VOTA ANTONIO....... LA TRIPPA ....

mercoledì 30 maggio 2012

ATTACCO

                                                                 
                                                       

Attacco



Nella giustificazione, quindi nel fare che rinvia all’infinito la presa di coscienza, mancando la qualità del mettersi in gioco fino in fondo, rimaniamo nel buio fitto della mancata percezione, mentre attorno ballano fantasmi spacciati per verità.
È errato pertanto parlare di una intima essenza della consapevolezza, per quanto si scavi nella documentazione, ricca e molteplice, ansiosamente cercata, non troviamo che corrispondenze e protocolli, piani conoscitivi che si rimandano e si giustificano uno con l’altro, mai nulla di realmente diverso, mai un urlo pienamente sano, alto nel cielo brumoso della repressione, un urlo capace di attaccare e colpire e non solo di minacciare vertiginosi contorcimenti organizzativi che, alla luce delle cose fatte, risultano banali rendiconti bottegai. Se la verità sta altrove, nella lotta, qui e subito, che si realizza operando nell’azione, tutto quello che esploriamo documentandoci e riflettendo, è parzialità angosciante, approssimazione controvertibile, discorso aperto a destino di fallimento, accordo siglato con parole che portano marchiato sulla loro pelle il segno di un lungo viaggio perfettamente racchiuso nelle regole della sopravvivenza bene amministrata.
Si può coltivare all’infinito il proprio campicello di patate, come il buon Pangloss. La cura non è mai fine a se stessa, e se lo è conduce da questa parte all’uniformità dei cimiteri, dall’altra all’eterogeneità della follia.
L’azione non è una pensione di anzianità, i vecchi parlano al vento di ricordi e di delusioni che la memoria traveste con le vesti colorate delle conquiste. Lontano da tutto ciò, lontano da cadaveri che sono rimasti dissepolti. Il mondo è desolato, un terreno brullo dove fattucchiere bizzarre fanno muovere apparizioni sul fondo della caverna, al cui cospetto tutti si inchinano e mimano dialoghi rispettosi.
Attaccare significa gettare sulla bilancia il proprio ferro, sia pure modesto, ma consistente, carico del significato che il gesto comprende in se stesso, senza magniloquenti “comunicati” che fanno diventare una lucciola il faro di Rodi.
Attaccare riesce sempre a mettere in moto forze che prima giacevano assopite, riesce a lanciare una sfida contro ombre e semioscurità, figure confuse e sgraziate, prive del contenuto carico di indecifrabile senso che le accompagna nella volontà di dominio.
È come se a un film fosse improvvisamente abbassato il sonoro e tutta la pellicola rallentata. Il brusio di fondo, che avvertiamo ritorto nelle orecchie, è una ridondanza della voce del potere che si riorganizza. E che importa ciò se l’iniziativa resta sempre nelle mie mani?
Tutto ha un costo, strisce di pelle vanno via, asportate dagli impietosi fendenti della repressione. Più il clima generale si fa miserabile e viscido, più aumentano i vermi terrestri che strisciano nella mota sperando in un riconoscimento sia pure minimo da parte del potere, e più il ruolo di chi non si piega, di chi non accetta, di chi reagisce e attacca, diventa visibile, si staglia nel buio della notte e richiama l’attenzione dei cani rabbiosi che hanno ricevuto da poco, insieme all’osso d’ordinanza, l’ordine di azzannare.
Dobbiamo diventare “cattivi”, ordina il tenutario del bordello canino, oggi con chi ha un nome diverso e la pelle di un altro colore, domani con tutti coloro che non si raggomitoleranno ai piedi del santissimo in terra, padrone dell’etere e del bon ton. Andiamo, miei cari compagni, da quando si sono così impunemente tollerate affermazioni del genere? Non sono certo le alleanze che ci mancano, dalla nostra i miserabili di ogni categoria, sindacalizzati e non, salariati e non, tra poco tutti accorpati sotto il comune ombrello dell’esclusione.
Non ci capiscono, non ci ascoltano, vocette impudiche ci soffiano all’orecchio, dicendoci di tenere i piedi per terra, di non sognare fantastiche apocalissi improbabili e fuori del tempo, per carità, lontano da noi questi cacasenno da segreterie comunali. Sappiamo bene che non ci ascoltano e non ci capiscono, e allora?
Sputiamo in faccia al potere la nostra rabbia – e non solo quella – e andiamo avanti, nessuno lavora al posto nostro, nessuno tutela le nostre idee, a nessuno stanno a cuore i nostri sogni, solo a noi, e non vi sembra sufficiente? Avete forse bisogno di un mallevadore che vi alzi il morale, qualche estratto chimico o il succo del nettare degli dèi? Avete bisogno di una piccola spinta per alzare lo sguardo al cielo della rivolta? Se ne avete bisogno siete di già fottuti anche se continuate a stringere in mano il manuale del piccolo guerrigliero.

