VOTA ANTONIO....... LA TRIPPA ....

mercoledì 16 maggio 2012

TANTO NOI SIAMO CARNE DA MACELLO



L'IMMENSA PRESA PER IL SEDERE DEI PARTITI SUI TAGLI AI RIMBORSI ELETTORALI

                                                                                   
DI JESTER FEED*
Poi vincono i grillini. Poi i grillini — peraltro nemmeno loro così innocenti sui soldi pubblici — arrivano al 10% dei consensi. Poi la gentenon ha ragione di incazzarsimaledettamente con questo truppone politico che crede seriamente di prenderla per il sedere.
Eppure a quanto si è visto oggi in aula, 15 maggio 2012, le cose sono sembrate davvero così. Da presa per il culo. Si doveva discutere del taglio ai rimborsi elettorali e della legge di riforma ai rimborsi vergognosi che i partiti si sono riservati con una leggina del 1999, aggirando il referendum del 1993. Rimborsi che in realtà sono dei veri e propri finanziamenti ai partiti e che ammontano a decine di milioni di euro (a partito), i quali oggi come oggi sono solo un insulto ai cittadini italiani che soffrono e che debbono presentarsi ogni giorno a Equitalia per pagare cartelle esattoriali sui miseri frutti del loro sudore, consapevoli che una parte consistente di quel pane strappato dalle loro bocche andrà a ingrassare il ventre di tutti i politici sordi e insensibili al loro urlo di dolore.
Fossi un partito mi vergognerei profondamente dei soldi che ogni giorno rubo ai cittadini italiani. Perché quei soldi sono rubati, legalmente, ma sono rubati. Sono sottratti ai servizi, alle infrastrutture e persino ai salari e agli stipendi dei lavoratori che vivono con appena mille euro al mese e che dovranno pure pagare l’IMU sulla loro piccola casetta costruita con tanti, spesso troppi sacrifici.
E invece niente di tutto questo. I politici se ne fottono dei problemi della gente. E quanto è accaduto oggi in aula lo ha dimostrato appieno. Appena in venti erano per decidere il da farsi. Una vergogna. In venti deputati per far cosa? Per guardarsi in faccia l’un con l’altro e per dirsi: uè, siam solo venti, facciamo una partitina a briscola, perché una briscola varrà pure una diaria di 200 euro circa al giorno per la presenza alla camera? No?
Poi — dicevo — monta l’antipolitica e poi la gente si incazza, i pazzi sparano e gli altri inneggiano alla rivoluzione. E chi non ne può più di pagare tasse senza avere uno straccio di servizio ecco che si uccide, lasciando al loro destino moglie e figli.
Mi chiedo seriamente se i nostri politici vivano su questo pianeta. Non credo. Anzi, sono dell’idea che essi non abbiano la piena consapevolezza della realtà che li circonda, almeno finché il fuoco non rischia di arrivargli fino ai piedi. Solo allora si rendono conto che il mondo che gli gira intorno è rabbioso e livoroso. Così chiedono aiuto e parlano di democrazia, di libertà, di rispetto per le opinioni, per le regole, temendo di finire ghigliottinati. Fino a quel momento non hanno un limite di decenza che li renda minimamente sensibili agli umori contingenti che chiedono sobrietà anche e soprattutto a loro. Non ci sono soldi in cassa? Cazzo, allora niente rimborsi elettorali, lo vuoi capire? Di più: i rimborsi elettorali sono un porcata ignobile, perché si usano i soldi della collettività per arricchire un ente privato. I partiti sono enti privati.
Ecco dunque il senso delle assenze di oggi. La Casta non vuole cedere, non vuole piegarsi alla crisi e alla volontà popolare che non vuole — non vuole! — i rimborsi elettorali, un affronto alle difficoltà economiche degli italiani. Perciò dopo averci preso allegramente il culo per settimane con dichiarazioni roboanti, quasi definitive, ecco che viene svelato il suo vero obiettivo: fare morire il tutto in una noiosa giornata di primavera, in un’anonima seduta parlamentare, dove oltre una manciata di deputati, ronzavano solo le mosche. Purtroppo per noi queste non votano…
  

