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sabato 27 aprile 2013

OFFSHORE LEAKS EVASIONE FISCALE


OFFSHORE LEAKS, EVASIONE FISCALE / I supericchi organizzati in cartello: scandalo evasione nei paradisi fiscali 




"Offshore leaks", i paradisi fiscali dei super ricchi, ultime notizie Lecce - Un  monito pesante ai paradisi fiscali che “accettano o nascondono" per i quali "Ci saranno conseguenze" arriva dal portavoce della commissione Europa, Olivier Bailly.
Nel commentare le anticipazioni di quello che sulla falsariga della più celebre Wikileaks, è stato soprannominato 'Offshoreleaks' a seguito delle rivelazioni dello Icij (Internationat Consortium of Investigative Journalism), ha ricordato come l’evasione fiscale "ogni anno nella Ue arriva a 1.000 miliardi l'anno" e ha sottolineato "una posizione molto ferma" contro le frodi fiscali e "a dicembre ha presentato ai 27 un pacchetto di trenta misure" ma "è ancora in attesa di risposta dagli stati".
Le conclusioni del rapporto Icij sui paradisi fiscali, infatti, sono inquietanti: "Funzionari governativi e loro familiari e associati in Azerbaijan, Russia, Canada, Pakistan, Filippine, Thailandia, Canada, Mongolia e altri Paesi si sono uniti per l'uso di compagnie private e account bancari"."I super-ricchi hanno usato strutture offshore per possedere ville, yacht, capolavori artistici e altri beni guadagnando vantaggi fiscali nell'anonimato non disponibile per la gente comune".
Da evidenziare che il "Guardian", è il giornale che assieme ad altri 36 in tutto nel mondo, ha pubblicato in data odierna i nomi di personalità di varie nazionalità che hanno operato con strutture offshore per mettere le proprie ricchezze al riparo dal fisco dei rispettivi paesi. Il quotidiano britannico ha tuttavia precisato nel citare i nomi che "non si suggerisce automaticamente che abbiano infranto la legge".
L’indagine in questione è stata redatta a seguito d’informazioni riservate ottenute dall'Icij (Internationat Consortium of Investigative Journalism), ed emergono nomi, a volte illustri, legati ai paesi più disparati, le cui società sono state create in uno dei paradisi fiscali più  noti ed utilizzati: le Isole Vergini britanniche.
Tra i nomi indicati vi sono Jean-Jaques Auger, co-tesoriere per la campagna elettorale del presidente francese Francois Hollande; l'ex ministro della Finanza mongolo, Bayartsogt Sangajav, il presidente dell'Azerbaijan e la sua famiglia; la moglie dell'ex primo ministro russo, Olga Shuvalova; il marito di una senatrice canadese; il governatore provinciale filippino e figlia dell'ex presidente Ferdinand Marcos, Maria Imelda Marcos Manotoc; la baronessa spagnola Carmen Thyssen-Bornemisza, nota collezionista d'arte e la statunitense Denise Rich, ex moglie di una già controversa figura, il trader del petrolio Marc Rich.
È evidente che se vi sono tanti nomi illustri che costituiscono la punta di un iceberg cui solo ora l’Ue ha deciso di porre i ripari, è giunta l’ora anche per l’Italia di fare altrettanto anziché tartassare i cittadini che sono i soliti noti sotto la continua scure del fisco.

