Una Conta Chiamata Delirio
Il tempo scorre inesorabile e ogni giorno la mannaia miete vite umane.
 Una dopo l’altra. Si uccidono con ogni mezzo. La morte li spunta, sulla
 lavagnetta. Avanti un altro. Eppure so che non ci scuoterà, perché 
siamo assuefati. Una tragedia spaventosa ci sta scivolando addosso. Ciò 
nonostante se ne parla poco nei talk show di regime. Che magnifica 
realtà è questa, dove gran parte dei ventenni chattano con lo 
smartphone, mentre i nonni si lanciano dalla finestra. Umiliati dalla 
spietata logica del signoraggio bancario, che basa la sua economia sul 
fallimento degli altri, vengono giù a grappoli. Mica l’ha voluto il 
commerciante, mica l’ha voluto il dipendente, il lavoratore oppure il 
disoccupato. Il signoraggio l’hanno creato loro. Chi presta i soldi. 
Scusa, “i soldi”, è un parolone; diciamo chi gestisce le 
equazioni fiscali rappresentate dai numeri, perché i soldi, quelli 
tradizionali, non ci sono più. Tutto fittizio. E si può morire per una 
serie di numeri fittizi col segno meno? Oggi si può morire di tutto. 
Anche di numeri debitori. Tu lavori una vita. Una vita per comprare la 
casa. E qualcuno viene e ti toglie tutto. Ci hanno sempre detto: “Prendi  il posto fisso e comprati una casa“.
 Cosa ti strappano? Il posto fisso e la casa. Ecco perché qualcuno non 
resiste. Non si può resistere al più grande tradimento della nostra 
cultura. Una vita dietro a monumentali convinzioni fasulle. Siamo tutti 
attaccati a quel filo sottile chiamato impossibilità. Se arriva, il 
momento che non puoi, sei spacciato. Le vittime non sono deboli. Non è 
vero. Sono stati umiliati, abbandonati, derubati. Uno dopo l’altro. 
Sfiniti da questo aberrante sistema che tace. Le cause sono note. 
Tuttavia non si può dire. Valgono di più 10.000 euro oppure una vita? 
Quale civiltà permette questo? Come si può assistere a tante disgrazie e
 rimanere indifferenti? Eppure, i Magi politicanti, sono talmente colti e
 raffinati che si scandalizzano se leggono parole concrete, quelle 
popolari, che rimbalzano nel cuore e poi echeggiano nelle vie 
internautiche. Siamo arrivati già al Break even point. Lo 
abbiamo superato da un pezzo. Non si pareggiano più i conti. Siamo in 
caduta libera. E cosa è questo se non un cancro? E cosa è questa se non 
una malattia? Qui non ci sono dottori. Un uomo messo in mezzo alla 
strada, senza risorse, senza aiuti, cosa dovrebbe fare? Ridere felice e 
guardare la TV, le chiacchiere di questi debosciati soloni? Ascoltare i 
sermoni degli economisti più incalliti? Chi se ne frega della TV, di 
Ruby, del Bunga bunga, dello scudetto vinto dalla squadra del cuore, del
 commissario Montalbano, dei pacchi, delle veline, di quanto viagra 
consuma mister Bean. Qui si muore. Si muore perché lo stato italiano ha 
un debito pubblico di 2034,7 miliardi e non sa dove prenderli. E viene 
da te. Duemilatrentaquattrovirgolasettemiliardidieuro. Scritto così fa 
la giusta impressione.  Se ne inventano di tutti i colori. Uno 
spremilimoni senza sosta. Già conosco le solite risposte dei sordi. Bla 
Bla Bla. Se il sistema si regge sugli interessi bancari, i meccanismi 
monetari portano l’uomo a chiedere i finanziamenti. Non pagarli non vuol
 dire averli spesi alle Maldive con dodici Escort. Ammesso che sia una 
cosa brutta. Vuol dire che prima mi hai obbligato a chiedere i soldi e 
poi non mi dai modo di recuperarli e sanare il dovuto. E la mannaia 
comincia a calare, perché gli interessi aumentano senza fine, stritolano
 tutto. La gestione superficiale dei nostri governanti ha creato questo 
collasso. Si è frantumata la catena. Gli euro non girano. Cresce la 
disoccupazione. Le ditte chiudono. Tu non lavori, non mangi e il tuo 
debito cresce. Arriva l’inquisitore, spietato e cinico, e ti toglie 
quello che ti è rimasto.  Basterebbe un giocatore medio di Sudoku
  a fare due conti giusti. Tuttavia se tu avessi vent’anni, prenderesti 
un sacchetto con due mutande e uno spazzolino da denti e, con rapido 
passo, solcheresti i confini di questa valle di lacrime, invitando il 
resto del popolo sovrano ad andare a collocarsi in posti bui e mal 
odoranti. Molto lontano da te. Andresti via, cercandoti un giusto luogo 
per sorridere e fare l’amore, crescere la tua vita con dignità. Avresti 
la forza. A vent’anni. Ma un pensionato come fa? Non si può credere che 
ogni giorno sia scandito e lacerato da suicidi e dolore. Eppure è così. 
Non è una società civile quella che non si processa per aver costretto 
una folla di gente a togliersi la vita. “Chiudiamo il web”, hanno il coraggio di dire. Siamo in mano a gentaglia. Siamo in mano al delirio.
 

 
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