrebbe tradursi in acquisti addizionali di nostri beni e servizi scongiurando nuovi squilibri commerciali intra-Eurozona. Si tratta però di effetti sulla cui portata v’è da essere estremamente cauti e che, comunque, dipendono dalla dimensione delle misure di QE, essa stessa un segnale della volontà europea di combattere la crisi. E sull’esistenza di questa volontà v’è anche da essere assai scettici (come l’ennesima posizione interlocutoria della BCE giovedì scorso dimostra).
Chi potrebbe certamente beneficiare del QE sono le banche, sia che scelgano di cedere titoli alla BCE realizzando significative plusvalenze, sia che preferiscano approfittare di più propizie condizioni sul mercato azionario per condurre in porto i necessari aumenti di capitale. In ogni caso, i loro quozienti patrimoniali risulterebbero migliorati, con conseguenti maggiori chance di passare le “prove da sforzo” (stress test) a cui saranno sottoposte dalla BCE nei prossimi mesi, il primo passaggio della gracilissima “unione bancaria” che l’Unione Europea sta faticosamente impostando. Sospettiamo che il sostegno ai bilanci bancari – inclusi quelli tedeschi, il che spiegherebbe la presa di posizione di Weidmann - possa essere la motivazione principale del QE. (Bilanci bancari in ordine potrebbero in subordine accrescere la capacità di erogare credito, ma senza una ripresa della domanda aggregata “il cavallo non beve” come si diceva un tempo).
Una possibile variante del QE sarebbe l'acquisto di titoli rappresentativi di mutui fondiari e prestiti alle aziende. Quasi la metà degli interventi della Banca Centrale Usa ha per oggetto mutui cartolarizzati. In Europa il limite è costituito dall'insufficiente disponibilità di tali titoli a causa del non massiccio ricorso alla cartolarizzazione (la complessa procedura di “confezionamento” dei mutui), che diversamente dagli Usa non è ancora ripresa su larga scala dopo il fermo del 2008-2009.
Una ricaduta non trascurabile, una vera boccata d'ossigeno per i nostri esportatori, potrebbe venire dall'indebolimento del cambio esterno dell'Euro. A questo proposito, alcuni commentatori propongono che – analogamente a quanto fanno la Banca Nazionale Svizzera e la Bank of Japan – la BCE compri titoli esteri, allo scopo di abbassare il valore dell'Euro.
Viste le condizioni comatose della nostra economia, quella del QE, presa in sé, può essere una proposta da non respingere. Ma il giudizio si fa più critico ove si allarghi lo sguardo.
La prima riflessione riguarda il grave ritardo nell'adozione - ammesso che vengano effettivamente adottate - di misure che sarebbero state mature almeno due anni fa. E’ un ritardo dovuto esclusivamente alla difficoltà di raccogliere, all'interno della BCE, il consenso di dirigenti provenienti da Paesi in condizioni economiche divergenti. Viene da chiedersi quali danni si siano prodotti, nel frattempo, nelle economie più deboli. L’ineffabile Weidmann ha peraltro successivamente ritrattato parte delle sue aperture in un defatigante stop and go sulla pelle di milioni di cittadini europei.
La seconda criticità, ancora più grave, attiene alla macroscopica asimmetria fra le vere e proprie acrobazie di una politica monetaria espansiva di quantomeno dubbia efficacia e la deliberata scelleratezza con cui si continua ad imporre all'eurozona una politica di bilancio ostinatamente restrittiva. Il QE all’europea può risultare l’ennesimo pannicello caldo che la BCE somministra alla disastrata economia europea procrastinando la sua agonia e il redde rationem della moneta unica: un quadro questo in cui si affermano le condizioni vieppiù sconfortanti dei lavoratori, condannati a continui giri di vite in termini di sempre maggiore precarietà e sempre peggiore salario. Ma queste contraddizioni non sono che una prova ulteriore della perversità insita nell'architettura dell'euro, che pare avviato a diventare una metafora di quanto di peggio c'è nel capitalismo.
Postilla
Una postilla sollecitata da un commento (ricevuto in privato) da Antonella Stirati.
1) Se il QE comporta acquisti di titoli proporzionali alle quote di capitale BCE (come probabile se si fa), questo non aiuta la discesa dei differenziali fra paesi dei tassi di rendimento dei titoli. Da questo punto di vista il QE dovrebbe riguardare soprattutto i paesi periferici (come ci suggeriva la prof.ssa Stirati). Nel pezzo noi abbiamo enfatizzato l’aspetto stimolo alla domanda interna tedesca, anche importante, pur con molto cautele circa gli effetti del QE sulla domanda aggregata specie se condotto su scala inadeguata.
2) Circa la scelta fra titoli pubblici e privati: se il QE fosse rivolto come vorrebbero i tedeschi soprattutto o esclusivamente a quelli privati - per giunta di qualità, cioè di grandi imprese che l’Italia non ha (riprendo il Sole-24 Ore del 2 aprile) - non si assalirebbe la radice del problema, cioè il fatto che il settore del credito nella periferia pratica tassi di interesse elevati proprio come conseguenza dei tassi relativamente elevati sui titoli pubblici. Quindi se la BCE volesse essere coerente con l’obiettivo congiunto di preservare e uniformare la trasmissione della politica monetaria nell’Eurozona dovrebbe concentrare il QE sui titoli pubblici dei paesi periferici (come ci suggeriva Stirati). A questo punto il QE si risolverebbe in quello che da anni reclamiamo a gran voce: un intervento attivo della BCE sui debiti sovrani in difficoltà (senza condizionalità e senza sterilizzazioni). Naturalmente questo non basterebbe per “far bere il cavallo” senza un’opportuna politica fiscale espansiva, a sua volta favorita dalla politica monetaria accomodante.
*Già funzionario di banca ** Professore ordinario di Politica monetaria e fiscale del’Unione Monetaria Europea, Università di Siena

