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mercoledì 20 aprile 2016

L’ONU, spalleggiato dal Consiglio Mondiale delle Chiese, spinge verso una religione unica mondiale

L’ONU, spalleggiato dal Consiglio Mondiale delle Chiese, spinge verso una religione unica mondiale 


Il 24 ottobre 1945 nacquero ufficialmente le Nazioni Unite (ONU), dietro le quali ci sono la Massoneria e gli Illuminati, infatti risulta che tra i membri fondatori delle Nazioni Unite (ONU) e che aiutarono a preparare la Carta dell’ONU ci fu John Foster Dulles (1888-1959), molto vicino ai Rockefeller. Dulles infatti fu presidente della Rockefeller Foundation (1950-52) e imparentato con la famiglia Rockefeller, nonchè uno dei fondatori del Council of Foreign Relations (CFR) che è uno di quei gruppi facenti parte degli Illuminati. Questo Dulles poi quando nel 1948 fu fondato ufficialmente il Consiglio Mondiale delle Chiese (World Council of Churches – WCC) – che è una organizzazione ecumenica internazionale formata attualmente da 349 tra Chiese, Denominazioni e Comunioni di Chiese in oltre 110 nazioni e che rappresenta oltre 560 milioni di persone che si definiscono Cristiane – tenne uno dei discorsi durante la cerimonia.


L’ONU – come viene affermato in questo servizio giornalistico – promuove la nascita di una religione unica mondiale. Infatti Ted Turner, il fondatore della CNN, nell’agosto del 2000 durante un Summit per la Pace Mondiale tenutosi presso le Nazioni Unite a New York, ha suggerito l’idea che esiste un Dio che si manifesta e si rivela in maniere differenti a persone differenti, ricevendo molti applausi dai delegati presenti per avere fatto questa affermazione; e poi ha attaccato il Cristianesimo per il suo settarismo e la sua intolleranza in quanto insegna che solo i Cristiani vanno in cielo (min. 1-1:42), perchè secondo Turner ci sono molte vie per andare in cielo.
Il Consiglio Mondiale delle Chiese collabora con le Nazioni Unite per stabilire la pace mondiale e la giustizia economica nel mondo, e così via. Sul sito del Consiglio Mondiale delle Chiese leggiamo che esso ‘cerca di dimostrare l’impegno di vecchia data del movimento ecumenico verso le Nazioni Unite e gli ideali incorporati nella Carta delle Nazioni Unite e di dare voce ai valori etici, morali e spirituali che devono rafforzare dal basso le relazioni internazionali’. Per cui si può dire che esso è diventato una sorta di braccio delle Nazioni Unite: sostanzialmente è quello che si erano proposti di farlo diventare gli Illuminati per creare il loro governo mondiale.
Ovviamente per poter collaborare con l’ONU, il Consiglio Mondiale delle Chiese ha dovuto rigettare la dottrina biblica secondo cui la salvezza è solo in Gesù Cristo, e difatti sostiene che sono salvati anche coloro che non credono in Gesù.
Durante la Sesta Assemblea del WCC tenutasi in Vancouver, nel 1983, Dirk Mulder, moderatore del programma del dialogo interreligioso del WCC disse che ‘non crede che le persone sono perdute per sempre se non vengono evangelizzate’, e in un’intervista alla rivista Foundation alla domanda: ‘Crederesti tu che un Buddista o un Induista potrebbero essere salvati senza credere in Cristo?’ rispose: ‘Certo, certo!’ (Foundation, Vol. IV, Issue III, 1983).
Nel 1987, Wesley Ariarajah, un predicatore metodista proveniente dallo Sri Lanka, che allora era il direttore del Dialogo Interreligioso del WCC, mentre si trovava in Norvegia, affermò: ‘E’ necessario abbandonare l’idea che tutte le altre religioni vivono nelle tenebre senza nessuna esperienza di Dio’. Durante la Conferenza di Canberra del 1991, lo stesso Wesley Ariarajah affermò che era inconcepibile per lui che Dio ascoltava le preghiere dei Cristiani ma ignorava coloro che pregavano alla loro particolare versione di Dio! E questo perchè la sua comprensione dell’amore di Dio è troppo larga per lui per credere che solo questo stretto segmento chiamato la Chiesa Cristiana sarà salvato! E difatti in quella conferenza il WCC si spinse a suggerire che i Mussulmani, gli Induisti e altri conseguono la salvezza nella stessa maniera come i Cristiani mettendo in guardia quest’ultimi dal pensare in maniera stretta o meglio settaria!
Questa è la ragione per cui ormai il WCC non si occupa più di evangelizzare i pagani, perchè anch’essi sono salvati. Quello che cerca è solo il dialogo con essi, cercando di prendere da loro la ‘luce che anch’essi hanno’, e di unirsi a loro, perchè anch’essi sono figli di Dio! Durante la Sesta Assemblea di Vancouver il segretario generale Philip Potter affermò che è la volontà di Dio ‘unire tutte le nazioni nella loro diversità in una unica casa’, e Pauline Webb, che faceva parte del Comitato Esecutivo del WCC, diede il benvenuto ai visitatori che appartenevano a ‘altre fedi’ e disse: ‘Incontriamoci come quelli che non hanno niente da difendere e tutto da condividere’. Già, niente da difendere!
Sul WCC Ecumenical Press Service di Marzo 1-9, 1985, è apparsa una ‘visione dell’Associazione dei Giovani Cristiani (YMCA) nell’Asia contemporanea’. La YMCA è membro del WCC e ha forti legami con la Massoneria. L’autore dell’articolo è Christopher Duraisingh, professore di teologia presso un college teologico di Bangalore in India. Ascoltate cosa afferma: ‘Forme di enfasi distorte ed esclusive sulla redenzione che portano ad uno spirito di separazione dei Cristiani da tutti gli altri devono essere messe in discussione … Qualsiasi enfasi sulla dottrina della redenzione fino all’esclusione della dottrina della creazione deve essere messa in discussione. Quando noi intendiamo correttamente la dottrina della creazione, noi sappiamo che, assieme con i nostri fratelli e sorelle non-cristiani, apparteniamo a Dio. Non possiamo separarci artificialmente dal resto della comunità umana nel nome dell’esperienza della redenzione … Mentre cerchiamo la cooperazione con persone di altre fedi in Asia, noi saremo condotti a capire di nuovo anche la natura della chiesa. Rifiuteremo di intendere la chiesa e il mondo in termini antitetici’.
Non fatevi ingannare quindi dal WCC quando parla di evangelizzazione, perchè il significato datogli non è quello biblico. Infatti in un discorso dal titolo ‘Chiesa senza limiti’ di Raymond Fung, che a quel tempo era il segretario per l’evangelizzazione del WCC (lo fu fino al 1991), costui disse come noi ci dobbiamo porre nei confronti di coloro che non sono Cristiani: ‘Non importa quanto secolare e non religiosa sia la loro apparenza, io suggerirei di parlargli come se essi sono davvero Cristiani’ (Ecumenical Press Service, Dicembre 1-5, 1986).
Possiamo dunque affermare senza ombra di dubbio, e senza poter essere smentiti, che il WCC è uno strumento nelle mani della massoneria e degli Illuminati, che si prefigge di portare le Chiese all’apostasia.
Chi ha orecchi da udire, oda