IL FALLIMENTO IN GRECIA




LO STATO è FALLITO MA I GRECI NON LO CAPISCONO

                                                                     
DI STEFANO MAGNI*
In Grecia sta fallendo lo Stato. Non ci sono spiegazioni alternative. I governi socialisti e conservatori, nel corso di un decennio, hanno speso ben oltre le capacità dei loro contribuenti. Hanno strapagato i loro funzionari. Hanno assunto e stipendiato milioni di lavoratori socialmente inutili. Hanno costruito stadi e altre “meraviglie” olimpioniche, per poi abbandonarle come cattedrali nel deserto. E adesso si ritrovano con le casse semi-vuote: a fine giugno non saranno neppure più in grado di pagare stipendi pubblici e pensioni, come ha mestamente ammesso il premier tecnico Lucas Papademos. La parabola della Grecia è finita nel baratro della bancarotta. Ma il problema, come si deduce dalla notizia di oggi del ritorno alle urne dopo il fallimento di ogni accordo di governo, è che i cittadini e contribuenti greci non hanno capito che il loro Stato sta fallendo.
Le elezioni di nove giorni fa hanno dato vita a un Parlamento tenuto in ostaggio da comunisti e post-comunisti (rispettivamente quelli del Kke e di Syriza) che vogliono ancora più spesa pubblica e non scendono ad alcun compromesso sui tagli da fare per salvare la baracca. Ora si torna al voto. E cosa si otterrà? Secondo i sondaggi, ci dobbiamo attendere una vittoria ancora più schiacciante di Syriza (prevista al 20%). E quindi che cosa vogliono gli elettori greci? Vogliono continuare ad essere assistiti. Anche con le casse dello Stato ormai vuote. Se non ce la fa Atene, pensano, ce la farà Bruxelles a mantenerci. E’ questo il pensiero che emerge da un sondaggio molto interessante, pubblicato appena ieri: l’80% (quasi la totalità) degli elettori di Syriza, partito che rifiuta l’austerity chiesta dall’Ue, vorrebbe restare nell’eurozona. Non sono disposti a pagare il prezzo della permanenza nella valuta unica, ma vogliono rimanerci. E perché mai, se non per essere aiutati dagli altri contribuenti europei? D’altra parte le formazioni di estrema sinistra greca non si sono mai dette “euroscettiche”. Semmai sono favorevoli ad una “altra” Europa: più “solidale”. E d’altra parte, il loro obiettivo era implicitamente condiviso dai partiti che sinora hanno governato (e affossato) la Grecia. Perché mai sono voluti entrare a tutti i costi nell’euro, pur non essendo pronti? Perché hanno addirittura deciso di truccare i conti, nascondendo a Bruxelles la vera entità del loro scialo? Perché, evidentemente, hanno pensato che, con gli euro al posto delle dracme, i creditori si sarebbero fatti più illusioni. E, in caso di fallimento, “mamma Europa” sarebbe venuta loro in soccorso. A spese di tutti gli altri Paesi membri, ovviamente.
Adesso ci troviamo di fronte a due prospettive realistiche, una più inquietante dell’altra. La prima è un default incontrollato della Grecia. Se i partiti estremisti (che vinceranno le elezioni) non accetteranno di tagliare la spesa pubblica, non otterranno la tranche di 130 miliardi di euro promessi dalla “troika” internazionale (Fmi, Ue e Bce, che ne hanno concessi, in tutto 240) e lo Stato greco andrà in bancarotta. In uno scenario di questo genere, pagheremo anche noi. Paesi con i conti in rosso, quali l’Italia, la Spagna e il Portogallo, otterrebbero ancor meno fiducia dai creditori. Verrebbero visti come “i prossimi” nella lista degli Stati sulla via della bancarotta. E vi sarebbe un fuggi-fuggi generale dei capitali dai nostri sistemi economici e finanziari. In caso di fallimento di Atene, l’agenzia Fitch, nel suo ultimo rapporto, parla di un possibile “downgrade” nella valutazione delle altre tre economie europee a rischio, fra cui la nostra. Non lo dice perché è “cattiva” o perché “fa gli interessi dei poteri forti americani”, come pensano i complottisti. Ma perché è la realtà: anche lo Stato italiano ha speso ben oltre le nostre possibilità e chiunque, persino un bambino, osservando il fallimento della Grecia, potrebbe dire che pure il nostro re è ormai nudo. Bancarotte a catena di Grecia, Italia, Spagna e Portogallo farebbero crollare tutta l’impalcatura dell’eurozona? Probabilmente sì. E nel peggiore e più doloroso dei modi. La seconda prospettiva realistica, altrettanto inquietante, è la concessione di aiuti alla Grecia a titolo gratuito. Al momento può sembrare un’azione da “buon samaritano”, ma già nel breve periodo avrebbe conseguenze disastrose. Se venissero concessi al prossimo governo di Atene altre centinaia di miliardi di euro, senza pretendere alcun taglio, alcuna riforma, alcuna uscita della Grecia dall’eurozona, l’intera Unione Europea si trasformerebbe in un gigantesco ente assistenziale. “Perché la Grecia sì e noi no?” penserebbero i governi più irresponsabili. E allora: giù di spesa pubblica per comprare consensi. Quel sistema malato che noi siamo abituati a vivere in Italia, con un Nord produttivo che mantiene un Sud assistito, diverrebbe la norma anche in tutto il Vecchio Continente. Finché i contribuenti dei Paesi più dinamici e meglio governati dell’Ue non si stancherebbero di mantenere decine di milioni di pesi morti. Non c’è bisogno di attendere decenni, per veder realizzato un simile incubo: con i tempi di oggi, bastano pochi anni.
Eppure una possibile soluzione razionale sarebbe dietro l’angolo: un default controllato e un’uscita, sempre controllata, dall’euro. Prima avviene, meglio è. Si dovrebbe ammettere che l’impresa di una valuta comune a greci e tedeschi, italiani e finlandesi, era un’impresa troppo utopistica per noi uomini, limitati e fallibili. Ma nessun politico, tantomeno chi ha fatto carte false pur di entrare nell’euro, è disposto ad ammettere di aver sbagliato. E allora l’alternativa resta sempre pessima: o fallisce la Grecia o si grecizza l’Europa.