REDDITO MINIMO QUANTO COSTA E COME

Reddito minimo, quanto costa e come si potrebbe fare 

 Il sostegno al reddito è il punto debole più grave del welfare italiano. Le lezioni della sperimentazione del Reddito minimo d'inserimento mostrano che l'introduzione del reddito minimo garantito è possibile. Ma quanto verrebbe a costare una misura come quella proposta dalla legge d'iniziativa popolare (http://www.redditogarantito.it) appena presentata alla Camera? (...) I dati di varie ricerche (Bin- Italia, Caritas, Istat) dicono che il reddito minimo costa dai 6 ai 18 miliardi di euro all'anno. Sottraendo da queste stime quanto viene oggi speso in misure di integrazione del reddito, l'impegno effettivo di spesa sarebbe pari a 5 miliardi circa per garantire un reddito minimo pari a 7.200 euro annui (600 euro al mese). Sono numerose le proposte sulle possibili vie di finanziamento. Come ha sostenuto la Campagna Sbilanciamoci!, l'introduzione di una patrimoniale dello 0,5% sui patrimoni superiori ai 500.000 euro porterebbe a un incasso di 10,5 miliardi di euro. Mediante la tassazione di tutte le rendite finanziarie al 23% (livello standard europeo) si potrebbe ottenere un introito fiscale di circa 2 miliardi di euro.
Sul fronte della spesa pubblica, sono 5 i miliardi che si riuscirebbero a risparmiare con una riduzione della spesa militare. Se non vogliamo allontanarci dai temi sociali, le risorse potrebbero essere reperite tagliando frazioni di erogazioni assistenziali. Si tratta di quella parte della spesa con un'efficacia distributiva inadeguata in quanto indirizzata a soggetti il cui reddito risulta ben superiore alla soglia del rischio di povertà. Azzerando, ad esempio, la spesa pubblica per pensioni e assegni sociali alle persone che hanno un reddito superiore alla mediana, si liberebbero risorse per quasi 2 miliardi di euro. A questo si potrebbe aggiungere il 34% della spesa per assegni al nucleo familiare che viene percepita dalla metà più ricca della popolazione. Si recupererebbero così altri due miliardi. Se applichiamo infine la stessa metodologia alle integrazioni al minimo 
otteniamo risorse aggiuntive per un ammontare di 3 miliardi di euro.
 Complessivamente siamo a 6 miliardi di euro. Sebbene stime dettagliate sul costo del reddito minimo richiedano analisi approfondite e aggiornate, l'introduzione di uno schema di reddito minimo appare oggi del tutto fattibile dal punto di vista finanziario. Il vero problema resta la mancanza di volontà politica. Quando, nel 2003, venne cancellato il Reddito minimo d'inserimento, il progetto venne criticato in quanto utopico e incompatibile con un'economia di mercato. Al contrario, la sperimentazione del 1998, con le opportune modifiche per una sua generalizzazione, mostrano la fattibilità di una sua introduzione. Fattibile, ma soprattutto urgente per tutto ciò a cui stiamo assistendo oggi: crisi dell'economia reale, impoverimento del lavoro, fragilità economico-sociale delle famiglie, lacune spaventose del sistema di welfare, disuguaglianze crescenti.

TICKET SANITARI AUMENTA IL CORO DELLE PROTESTE

Ticket sanitari, aumenta il coro delle proteste. "Si rischia il collasso del sistema sanitario" 