Complotto contro de Magistris? Ennesimo flop

Complotto contro de Magistris? Ennesimo flop 

Tutti assolti gli accusati di aver ordito contro l'attuale sindaco di Napoli, quand'era magistrato 


Giggino ‘o manettaro inanella un altro flop. Sono stati tutti assolti dai giudici del tribunale di Salerno "perché il fatto non sussiste" i sei imputati nel processo basato sull’ipotesi che le inchieste "Why not" e "Poseidone" condotte da Luigi de Magistris fossero state sottratte all’allora sostituto procuratore sulla base di un complotto. Sono stati quindi assolti Salvatore Murone, ex procuratore aggiunto di Catanzaro, Giancarlo Pittelli, avvocato e parlamentare, ex coordinatore regionale di Forza Italia in Calabria; Giuseppe Galati, ex sottosegretario alle Attività produttive (oggi esponente parlamentare del gruppo Ala); Antonio Saladino, ex presidente della Compagnia delle opere della Calabria; Dolcino Favi, ex procuratore generale facente funzione a Catanzaro e l’avvocato Pierpaolo Greco. Occorre dire quindi che da magistrato, a fronte di una enorme visibilità mediatica, i risultati sono davvero stati pochi. E da sindaco? A breve la “sentenza” degli elettori napoletani.

Bernie Sanders vuole "rubarci" la sanità: "L'Italia è un modello nel sistema sanitario"

Bernie Sanders vuole "rubarci" la sanità: "L'Italia è un modello nel sistema sanitario" 



L'Italia un modello sul fronte del sistema sanitario. Parola di Bernie Sanders che ha citato il nostro Paese sottolineando come lì ci sia la sanità che lui vorrebbe istituire negli Usa se sarà eletto presidente.
Durante il 'mega raduno' a Prospect Park, nel cuore di Brooklyn (al quale secondo la campagna elettorale del senatore erano presenti oltre 28.000 sostenitori), il candidato alle primarie democratiche ha parlato della riforma della salute, dicendo che "la sanità è un diritto di tutti e non un privilegio". Quindi ha citato alcuni esempi di Paesi da seguire, tra cui Roma. "Le più grandi Nazioni al mondo - ha detto - come Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia, considerano la sanità un diritto per le persone".
Tra gli altri temi affrontati durante il discorso c'è stata la difesa delle minoranze, la critica all'attuale sistema penale e duri attacchi contro la rivale democratica Hillary Clinton e quello repubblicano Donald Trump.
Presenti con lui all'evento anche la deputata Tulsi Gabbard e l'attore Danny Devito che si è detto "felice di introdurvi oggi l'uomo che sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti! L'uomo che non guarda in faccia nessuno, se non il popolo. Noi voteremo e metteremo quest'uomo a Pennsylvania Avenue, alla Casa Bianca".
Il comizione di Prospect Park si inserisce nella battaglia elettorale per le primarie democratiche di New York che si terranno domani.