RITROVARE LA FIDUCIA IN NOI STESSI


RITROVARE LA FIDUCIA IN NOI STESSI E L’ONORE PERDUTO   


RITROVARE LA FIDUCIA IN NOI STESSI E L’ONORE PERDUTO

Nel più assoluto e generale silenzio dei media e delle Istituzioni io oggi sento il dovere inderogabile di commemorare il sacrificio di tanti giovani italiani di allora che sacrificarono la loro vita, il loro futuro, nella speranza che il loro sacrificio sarebbe servito a permettere il futuro per altri giovani....
Ed in questa giornata che ricorda il valore epico dei nostri nonni io non posso esimermi dal lanciare un sentito appello...
Cari Amici noi dobbiamo sempre ricordarci che siamo figli di Muzio Scevola, Cincinnato, Giulio Cesare, Pico della Mirandola, Cardano, Mazzini, Ardito Desio, Mattei, Moro, Falcone e dobbiamo sempre tenerli ad esempio …..  E’ nei momenti più gravi e bui della nazione, della cultura, della patria, della società, della civiltà che si formano le coscienze e la consapevolezza dei più profondi e concreti valori e che incomincia la riscossa… si fa’ muro, si fa’ barriera, trincea…. Pure nella piena consapevolezza che si rischia tutto, che forse non vedremo il nuovo giorno  … ma tanto la vita ridotta a schiavitù non avrebbe più senso  e valore di essere vissuta ….e allora occorre lanciare il cuore oltre l'ostacolo, oltre il fiume ed andare a raccoglierlo ….. come fecero i nostri nonni sul Piave…

E’ in questi momenti che si vede il reale valore di un popolo…… e se noi sapremo risorgere avremo dimostrato a noi e al mondo di essere degni dei nostri avi… se avremo perso…..almeno saremo morti per una giusta e sacra ragione.

NO A PARATE MILITARI E CARNEVALESCHE

#no2giugno USB-Vigili del Fuoco: "No a parate militari e carnevalesche. Prestiamo soccorso nelle zone terremotate"  




