VOTA ANTONIO....... LA TRIPPA ....

venerdì 14 dicembre 2012

VECCHIA TRAPPOLA DEL VOTO


LA SOLITA VECCHIA TRAPPOLA DEL VOTO 


Sinceramente, questa volta non so proprio cosa voterò, forse M5s, forse mi asterrò a modo mio, forse voterò una lista di sinistra tipo De Magistris (se ci sarà); aspetto di vedere che scheda si presenterà per decidere. Una cosa però, la so con certezza: alle politiche non voterò per il Pd o per qualsiasi suo alleato. D’altra parte, se devo parlare con qualcuno, prendo in considerazione il padrone di casa, non la servitù. Il discorso potrebbe essere diverso per la Regione, ma anche qui vediamo che minestra si prepara. Ma, per le politiche il discorso è chiuso in questo senso. Come immaginavo, sugli spalti ci sono già ci sono i tifosi che incitano al voto utile per sbarrare la strada al ritorno del Caimano. Di fronte ad una tale orrenda prospettiva, astenersi o non votare per chi potrebbe sbarrare la strada al mostro, è masochismo? Calma e gesso.
In primo luogo precisiamo una cosa: Annibale non è alle porte. Il Cavaliere ha fatto una mossa abile –sportivamente parlando-, c’è da attendersi che ne farà altre come quelle che indicavo in un articolo precedente, se dovesse proseguire spenderebbe un pozzo di soldi, ma la partita è molto compromessa se non proprio disperata.