EXPOSANITA' 2016: QUANDO IL WELFARE E' LA FAMIGLIA / in Italia crescono le richieste di permessi retribuiti per legge


EXPOSANITA' 2016: QUANDO IL WELFARE E' LA FAMIGLIA / in Italia crescono le richieste di permessi retribuiti per legge  


Sono sempre di più le famiglie che si fanno carico della cura di parenti bisognosi di assistenza. Se si guarda agi ultimi dati Inps disponibili, relativi alle richieste di congedo per l’accudimento di familiari sulla base della legge 104, si vede come in Italia si sia passati dagli oltre 218.700 permessi concessi del 2010 agli oltre 319.800 del 2014 (+46,2%).
In particolare, nell’assistenza ad anziani, disabili, ammalati cronici e soggetti fragili che richiedono una presenza continuativa, il nostro servizio sanitario può contare sulla forza di oltre 3 milioni e 300 mila persone. Sono i caregiver familiari, uomini ma soprattutto donne (63,4%), che senza alcuna retribuzione fanno dell’assistenza a padri e madri (49,6%) o al proprio coniuge/partner (34,1%) la propria professione, occupandosi di loro, in media, per circa 18 ore al giorno (7 di cura diretta e 11 di sorveglianza).
In un anno i caregiver italiani prestano assistenza per oltre 7 miliardi di ore, che si traducono in un risparmio effettivo per il SSN, in aggiunta agli oltre 10 miliardi che le famiglie pagano annualmente per lavoro privato di cura e le cosiddette spese ‘out of pocket’ (spese sanitarie, farmaci, ausili/attrezzatura e così via) che hanno superato i 33 miliardi annui (fonte Censis, 2014).
Per dare voce a questi protagonisti attivi della definizione e gestione  del percorso assistenziale, Exposanità, l’unica manifestazione italiana dedicata ai temi della salute e dell’assistenza (Bologna Fiere, 18 - 21 maggio 2016) ospiterà il convegno “Caregiver familiare, risorsa chiave nell’integrazione sociosanitaria e nella cura a lungo termine” organizzato da Anziani e Non Solo, la società cooperativa che da oltre 10 anni si batte per i diritti dei caregiver e che ha ispirato la legge per il riconoscimento del caregiver familiare approvata dalla Regione Emilia Romagna (esempio sulla cui base sono stati presentati disegni di legge in sei regioni) e più recentemente quella presentata a Montecitorio a fine marzo.
“La legge emiliano-romagnola – commenta Loredana Ligabue, direttrice della cooperativa Anziani e non solo - sta entrando nella fase attuativa e in Sardegna, come in altre regioni italiane, si condividono le finalità e si avanzano proposte di legge per riconoscere il ruolo di chi si prende cura di un proprio caro. È un bilancio importante che si arricchisce della presentazione di una proposta di legge quadro. I contenuti dei testi di legge hanno trovato il sostegno delle molteplici associazioni di volontariato, di patologia e delle organizzazioni europee come Eurocarers e Coface – prosegue Loredana Ligabue - Ora tocca alla politica fare i prossimi passi. Proseguiremo con impegno a dare sostegno a tutti quei parlamentari che hanno voluto o vorranno operare per dare risposte ai problemi quotidiani dei caregiver. Ma è essenziale, oltre al percorso legislativo, continuare l’azione di ascolto e confronto con i familiari, gli operatori professionali, i volontari, gli enti locali”
La necessità della tutela a livello legislativo del ruolo emerge anche dall’impatto sul lavoro che comporta l’assistenza quotidiana di un familiare: il 66% dei caregiver ha dovuto abbandonare la propria posizione lavorativa, rimanendo di conseguenza in media fino a dieci anni fuori dal mercato del lavoro. Si aggira invece sul 10% la percentuale di chi ha richiesto il part-time o ha dovuto cambiare professione.
La situazione diventa drammatica quando la perdita totale del salario o la riduzione delle ore lavorative, in aggiunta ai costi di cura sempre più elevati, ha ripercussioni dirette sul reddito delle famiglie, aumentando il rischio di povertà.  Altro fattore allarmante, spesso sottovalutato dai caregiver stessi, è la precarietà dello stato di salute di chi accudisce familiari che necessitano di cure continuative. Eccessiva responsabilità, forte carico emotivo e stress psicofisico a cui queste figure sono sottoposte ogni giorno implicano infatti un’alta eventualità di sviluppo di depressione, ansia, insonnia e perdite di difese immunitarie.
“La tutela e il riconoscimento dei caregiver è tanto più importante – afferma Marilena Pavarelli, project manager di Exposanità –quando questo ruolo è ricoperto da giovani e giovanissimi. L’intergenerazionalità del fenomeno è evidente dal dato che riguarda gli i giovani coinvolti: in Italia sono 169mila i ragazzi fra i 15-24 anni che si occupano quotidianamente di adulti o anziani. Una fascia di popolazione anch’essa fragile, che deve assumersi responsabilità tali che rischiano di compromettere i progetti di vita”.
Ancora più sorprendente è la presenza di bambini più piccoli che si ritrovano ad assistere genitori malati o fratelli disabili. Dall’unica indagine esistente in Italia ad oggi, condotta da Anziani e non solo in un istituto professionale di Carpi, è stato rivelato che il 21,9% degli studenti ricopre il ruolo di caregiver di un familiare adulto. Essere un giovane caregiver comporta conseguenze sul rendimento scolastico, sulle relazioni con i coetanei ed espone anche al rischio di sviluppare malattie: se negli adulti che accudiscono familiari bisognosi è stato riscontrato il doppio di probabilità di avere problemi di salute, si può arrivare fino al triplo quando si tratta di ragazzi di un’età compresa tra i 18 e 25 anni. 
“Benché siano situazioni difficili da gestire specialmente per chi è molto giovane, ci sono anche degli aspetti positivi: le ricerche riportano come l’autostima nelle proprie capacità e il senso di responsabilità e maturità dei giovani caregiver sia decisamente più alto dei coetanei - afferma Loredana Ligabue - i ragazzi sviluppano anche delle competenze tecniche e trasversali che poi possono essere impiegate in campo professionale. Il riconoscimento dell’attività di chi presta assistenza ha come obiettivo la valorizzazione delle abilità acquisite dai giovani caregiver che verrebbero supportati nell’entrata nel mercato del lavoro sia con crediti formativi sia con percorsi formativi mirati”. 