Nel 2011, oltre 9 milioni di italiani non hanno avuto accesso alle cure mediche per ragioni economiche (dati Censis). Secondo un’altra indagine, il Rapporto Oasi 2012 dell'Università Bocconi, presentato a metà marzo dalla Fiaso, la federazione delle Asl italiane, i ticket sui farmaci sono aumentati del 40% nel corso del 2012. In assenza di un intervento del nuovo Governo, dal 1 gennaio 2014 entreranno in vigore nuovi ticket che sostanzialmente raddoppiano il carico degli attuali. In queste ore sono aumentate le prese di posizione contro la norma introdotta da Berlusconi e che ora si vuole porre in alternativa all'Imu. Un provvedimento quello sulla sanità che, stando a quanto afferma Giovanni Bissoni, presidente Agenas, Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, porterebbe al collasso del sistema sanitario. Si aggraverebbe ''quanto gia' sta accadendo nell'accesso alle cure- sottolinea Bissoni- riduzione dell'accesso ai servizi, minori entrate per le casse delle Asl, spostamento sul privato di chi puo' permettersi di pagare, rinuncia alle cure dei non esenti, trasformati dalla crisi in nuovi poveri ''. ''Essendo il ticket una compartecipazione di una quota minoritaria della popolazione, e per la fedelta' fiscale del Paese, non necessariamente la piu' abbiente - conclude Bissoni - due miliardi hanno un impatto sulle persone paganti ben superiore alla stessa Imu o all'aggravio Iva, che sono all'attenzione del Presidente incaricato e delle forze politiche''.
Per Codacons e Federconsumatori, pensare di tirar fuori dai ticket ben due miliardi di risorse "è una cosa assolutamente inaccettabile, le famiglie italiane fruiranno ancora meno dei servizi sanitari con gravi e negative ricadute sulla propria integrita' personale". Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori ed Elio Lannutti, presidente di Adusbef, in una nota congiunta fanno notare che le famiglie italiane nel 2012 hanno sborsato 187 euro annui in piu' di spese sanitarie per aumenti di ticket sulle varie prestazioni. "Se come si profila ci saranno ulteriori aumenti per circa due miliardi predeterminati dalle ultime manovre di risanamento, le famiglie italiane si troveranno a dover pagare, ulteriori 84 euro, oltre i 187 del primo aumento, per una cifra complessiva di 271 euro annui", concludono Trefiletti e Lannutti.
“Sarebbe la mazzata finale: anche questa è ormai con tutta evidenza un'emergenza sociale", affermano in una nota il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica, e il responsabile Politiche della salute del sindacato, Stefano Cecconi. Secondo i due dirigenti sindacali "l'allarme lanciato dall'inchiesta di Repubblica, dove si denuncia l'esistenza degli 'esodati della sanita'', ovvero quei due milioni di italiani in fuga dalle cure perche' non hanno i soldi per il ticket, e' piu' che fondato. Anzi- proseguono- il Censis segnala un fenomeno di proporzioni piu' vaste: in nove milioni hanno rinunciato alle cure nel 2012 per motivi economici. E cresce, per chi puo' farcela, il ricorso alla sanita' privata, che diventa spesso piu' conveniente di quella pubblica gravata dai ticket".
"Non possiamo accettare questo gioco al massacro – scrive in un comunicato Cittadinanzattiva - eliminare l'Imu o mantenere la prevista introduzione ulteriore di ticket non e' una scelta possibile. Sarebbe come chiedere ai cittadini se preferiscono un tipo di salasso o l'altro. Negli ultimi anni, abbiamo gia' assistito a decine di miliardi di tagli al Fondo sanitario nazionale, e la prevista introduzione dei ticket da gennaio 2014 sarebbe l'ennesima richiesta per chi, come i cittadini, ha dato gia' molto oltre le proprie possibilita'".
“In questi giorni in cui il dibattito politico concentra tutta la sua attenzione sulle questioni economiche, dall'abolizione dell'Imu sulla prima casa agli ammortizzatori sociali, mi auguro che anche la sanita' sia equiparata a queste assolute, dichiara infine in una nota il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. Il quadro che emerge dagli ultimi dati, infatti, - conclude Zingaretti - ci mostra che sempre piu' italiani rinunciano alle cure sanitarie perche' troppo care per le tasche gia' gravate dalla crisi economica da cui il Paese sta faticosamente cercando di uscire. Sono convinto che il grido d'allarme che sto lanciando sara' raccolto dalle istituzioni e dal Governo che in queste ore si sta formando. Non mi stanchero' mai di ripetere che un Paese civile e moderno deve garantire l'accesso ai servizi sanitari a tutti i cittadini. La rinuncia al iritto di usufruire a una prestazione medica per motivi economici sarebbe, per chi governa, una grave sconfitta".

ITALIA GRILLO 8 MILIONI VOTI .....

Italia, Grillo: 8 milioni voti M5S disprezzati 

 

Roma - "Piu' di otto milioni di italiani che hanno dato il loro voto al MoVimento 5 Stelle sono considerati intrusi, ..., terzi incomodi e disprezzati ...".
Lo scrive Beppe Grillo sul suo blog. "Ne' piu' e ne' meno dei 350.000 che firmarono per la legge popolare Parlamento Pulito che non e' mai stata discussa in Parlamento dal 2007 e dopo due legislature e' decaduta. Il M5S non puo' governare, ma neppure avere i diritti minimi di chi fa opposizione".