MERKER ONORATI CHE CI CONSIDERI DEI PIANTAGRANE

Merkel, Amato (lista Tsipras): onorati che ci consideri dei piantagrane!    

La Merkel annuncia che in visita ad Atene non incontrerà Alexis Tsipras e lo definisce un piantagrane. «Siamo onorati che la responsabile del disastroso corso delle politiche europee, del massacro sociale e della austerità che ha distrutto la Grecia e sta facendo pagare ai popoli la crisi, ci consideri piantagrane – ha dichiarato Fabio Amato -. A lei e agli amici di banche e speculazione vogliamo piantarne ancora molte, per cambiare un’Europa che fa solo gli interessi di Merkel &c. Proprio per questo abbiamo candidato alla presidenza della Commissione Europea Alexis Tsipras, contro quelli come la Merkel e i suoi alleati greci ed italiani, come Samaras, Schulz e Renzi, per cambiare davvero e costruire un’Europa sociale e del lavoro, invece di quella attuale della precarietà e della disoccupazione».

SOMMARIE RIFFLESSIONI SULLA CRISI

SOMMARIE RIFLESSIONI SULLA CRISI 



Si tratta di un argomento talmente complesso e denso di dibattiti teorici da richiedere pure un notevole approfondimento storico.
Insomma, sarebbe necessario tenerci sopra un intero corso di lezioni e non soltanto una breve introduzione e per spunti assai sommari. Tanto più che non sono d’accordo sull’impostazione prevalentemente economicistica con cui viene solitamente discusso tale problema.
Sia chiaro che nelle due parti in cui verrà diviso questo scritto non affronterò il tema della crisi iniziata nel 2008; nemmeno mi fisserò su come essa viene interpretata dagli economisti odierni o anche dal Governo con le sue misure che stanno ottenendo risultati esattamente contrari alle intenzioni dichiarate (credo assai diverse da quelle perseguite politicamente, con la sola maschera della necessità economica).
Un simile argomento va trattato in altra sede e dopo aver preso visione delle pur sommarie indicazioni relative alla problematica generale della crisi. Altrimenti s’instaura una semplice “discussione da bar”. Comunque il lettore attento potrà più volte istituire un parallelo tra quanto qui scritto e le pappardelle fornite in questi ultimi quattro anni.
Mi rifarò ancora una volta ad un esempio da me utilizzato più volte per analogia perché particolarmente congruo nella sua applicazione al tema della crisi, sempre pensata come semplicemente economica. Il terremoto, magari con annesso tsunami, è evento catastrofico che colpisce a fondo la vita degli uomini; ed è ancora imprevedibile, checché se ne dica a volte con somma insipienza. Tutti, evidentemente, fuggono disordinatamente nel momento cruciale, poi iniziano ad organizzarsi in previsione di eventuali nuove scosse e pensano infine alla ricostruzione.
Il sismologo sa tuttavia che il tremore di superficie, così disastroso, dipende da scontri tra strati del terreno che avvengono a grande profondità; più profondi sono tali urti e frizioni, maggiore è l’energia accumulata per anni e decenni (talvolta secoli) e più intenso e violento è il suo scaricarsi; tanto più ampia è inoltre la zona colpita dallo sconquasso. Non è escluso che in futuro i terremoti possano essere previsti con qualche significativa probabilità (così com’è accaduto per le previsioni meteorologiche per brevi periodi); a patto però che non ci si limiti a studiare grafici e tabelle statistiche che indicano soltanto la loro frequenza nel tempo, le zone maggiormente colpite, certi andamenti lineari di superficie, magari correlazioni più o meno credibili con altri fenomeni altrettanto superficiali, ecc. Tutte rilevazioni non inutili, sia chiaro, ma alle quali attribuire il significato di sintomi “fenomenici”, che devono spingere a guardare più in profondità, nelle viscere della terra.