Il bistrattato dottor Max Bircher Benner aveva ragione, oggi lo dice la scienza

 Il bistrattato dottor Max Bircher Benner aveva ragione, oggi lo dice la scienza 

OLTRE LA VERITA' UFFICIALE 

 Lugano – In primavera c’è un’innata propensione, una sentita esigenza di rinnovare il Proprio organismo, il desiderio di sole, aria, passeggiate e cibi freschi. In poche parole di salute, di benessere psicofisico. Non a caso le fiere del benessere si susseguono all’inizio della bella stagione in ogni dove. Un tempo, le Alpi svizzere erano il “paradiso della salute internazionale”. Terme, sanatori, cliniche erano situate in magnifiche località dove attingere tanta aria e acqua purissime. Gli stranieri amavano soggiornare tra la Svizzera interna e il Canton Ticino semplicemente per rigenerarsi oppure per curare le loro patologie, tanto che la Svizzera, a cavallo tra Ottocento e Novecento, era definita il “sanatorio d’Europa” per il corpo e l’anima. In questo scenario si muoveva un nostro connazionale assurto alla gloria nell’ambito della medicina alternativa e oggi citato e riproposto a livello mondiale, il medico zurighese Max Bircher Benner (1867 Aarau-1939 Zurigo).
Considerato tra i più grandi terapisti mondiali di tutti i tempi, il dr. Bircher Benner (Benner è il cognome della moglie che egli aggiunse al suo), venne sminuito e ridicolizzato dai suoi colleghi: aveva idee semplici e chiare su come evitare o curare le malattie, ma troppo avanzate per poter essere digerite dai medici di allora (ma anche di oggi). Idee basate su stile di vita e alimentazione improntate alla salubrità. Idee che, nonostante le controversie con gli accademici tradizionalisti, gli valsero il riconoscimento di illustri personaggi affetti dai più svariati mali e da lui guariti. Ospiti del suo Sanatorio furono personalità come gli zar di Russia, i membri di famiglie reali europee, Hermann Hesse, Rainer Maria Rilke, Sir Stafford Cripps (Ministro di Affari Esteri di Churchill), Golda Meir e Thomas Mann. Secondo lui, non alle pillole occorre rivolgersi, ma a corretti comportamenti se si vuole preservare la propria salute. Famoso in tutto il mondo è il suo birchermuesli, un piatto a base di avena e frutta fresca.
Maximilian Oskar Bircher nacque in una famiglia agiata fino a quando un’importante affare andato male del padre Heinrich, notaio a Aarau, depaupera i fondi della famiglia.
Nonostante ciò, Max riesce a laurearsi in Medicina all’Università di Zurigo. Per qualche tempo è medico generico in un quartiere operaio zurighese, ma, attratto dai metodi di cura alternativi, viaggia in Europa per approfondire, oltre all’ipnosi e altre discipline, i metodi di acquacura di Sebastian Kneipp a Berlino, la terapia dietetica della clinica di Heinrich Lahmann a Dresda e l’idroterapia di Wilhelm Wintemitz a Vienna.
Tornato a Zurigo, apre una clinica per la terapia fisica, idroterapia ed elettroterapia. Decide di chiamarla Lebendige Kraft, ossia “forza vivente”. Sebbene vi siano appena sette posti letto, la piccola clinica è situata nella zona ricca di Zurigo, cosicché alcune persone abbienti iniziano a provare le sue cure e, una guarigione dopo l’altra, la voce dell’efficacia di quelle nuove terapie circola in fretta. Ma a cosa di preciso erano dovute quelle guarigioni?
Il medico svizzero non solo aveva fatto tabula rasa degli insegnamenti medici canonici appresi sui libri, ma aveva compreso a fondo l’importanza del cibo vegetale crudo.
Secondo la sua visione i vegetali crudi oltre ad offrire vitamine naturali (al contrario di quelle inorganiche della farmaceutica), minerali e ormoni, sono dei veri e propri antibiotici naturali potenti e privi di effetti collaterali.
Questi assunti sono oggi confermati dalle ricerche scientifiche internazionali, anche se poco divulgate.
È stato accertato come le cellule vive dei vege-tali sollecitino una digestione ottimale, in pratica il cibo vegetale crudo è digeribile in metà tempo di quello cotto. E gli effetti fermentativi che taluni lamentano e che i medici stessi attribuiscono all’ingestione di fibre vegetali, non sono per nulla dovuti a verdure e frutta ma agli altri cibi, animali e industriali, che hanno un costo digestivo enorme e formano un terreno ideale alle fermentazioni. I vegetali crudi hanno una funzione eccezionale ed essenziale
per l’organismo: da qui parte la rivoluzionaria terapia del dr. Max Bircher Benner.
Convinto che i cibi siano vettori di energia vivificante rintracciava quest’ultima solo nei vegetali e non già nella carne di animali. La carne, secondo lui, costituiva l’alimento più povero di energia poiché proveniente da animale morto e per aver subito la cottura. Naturalmente presentò questo assunto ai suoi colleghi medici nel 1900 con l’effetto di venire deriso ed etichettato come ciarlatano. La sua reputazione di accademico venne definitivamente distrutta. In seguito, le sue convinzioni sono state confermate anche, per esempio, da misurazioni in Angstrom dovute alle ricerche dell’ingegnere e ricercatore francese André Simoneton (1871-1947).