LETTA ACCETTA L'INCARIO VICE ALFANO E BONINO

Italia: governo, Letta accetta l'incaricoVice Alfano e Bonino agli Esteri 

 

ROMA - Enrico Letta ha sciolto la riserva ed ha accettato di formare il nuovo governo. Salito al Colle alle 15 ha sottoposto la lista del futuro esecutivo al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, poco dopo le 17.15 ha presentato l'elenco dei ministri.
Sottosegretario alla presidenza Consiglio, Patroni Griffi. Vicepremier e ministro dell'Interno Angelino Alfano; gli affari europei Enzo Moavero; agli affari regionali Graziano Delrio; ministro della coesione territoriale Trigilia; ministro per i rapporti con il Parlamento Dario Franceschini; ministro per le Pari opportunità e Sport Iosefa Idem; Semplificazione Giampiero D'Alia. Al ministero delgli esteri andrà Emma Bonino; alla Giustizia Anna Maria Cancellieri; all'Economia Fabrizio Saccomanni. In mattinata le ultime trattative del premier incaricato avrebbero tuttavia sbloccato definitivamente la situazione. Almeno stando all'ottimismo di Silvio Berlusconi. "Sono fiducioso", ha scandito il Cavaliere tornando a Palazzo Grazioli dopo il lungo incontro, durato circa due ore e mezza, con il premier incaricato. "Non posso dire molto, stiamo facendo le cose che si fanno sempre in questa fase". Ma poi si lascia andare e a chi gli chiede se il giurameno di Letta potrebbe arrivare in giornata risponde "sì, penso di sì". Prima del vertice con Berlusconi, Alfano e lo zio Gianni Letta, il presidente incaricato aveva visto l'ex segretario Pd Pier Luigi Bersani che nell'incontro - a quanto riferito da fonti parlamentari - avrebbe detto a Letta di ''informare il Pdl che il governo non si fa a tutti i costi''. Ieri sera si sarebbe infatti sfiorata la rottura nelle trattative tra Pd e Pdl ma nell'incontro di stamane Letta e Berlusconi avrebbero riavvicinato le posizioni. Smentito in mattinata anche il presunto veto Pdl che sarebbe stato posto su Massimo D'Alema al ministero degli Esteri. Il segretario Pdl Alfano ha infatti chiarito in una nota che ''dal Popolo della libertà" non è arrivato "nessun veto a D'Alema perché non è nostra abitudine ingerire in casa altrui. Non si utilizzi il Pdl come pretesto''. Intanto ''sensazioni positive'' sulla nascita del governo sono arrivate anche dalla delegazione di Scelta civica che dopo il Pdl ha incontrato Letta. "Si sta andando verso una conclusione positiva", ha confermato Lorenzo Cesa. Voce contro resta Beppe Grillo che dal suo blog torna ad attaccare l'inciucio. ''Dopo l'osceno colloquio notturno a tre, in cui due persone, Berlusconi e Bersani, hanno deciso tutto, governo, presidenze della Repubblica, programma, al cospetto dell'insigne presenza di Napolitano, il M5S non vedrà rispettati i suoi diritti di presiedere le commissioni del Copasir e della Vigilanza Rai. Andranno all'opposizione farlocca della Lega e di Sel, alleati elettorali di pdl e pdmenoelle. Un quarto degli elettori - scrive Grillo - è di fatto una forza extra parlamentare''. Trattati come "intrusi, cani in chiesa, terzi incomodi, disprezzati come dei poveri coglioni di passaggio. Né più e né meno dei 350.000 che firmarono per la legge popolare Parlamento Pulito che non è mai stata discussa in Parlamento dal 2007 e dopo due legislature è decaduta. Il M5S non può governare, ma neppure avere i diritti minimi di chi fa opposizione''. I responsabili della crisi "ora - tuona il leader del M5S - ci ridono in faccia e mostrano il dito medio in segno di disprezzo, come Gasparri, al riparo delle loro scorte. 'Noi siamo noi e voi non siete un c...'. Quanto pensate che potrà tenere il ghetto in cui avete rinchiuso la volontà popolare? Sei mesi? Un anno?''.