PUTIN FURIOSO ORDINA PROGETTO DOPPIA AQUILA PER DISTRUGGERE LE..

Putin furioso ordina “Progetto Doppia Aquila” per distruggere le economie degli Stati Uniti e dell’UE 


In una delle sue relazioni più scioccanti dall’inizio della crisi ucraina, il Ministero degli Affari Esteri (MoFA) avverte oggi che il presidente Putin ha ordinato l’immediata attuazione del “Progetto Doppia Aquila”, che una volta pienamente realizzato farà in modo che tutta l’energia globale sarà acquistata in oro ponendo così fine al regno del dollaro statunitense come valuta di riserva globale e il collasso delle economie degli Stati Uniti e dell’Unione europea.
Il “Progetto Doppia Aquila”, secondo questo rapporto, chiede che la Banca Centrale della Federazione Russa (CBR) inizi la produzione di monete da 5 Rubli d’oro contenenti 0,1244 once troy di Oro puro, con un diametro di 18 millimetri, decorate con una doppia aquila schermato e coronata le quali diventeranno l’alternativa mondiale sia al dollaro USA che all’euro per l’acquisto di forniture energetiche.
Fondamentale notare, secondo questa relazione, che il “Progetto Doppia Aquila” prevede la creazione di un nuovo “sistema di pagamento nazionale” che consentirà alla Russia di costruire le fondamenta che potrebbero presto offrire un’alternativa alla Società per le telecomunicazioni finanziarie interbancarie mondiali ( SWIFT ) del sistema bancario e permettere alle nazioni di tutto il mondo la possibilità di allontanarsi dal dollaro americano e dall’egemonia degli Stati Uniti.
La causa dietro la reazione “furiosa” di Putin di ordinare il “Progetto Doppia Aquila”, secondo quanto afferma la relazione, è stata il blocco “illegale e assurdo ” di una rimessa dall’ambasciata russa  verso la SOGAZ Insurance Group da parte della più grande banca degli Stati Uniti, JPMorgan questa settimana attraverso SWIFT e alla quale il portavoce del ministero degli Esteri Aleksandr Lukashevich ha risposto dichiarando:
“Se con questo la società finanziaria americana ha voluto “guadagnare punti” agli occhi della Casa Bianca, ha evidentemente esagerato. Washington deve capire: Ogni azione ostile alla missione diplomatica russa rappresenta non solo una violazione del diritto internazionale, ma può anche essere fonte di contromisure, che inevitabilmente influenzeranno il lavoro della Ambasciata degli Stati Uniti e dei consolati generali in Russia”.
A parte la messa in opera da parte di Putin del “Progetto Doppia Aquila”, Questa relazione fa notare, che egli ha inoltre ordinato che Sberbank, la più grande banca in Russia e in tutta l’Europa orientale, interrompa l’emissione di prestiti al consumo in valuta estera, una mossa che il sito finanziario americano altamente influente Zero Hedge ha avvertito “è la miccia che elimina la scelta alla Russia se lasciare o meno i petrodollari volontariamente e lo rende una opzione obbligatoria”.
Importante notare su SWIFT, secondo quanto afferma la relazione, è che esso è il “collante” che tiene il sistema monetario globale attaccato al dollaro USA e che questa “banca delle banche centrali ” funziona come mezzo per lo scambio di valuta ed è stata il perno centrale per le transazioni delle materie prime e di energia globali legate alla valuta di riserva, ma un sistema russo basato sull’oro “distruggerebbe tutto in una quindicina di giorni”.
Inoltre, a questo nuovo sistema mondiale bancario russo legato all’oro alternativo allo SWIFT, la relazione afferma, si uniranno le altre nazioni BRICS (Brasile, India, Cina e Sud Africa) che hanno all’unanimità e, in molti modi, con forza sostenuto la posizione della Russia in Crimea contro gli Stati Uniti e l’UE.
Con gli Stati Uniti che devono pagare i propri oligarchi il 26% delle entrate fiscali disponibili per interessi, questa relazione continua, e con l’Unione europea che ha ora avvertito che le sarebbe costato 215 miliardi dollari fermare le importazioni di gas russo, la CBR ha potuto sollevare riserve auree russe di oltre 1.040 tonnellate mostrando la sua forza contro le banche centrali occidentali che vivono solamente del denaro stampato.
Per sostenere il “Progetto Gold Eagle” contro l’inevitabile contraccolpo USA-UE, la relazione rileva, il Ministero delle Risorse Naturali (MNR) riporta che il Progetto Natalka ha già avviato la produzione ed è in grado di fornire al CBR una “scorta infinita” d’oro per favorire il successo di questa nuova valuta globale per gli acquisti di approvvigionamento energetico.
Nota: La Russia ha le seconde maggiori riserve auree del mondo a 12.500 tonnellate (oltre 400 milioni di once) e il Progetto Natalka, situata nella regione di Magadan, è considerato uno dei più grandi giacimenti d’oro nel mondo e dispone di 32 milioni di once di riserve probabili e una risorsa totale di 60Moz + e ha iniziato la produzione questo mese.
La cosa più inquietante di cui parla questa relazione, però, è il suo monito che l’annessione della Crimea è diventata una “giustificazione” per gli Stati Uniti nel degenerare la propria presenza militare praticamente ovunque, anche vicino alla Russia e che le forze della Nato stanno progettando accumuli di massa di nazioni del Caucaso come l’Armenia e l’Azerbaigian volte a spaccare la Russia.
E per l’assurdità assoluta della propaganda di guerra USA-NATO contro la Russia, al fine di giustificare i loro accumuli di truppe, questa relazione conclude, nessuno deve guardare più in là di NBC News, che all’inizio di questa settimana ha pubblicato un articolo del giornalista Jim Maceda, intitolato: “Il Tour del confine tra Ucraina e Russia non trova segni di rafforzamento militare”, ma poi è tornato indietro  e oggi ha pubblicato un articolo intitolato “ ci sono Segni del ritiro delle truppe russe dal confino con l’Ucraina”.
  La NBC News non lo dice, ma essa non da neanche il tempo ai suoi lettori/spettatori di notare la propria ipocrisia finalizzata alla guerra.