Quest’ultimo, ammalato, era guarito grazie ad un’alimentazione ricca di vegetali. Incuriosito, indagò le frequenze vibrazionali degli alimenti, che riuscì a misurare secondo parametri biofisici sul concetto di Einstein (1879–1955) secondo cui tutto ciò che vive emette radiazioni. Ciò fu dimostrato da Simoneton: più le vibrazioni sono alte più l’alimento sarà di qualità superiore. Nella scala Simoneton il cibo crudo vegetale, e specialmente la frutta fresca, è quello che vibra fino alle altissime frequenze dei raggi infrarossi. Nel 1949 scoprì che alcuni cibi emettevano radianze basse che a lungo andare potevano generare malattie.
Alimenti morti o inferiori quali cibi cotti o conservati, pasticceria industriale, alcool, sale,
zucchero, carni, salumi, uova, latte, tè, caffè, bevande sintetiche, marmellata, formaggi, pane bianco, hanno radiazioni Angstrom da quasi nulli o inferiori a 5.000. Alimenti superiori come verdura cruda e fresca: 8.000 Angstrom, mentre la frutta fresca arriva fino a 10.000 Angstrom.
Katherine Milton, una eminenza dell’ecologia alimentare e ricercatrice presso l’Università di Berkley afferma che: «La prevalenza diffusa di problemi di salute legati all’alimentazione, in particolare nei paesi altamente industrializzati, suggerisce che molti esseri umani non stanno mangiando in un modo compatibile con la loro biologia».
Non tutti i cibi forniscono energia vitale: dunque, Max Bircher Benner aveva ragione.
Le sue convinzioni sul cibo cominciarono a propagarsi non solo presso la popolazione zurighese. Nel 1903, esce il suo libro intitolato “Brevi fondamenti della terapia nutrizionale, sulla base della tensione energetica in cucina” e in poco tempo aumenta la richiesta delle sue terapie, tanto che nel 1904 trasferisce la clinica, ampliandola, in una zona boschiva fuori Zurigo, su una collina chiamata Zürichberg.
Ribattezza la clinica “Sanatorium Lebendige Kraft” (Sanatorio Forza Vivente).
Così si svolgeva la giornata dei ricoverati sotto le direttive del dr. Bircher Benner: levarsi dal letto alle 6 del mattino, fare una passeggiata prima di colazione respirando ossigeno
rinvigorente del bosco, trascorrere la maggior parte della giornata all’aria aperta intervallando le attività della clinica quali massaggi, bagni di sole, docce fredde, danza e musica; andare a dormire alle 21:30. Cibo vivo e rivitalizzante era offerto agli ospiti della clinica.
Banditi caffè, tè, alcol, cioccolata, tabacco, carni, pietanze molto cotte e prodotti industriali. La dieta era incentrata sul suo famoso muesli (composto da una mela grattugiata, avena, una manciata di noci con un po’ di latte fresco oggi sostituibile con latte di mandorle o di nocciola o di avena, ecc), verdure crude o al vapore e tanta frutta.
Le medicine erano da lui prescritte solo in caso di estrema necessità. Nel 1927, dichiara pubblicamente la sua rinuncia alla carne.
Il dr. Birker Benner soffrì molto della definizione di ciarlatano attribuitagli dai medici suoi contemporanei. Oggi è finalmente vendicato dalle prove scientifiche (ricerca di Cambridge (2000) in primis, The China Study (2012), e altre similari delle maggiori Università mondiali che dimostrano le correlazioni tra malattie da acidificazione dovuta ai cibi animali e industriali. Le analisi chimiche hanno comprovato le sue intuizioni circa le proprietà nutrizionali e curative di verdura cruda e frutta fresca.

martedì 19 aprile 2016

ndrangheta-verona-tosi-rapporti-nicolis-malavita-pensa-

'Ndrangheta a Verona: "Tosi ci dica cosa pensa dei rapporti tra Nicolis e la malavita""NDRANGHETA A VERONA ! TOSI ,CI DICA COSA PENSA DEI RAPPORTI TRA NICOLAS E LA MALAVITA


 'Ndrangheta a Verona: "Tosi ci dica cosa pensa dei rapporti tra Nicolis e la malavita"
Dopo la conferma tra i rapporti tra la Nico.fer e la malavita, il Partito Democratico chiede al Sindaco di Verona di esprimersi in merito alla questione, visti i suoi trascorsi con l'imprenditore 

 'Ndrangheta a Verona: "Tosi ci dica cosa pensa dei rapporti tra Nicolis e la malavita"

La conferma arrivata dal Consiglio di Stato su rapporti tra la Nico.fer e la 'Ndrangheta ha scatenato prima la reazione di Michele Croce, fondatore di Verona Pulita, e ora anche quella del Partito Democratico. 
In particolare i deputati Alessandro Naccarato e Vicenzo D'Arienzo, insieme al capogruppo Michele Bertucco, si rivolgono al sindaco Tosi, che prese le difese di Moreno Nicolis. 


