Ecco i quattro segreti del piano Letta per uscire vivi dall’imbuto fiscale
Golden rule, deficit e patto con la Bce. Le vere missioni del governo spiegate dal braccio destro del premier, Boccia
Al ritorno dal suo breve tour nelle principali cancellerie europee, Enrico Letta si è ritrovato a fare i conti con due questioni
che condizioneranno la rotta economica del governo più delle piccole
scaramucce sull’abolizione dell’Imu. Il primo problema riguarda la
previsione arrivata ieri dal centro studi dell’Ocse sulla contrazione
del prodotto interno lordo italiano: le stime di novembre parlavano di
un 2013 all’insegna del -1 per cento, mentre le stime di ieri parlano di
un peggioramento della crescita che porterà il pil a -1,5 a fine anno, e
che renderà “impossibili” le riduzioni della pressione fiscale senza un
impatto sulle entrate. Il secondo problema si è materializzato sempre
ieri durante l’audizione parlamentare di Fabrizio Saccomanni, quando il
ministro dell’Economia ha escluso “rinegoziazioni degli sforamenti del
deficit” sul modello spagnolo e ha ammesso che pochi impegni presenti
nel discorso di insediamento di Letta potranno essere contemplati nel
documento di economia e finanza (Def) che l’esecutivo consegnerà a
Bruxelles la prossima settimana.
Dunque, come si esce da questo imbuto? E cosa può
fare il presidente del Consiglio per non veder sfumare da subito alcune
promesse importanti (meno tasse, più crescita, niente giochini con il
debito pubblico) fatte pochi giorni fa in Parlamento? La partita si
gioca sulle uova ma, come spiega al Foglio Francesco Boccia,
consigliere economico del presidente del Consiglio, forse una strada
c’è. “Siamo consapevoli – dice Boccia – che le attuali condizioni di
finanza pubblica ci impongono un percorso progressivo e selettivo, e per
questo credo sia importante individuare da subito le priorità che
consentono di perseguire gli obiettivi di rilancio economico e di
coesione sociale. Sul fronte europeo le urgenze sono due: da un lato una
regolamentazione bancaria che riduca le distorsioni nell’accesso delle
imprese al credito e dall’altro una serie di meccanismi che consentano
ai paesi con i conti in ordine un costo del servizio del debito
sostenibile e in linea con quello degli altri partner europei”. Questo
per quanto riguarda la teoria. Ma per quanto riguarda la pratica, Boccia
riconosce che il governo ha quattro idee in testa, e anche piuttosto
chiare: dalla golden rule al patto con la Bce.
Primo punto, patto con l’Europa. “Le opzioni per
coniugare crescita e rigore sono varie”, dice Boccia. “La valutazione di
quella migliore passa da una condivisione del metodo con la Commissione
e gli altri paesi dell’area euro. Ma posso dire che la strada seguita
da Madrid, quella di avere due anni in più per ridurre il deficit fino
al 3 per cento del pil, è una possibilità”.
Secondo punto, spending review: “Noi sappiamo che la
prima arma a disposizione di un paese è la sua credibilità, e negli
ultimi anni, attraverso il conseguimento di avanzi primari di dimensione
superiore a qualsiasi altro paese europeo, abbiamo dimostrato di essere
in grado di realizzare ogni misura necessaria e funzionale alla messa
in sicurezza dei nostri conti pubblici. Questo rigore l’attuale governo
intende continuare a perseguirlo ma introducendo elementi di novità ed
efficienza nelle sue modalità di attuazione. Come? Così: attuando un
intenso monitoraggio per la riqualificazione della spesa pubblica e
puntando forte su un nuovo modo di intendere la spending review, con una
rimozione delle anomalie che caratterizzano i criteri che sono alla
base del patto di stabilità interno”.
Terzo punto, le richieste all’Europa. “Sul fronte
europeo le strade sono due. Da una parte la golden rule, ovvero lo
scorporo dei cosiddetti investimenti produttivi dal calcolo del deficit
annuale. Dall’altra, un patto con la Bce per finanziare le banche dei
paesi membri in difficoltà vincolando i prestiti a un trasferimento di
risorse per le imprese”. Insomma: tu sei una banca, dai un prestito a
un’azienda, quel prestito lo porti alla Bce e la Bce te lo finanzia.
Quarto punto, le tasse. “Considerati gli attuali
livelli è inimmaginabile non solo un aumento, ma anche una invarianza
della pressione fiscale. E in particolare io credo che il primo vero e
immediato segnale che potrà dare il governo su questo fronte sarà legato
alla riduzione del cuneo fiscale: punto essenziale per aumentare il
reddito disponibile delle famiglie e consentire un recupero di
competitività da parte delle imprese”. Sul tema del lavoro, che è stato
uno dei punti centrali del discorso di insediamento di Letta, Boccia
sostiene che per rivitalizzare il mercato la riforma Fornero non sia da
rivoluzionare ma semplicemente da ritoccare in alcuni punti. “La riforma
Fornero purtroppo è stata introdotta in un momento di grave recessione,
che ha reso stringenti le riduzioni di flessibilità in entrata. Al
momento, sulla base dei dati disponibili, la riforma sembrerebbe aver
determinato una riduzione delle assunzioni riferibili al lavoro
intermittente e parasubordinato, senza che, almeno sinora, a questa
riduzione di posti abbia corrisposto la creazione di posti a maggiore
stabilità. Una revisione, almeno in questa fase economica, delle
flessibilità in entrata e una valutazione di quali misure possano
rendere effettivo e consistente il necessario percorso di
stabilizzazione dei posti di lavoro appare necessaria, e credo proprio
che quando il governo dice ‘ripartiamo dal lavoro’ intende proprio
ripartire da qui”.
Fonte il foglio.it
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