L’USB VV.F ha diramato due comunicati per chiedere al presidente Napolitano, e al governo, che i Vigili del fuoco non vengano mandati a esibirsi in “parate militari o carnevalesche”, ma che vengano piuttosto adoperati nelle zone colpite dai due devastanti sismi. Il sindacato inoltre denuncia “i tagli lineari” che il corpo dei VV.F sta subendo, e che si ripercuotono sui cittadini in momenti drammatici come questi. Infine Usb VV.F denuncia l’irresponsabilità di chi, subito dopo il primo sisma, ha dato il via libera alle aziende a riprendere le attività produttive, permettendo che altri operai morissero nella seconda violenta scossa di ieri; e annuncia una proposta di legge che, modificando il ruolo della Protezione Civile, metta i VV.F al centro della macchina dei soccorsi.
I Vigili del fuoco aderenti a USB chiedono che i propri lavoratori “non vengano mandati ad esibirsi in una sfilata, ma a prestare la loro opera di soccorso tecnico urgente alla popolazione delle zone terremotate”. Nel comunicato si specifica che il Corpo nazionale dei VV.F “è un ente sociale che non ha mai avuto alcun motivo di partecipare a parate militari o carnevalesche”, ed è “ incomprensibile e inaccettabile in questo momento la scelta di impegnare un folto gruppo di lavoratori per la sfilata del 2 giugno, lasciando al contempo alcune zone terremotate prive di operatori”. Nel comunicato si denunciano inoltre i tagli lineari che hanno messo in ginocchio l’intero corpo dei VV.F, e che di conseguenza si rivelano deleteri per la sicurezza dei cittadini: “oggi, infatti, il soccorso tecnico urgente alla popolazione è assicurato solo ed esclusivamente con il raddoppio dei turni del personale VV.F. e con la certezza che i lavoratori non saranno retribuiti, perché il Dipartimento non ha fondi e si appresta a nuovi tagli lineari. Tagli che oggi si dimostrano drammaticamente irresponsabili, in quanto hanno anche contribuito a rendere sempre più precaria la sicurezza nei luoghi di lavoro, come risulta dalla lugubre conta dei lavoratori morti in Emilia”.
Questo perché, secondo la denuncia dell’USB VV.F, non solo qualcuno ha permesso che quei capannoni sotto cui sono morti gli operai nei due sismi fossero costruiti senza rispettare le leggi in materia antisismica, ma nessuno avrebbe, inoltre, effettuato attenti controlli fra il primo e il secondo sisma, permettendo che altri operai morissero nella seconda forte scossa di terremoto di ieri. Nel comunicato si legge: “in questo momento i Vigili del Fuoco sono il primo ente preposto alla incolumità privata e pubblica, a ricercare la catena di responsabilità di chi ha autorizzato la lavorazione in capannoni con travi poggiate sui pilastri senza essere ancorate. Come lavoratori si interrogano, ed interrogano quella politica che fino a ieri considerava la  sicurezza come un onere per le imprese e ha fatto in modo di ridurre, se non eliminare, i controlli per garantirla”. Ecco perché chiedono al presidente Napolitano e al governo di “porre fine alle parate di essere considerati per la loro professionalità”.
Nel secondo comunicato L’USB VV.F denuncia “la mancata applicazione del principio di precauzione da parte delle autorità politiche e tecniche in Emilia”, e ritiene “una grave imprudenza” l’autorizzazione concessa alle aziende delle zone terremotate di riprendere le attività produttive subito dopo il primo devastante sisma. “Non è accettabile – prosegue il comunicato - che un Paese civile anteponga le ciniche logiche dell’economia alla vita dei suoi cittadini”. Ed è la stessa USB VV.F a fare autocritica, relativamente a presunte concessioni a riprendere le attività produttive date proprio da tecnici dei Vigili del fuoco: “sarà compito della magistratura accertare le responsabilità, sarà compito anche di questo sindacato richiedere un indagine interna, per chiarire se i Vigili del Fuoco in questo frangente hanno fatto tutto quello che dovevano, per scongiurare quanto accaduto. Non possiamo infatti sottrarci a domande importanti, se è vero quanto affermato da alcuni giornali. Se alcune delle strutture che sono crollate avevano avuto il via libera alla ripresa lavori da parte dei nostri tecnici, dovremo domandarci se oggi esistono gli strumenti idonei per dare risposte certe. Risposte che, se sbagliate, costano la vita delle persone”. Intanto il sindacato chiede di fermare le attività produttive nelle zone interessate dal sisma, e dai conseguenti crolli e indebolimenti di strutture ed edifici, e auspica “che venga da subito istituita una cassa integrazione speciale per garantire un reddito a chi non lavora, e che vengano istituiti fondi ad hoc per intervenire nei luoghi di lavoro per la messa in sicurezza degli stessi”.
Infine USB VV.F annuncia che, relativamente alla Protezione Civile, e al fine di dotare l’Italia “di un sistema efficiente di salvaguardia”, presenterà una proposta di legge “che mira ad ottimizzare e migliorare il sistema di Protezione Civile, ponendo i Vigili del Fuoco al centro di questa organizzazione”.