Le reazioni dei mercati, della stampa internazionale e persino del Ppe sono state furibonde ed al limite del linciaggio (meritatissimo: per carità!). Vice versa, i segnali di ripresa del suo elettorato sono stati poca cosa.
Nella possibilità di vittoria piena (cioè che arrivi primo prendendo il premio di maggioranza) non crede neppure lui, nell’ipotesi “pareggio” non crede neppure Giuliano Ferrara. La cosa è possibile ma non probabile perché occorre:
  1. che la Lega accetti di allearsi con il Pdl in Lombardia (magari in cambio del Pirellone e, per ora mi pare che non ne viglia sapere), che Albertini e Cl non remino contro e che, di conseguenza, la coalizione riesca a battere la sinistra, recuperando una bella fetta di voti andati all’astensione;
  2. che in Sicilia la Mafia e/o i  soliti capibastone si convincano a tornare all’ovile e che si superi l’effetto psicologico della vittoria di Crocetta;
  3. che la Lega – più o meno da sola - riesca a vincere in Veneto;
Tutte cose possibili, beninteso, magari può anche darsi che la Lega alla fine si pieghi (ci credo poco) ma che si verifichino tutte insieme queste condizioni non è probabile. E il tutto sotto il fuoco battente dei mitici “mercati finanziari”.
Diciamo che un personaggio come il Cavaliere, abituato a battersi sino all’ultimo secondo, ci proverà e non è avversario da prendere sotto gamba, però la cosa più probabile è che resterà sotto il 15% (magari il 20% con la Lega). Lui stesso, con l’incredibile uscita su Monti (“Se si candida lui per il centro destra, mi faccio da parte”: ma non aveva detto di essere tornato in campo perché Monti aveva fatto danni) si è tagliato la strada da solo: come si fa a fare una campagna elettorale contro uno a cui si è offerto di capeggiare la propria lista sino alla sera prima? I segnali sono di rotta senza speranza, visto che lo abbandona anche un fedelissimo come Gaetano Quagliariello (che conosco molto bene da quando aveva 18 anni).
A questo punto potrei cavarmela dicendo che, visto che il rischio di vedere il film “Il ritorno del Caimano” è piuttosto remoto, posso rilassarmi e decidere di astenermi, votare M5s, De Magistris o qualsiasi cosa non sia il Pd ed i suoi infelici alleati. E potrei chiuderla lì. Ma, come i miei amici sanno, non sono tipo da nascondersi dietro il dito e scansare le questioni più spinose, per cui vado avanti.
Chi mi invita a votare Pd e soci lo fa in nome del solito, trito, ritrito, frusto, rancido, avariato, decomposto argomento del “voto utile” che, tradotto in buon italiano suona: “Vota contro”. Credetemi: non sono così ideologico ed ingenuo da non conoscere le virtù della tattica che consiglia di scegliere il “male minore”. Ma il punto è proprio questo: il Pd è davvero il male minore?
A meno di un terremoto elettorale, magari ad opera della discesa di Monti, il Pd vincerà queste elezioni. E non sarà un bene.
Già immagino i bruciori di stomaco di molti miei lettori che penseranno ad una mia irrimediabile involuzione a destra. Vi prego di seguirmi nel ragionamento.
Bersani ha già detto che la sua linea sarà quella del rigore, indicata  dell’agenda Monti e, di fronte alla minaccia di una lista capeggiata dal Professore, si è precipitato a rassicurare “i mercati” sull’affidabilità del centro sinistra sulla via delle “riforme” già abbozzate da questo governo.
Quella linea è non solo socialmente iniqua ma semplicemente fallimentare, come dimostra il fatto che l’intera Eurozona, che si è affidata ad essa, è in netta recessione.
D’altra parte, il Pd non ha scelte e deve seguire questa strada: una proposta di politica economica alternativa non ce l’ha e non si può pensare che riesca a darsela in qualche settimana di campagna elettorale. La politica ha le sue leggi e una di queste è la forza di inerzia, per cui una forza politica è indotta a proseguire la traiettoria intrapresa e i tempi di una correzione di indirizzo sono funzione del “peso” del partito e dell’angolazione della svolta: un piccolo vettore può anche fare una svolta a 90° in qualche decina di secondi, ma un autotreno chiede tempi più lunghi anche per modificare la traiettoria di 15°. Ed il Pd non è una utilitaria.
