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martedì 2 ottobre 2012

GLI INVISIBILI !!INCREDIBILE






Roberto Saviano

Caro Saviano, sei diversamente bravo

Caro Saviano,
ho visto il tuo monologo. Sei proprio “diversamente bravo”. Come dici? Perché “diversamente”? Beh, se io sono “diversamente abile” tu sei “diversamente bravo”, così ce la giochiamo alla pari. Non ti piace? Ci credo. Perché o uno è bravo o non lo è. Come per me: o sei abile o non lo sei. Io, modestamente, preferisco essere chiamato per nome. Mi chiamo Franco, ho 60 anni, ho gli esiti della stessa patologia di Michel Petrucciani, ma “diversamente” da lui non suono il pianoforte. Le mani sono lunghe e forti, e le uso per picchiare sui tasti del computer, e anche per fare altre cose, sulle quali non mi dilungo.
Ma se proprio mi devi chiamare, per favore, preferisco di gran lunga “persona con disabilità”. Qui lo abbiamo scritto e ripetuto, spiegando il perché. Ma evidentemente siamo ancora “Invisibili” per i “diversamente bravi”. Allora con pazienza ecco qualche piccola osservazione, se non ti offendi. “Persone” con “disabilità”, perché la disabilità dipende non solo dagli esiti di una malattia, di un incidente, di una situazione congenita, ma dal contesto sociale e ambientale nel quale si è inseriti. Se continuiamo a pensare che la disabilità sia qualcosa di “diverso”, addirittura una grande opportunità per sviluppare “diverse abilità”, facciamo un grave torto a quei milioni di persone nel mondo che ogni giorno si battono solo per vedere rispettati i propri diritti di cittadinanza alla pari degli altri, anche se non sono bravi come Petrucciani, per dire.
L’Onu infatti scrive proprio la Convenzione sui diritti delle “persone con disabilità”. Questione di parole? No, di sostanza. Dietro le parole ci sono le idee, i pregiudizi, gli schemi mentali. Compresi i tuoi, di “diversamente bravo”. Mi occupo anche io di comunicazione da tanto tempo, e ho analizzato con “diversa modestia” il tuo lavoro di ieri sera. Hai scelto un tema di grande presa, ma anche molto trascurato dai media. Bravo. Lo hai fatto con passione e sincero spirito costruttivo. Bravissimo. Hai raccontato la storia di Michel Petrucciani che farebbe commuovere anche Fiorito appena entrato in carcere. Applausi, standing ovation.
Ma lo hai fatto dall’alto. Dall’altra parte del mondo. Nel tuo tono, perdonami, c’è quasi un atteggiamento predicatorio. Ci hai “sdoganati” in prima serata, e te ne siamo grati (insomma, così così). Ma le tue corrette e opportune notazioni sui tagli ai bilanci pubblici e ai servizi, l’apprezzamento giustissimo per i campioni delle Paralimpiadi, la valorizzazione di un fenomeno come Petrucciani, sono tutti elementi splendidi cuciti però con il filo della retorica e del sentimento.
So già che i tuoi appassionati sostenitori insorgeranno, ma io parlo a te, e vorrei sinceramente che tu cogliessi queste mie riflessioni, da giornalista a rotelle, per approfondire di più, per scavare dietro le notizie, per non cadere nella trappola delle parole. Pensa che “diversamente abili” è proprio l’espressione preferita da quei politici che tu ami criticare. A loro infatti suona benissimo, perché gli consente di far bella figura (proprio come te ieri sera da Fazio) senza bisogno di andare al cuore dei problemi e dei diritti delle “persone” che possono anche essere del tutto “non abili”. Ma non per questo hanno meno diritto di cittadinanza, meno dignità.
Caro Saviano, benvenuto tra noi. Ma se mi posso permettere una piccola osservazione finale: parla un po’ “diversamente”. Magari sei più efficace.
Con simpatia, Da *MARINAIO* @diversamenteabi su twitter


Mario Balotelli

Caro Balotelli, vieni a trovarmi

Caro Mario, anzi SuperMario,
ti scrivo di getto, con il cuore in mano. Ieri hai detto parole belle, che si sentivano sincere, frutto del dolore autentico per la morte di Piermario Morosini. Hai detto: “Era un ragazzo d’oro. E’ un fatto terribile che fa riflettere sulla vita, insegna ad apprezzarla, rispettarla e viverla con cautela e dignità”. Vero, terribilmente vero e giusto. Non mi hai stupito, perché tutti sappiamo come dietro quella facciata da campione ribelle, che ne combina di tutti i colori, c’è sicuramente un ragazzo ancora alla ricerca del senso della vita.
Riflettere sulla vita, imparando ad apprezzarla. E’ quanto facciamo, noi InVisibili, ogni giorno. Proprio perché la vita ci ha messo alla prova, e ci ha costretti, attraverso la disabilità, a ragionare in modo diverso, a misurare sempre le energie, a essere prudenti, per non compromettere la nostra fragile autonomia, la qualità della nostra esistenza sempre in salita.
Cautela e dignità. Hai usato parole precise, importanti. La cautela è necessaria per non disperdere il patrimonio eccezionale che hai avuto in dono: un fisico strepitoso, che ti rende facile ogni gesto atletico, e sicuramente una testa capace di intuire al volo il tocco migliore da compiere per sorprendere il portiere avversario, per superare in velocità il giocatore che dovrebbe marcarti. E’ bello sapere che finalmente pensi alla cautela. Non si butta via un dono come questo. Eppure tu ci provi, tutte le settimane, a fare casino, a combinare guai, in campo e fuori. Ti rendi perfino antipatico. Mi hai fatto morire, da interista, quando hai gettato per terra la nostra maglia, nella sera magica in cui stavamo battendo il Barcellona.
Ma so che sei capace di scatti improvvisi, di grande generosità, di vicinanza a chi è assai più “sfigato” di te. Lo fai spesso senza dirlo in giro, come è giusto che sia. Ora ad esempio c’è la sorella disabile di Morosini, che è rimasta da sola. Non c’è bisogno che ti dica che cosa potresti fare, subito, oggi, per darle un aiuto a vivere “con dignità”. E ovviamente non c’è solo lei.
Ho un’idea. Vorrei adottarti. No, non fraintendere. Lo so che hai già dei genitori adottivi molto in gamba. Ma mi piacerebbe per un giorno affiancarli, per parlare con te della vita, della dimensione umana di chi ogni giorno vede i vostri gesti di campioni strapagati con la passione del tifo e il transfert che spesso si crea tra chi non potrà mai tirare un calcio a un pallone e chi, come te, ha avuto tutto dalla vita. Non per farti la predica, o la morale. Ma per parlare in libertà, per ragionare assieme. Forse è meglio dello psicologo al quale vuoi rivolgerti. E poi la curiosità è anche mia. Vorrei capire che cosa ti passa per la testa, adesso.
Ho pensato a te quando ho visto “Quasi amici”. Sembri quasi Driss, il badante di colore, matto e simpatico, che incrocia l’esistenza di Philippe, ricco tetraplegico. Gli assomigli terribilmente. Spero tu abbia visto il film, altrimenti te lo consiglio. Forse una giornata trascorsa a ragionare con chi, come me e come tante altre persone con disabilità, vive sempre “con cautela e dignità”, potrebbe servirti. Non vincerai il “pallone d’oro”, ma forse diventerai davvero un “ragazzo d’oro”. E sarebbe un bel tributo a Piermario Morosini, che se lo merita.
Ti aspetto.