RENZI NON ACCETTIAMO RICATTI ! BERLUSCONI MANTENIAMO LA PAROLA

Renzi: non accettiamo ricatti. Berlusconi: manteniamo parola  

'Respingo le affermazioni di chi sostiene che 'prima si dice sì alle riforme, poi ci si rimangia la parola, quindi si lanciano ultimatum'. Forza Italia non si rimangia alcunché e mantiene dritta la barra in direzione delle necessarie riforme per la modernizzazione del Paese'': così Silvio Berlusconi in una nota. ''Quanto alla tempistica, è evidente che la prima lettura a palazzo Madama della riforma del Senato è il primo passo di un procedimento che richiede alcuni mesi di tempo e quattro passaggi parlamentari. Sarebbe quindi opportuno che l'approvazione definitiva da parte del Senato della legge elettorale avvenisse anticipatamente rispetto a questa riforma''. Così Silvio Berlusconi
Si fa più serrato il pressing di Forza Italia sul premier Renzi per l'approvazione della riforma elettorale. Brunetta lancia un ultimatum: 'approvi la riforma elettorale prima di Pasqua, altrimenti casca l'accordo'. Pure il consigliere politico di Berlusconi, Giovanni Toti, lo sostiene e al ministro Boschi manda a dire che 'le riforme sono possibili solo con l'appoggio di Forza Italia'.  "Noi chiediamo a Renzi, se vuole mantenere la parola, se vuole mantenere i patti, di approvare la riforma elettorale prima di Pasqua, altrimenti casca l'accordo con Berlusconi, con Forza Italia". Lo afferma il capogruppo FI alla Camera, Renato Brunetta, a Skytg 24. "La riforma della legge elettorale è ferma da tre settimane al Senato e non è stata ancora consegnata alla Commissione Affari Costituzionali competente. Se è in grado Renzi approvi la riforma elettorale, così com'è stata approvata dalla Camera, prima di Pasqua, se non è in grado, non ha i numeri per farlo, ne tragga le conseguenze, magari anche con le sue dimissioni", presegue Brunetta. Mentre, in merito alla riforma del Senato, il capogruppo Fi alla Camera sottolinea: "La riforma del Senato è stata approvata lunedì scorso dal Consiglio dei ministri, ma quella riforma non è stata consegnata agli uffici competenti di Palazzo Madama, il che vuol dire che non esiste ancora, che ci stanno ancora lavorando".
Sulle riforme "non accettiamo ultimatum da nessuno meno che meno da Brunetta. Se stanno al gioco delle riforme bene se no, al Senato, ce la facciamo". Così Matteo Renzi risponde ai giornalisti sugli ultimatum di Fi sulle riforme. "Le questioni interne a Fi - spiega il presidente del consiglio - se le risolvano loro. Noi rispettiamo il loro dibattito interno ma non accettiamo ultimatum da nessuno". Alla domanda dei giornalisti se senza Fi la maggioranza ha i numeri al Senato per approvare la riforma del bicameralismo, il premier risponde: "Ce la facciamo, ce la facciamo". "Non mi risultano incontri", ha detto il premier rispondendo a chi gli chiede se incontrerà Silvio Berlusconi. "Per noi la prima scelta è di stare vicini alle persone che guadagnano di meno, come dimostra la decisione di dare 80 euro in busta paga. Sugli stipendi dei manager aspettate domani, ne parleremo e vedrete, sarete contenti": così Renzi, lasciando Palazzo Chigi per una passeggiata, risponde sulle scelte del governo.
"E' un'idea di Brunetta, il testo (della legge elettorale, ndr) deve essere ancora esaminato dalla commissione del Senato e a Pasqua mancano 10 giorni". Così il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi chiude all'aut aut di Renato Brunetta che ha chiesto al governo di approvare entro Pasqua l'Italicum.
"Ha ragione Brunetta, la legge elettorale è parcheggiata al Senato e non ancora incardinata. La teniamo lì, perché? Votiamola subito": così Giorvanni Toti, consigliere politico di Silvio Berlusconi, a 'Fatti e misfatti', su Tgcom24. 
"Berlusconi ha accettato di fare le riforme assieme a Renzi, riforme che Berlusconi vuol fare dal 1994 per fare cose utili al Paese ma che siano riforme serie e fatte bene", ha detto Toti. Sulla riforma del Senato, in particolare, sottolinea: "La vogliamo scrivere decentemente invece che su un folgio a quadretti, dove la Lombardia ha gli stessi rappresentanti della Val d'Aosta?". Per Toti, comunque, "i paletti" della riforma restano: "Riduzione dei costi e dei parlamentari e fine del bicameralismo perfetto". Ma, evidenzia, "o facciamo una cosa seria o il Senati lo aboliamo".
E aggiunge: "La verità è che queste riforme sono possibili solo con l'appoggio di Forza Italia, che è un vero partito riformista. Noi diciamo a Renzi: non molliamo questo percorso di riforme, ma non scarichi sul Parlamento e su di noi tutti i guai che gli danno i suoi". ''Alla Boschi voglio ricordare che senza Forza Italia la legge elettorale non sarebbe passata alla Camera, dove c'erano i franchi tiratori del Pd. Senza di noi non sarebbe passata nemmeno l'abolizione delle province, che tra parentesi non sono state abolite ma è stato abolito il diritto di voto per le province", spiega Toti. E il consigliere politico di Berlusconi evidenzia: "I patti del Nazareno sono la rotta: non vorrei che si dimenticasse che l'Italicum è uscito dal Nazareno in un modo e poi Renzi ha chiesto a Berlusconi, per favore, di rinegoziare alcuni punti della legge. L'Italicum è uscito molto bene dal Nazareno, è uscito benino dalla Camera, non vorremo che uscisse male dal Senato".

