Un'Imu mascherata e Alfano non la vede !
La coppia Renzi-Delrio ha fatto quello che 
non era riuscito a fare il mite ex premier Enrico Letta, cioè a tassare 
la prima casa più di quanto avesse fatto Monti con l'Imu (poi abolita 
grazie all'intervento di Berlusconi).Alfano dice che questo governo deve durare 
sino a fine legislatura perché ha il compito di ridurre le tasse, ma 
queste aumentano con il decreto. Diceva che Nuovo centrodestra era la 
barriera contro questa tassazione. La barriera si è sbriciolata. I dati 
contenuti nel decreto parlano chiaro come rileva IlSole24Ore in un 
articolo di Salvatore Padula. L'aliquota massima della Tasi, che aveva 
un tetto al 2,5 per mille, passa al 3,3 per mille che è molto vicino al 4
 per mille di Monti, con possibilità di attuare esoneri e riduzioni per i
 soggetti con abitazione di minor valore catastale e riduzioni per i 
carichi di famiglia, a discrezione dei vari Comuni. Per questo scopo i 
Comuni ricevono anche 625 milioni. Sicché possono riprodurre nella Tasi 
gli esoneri e le riduzioni che facevano per l'Imu prima casa. Ma se ne 
fanno di meno, possono portare a casa più soldi con la Tasi che con 
l'Imu per la prima casa. L'importo di 625 milioni, per 500 è finanziato 
eliminando gli sgravi che dovevano essere fatti nella tassazione 
personale dei nuclei familiari. C'è quanto meno un aumento di imposte di
 mezzo miliardo. Ma poiché il tetto al totale di aliquote Imu+Tasi che 
era stato fissato al 10,6 sale all'11,4 per mille, è possibile per i 
Comuni aumentare il gettito sulla prima casa di 0,8 punti dando meno 
sgravi sulle prime case di minor valore. Inoltre, poiché sono in atto 
revisioni delle classificazioni degli immobili nelle varie categorie, le
 basi imponibili sono aumentate. E quindi il gettito può aumentare anche
 con gli sgravi di prima. Siamo così tornati alla situazione creata da 
Monti per la prima casa. Ma per il complesso degli immobili il carico 
cresce. Nella tassazione della prima casa la Tasi sostituisce l'Imu, ma 
per quelli colpiti da Imu si somma. Con questo gioco delle tre carte del
 gatto e la volpe, cioè di Renzi (volpe fiorentina) e Delrio (gatto 
emiliano svelto a portare a casa ciò che vuole) le tasse sugli immobili 
sono aumentate sia rispetto a Monti che a Letta, che le aveva già 
aumentate sui proprietari di immobili diversi dalla prima casa per 
recuperare il gettito perduto con tale esonero. Questo insomma è il 
terzo aumento della tassazione immobiliare dovuto a tre governi nati 
fuori dal sistema parlamentare. Imperturbabile Alfano, capo di Ncd, 
dichiara invece che la politica del governo Renzi consiste nel ridurre 
le imposte e che tale governo non deve servire a fare la riforma 
elettorale e a votare, ma deve essere un governo di legislatura. Mentre 
la grande alleanza Pd-Forza Italia per il governo Letta tramontava e si 
profilava la nuova versione del governo Letta con la piccola alleanza Pd
 e scissionisti Ncd è spuntata la Tasi, che non è un tributo per i 
servizi locali indivisibili ma l'Imu sotto diverso nome, avendo la 
medesima base imponibile di natura patrimoniale costituita dai valori 
catastali rivalutati ed avendo aliquote che non variano con il costo dei
 servizi ma con delibera comunale. La Tasi è nata piccola. Man mano che 
si rafforzava Renzi nel Pd la voce di chi ne chiedeva l'aumento prendeva
 più spazio. Ora con Renzi e Delrio alla presidenza del Consiglio essa è
 cresciuta. Ma si tratta solo del primo atto, perché con il 2015 la 
barriera dell'11,4 per mille cadrebbe. E di conseguenza se questo 
governo riuscisse a durare per tutta la legislatura, la lievitazione 
della Tasi sarebbe assicurata. Alfano tace al riguardo, il premier e il 
suo sottosegretario (due ex sindaci di comuni rossi come Firenze e 
Reggio Emilia, nelle due regioni - Toscana ed Emilia - ove il Pci ha 
sempre dominato e dove si è covato l'uovo del serpente del 
cattocomunismo trasformato nel nuovo Pd) hanno nel loro Dna le tasse con
 priorità a quelle comunali. Così le aumentano: non per ridurre il 
deficit di bilancio o per fare investimenti infrastrutturali di 
modernizzazione tecnologica e così rilanciare l'economia produttiva ma 
per finanziare le spese dei Comuni. Eugenio Bruno e Marco Mobili sul 
Sole24Ore scrivono: «Chissà che non sia proprio la presenza di due ex 
sindaci a Palazzo Chigi, in veste l'uno di premier e l'altro di 
sottosegretario, ad avere accelerato la conclusione di una vicenda che 
interessa tutti i sindaci di Italia». Faccio solo due chiose a questa 
pertinente osservazione. Tolto il chissà dubitativo, preciso che 
l'operazione è a carico dei ceti medi e dei medio-piccoli che 
risparmiano. Interessa soprattutto i sindaci del Pd e alleati. A questo 
serve l'appoggio alfaniano al gatto e alla volpe.
 

 
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