È certo: la Nico.Fer, - che si occupa della lavorazione dell'acciaio per cemento armato - non potrà avere rapporti con pubbliche amministrazioni.
Nell'inchiesta «Aemilia» è entrato anche per una cena, svolta a casa sua, con Antonio Gualtieri, braccio destro e referente economico della 'ndrina di Grandi Aracri in Emilia Romagna.
Cena a cui parteciparono anche il sindaco Tosi e l'allora vicesindaco Vito Giacino. Stando alle accuse nient'altro che un tentativo di Gualtieri di «infiltrarsi» in grossi affari immobiliari nel veronese tra i quali la riqualificazione dell'area ex Tiberghien.
Un pericolo che in tanti hanno sottovalutato. Anzi, anche criticato. Tosi, ad esempio, ancora non ha chiesto scusa ai Carabinieri che ha più volte accusato di diffondere fango sulla città. Infatti, le informazioni diffuse sono contenute nei verbali di indagine dei Carabinieri.
La conferma dell'interdittiva è la migliore risposta che lo Stato può dare ed è la conferma dell’ottimo lavoro svolto dagli inquirenti e dal Prefetto di Verona che hanno ben interpretato il diffuso sentimento di contrasto alle infiltrazioni.
Su questi dubbi rapporti serve un focus. Non tutto è stato ancora chiarito.
Quando il Prefetto emise l'interdittiva antimafia il sindaco Tosi prese le difese del Nicolis chiedendo a noi di avere il buongusto e ad aspettare la conclusione delle vicende perché anche un'importante azienda friulana ricevette l'interdittiva poi annullata dal TAR
Bene, abbiamo avuto il buongusto di aspettare, ma adesso Tosi abbia il buongusto di dirci cosa ne pensa dei rapporti tra quell'imprenditore - a casa del quale si recava a cena - e la malavita organizzata interessata a mettere le mani sull'area ex Tiberghien e di cosa hanno parlato nel corso dei loro incontri.


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Pensionati vivono su spalle di chi lavora

Pensionati vivono su spalle di chi lavora 

Stanno cercando di convincerci che pensionati vivono su spalle di chi lavora oggi. Quando ci hanno preso quello che hanno voluto mentre lavoravamo. Ma la nostra previdenza se la sono mangiata, come tutto il resto, compresi i risparmi dei pensionati 

 BancaEtruria‬, Boschi‬, Guidi‬, ‪‎Verdini‬, ‪‎Renzi‬ & soci. Ha detto bene Beppe Grillo al cazzaro: “TU RAPPRESENTI QUELLO CHE NOI COMBATTIAMO!” e io aggiungo: BASTARDI!

Referendum: se tredici milioni di voti vi sembrano pochi

Referendum: se tredici milioni di voti vi sembrano pochi  


I numeri

Voti per l'abrogazione delle norme sulle trivelle:      13.334.754
Voti di Renzi alle Europee del 2014:                          11.202.231 


Sarebbe servito un miracolo per raggiungere il quorum nel referendum sulle trivelle, cioè quel cinquanta per cento più uno necessario a rendere efficace sul piano legislativo la volontà espressa dai cittadini. Un miracolo pensando all'Italia della passività e dell'ignavia ma anche della disperazione e della sfiducia e tenendo conto del mancato accorpamento con le amministrative, della disinformazione profusa a piene mani dai giornalacci e dalle tv di regime a cominciare dalla Rai renziana (certe trasmissioni di Rai 3 in cui si affermava che si votava solo in nove regioni rappresentano veri e propri “casi criminali di scuola”), dal punto di partenza rappresentato dal fatto che ormai 3-4 italiani su 10 non vanno più a votare in qualsivoglia elezione  e sul quale i fautori del No hanno fondato la propria campagna per l'astensione, dalla marginalità sostanziale del tema oggetto del referendum (la proroga automatica alla scadenza delle concessioni già in essere per l'estrazione di gas e petrolio, nei tratti di mare entro le dodici miglia), dal fatto che i cittadini delle regioni che non si affacciano sul mare non si sono sentiti (egoisticamente) coinvolti nella questione. Vale la pena ricordare che per il raggiungimento del quorum (invertendo una tendenza che durava da molti anni) nei referendum del 2011 che riguardavano oltre che l'acqua pubblica anche il nucleare ebbe un impatto fondamentale la tragedia di Fukushima in Giappone verificatasi poco tempo prima. E comunque i referendum sulla questione trivelle erano stati già vinti nel momento in cui, con l'ultima legge di stabilità, il governo Renzi aveva abrogato la possibilità di nuove concessioni entro le 12 miglia proprio per non doversi confrontare con i cittadini su quella sciagurata decisione.