Il punto è questo, c’è una crisi economico finanziaria mondiale che incalza e le scelte sono due: o si cerca una soluzione interna al sistema così come è, o si cerca di mettere in discussione il sistema e di uscire dalla crisi riformando (se non superando) il sistema. Nel primo caso, quello interno al sistema, la soluzione non dipende da nessun governo nazionale ed i singoli governi sono chiamati a fare il lavoro sporco di scaricare i costi  dell’operazione sulla gente, salvando profitti e potere delle banche (e non è detto che la cosa poi riesca). E, in questo caso, Berlusconi vale Bersani, Vendola vale Monti, Casini vale Ferrero: non c’è differenza. Naturalmente ciascuno dei leader citati può avere una sua particolare sfumatura diversa, ad esempio può scegliere una cravatta più intonata alla camicia o meno, ma non mi sembra molto importante.
Ma, qualcuno mi dirà, magari la sinistra potrebbe essere più delicata della destra verso i ceti subalterni, magari, potrebbe anche fare qualcosa per il lavoro ai giovani o forse aiutare un po’ la Cgil nello scontro con la Confindustria… Chiacchiere! Abbiamo già visto come la sinistra ha sprecato le occasioni in cui è stata in maggioranza: vi siete accorti di qualche differenza rispetto alla politica economica di Berlusconi? La differenza, sin qui è stata che il Pd è un Pdl senza il bunga bunga ma con più tasse e più simpatia per i pm. Il Pdl è un Pd con maggiore propensione al disavanzo ed al debito e più simpatia per imputati ed escort.
Sin qui le ragioni che rendono molto arduo sostenere che il Pd sia una alternativa reale al berlusconismo (che, infatti, non riesce a battere da venti anni). Poi ci sono le ragioni per cui una vittoria del Pd (che, ripeto, probabilmente ci sarà) sarebbe un danno assai peggiore. Magari Bersani riuscirebbe ad attenuare un po’ i rigori dell’austerità e fare “qualcosa di sinistra” (non ci credo, ma ammettiamolo), ma a quale prezzo politico? La sinistra dovrebbe caricarsi dell’impopolarità di scelte politiche antipopolari, entrare in conflitto con la propria base sociale, frenare la Cgil, mandare la polizia contro i movimenti di protesta ecc.  E, alla fine, senza nemmeno raggiungere il risultato prefisso (come si sta puntualmente dimostrando). Per quanto tempo la sinistra pagherebbe il prezzo di un’esperienza di governo così rovinosa?
Ed allora, a guardare tre metri più avanti al proprio naso, chi sarà stato il masochista? Chi ha cercato di evitare una trappola del genere o chi ci è cascato con tutti due i piedi in nome di una vittoria effimera ed avvelenata?
C’è chi pensa che non ci sia alternativa alla politica interna al sistema che ci vuole succubi dei mercati finanziari e del loro bisogno di sacrifici umani. Non lo credo, ma posto pure che sia vero, vorrebbe dire che in questo periodo è possibile solo una politica di destra. Ebbene che la faccia la destra. Se c’è l’agenda Monti da realizzare che la faccia Monti, non le sue copie. La sinistra faccia l’opposizione e le lotte sociali. C’è qualcuno che si ricorda il significato di queste parole? Op-po-si-zio-ne, Lot-te so-cia-li, Con-flit-to, Piaz-za…
Nel caso del Pd, poi, ci sono ragioni più specifiche per negargli il voto. Il discorso del “meno peggio” può valere se l’opzione meno dannosa si tiene entro la decenza di un “minimo sindacale”. Il Pd da molto tempo è al di sotto di quel minimo: non solo ha pedissequamente eseguito ogni indicazione del capitale finanziario, ma ha inferto i peggiori colpi alla democrazia in questi venti anni (dalla legge sui servizi segreti alla riforma del titolo V della Costituzione).
Da ultimo non possiamo perdonargli l’ostinazione con cui ha difeso il Porcellum garantendone la sopravvivenza. Questo ce lo ricorderemo per molto tempo, così come non abbiamo dimenticato il referendum golpista del 1993 e come non dimenticheremo l’appoggio a Monti.
Poi questa storia del “voto utile” (ma poi, utile a che? Non sanno fare neanche una legge sul conflitto di interesse) è servita solo a peggiorare le cose in questi anni favorendo l’involuzione dell’ex Pci. Il Pd non può pensare di avere una sorta di “diritto” al consenso, per cui chi è di sinistra deve votarlo (sempre per evitare che vinca “l’altro”) qualsiasi cosa faccia. E’ arrivato il momento di dire che se fa una politica di destra chieda i voti a destra.
Per il resto, una sconfitta del Pd oggi sarebbe una sconfitta (meritatissima) del Pd, mentre una rotta del Pd domani, dopo una disastrosa esperienza di governo, sarebbe una disfatta di tutta la sinistra e comprometterebbe le cose per molti anni ancora. Purtroppo è proprio quello che probabilmente accadrà grazie al mantra fraudolento del “voto utile”.