SEGNALI DI UN RITORNO AGLI ANNI DELLE STAGI

Segnali di un Ritorno agli Anni delle Stragi 

Oggi, che in tutta Europa il clima è rovente e le frizioni sociali sono prossime al limite massimo, il rischio che si verifichino dei colpi di testa è reale. Come è reale che forze occulte si stiano già preparando per eseguire qualche messinscena su cui servire qualche cadavere tipo una bomba al mercato, l'omicidio di un magistrato, il sequestro di un politico ecc. D’altra parte l’atmosfera è questa. Lo sentiamo spesso ripetere agli angoli delle strade, alle fermate del bus come all'interno dei bar: “andrebbero eliminati tutti” - riferendosi alla nutrita e ben pasciuta casta politica. 
È un sentimento dilagante che tuttavia non genera allarme in quanto tale; nessuna persona assennata oserebbe mai compiere un gesto simile come quello di ammazzare una persona. Tutt'altro discorso va fatto per i disturbati di mente ma non è di costoro che ci preoccupiamo ora. Il punto di fondo è e resta il malcontento generalizzato che, dall'esautorazione di Silvio Berlusconi, ha preso piede in tutto lo Stivale.
Chiunque abbia letto il pensiero del ben noto Noam Chomsky o dell'altrettanto noto David Icke, avrà compreso esattamente dove si trovi il tranello e come tale meccanismo sottile si insinui nei rapporti sociali. Entrambi i succitati, in maniera molto simile, hanno parlato e scritto di strategia della distrazione, di come creare problemi per poi servire le soluzioni e della strategia della gradualità.
In buona sostanza il modello non cambia mai e funziona come un orologio svizzero da almeno due secoli. Ed è proprio su questo inganno che i governanti dei popoli azionano le proprie leve del controllo di massa per erodere lentamente cospicue fette di libertà. Di questo passo, tra poco tempo, il termine libertà non avrà più alcun significato. Forse neanche sarà più possibile comporre piccoli editoriali come questo.
Se ancora siete prigionieri del vetusto concetto secondo il quale il controllo di ogni singolo individuo fosse una realtà propria della Unione Sovietica o della DDR (ex Germania dell'Est) in cui la corrispondenza, le comunicazioni telefoniche, le lezioni universitarie, i discorsi sul posto di lavoro come addirittura gli acquisti di medicinali erano azioni attentamente spiate dagli organi orridi di polizia interna, sappiate che state fuori strada. Questo genere di controlli non sono mai e poi mai venuti meno. Anzi!
Con l'avvento della tecnologia e del computer si sono incredibilmente infittiti. Esistono sistemi di riconoscimento vocale sofisticatissimi in grado di riconoscere una singola voce tra milioni e milioni parlanti in quel dato momento. Ed esistono anche sistemi satellitari in grado di riconoscere un soggetto semplicemente cogliendo dallo spazio un frammento della propria ombra proiettata al suolo terrestre. E non è affatto fantascienza. Questo genere di apparecchiature ultramoderne sono in grado di tradurre, in tempo reale, i testi dei vostri messaggi mentre li state realizzando digitando sullo schermo del vostro telefonino ed idem quando scrivete al computer: come poggiate un polpastrello sulla tastiera siete già sotto controllo da parte del “cervellone” il quale cataloga tutto e conserva in un archivio di dimensioni immani. 
Tale cervellone è settato in maniera tale da riconoscere in tempo reale anche i termini che state utilizzando e verificarne la “pericolosità”. E lì restano le vostre tracce a cui si potrà attingere nel momento in cui un giorno decideste di buttarvi in politica o nel campo della scrittura anti-sistema.
Proprio così: nel momento in cui doveste diventare abili divulgatori di verità scomode, verrete immediatamente analizzati. Scandaglieranno tutto il vostro passato ed andranno a ripescare pensieri vostri scritti su facebook od altri networks anni ed anni addietro. Dopodiché scatterà un accanimento su di vuoi sino a ridurvi pubblicamente a zero annientando anche la vostra credibilità. La maggior parte degli individui su questo pianeta nemmeno crede a tutto ciò e liquida questo genere di informazioni come immondizia!