LE DISUGUAGLIANZE NEL MONDO SONO PEGGIORI DI QUANTO POSSIAMO IMMAGINARE

LE DISUGUAGLIANZE NEL MONDO SONO PEGGIORI DI QUANTO POSSIAMO IMMAGINARE 


Come misuriamo le disuguaglianze? Per alcuni versi il quadro sembra migliorato, ma per altri peggiora ogni giorno di più.
E’ una notizia ormai nota a tutti, i numeri di Oxfam hanno fatto il giro del mondo: oggi l’1% ricco della popolazione mondiale detiene più ricchezza di quanto possegga tutta la popolazione mondiale messa insieme. Le disuguaglianze nel mondo attuale hanno raggiunto i livelli peggiori dal 19° secolo.

Per la maggior parte della gente, è questo è il dato che indica le disuguaglianze del mondo. Ma le cifre di Oxfam sulla distribuzione della ricchezza nel mondo non dicono tutto. E le disuguaglianze di reddito allora? E – ancora più importante – le disuguaglianze tra paesi? Se allarghiamo il nostro campo di osservazione oltre gli usuali parametri, scopriremo che il mondo attuale è molto poco equo.
La prima cosa da dire sulle cifre di Oxfam è che rappresentano un quadro piuttosto conservativo. Considerando che i ricchi usano nascondere le loro ricchezze all’ombra di paradisi fiscali e di giurisdizioni di segretezza, è impossibile stabilire con certezza quanto posseggano realmente. Stime recenti indicano che quasi 32 trilioni di $ sono nascosti in paradisi fiscali – quasi un sesto della ricchezza totale del mondo. Se a questo poi aggiungiamo i dati forniti da Oxfam, realizziamo che il quadro è peggiore di quanto pensavamo.
E questo per quanto riguarda la ricchezza. Molti analisti, tuttavia, ritengono che non dovremmo guardare alle disuguaglianze di ricchezza, ma piuttosto a quelle del reddito. E’ stata questa la critica maggiore mossa ai numeri di Oxfam. E se guardiamo alle disuguaglianze di reddito, il quadro non sembra poi così drammatico. Perlomeno non secondo quello che ci raccontano. Branko Milanovic, uno dei maggiori esperti di disuguaglianze di reddito nel mondo, sostiene che mentre in alcuni paesi il fenomeno è peggiorato rispetto al passato, su scala mondiale invece appare migliorato.
Per misurare le disuguaglianze, possiamo far riferimento all’ Indice Gini, dove il punto ‘0’ rappresenta l’uguaglianza assoluta e il punto ‘1’ quella assoluta, cioè quando una persona possiede tutto e gli altri niente. Secondo Milanovic, l’indice Gini globale si è leggermente abbassato, da 0.72 nel 1988 a 0.71 nel 2008. Per cui…non dobbiamo preoccuparci poi così tanto delle disuguaglianze.
L’indice Gini è un metro piuttosto problematico però, poiché tiene conto solo di alcuni cambiamenti relativi. Se il reddito dei ricchi e dei poveri aumenta della stessa percentuale, il Gini resta invariato, anche se aumentano le disuguaglianze assolute. In altre parole, se l’individuo ‘A’ possiede 10.000 dollari e l’individuo ‘B’ 100.000 dollari ed entrambi raddoppiano il loro reddito, il Gini non cambia anche se il divario tra i due è salito da 90.000 a 180.000 dollari.
L’economista Robert Wade ritiene che questa sia una valutazione altamente fuorviante, poiché nasconde la reale entità della disuguaglianza. Secondo lui dovremmo usare l’indice Gini assoluto. E cosa accade quando lo facciamo? Ci rendiamo conto che nel corso degli ultimi decenni le disuguaglianze sono lievitate da 0,57 nel 1988 a 0,72 nel 2005.
Un momento però, potreste sire. Saranno forse peggiorate le disparità di reddito tra gli individui, ma sicuramente si sarà ridotto il divario tra paesi poveri e paesi ricchi. L’industria dello sviluppo internazionale non sta forse lavorando per ridurre le distanze tra est e ovest? Questa è un’opinione piuttosto diffusa, molto condivisa tra gli studenti della London School of Economics dove insegno. Dopo tutto, secondo “la teoria della convergenza” i paesi più poveri crescono a un tasso maggiore di quelli ricchi e nel tempo il divario tra i due si riduce automaticamente.
Tuttavia, questo non sta accadendo. La storia, infatti, ci mostra l’esatto contrario: nel corso degli ultimi duecento anni le disuguaglianze tra i paesi sono aumentate considerevolmente, e non si notano segni di un’inversione di tendenza.
Ci sono alcuni modi per analizzare questi dati. Probabilmente, quello più comune è quello di misurare il divario tra paesi ricchi e paesi poveri in termini di reddito reale pro capite. Utilizzando i dati del Maddison Project, vediamo che nel 1960, alla fine del colonialismo, le persone che vivevano nel paese più ricco del mondo erano 33 volte più ricche di quelle che vivevano nel paese più povero. Era un divario enorme. Poi, nell’anno 2000, dopo che la globalizzazione neoliberale aveva fatto il suo corso, ecco che lo erano non di 33 ma di 134 volte. E questo senza considerare i casi estremi come i regni ricchi di petrolio del Medio Oriente o i piccoli paradisi fiscali offshore. Questa non è affatto ‘convergenza’. Per citare Lant Pritchett, è divergenza alla massima potenza.
Se la vediamo in termini assoluti, è sempre negativo. Dal 1960 ad oggi, secondo i dati del Maddison Project, il divario assoluto tra il reddito dei paesi più ricchi e quello dei paesi più poveri è aumentato del 135%.
Ovviamente, questa metro di valutazione considera le disuguaglianze tra paesi dei due estremi. Possiamo correggere la valutazione osservando invece le differenze regionali. Il modo migliore è quello di misurare il divario – in termini reali – tra il PIL pro capite della prima superpotenza mondiale (Stati Uniti) e quella delle varie regioni del sud del mondo. Considerando le cifre della Banca Mondiale, vediamo che dal 1960 il divario per l’America Latina è cresciuto del 206%, per l’Africa Sub-Sahariana del 207% e per l’Asia Meridionale del 196%. In altre parole, il divario delle disuguaglianze globali si è quasi triplicato.
Nel corso degli ultimi decenni, le disuguaglianze sono talmente peggiorate che nel 2000 il cittadino statunitense era 9 volte più ricco di quello latino-americano, 72 volte più ricco dell’africano sub-sahariano e – reggetevi forte – 80 volte più ricco dell’asiatico meridionale. Queste cifre ci danno l’idea di quanto sia ingiusta la distribuzione della ricchezza nel mondo nell’ attuale economia.
Da qualsiasi punto la guardiamo, è sempre la stessa cosa: le disuguaglianze nel mondo sono peggiorate. E di molto. La teoria della convergenza ha fallito; le disuguaglianze non si compensano automaticamente; tutto dipende dagli equilibri dei poteri politici nell’economia globale. Finché saranno pochi paesi ricchi a stabilire le regole dell’economia a proprio vantaggio, le disuguaglianze nel mondo continueranno a peggiorare. Il sistema del debito, gli aggiustamenti strutturali, gli accordi di libero scambio, l’evasione fiscale e le asimmetrie di potere nella Banca Mondiale, nel FMI e nel WTO, sono i motivi principali per cui le disuguaglianze nel mondo, invece di attenuarsi, sono peggiorate.
E’ il momento di affrontare seriamente questi squilibri che distorcono l’economia mondiale. Non c’è niente di naturale in una disuguaglianza estrema. E’ l’uomo che l’ha costruita e ha a che fare con il potere. Dobbiamo avere tutti il coraggio di dirlo chiaramente.