                                                                     

NON FATE FINTA DI VIVERE

                       



Vivere in un paese normale 

Le vicende politiche di questi giorni convulsi hanno nuovamente posto l’Italia al centro del dibattito internazionale.
In Europa, all’interno degli organismi e dei vertici comunitari, l’eco della ricandidatura di Silvio Berlusconi, come leader e guida del centrodestra italiano alle prossime elezioni politiche, ha avuto un effetto destabilizzante ritenendosi nuovamente a rischio il progetto di risanamento economico del paese e dubitando sulla sincera intenzionalità nel portare avanti l’agenda delle riforme che il governo Monti si era impegnato a realizzare ed ad attuare come patente di investitura per un legittimo riconoscimento internazionale della propria azione.
Il vertice del Ppe del 14 dicembre ha fugato ogni dubbio attraverso la corale testimonianza di credibilità che è stata attribuita alla visita del Prof. Monti che ha fatto da contraltare ad un isolamento, freddo e strategico, che è stato riservato a Berlusconi, l’antico leader di una Italia politica populista in grado di guidare la nazione ad un metro dal baratro finanziario.
La decisa volontà del Cavaliere a ritagliarsi nuovamente l’incarico di premier con effetti ad personam sulle sue vicende personali e sulle sorti relative alla gestione del proprio gruppo economico, si diceva, ha prodotto la reazione decisa dei leader dei paesi europei che hanno evocato la candidatura politica di Monti alla guida di un nuovo fronte di moderati italiani che sia espressione della vision europeista e che al proprio interno incarni i congegni della orizzontalità delle vedute  e della democratica scelta del proprio capo.
Andando al di là del dato politico, l’Ue crede nella saldezza degli italiani nella scelta del nuovo governo?.
Detta con intenti di sintesi cognitiva, si teme la ricandidatura di un leader sgradito ai maggiori partiti ed esponenti europei?. Gli effetti di un possibile orientamento elettorale indirizzato verso un Pdl  guidato da Berlusconi ha prodotto nei giorni scorsi la reazione dei mercati e l’oscillazione al rialzo dello spread.
Ma in un contesto economico – finanziario di tipo globale una nuova caduta degli indici italiani richiamerebbe nel vortice della crisi altri paesi dalle economie instabili e dal sistema bancario a rischio di tenuta come la Spagna e non invertirebbero la rotta le dichiarazioni dal sapore demagogico in base alla quali, ad esempio, lo spread costituirebbe una mera finzione creata ad artem dagli speculatori per orientare il voto.
In questa occasione,  parlare di cessione di sovranità o, se si vuole, di orientamento elettorale etero – condotto dai piani alti dell’establishment internazionale è esercizio privo di fondamento logico.
Giunti al punto, è intuibile che sia sotto analisi la capacità di autocritica e di valutazione degli italiani.
Berlusconi si proponeva come Moderato Liberale e Liberista“l’alternativa alla vecchia politica“, un imprenditore al servizio della politica. Il suo stile comunicativo si basava ( o si basa )  su un dialogo diretto con il popolo, condotto per mezzo di slogan semplici ed incisivi (un presidente operaio, un milione di posti di lavoro, meno tasse per tutti, il partito dell’amore).
Nella comunicazione politica assumeva un rilievo particolare l’uso del linguaggio e dello stile.
Vi si riconosceva una strategia di comunicazione connotata dall’uso di un codice linguistico preciso, al quale erano riconducibili anche le occorrenze di particolari espressioni comuni
Si tratta di una sorta di baby talk rivelatore di un indirizzo comunicativo di base, i cui esiti, peraltro, risultano premianti sia in termini di efficacia comunicativa  e persuasiva sia di acquisizione del consenso.
Il berlusconismo, fenomeno che senza dubbio ha non solo occupato le pagine dei quotidiani ed affaticato le riflessioni di opinion leader e di politologi per vent’anni ma anche innalzato la soglia delle vendite degli stessi quotidiani, rappresenta più di un’era politica, di un passaggio epocale, essendo divenuto parte del sistema di vita e di pensiero del paese.
E’bene rammentare che esso ricalcava una valenza fortemente positiva, come sinonimo di ottimismo imprenditoriale, divenendo nel decennio successivo agli anni ’80 fenomeno sociale e politico messo spesso in relazione alla cosiddetta “anomalia italiana”, ovvero alla concomitanza di fattori strutturali di criticità che hanno afflitto ed affliggono tuttora molti campi della vita italiana.
Attraverso il ricorso a Piero Gobetti, che aveva visto nel fascismo “l’autobiografia della nazione”, è stato possibile tracciare un parallelismo tra il ventennio nero e l’epopea berlusconiana, intravedendo nella scelta del proprio leader da parte dell’elettorato della nuova destra l’incarnazione più visibile di tendenze deteriori radicate a fondo nella società italiana.
Teme tutto questo l’Europa?. In parte si, le derive populiste e la politica dai proclami inconsistenti, interrogandosi sul reale scudo etico di una nazione. Valore della tradizione democratica e peso della cultura sono i dogmi da cui dover ripartire sanando la coscienza morale di un popolo ferito, da sempre in grado di dare corpo alla propria capacità creativa ma altrettanto succube verso le prosopopee di leader incantatori.
Non si tratta, in questo caso, di contrapporre la sinistra alla destra, i valori della prima alle regole dogmatiche della seconda pur tuttavia, essendo chiaro che, in una fase storica così delicata quale quella che stiamo vivendo, guardare il mondo con gli occhi dei più deboli significa creare un mondo migliore e regolamentare in modo equo il mercato rivela la necessità di creare automatismi privi di monopoli, corporazioni e posizioni di dominio.
Il discorso è rivolto all’elettore della destra, deluso e smarrito che non deve votare le primarie del centrosinistra scegliendo Renzi come l’uomo mancato al proprio schieramento ma deve ritrovare nella propria parte una  classe dirigente che orienti verso altri valori l’indirizzo politico e ridia senso e dignità al paese ed alla politica.
                                                        

