VOTA ANTONIO....... LA TRIPPA ....

venerdì 17 maggio 2013

UNA CONTA CHIAMATA DELIRIO

Una Conta Chiamata Delirio 

Il tempo scorre inesorabile e ogni giorno la mannaia miete vite umane. Una dopo l’altra. Si uccidono con ogni mezzo. La morte li spunta, sulla lavagnetta. Avanti un altro. Eppure so che non ci scuoterà, perché siamo assuefati. Una tragedia spaventosa ci sta scivolando addosso. Ciò nonostante se ne parla poco nei talk show di regime. Che magnifica realtà è questa, dove gran parte dei ventenni chattano con lo smartphone, mentre i nonni si lanciano dalla finestra. Umiliati dalla spietata logica del signoraggio bancario, che basa la sua economia sul fallimento degli altri, vengono giù a grappoli. Mica l’ha voluto il commerciante, mica l’ha voluto il dipendente, il lavoratore oppure il disoccupato. Il signoraggio l’hanno creato loro. Chi presta i soldi. Scusa, “i soldi”, è un parolone; diciamo chi gestisce le equazioni fiscali rappresentate dai numeri, perché i soldi, quelli tradizionali, non ci sono più. Tutto fittizio. E si può morire per una serie di numeri fittizi col segno meno? Oggi si può morire di tutto. Anche di numeri debitori. Tu lavori una vita. Una vita per comprare la casa. E qualcuno viene e ti toglie tutto. Ci hanno sempre detto: “Prendi  il posto fisso e comprati una casa“. Cosa ti strappano? Il posto fisso e la casa. Ecco perché qualcuno non resiste. Non si può resistere al più grande tradimento della nostra cultura. Una vita dietro a monumentali convinzioni fasulle. Siamo tutti attaccati a quel filo sottile chiamato impossibilità. Se arriva, il momento che non puoi, sei spacciato. Le vittime non sono deboli. Non è vero. Sono stati umiliati, abbandonati, derubati. Uno dopo l’altro. Sfiniti da questo aberrante sistema che tace. Le cause sono note. Tuttavia non si può dire. Valgono di più 10.000 euro oppure una vita? Quale civiltà permette questo? Come si può assistere a tante disgrazie e rimanere indifferenti? Eppure, i Magi politicanti, sono talmente colti e raffinati che si scandalizzano se leggono parole concrete, quelle popolari, che rimbalzano nel cuore e poi echeggiano nelle vie internautiche. Siamo arrivati già al Break even point. Lo abbiamo superato da un pezzo. Non si pareggiano più i conti. Siamo in caduta libera. E cosa è questo se non un cancro? E cosa è questa se non una malattia? Qui non ci sono dottori. Un uomo messo in mezzo alla strada, senza risorse, senza aiuti, cosa dovrebbe fare? Ridere felice e guardare la TV, le chiacchiere di questi debosciati soloni? Ascoltare i sermoni degli economisti più incalliti? Chi se ne frega della TV, di Ruby, del Bunga bunga, dello scudetto vinto dalla squadra del cuore, del commissario Montalbano, dei pacchi, delle veline, di quanto viagra consuma mister Bean. Qui si muore. Si muore perché lo stato italiano ha un debito pubblico di 2034,7 miliardi e non sa dove prenderli. E viene da te. Duemilatrentaquattrovirgolasettemiliardidieuro. Scritto così fa la giusta impressione.  Se ne inventano di tutti i colori. Uno spremilimoni senza sosta. Già conosco le solite risposte dei sordi. Bla Bla Bla. Se il sistema si regge sugli interessi bancari, i meccanismi monetari portano l’uomo a chiedere i finanziamenti. Non pagarli non vuol dire averli spesi alle Maldive con dodici Escort. Ammesso che sia una cosa brutta. Vuol dire che prima mi hai obbligato a chiedere i soldi e poi non mi dai modo di recuperarli e sanare il dovuto. E la mannaia comincia a calare, perché gli interessi aumentano senza fine, stritolano tutto. La gestione superficiale dei nostri governanti ha creato questo collasso. Si è frantumata la catena. Gli euro non girano. Cresce la disoccupazione. Le ditte chiudono. Tu non lavori, non mangi e il tuo debito cresce. Arriva l’inquisitore, spietato e cinico, e ti toglie quello che ti è rimasto.  Basterebbe un giocatore medio di Sudoku  a fare due conti giusti. Tuttavia se tu avessi vent’anni, prenderesti un sacchetto con due mutande e uno spazzolino da denti e, con rapido passo, solcheresti i confini di questa valle di lacrime, invitando il resto del popolo sovrano ad andare a collocarsi in posti bui e mal odoranti. Molto lontano da te. Andresti via, cercandoti un giusto luogo per sorridere e fare l’amore, crescere la tua vita con dignità. Avresti la forza. A vent’anni. Ma un pensionato come fa? Non si può credere che ogni giorno sia scandito e lacerato da suicidi e dolore. Eppure è così. Non è una società civile quella che non si processa per aver costretto una folla di gente a togliersi la vita. “Chiudiamo il web”, hanno il coraggio di dire. Siamo in mano a gentaglia. Siamo in mano al delirio.

Nessun commento:

Posta un commento