Scatta il conto alla rovescia per Fondazione: debiti e cause i nodi da risolvere

Scatta il conto alla rovescia per Fondazione: debiti e cause i nodi da risolvereScatta il conto alla rovescia per Fondazione: debiti e cause i nodi da risolvere 

 Scatta il conto alla rovescia per Fondazione: debiti e cause i nodi da risolvereLa fatidica data fissata è quella del 30 giugno, entro la quale il commissario Fuortes inviato da Roma dovrà dimostrare che Fondazione Arena possiede tutti i requisiti per poter usufruire della Legge Bray 
 Scatta il conto alla rovescia per Fondazione: debiti e cause i nodi da risolvere

Ci sono 24 milioni di debiti da pagare tra fornitori e banche e c'è poi la spada di Damocle delle cause avviate dai lavoratori precari di Fondazione Arena. Sono fondamentalmente questi i due grossi grattacapi che il neo commissario Franco Fuortes si troverà a dover affrontare quanto prima. Sì, perché in fondo i tempi sono stretti, la stagione lirica alle porte impone che la svolta arrivi in tempo utile per lo svolgimento regolare delle serate d'Opera che ogni anno richiamano a Verona centinaia di migliaia di turisti con un indotto complessivo per la città di circa 500 milioni di euro, mica noccioline.
Nel tardo pomeriggio di ieri si è svolto un incontro tra gli ex vertici decaduti di Fondazione, Tosi e Girondini, il direttore operativo Francesca Tartarotti che continuerà a mantenere il suo posto e il commissario nominato dal ministro Franceschini. Le posizioni di Fuortes sono al momento ancora un'incongnita per tutti, il suo silenzio lascia però intendere che il suo ruolo possa essere fino in fondo quello di valutare ogni strada per evitare quella che invece Flavio Tosi ritiene essere l'unica soluzione attualmente percorribile, vale a dire la liquidazione coatta di Fondazione Arena.
Il sindaco scaligero proprio nell'incontro di ieri, come riportato anche dal quotidiano L'Arena, non ha fatto altro che esporre la propria versione dei fatti al commissario Fuortes, spiegando come il regime lavorativo di Fondazione sia a sua detta "antistorico", viziato da indennità per il coro e l'orchestra che non hanno più ragione di esistere, ma soprattutto che le 40 cause per le assunzioni rischiano di far sballare i conti in modo irreversibile.
A breve arriveranno circa 13 milioni dal Fondo unico per lo spettacolo che serviranno soprattutto per alleviare la pressione delle banche, e poi verranno impiegati per pagare gli stipendi ed organizzare la stagione estiva in Arena che prenderà avvio proprio alla fine di giugno. Fuortes entro questa data dovrà aver fatto la sua scelta, dopo l'attenta valutazione dei rischi e delle condizioni in cui versa l'ente, per accedere eventualmente ai contributi garantiti dalla Legge Bray, oppure allinearsi alla linea di Tosi che ritiene inevitabile la liquidazione. Partita aperta insomma e per nulla scontata.


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