A questo punto urge porsi una domanda, anzi due: per quale ragione è necessario controllare la popolazione sin dentro la propria vita? E come è possibile aumentare di anno in anno tale potere di controllo e di ingerenze nella sfera privata della cittadinanza senza che la stessa cittadinanza si renda conto di stare cedendo a spizzichi e bocconi la propria vita nelle mani di gente infame?
La prima risposta è semplicissima: il cosiddetto “potere” teme di perdere il potere che si è arbitrariamente costruito corrompendo, eliminando, ammutolendo soggetti riottosi e poco inclini ad essere incapsulati. La seconda risposta è il nocciolo della questione. Ma qui ci vuole un esempio per comprendere meglio il tutto. 
Se io volessi ridurre una persona sotto controllo non potrei presentarmi annunciando il mio progetto poiché essa si allarmerebbe e farebbe di tutto per inibire la mia azione. Ma se io mi presentassi ammantato di perbenismo proferendo discorsi suadenti protesi a carpire la buona fede della vittima prescelta e se mi mostrassi amico, la vittima farebbe abbassare le proprie difese verso di me ed io conquisterei la piena fiducia in breve. 
Successivamente, sempre in virtù della fiducia che mi sono capziosamente conquistata, un bel giorno, le annuncio che grava su di essa una tremenda minaccia. La vittima, oltre a mettersi paura, essendo convinta della mia amicizia (confermata dal mio avviso di rischio imminente) si sentirebbe pronta a seguire i miei suggerimenti pur di evitare le conseguenze della minaccia. Quindi io potrò prospettare alla vittima il modo in cui agire.  E lo farei, manco a dirlo, secondo un mio piano che ella eseguirebbe senza scrupoli. 
Risultato: io gestisco la vittima dal punto di vista delle scelte e la vittima stessa mette in atto i miei consigli senza essere minimamente sfiorata dal sospetto che la minaccia non esista ma che si tratti solo di una mia congettura finalizzata al suo controllo emozionale.
Né più né meno quello che alcuni Stati fanno a danno della popolazione! La spaventano parlando di minacce, attendono che aumenti il livello di guardia e dopo offrono la soluzione... una soluzione che altro non era che il piano di sottrazione di libertà redatto a tavolino. Se necessario, talvolta, grazie alla compiacenza di nuclei violenti artatamente occultati, si può giungere ad inscenare una pantomima in cui qualche povero civile malcapitato perda la vita in un attentato, così da aggiungere una ulteriore dose di terrore nella gente. Questo è stato fatto anche in Italia e prese il nome di “strategia della tensione” per l'appunto.
Oggi, che in tutta Europa il clima è rovente e le frizioni sociali sono prossime al limite massimo, il rischio che si verifichino dei colpi di testa è reale. Come è reale che le forze occulte si stiano già preparando per eseguire qualche messinscena su cui servire qualche cadavere tipo una bomba al mercato, l'omicidio di un magistrato, il sequestro di un politico ecc.
Questo farebbe sì che lo Stato in cui si dovesse verificare un evento del genere possa trovarsi costretto ad emanare una serie restrittiva delle singole libertà individuali tramite una sfilza di regolamenti tesi a distruggere lo spazio di manovra sociale. E ciò aggiungerebbe ulteriore distanza tra la base e l'apice, o se preferite, tra le istituzioni e la popolazione. Questo scenario, tutt'altro che immaginario, è quanto s'intravvede sull'uscio. Sappiate che stiamo andando incontro ad una fase di vere lacrime e sangue. Sottovalutare questo sarebbe da incoscienti.
Le elezioni europee sono alle porte, manca pochissimo. I partiti coinvolti si giocheranno tutta la partita su un tema solamente: la moneta unica, insomma, l'euro! E già da qualche tempo abbiamo colto anche qualche commento altisonante del tipo “chi vuole abbandonare l'Europa è un criminale” oppure “chi critica l'Europa è un terrorista”... guardate che non sono termini gettati a caso. Chi ha un minimo di capacità interpretativa sa bene che questi proclami potrebbero rappresentare, un domani, la base per discorsi retorici. Attenzione!
Occorre vigilare attentissimamente, perché non si sottovaluti il benché minimo segnale proveniente dai settori occulti, gli stessi che avevano ridotto l'Italia ad un campo di battaglia negli anni di sangue tra Piazza Fontana e Capaci.