VERSO LA BANCAROTTA




Fonte da Rischio calcolato
        

Verso la Bancarotta: Quota 2.000.000.000.000 di € di Debito. Nuovi Traguardi per Mr. Monti 

Il Diario della Bancarotta Italiana 
E questo tizio sarebbe il leader della succursale italiana del PPE? Il grande condottiero alla testa di Casini, Fini, Berlusconi, Montezemolo, La Russa, Storace (ma non vi viene da vomitare ?)
Ma Scherziamo?
Il Signore qui sopra è l’incompetente che ha ammazzato la migliore italia di tasse per ottenere cosa? Lo sapete cosa?
Un aumento record del debito pubblico, ora certificato anche da Banca D’Italia, signore e signori al 31  Ottobre 2012, il debito publico italiano è arrivato a :
2.014.693.ooo.ooo€
(due triliardi-e-quattordici miliardi-e-seicentonovantre milioni -di-
neuro) 
fra l’Ottobre 2011 e l’Ottobre 2012 il debito pubblico italiano è aumentato di 98 miliardi di euro.
Espresso in rapporto debito/Pil, prendendo come denominatore il PIL espresso a prezzi correnti sommando i 4 trimestri a partire dal terzo 2012) a Ottobre abbiamo raggiunto la magica cifra di:
2.014.693(debito)/1.567.780(PIL)=
128,7%

 Sapete da dove partiva Monti?
A ottobre 2011 il debito pubblico era 1.916.402 e il Pil  1.576.409 = 121,6% 
Bravo Monti, il salvatore, il nuovo leader!
+7,1% nel rapporto debito PIL
-2,4% il PIL
+5,12% il debito pubblico.
(è tutto vero, vi ho dato le fonti dei dati, fatevi i calcoli se non ci credete, e smettete di leggere le cazzate scritte sui media sussidiati)
Ma niente paura ragazzi!!!
Il debito pubblico chiuderà l’anno sotto i 2 triliardi di euro: per fortuna che a Novembre c’è stata l’IMU insieme con il resto delle scadenze fiscali. Grazie Monti, e ora per favore togliti dai coglioni.
 I Magnifici risultati di Mario Monti aggiornati
Mario Monti: Bilancio Finale, parlano i dati., (Nov. 2011 – Nov 2012)
Dato  nov-11 nov-12 differenza Note
Spread Btp-Bund 10y 473bps 357bps 116bps Vi faccio una domanda: credete che lo “spread” si sarebbe mosso senza gli interventi di Mario… Draghi?

(e Togliamoci il dente)
dato sul debito pubblico Ottobre su Ottobre 2012.
Rendimeto BTP 10y 7,01% 4,96% -2,05%
Rendimento Btp 2y 6,93% 1,95% -4,98%
Debito Pubblico 1.912.389 mld 2.014.693 mld +98mld
 Consumi di Gas Naturale
 5.525 (Mmc)
 5.056 (Mmc) -8,5%  (ottobre su ottobre, il dato di novembre esce a Gennaio)
Consumi di Energia Elettrica  27,6 (MLD di KWh)  26,1  (MLD di KWh -5,6% 
Immatricolazioni Automobili 134.132 107.269 -20,1%  L’Ecatombe!
Italiani Disoccupati 2.226.000 2.870.000 +645.000 Godiamoci la distruzione del lavoro italiano, il tasso di disoccupazione sale formalmente dal 8,8% all’11,1% (dati  Ottobre su Ottobre). I  Lavoratori in “Cassa Integrazione” sono considerati “occupati” in questo strano paese. Per questo abbiamo riportato anche le ore si Cassa autorizzate.