LIBERTÀ DI LICENZIARE FORNERO


Libertà di licenziare, ecco i senatori che hanno votato per la demolizione dell’Articolo 18 – I nomi 01/06/2012 By violapost 


   Libertà di licenziare, ecco i senatori che hanno votato per la demolizione dell’Articolo 18 – I nomi  01/06/2012  By violapost

Libertà di licenziare, ecco i senatori che hanno votato per la demolizione dell’Articolo 18 – I nomi

01/06/2012
By violapost
In poco meno di due minuti, tanto è durata la votazione elettronica, ieri al Senato hanno demolito il più importante baluardo di civiltà del lavoro in Italia, frutto di decenni di lotte e conquiste: l’articolo 18.
244 senatori (Pd, Pdl, Terzo Polo) hanno approvato la cosiddetta  riforma del lavoro di Elsa Fornero che introduce, di fatto, la libertà di licenziare per motivi economici, salvo casi di “manifesta insussistenza” (cioè mai) a fronte di un modesto indennizzo al lavoratore; il più grande regalo alla Banca Centrale Europea e al Fondo Monetario che da tempo chiedono al governo Monti (e prima a Berlusconi) di intervenire in tal senso.Con questo provvedimento, l’Italia diventa il primo Paese europeo a non disporre di una tutela (né reintegro, né forti risarcimenti) in caso di licenziamento senza giusta causa. Per fare un esempio, nel modello tedesco, il reintegro è previsto persino nelle aziende con 10 dipendenti.
Ovviamente, dopo l’approvazione del testo, gioisce la Fornero che non sta più nella pelle dalla gioia (foto a destra). A votare contro soltanto Idv e Lega. Adesso l’iter parlamentare prevede che il testo passi alla Camera per la definitiva approvazione. Da Anna Finocchiaro a Rutelli, da Gasparri a Giovanardi fino all’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi, ecco i nomi di chi ha votato per la demolizione dell’articolo 18:

1) Marilena Adamo (PD)
2) Benedetto Adragna (PD)
3) Mauro Agostini (PD)
4) Maria Alberti Casellati (PDL)
5) Bruno Alicata (PDL)
6) Laura Allegrini (PDL)
7) Silvana Amati (PD)
8 ) Paolo Amato (PDL)
9) Francesco Maria Amoruso (PDL)
10) Alfonso Andria (PD)
11) Maria Antezza (PD)
12) Teresa Armato (PD)
13) Franco Asciutti (PDL)
14) Giuseppe Astore (MISTO)
15) Augello (PDL)
16) Antonio Azzollini (PDL)
17) Emanuela Baio (Terzo Polo – API/FI)
18) Massimo Baldini (PDL)
19) Giuliano Barbolini (PD)
20) Paolo Barelli (PDL)
21) Mariangela Bastico (PD)
22) Domenico Benedetti Valentini (PDL)
23) Filippo Berselli (PDL)
23) Maria Teresa Bertuzzi (PD)
24) Giampaolo Bettamio (PDL)
25) Francesco Bevilacqua (PDL)
26) Dorina Bianchi (PDL)
27) Enzo Bianco (PD)
28) Laura Bianconi (PDL)
29) Franca Biondelli (PD)
30) Tamara Blazina (PD)
31) Giacinto Boldrini (PDL)
32) Sandro Bondi (PDL)
33) Anna Cinzia Bonfrisco (PDL)
34) Giorgio Bornacin (PDL)
35) Gabriele Boscetto (PDL)
36) Daniele Bosone (PD)
37) Franco Bruno (Terzo Polo – API/FI)
38) Filippo Bubbico (PD)
39) Sebastiano Burgaretta Aparo (PDL)
40) Alessio Butti (PDL)
41) Antonello Cabras (PD)
42) Raffaele Calabrò (PDL)
43) Giacomo Caliendo (PDL)
44) Battista Caligiuri (PDL)
45) Giulio Camber (PDL)
46) Franco Cardiello (PDL)
47) Anna Maria Carloni (PD)
48) Gianrico Carofiglio (PD)
49) Alerio Carrara (Gruppo Coesione Nazionale)
50) Antonino Caruso (PDL)
51) Felice Casson (PD)
52) Maria Giuseppa Castiglione (Gruppo Coesione nazionale)
53) Maurizio Castro (PDL)
54) Stefano Ceccanti (PD)
55) Mauro Ceruti (PD)
56) Franca Chiaromonte (PD)
57) Carlo Chiurazzi (PD)
58) Angelo Maria Cicolani (PDL)
59) Emilio Colombo (UDC…)
60) Riccardo Conti (PDL)
61) Barbara Contini (Terzo Polo Api/Fli)
62) Gennaro Coronella (PDL)
63) Lionello Cosentino (PD)
64) Rosario Costa (PDL)
65) Vladimiro Crisafulli (PD)
66) Cesare Cursi (PDL)
67) Mauro Cutrufo (PDL)
68) Antonio D’Alì (PDL)
69) Gianpiero D’Alia (UDC..)
70) Gerardo D’Ambrosio (PD)
71) Luigi D’Ambrosio Lettieri (PDL)
72) Candido De Angelis (Terzo Polo Api/FLI)
73) Cristiano De Eccher (PDL)
74) Diana De Feo (PDL)
75) Sergio De Gregorio (PDL)
76) Stefano De Lillo (PDL)
77) De Luca Cristina (Terzo Polo)
78) De Luca Vincenzo (PD)
79) Luigi De Sena (PD)
80) Antonio Del Pennino (MISTO)
81) Mauro Del Vecchio (PD)