NON BASTA USCIRE DALL'EURO LA MADRE DI TUTTE LE BATTAGLIE

Non Basta Uscire dall'Euro, la Grande Madre di Tutte le Battaglie è la Statizzazione dell'Emissione Monetaria 

L’onda antieuro è in crescita, e non solo per effetto della vittoria di Marine Le Pen in Francia: si diffonde la coscienza nei media e nel paese che così non si può andare avanti, è bloccata l’economia, aumenta la disoccupazione, le famiglie non arrivano a fine mese. Dunque via dall’euro: il ritorno alla lira rappresenterebbe infatti un modo di uscire dalla pestifera gabbia della BCE, che ha distrutto e sta distruggendo l’economia reale italiana.
Ma il fatto è che uscire dall’euro non basta, e come in caso di permanenza nell’eurozona sarà necessario rivedere radicalmente il Trattato dell’Unione Europea per fare della BCE una banca degli Stati europei sotto il controllo dei Governi europei, così a livello nazionale occorrerà accompagnare la fuoriuscita dall’euro con una legge sintetica e efficace che disponga il controllo dell’emissione e della politica monetaria da parte dello Stato, secondo le indicazioni di tanti economisti, tra cui il poco citato Premio Nobel Maurice Allais.
Questo obbiettivo rappresenterà la vera svolta radicale della transizione, l’unica capace di bloccare la spirale del Debito grazie alla riacquisizione del reddito da ‘signoraggio’, fenomeno ieri negato a lungo da presunti ‘esperti’ ed oggi, a fronte della sua innegabilità, piuttosto non citato e discusso, tranne lodevoli eccezioni, sui grandi media.
Una svolta radicale, dunque, ma – questo va sottolineato - non una ‘rivoluzione’ dai contorni utopici e astratti come alcuni vorrebbero far credere. Tre motivi sostanziali, infatti, rendono la proprietà e il controllo statale della Moneta una misura assolutamente razionale, e da questo punto di vista moderata e largamente condivisibile da tutte le forze politiche
Il primo è che la fine del gold standard (sia pure non generalizzata e in parte solo nominale: vedi la richiesta di oro-garanzia della Cina alla FED; e vedi soprattutto il dilagare di compro-oro anche nel nostro paese) fa sì che la moneta possa e debba essere ancorata al Lavoro dei cittadini del Territorio-Stato in cui essa viene emessa e primariamente circola. Dunque è lo Stato, in quanto rappresentante del Popolo, a doversi assumere il Diritto-Dovere di emettere banconote e monete, da una parte rappresentative della ricchezza nazionale già acquisita, e dall’altra – se in parziale sforamento di questo principio di base – finalizzate alla realizzazione di progetti di sviluppo (grandi opere, incentivazione dell’occupazione, etc.) a loro volta capaci di promuovere o rimettere in moto l’economia nazionale.
Il secondo motivo è che l’Italia ha già goduto di sovranità monetaria, dal 1936 al 1992. La Storia, dunque, è dalla nostra parte: nel 1936 la Banca d’Italia, già beneficiata nel 1926 del monopolio dell’emissione di lire fino allora appannaggio di una pluralità di banche private ereditate dalla fase preunitaria, perse la sua natura privatistica e venne trasformata in “ente di diritto pubblico” di nome e di fatto, un istituto cioè dotato di un capitale azionario prevalentemente pubblico. Dopo la caduta del fascismo, i padri costituenti sussunsero la nuova struttura della Banca centrale, ed anzi secondo alcuni studi, ne rafforzarono il controllo governativo. Fu solo nel 1992 che il governo Amato pose fine al carattere pubblico della Banca d’Italia, sull’onda della campagna mediatico-giudiziaria di Tangentopoli.