Tasso di Disoccupazione 8,8% 11,1% +2,3%
Tasso di Disoccupazione
Giovanile (15-24 anni)
30,7% 36,5% +5,9%
Ore di Cassa
Integrazione autorizzate
85.367.000 108.300.000 +22,9
(milioni-ore)
Produzione
Industriale
 94,5  88,6  -6,2%  Dati destagionalizzati e corretti per il calendario, ottobre su ottobre.
PIL
1.428.144  1.404.915  -2.4%  Dati Settembre su Settembre. Cumulati nei 4 trimestri precedenti. Fonte: Istat
Il Governo Monti ha fatto l’en plain, 4 trimestri consecutivi di decrescita del PIL (ci sentiamo di battezzare anche quello in corso).
Trimestri di contrazione del PIL
4 su 4 4 su 4 100%
(en plain)
Ove possibile ogni dato è al 30 Nov 2011/2012



Spread, rendimenti dei titoli di stato, e debito pubblico: ecco il grandioso successo di Mario Monti che ha domato lo spread (quanto ci stracceranno i maroni, con questa frase). Sono palle, il debito pubblico si sparato altri 78mld in 12 mesi lo psread è sceso grazie all’iniezioni di liquidità di Mario Draghi e la moral susion effettuata questa estate, tanto per mettere i puntini sulle I:
ScreenHunter 01 Sep. 18 14.572 Verso la Bancarotta: Quota 2.000.000.000.000 di € di Debito. Nuovi Traguardi per Mr. Monti
 Consumi di Energia Elettrica, Gas Naturale e Immatricolazioni auto: Siamo all’ecatombe, tutti gli aggregati energetici e il mercato dell’auto sono ai minimi da decenni, neppure Attila avrebbe saputo fare peggio, da
….e siamo solo a metà dell’opera, state collegati, ci sono decine di indicatorri da Guerra Mondiale ancora tutti da scoprire, quest sarà un post evergreen.
Addio Monti e a mai più rivederci.

                                                          

L'ETA DELLE PROFESSIONI





L'ETA' DELLE PROFESSIONI 

L’età delle professioni sarà da "ricordare" come l’epoca nella quale dei politici un po’ rimbambiti, in nome degli elettori, guidati da professori, affidavano ai tecnocrati il potere di legiferare sui bisogni: diventando succubi di oligarchie monopolistiche che imponevano gli strumenti con i quali tali esigenze dovevano essere soddisfatte.


Sarà ricordata come l’era della scolarizzazione, in cui alle persone per un terzo della loro vita venivano imposti i bisogni di apprendimento ed erano addestrate ad accumulare ulteriori bisogni, cosicché, per gli altri due terzi della loro vita, divenivano clienti di prestigiosi “pusher” che forgiavano le loro abitudini.

Sarà ricordata come l’era nella quale dedicarsi a viaggi ricreativi significava andare in giro intruppati a guardare la gente con l’aria imbambolata, e fare l’amore significava adattarsi ai ruoli sessuali indicati da professionisti “sessuologi”. L’epoca in cui le opinioni delle persone erano una replica dell’ultimo talk show televisivo e alle elezioni il loro voto serviva a premiare imbonitori e venditori perché potessero fare meglio i comodi propri.
Verrà ricordata come l’epoca nella quale un’intera generazione se ne andò alla ricerca frenetica di un benessere che impoverisce, dove tutte le libertà umane furono svendute, ad un totalitarismo “bonario” e ad un “tecno fascismo”.

Solo se comprendiamo il modo in cui la dipendenza dalle merci ha legittimato le domande, le ha trasformate in bisogni urgenti ed esasperati mentre contemporaneamente ha distrutto la capacità delle persone di provvedere a se stesse, noi potremmo evitare di avanzare verso una nuova epoca buia nella quale una auto indulgenza edonista sarà scambiata per la forma più alta di indipendenza.

Soltanto se la nostra cultura, già così intensamente mercificata, verrà sistematicamente messa di fronte alla sorgente profonda di tutte le sue connaturate frustrazioni, potremmo sperare di interrompere l’attuale perversione della ricerca scientifica, le sempre più forti preoccupazioni ecologiche e la stessa lotta di classe, per il fatto che queste istanze stesse sono al momento principalmente al servizio di una crescente schiavitù degli individui nei confronti delle merci.