82) Silvia Della Monica (PD)
83) Roberto Della Seta (PD)
84) Mariano Delogu (PDL)
85) Ulisse Di Giacomo (PDL)
86) Roberto Di Giovan Paolo (PD)
87) Fabrizio Di Stefano (PD)
88) Egidio Digilio (TERZO POLO)
89) Lamberto Dini (PDL)
90) Lucio D’Ubaldo (PD)
91) Giuseppe Esposito (PDL)
92) Raffaele Fantetti (PDL)
93) Claudio Fazzone (PDL)
94) Mario Ferrara (COESIONE NAZIONALE)
95) Filippi Marco (PD)
96) Anna Finocchiaro (PD)
97) Annarita Fioroni (PD)
98) Giuseppe Firrarello (PDL)
99) Maurizio Fistarol (PD)
100) Salvo Fleres (COESIONE NAZIONALE)
101) Andrea Fluttero (PDL)
102) Marco Follini (PD)
103) Cinzia Fontana (PD)
104) Antonio Fosson (UDC..)
105) Franco Vittoria (PD)
106) Vincenzo Galioto (UDC..)
107) Cosimo Gallo (PDL)
108) Maria Alessandra Gallone (PDL)
109) Guido Galperti (PD)
110) Garavaglia Mariapia (PD)
111) Costantino Garraffa (PD)
112) Maurizio Gasparri (PDL)
113) Antonio Gentile (PDL)
114) Maria Ida Germontani (TERZO POLO)
115) Rita Ghedini (PDL)
116) Enzo Giorgio Ghigo (PDL)
117) Paolo Giaretta (PD)
118) Carlo Giovanardi (PDL)
119) Pasquale Giuliano (PDL)
120) Domenico Gramazio (PDL)
121) Manuela Granaiola (PD)
122) Luigi Grillo (PDL)
123) Gustavino (UDC..)
124) Pietro Ichino (PD)
125) Maria Fortuna Incostante (PD)
126) Cosimo Izzo (PDL)
127) Silvestro Ladu (PDL)
128) Nicola Latorre (PD)
129) Cosimo Latronico (PDL)
130) Raffaele Lauro (PDL)
131) Maria Leddi (PD)
132) Giovanni Legnini (PD)
133) Vanni Lenna (PDL)
134) Simonetta Licastro Scardino (PDL)
135) Massimo Livi Bacci (PD)
136) Giuseppe Lumia (PD)
137) Luigi Lusi (MISTO)
138) Marina Magistrelli (PD)
139) Lucio Malan (PDL)
140) Alfredo Mantica (PDL)
141) Andrea Marcucci (PD)
142) Francesca Maria Marinaro (PD)
143) Franco Marini (PD)
144) Marino Ignazio (PD)
145) Marino Mauro Maria (PD)
146) Alberto Maritati (PD)
147) Altero Matteoli (PDL)
148) Salvatore Mazzaracchio (PDL)
149) Daniela Mazzuconi (PD)
150) Giuseppe Menardi (GRUPPO COESIONE NAZIONALE)
151) Vidmer Mercatali (PD)
152) Alfredo Messina (PDL)
153) Claudio Micheloni (PD)
154) Riccardo Milana (TERZO POLI API/FLI)
155) Giuseppe Milone (PDL)
156) Claudio Molinari (TERZO POLI API/FLI)
157) Francesco Monaco (PD)
158) Colomba Mongiello (PD)
159) Enrico Morando (PD)
160) Carmelo Morra (PDL)
161) Fabrizio Morri (PD)
162) Franco Mugnai (PDL)
163) Adriano Musi (PD)
