Letta Presidente del Consiglio e taglio dei tassi Bce: Coincidenze?
Roma, Francoforte - Pochi giorni fa, in seguito all’insediamento di Enrico Letta alla Presidenza del Consiglio, i vertici Bce hanno annunciato il taglio dei tassi d’interesse del
denaro allo 0,5%. Tutti gli organi d’informazione, salvo casi isolati,
hanno accolto la notizia con particolare fervore, inducendo l’opinione
pubblica a nutrire, per l’ennesima volta, delle false speranze.
Quest’iniziativa, spacciata dai media internazionali come popolare e
volta al proletariato, tuttavia non ha niente a che fare con i ceti più bassi della popolazione che continueranno, oggi come prima, a pagare le salate tassazioni sui prestiti ai principali istituti bancari del Paese.
Alla nota trasmessa dalla Bce, infatti, non è stata affiancata nessuna norma volta a regolare i prestiti tra le banche e i contribuenti, mantenendo in vita l’infame sistema di strozzinaggio bancario che, ormai da decenni, distrugge le speranze di milioni di lavoratori. Vedi gli Accordi di Basilea 3 e l’inasprimento contestuale dei coefficienti di riserva patrimoniale bancari decisi nel 2012 con la compiacenza dello stesso Europarlamento.
Non ha motivo di esultare chi ha chiesto un mutuo o qualsiasi altra somma di denaro:
il tasso d’interesse, nel suo caso, rimarrebbe invariato, nonostante lo
sconto della Bce agli istituti bancari, gli unici che possono giovare
dell’attuale situazione economica. Risulta chiaro come il piano di
rifinanziamento delle banche stia raggiungendo, nell’ombra, il suo
completamento.
Il debito pubblico accumulato grazie agli investimenti sbagliati
legati in particolar modo alle banche d’oltremanica e d’oltreoceano, sta
spremendo ogni risorsa rimasta nel Vecchio Continente che oggi è
costretto ad elargire nuovi ed importanti contributi al sistema
finanziario locale e al MES (Fondo Ammazza Stati Permanente).
L’ultima beffa della Bce ha spinto la maggior parte della popolazione Ue ad abboccare all’esca mediatica lanciata
negli ultimi giorni, sottolineando come nell’aria sia presente un forte
vento di cambiamento. Inutile dire che queste fandonie servono soltanto
a distogliere l’opinione pubblica dal nocciolo della questione: queste
manovre vanno sempre e soltanto a discapito dei piccoli contribuenti.
Per tacere sul vergognoso caso MES: lo stato in questi giorni, nel silenzio più assoluto dei soliti media di regime, ha versato 2.8 miliardi di euro nel calderone della speculazione bancaria. Somma che si va a sommare ai 40 miliardi finora regalati ai nostri stessi aguzzini.Così, mentre si inneggia a Mario Draghi come
nuovo Guru e Messia del sistema economico internazionale, il cittadino
medio continua a vivere tra le proprie disgrazie, costretto al
pagamento di debiti mai accumulati.
Convinto che Draghi,
condivisore della nostra stessa nazionalità, possa per qualche oscuro
motivo venire incontro alla povera gente italiana, l’operaio si regala
quel quarto d’ora di pace di fronte al Tg delle 20, prendendosi per i fondelli. Purtroppo la realtà non è questa e, malgrado lo stesso Draghi abbia identificato un segnale di ripresa entro la fine del 2013, si prospettano tempi ancor più cupi.
I mostri del MES e del FMI continuano ad aleggiare indisturbati sulle teste dei contribuenti europei,
sempre più poveri e senza speranze. Un tempo in momenti di forte
difficoltà, come questo, la politica provvedeva attraverso le proprie
istituzioni ad allentare la presa sul cittadino, introducendo delle
norme blande atte a garantire un pò di serenità alla popolazione.
Oggi non occorre più farlo: basta essere dei maestri nel mascherare delle notizie cattive con l’abito di quelle buone.
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