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venerdì 26 aprile 2013

BCE: PMI ITALIANE CROLLO DI UTILI E FATTURATO

Bce: «Pmi italiane, crollo di utili e fatturato»

Profitti a picco a cavallo del 2013. Aumenta la necessità di credito bancario. Proprio come in Spagna.  

Le piccole e medie imprese italiane e spagnole sono al 'top' nell'Eurozona per quanto riguarda il peggioramento di utili e fatturato fra ottobre 2012 e marzo 2013.
Quelle italiane, poi, «hanno contribuito più di tutte all'aumento netto della necessità di prestiti bancari e all'aumento dello scoperto», a testimonianza di quanto sia difficile sostenere l'attività senza il ricorso a un credito bancario che, come dimostrato da altri dati, è da tempo congelato. Esattamente il contrario di quanto sta succedendo in Germania.
DIFFICILE ACCESSO AL CREDITO. È questo il contenuto di una ricerca della Banca centrale europea, nella quale è spiegato che il peggioramento delle prospettive di crescita ha pesato sulle condizioni più difficili di accesso al credito, per le Pmi italiane più che altrove nell'Eurozona.
Un allarme lanciato a meno di una settimana dalla riunione in cui potrebbe annunciare un taglio dei tassi, o misure inedite per spingere il credito proprio alle pmi dei Paesi in difficoltà.
Quello del nostro Paese è un primato che richiama alla mente l'avvertimento lanciato il 25 aprile dal Fondo monetario internazionale: «Una parte del sistema aziendale italiano sta entrando sotto stress» e «nel caso di stagnazione prolungata» aumenterebbe «il rischio di insolvenze».
Fra ottobre 2012 e marzo 2013, del resto, ha aggiunto la Bce,  «le piccole e medie imprese di tutta l'Eurozona hanno visto un aumento delle necessità di finanziamento accoppiato a un peggioramento della disponibilità di prestiti bancari».
CALO DEL TASSO DI RESPINGIMENTO. Le Pmi dell'area euro, secondo l'indagine su 7.510 soggetti dei 17 Paesi, da una parte hanno manifestato maggiori necessità di finanziamento (+5%), dall'altra, ha spiegato la Bce, «riferiscono di un deterioramento nella disponibilità di prestiti bancari» scesa del 10%.
La situazione, è stato comunque sottolineato, «è migliorata rispetto alla precedente rilevazione», considerando che si è registrato «un calo del tasso di respingimento delle domande di prestiti», passato al 15% all'11% e di un numero inferiore di imprese per le quali l'accesso al credito è il principale problema (dal 18% al 16%).
Soffrono anche Spagna, Grecia e Portogallo
Oltre all'Italia, a soffrire sono Spagna, Grecia e Portogallo, dove recessione e capitale bancario spesso inadeguato spingono gli istituti a chiudere i rubinetti del credito.
I prestiti in essere alle imprese, piccole e grandi, sono scesi del 3% a marzo a 864 miliardi, quelli alle famiglie dell'1,3% a 607 miliardi, proprio mentre aumenta la 'sete' di credito.
COLPA DELLA RECESSIONE. La Bce lo ha confermato: uno dei motivi per cui le banche italiane non prestano come si vorrebbe è lo scenario di recessione. Dallo scoppio della crisi nel 2007-2008 è la seconda, e se come previsto dovesse continuare fino a fine anno, raggiungerebbe i 24 mesi di vita.
Inevitabile che le banche mettano in conto il rischio di perdere una parte dei loro prestiti, mentre sono impegnate su altri fronti a comprare Btp (10 miliardi solo a marzo, con un'esposizione che supera i 350 miliardi).
L'impatto della congiuntura economica sui bilanci aziendali è evidente: per la Bce gli utili delle Pmi dell'Eurozona hanno continuato a peggiorare, con un -33%.
L'INDEBITAMENTO CALA IN GERMANIA. E se la riduzione dell'indebitamento rispetto all'attivo è continuata in Europa (capeggiata dalla Germania), in Grecia e Italia è successo l'esatto contrario, «in parte a causa al declino di valore degli asset».
Nella media dell'Eurozona il saldo delle Pmi che segnalano un credito più difficile si è attenuato dopo la gelata di marzo-settembre 2012. Ma con dati molto disomogenei: in Germania la disponibilità delle banche è migliorata (+6% il saldo delle risposte delle imprese), mentre il credit crunch è rimasto ancora forte in Grecia (-46%), Spagna (-38%), Italia (-34%), Portogallo (-32%): gli stessi Paesi dove le Pmi hanno registrato un inasprimento dei tassi (62% l'Italia, 66% la Spagna) e delle garanzie richieste (+51% in Spagna, +44% in Italia).
Un bel rompicapo per Draghi, che da mesi lamenta la «frammentazione» dei premi di rischio in Eurolandia. E che deve fare i conti con una Bundesbank che è tornata a puntare i piedi, forte dei quasi 600 miliardi di liquidità tedesca 'prestata' al sistema Target2 a fronte del rosso di quasi 300 miliardi di Spagna e 243 miliardi di Italia


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