164) Enrico Musso (UDC..)
165) Domenico Nania (PDL)
166) Magda Negri (PD)
167) Paolo Nerozzi (PD)
168) Vincenzo Nespoli (PDL)
169) Pasquale Nessa (PDL)
170) Franco Orsi (PDL)
171) Nitto Palma (PDL)
172) Elio Massimo Palmizio (COESIONE NAZIONALE)
173) Antonino Papania (PD)
174) Achille Passoni (PD)
175) Carlo Pegorer (PD)
176) Marco Perduca (PD)
177) Flavio Pertoldi (PD)
178) Oskar Peterlini (UDC..)
179) Lorenzo Piccioni (PDL)
180) Filippo Piccone (PDL)
181) Gilberto Pichetto Fratin  (PDL)
182) Leana Pignedoli (PD)
183) Roberta Pinotti (PD)
184) Beppe Pisanu (PDL)
185) Salvatore Piscitelli (COESIONE NAZIONALE)
186) Giovanni Pistorio (MISTO)
187) Adriana Poli Bortone (COESIONE NAZIONALE)
188) Francesco Pontone (PDL)
189) Donatella Poretti (PD)
190) Guido Possa (PDL)
191) Giovanni Procacci (PD)
192) Gaetano Quagliariello (PDL)
193) Luigi Ramponi (PDL)
194) Raffaele Ranucci (PD)
195) Maria Rizzotti (PDL)
196) Giorgio Roilo (PD)
197) Rossi Paolo (PD)
198) Antonio Rusconi (PD)
199) Giacinto Russo (TERZO POLO)
200) Francesco Rutelli (TERZO POLO API/FLI)
201) Michele Saccomanno (PDL)
202) Maurzio Saia (COESIONE NAZIONALE)
203) Filippo Saltamartini (PDL)
204) Fedele Sanciu (PDL)
205) Gian Carlo Sangalli (PD)
206) Francesco Sanna (PD)
207) Giuseppe Saro (PDL)
208) Carlo Sarro (PDL)
209) Luciana Sbarbati (PD)
210) Giampiero Scanu (PD)
211) Aldo Scarabosio (PDL)
212) Salvatore Sciascia (PDL)
213) Serafini Anna Maria (PD)
214) Serafini Giancarlo (PDL)
215) Achille Serra (UDC..)
216) Cosimo Sibilia (PDL)
217) Silvio Emiio Sircana (PD)
218) Albertina Soliani (PD)
219) Ada Spadoni Urbani (PDL)
220) Vincenzo Speziali (PDL)
221) Marco Stradiotto (PD)
222) Nino Strano (TERZO POLO )
223) Paolo Tancredi (PDL)
224) Alberto Tedesco (MISTO)
225) Oreste Tofani (PDL)
226) Salvatore Tomaselli (PD)
227) Antonio Tomassini (PDL)
228) Giorgio Tonini (PD)
229) Achille Totaro (PDL)
230) Tiziano Treu (PD)
231) Giuseppe Valditara (TERZO POLO)
232) Guseppe Valentino (PDL)
233) Simona Vicari (PDL)
234) Guido Viceconte (PDL)
235) Pasquale Viespoli (COESIONE NAZIONALE)
236) Riccardo Villari (COESIONE NAZIONALE)
237) Luigi Vimercati (PD)
238) Vincenzo Vita (PD)
239) Valter Vitali (PD)
240) Carlo Vizzini (UDC..)
241) Luigi Zanda (PD)
242) Valter Zanetta (PDL)
243) Tomaso Zanoletti (PDL)

244) Sergio Zavoli (PD)