Il 1992 fu se non il peggiore, uno degli anni peggiori della storia della Repubblica, cadenzato in una serie di tappe letali per la sovranità nazionale: il 2 giugno, il cosiddetto ‘seminario sulle privatizzazioni’ sul Panfilo Britannia, sotto la minaccia simbolica ma non per questo non grave della corrazzata inglese Battleaxe; l’11 luglio, il decreto 333 di Amato, che privatizzando l’intera industria di stato privatizzava anche le BIN-banche di interesse nazionale interne all’Istituto di emissione centrale; a settembre, la svalutazione della lira ad opera di George Soros; infine, il 7 dicembre il sì del Parlamento al Trattato di Maastricht. Tutti passi che anticipavano e davano il via libera all’attuale degrado economico, istituzionale, culturale dell’Italia. Oggi la Banca d’Italia – forse alcuni Rettori non lo sanno – è privata, come denuncio’ nel 2004 Famiglia Cristiana
Il terzo motivo, infine, è che il controllo statale dell’emissione e della politica monetaria non ha nulla dello ‘statalismo’, ed è sempre stata sostenuta da esponenti liberali. I Presidenti americani Thomas Jefferson, Abrahm Lincoln, John Kennedy; l’industriale Henry Ford, il Primo ministro canadese William King Mackenzie, il nostro Alcide De Gasperi, Maurice Allais, Raymond Aron – per citarne alcuni – non furono certo dei sostenitori di un ‘socialismo totale’ o, dopo il 1917, dei ‘bolscevichi’ desiderosi di nazionalizzare assurdamente tutto il sistema economico. Al contrario, essi capirono – da veri liberali e da saggi economisti - che la statalizzazione dell’emissione monetaria, lungi dall’essere una misura statalista e totalitaria, era la premessa necessaria non solo della democrazia, non solo della costruzione e difesa dello Stato sociale, ma anche dello sviluppo della libera impresa. Una misura necessaria e equilibrare la sfera finanziaria oggi egemone e la sfera produttiva, oggi soccombente di fronte all’egoismo e allo strapotere del sistema bancario privato.
Liberismo finanziario e liberismo d’impresa sono progetti opposti. Il liberismo finanziario costituisce la morte della libera impresa, come ha dimostrato il vergognoso ‘regalo’ di 419 miliardi di euro della BCE alle banche private, nel dicembre 2011, mentre a migliaia chiudevano le imprese italiane, e la disoccupazione aumentava fino al livelli mai toccati fino ad allora.
Anche in questo caso dunque, in positivo e negativo, la storia è dalla nostra parte. Occorre riprendersi la sovranità monetaria: o ri-nazionalizzando la Banca d’Italia, al prezzo però di lunghe trattative; o sostituendo la Banca d’Italia con altro Istituto statale di emissione monetaria, ex novo o attraverso la nazionalizzazione anche di una sola banca già esistente; o affidando direttamente allo Stato e al Tesoro l’emissione di banconote tramite la Zecca di Stato. Anche qui la Storia è dalla nostra parte: perché questo tipo di emissione monetaria – alternativo a quello gestito da Banche private o pubbliche – attraversa tutta la Storia dell’Italia unitaria, dalla Monarchia al Fascismo alla Repubblica. Sono i “Biglietti di Stato a corso legale”, già presenti in epoca monarchica e fascista, e in quella repubblicana, durante i governi De Gasperi e Moro. Recuperne la memoria è utile alla riconquista della sovranità monetaria, la grande madre di tutte le battaglie per uscire dalla crisi !