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mercoledì 8 maggio 2013

SHIAVI IN VENDITA ATTENTO A CIO' CHE DESIDERI

Attento a ciò che Desideri perché potresti Ottenerlo. Schiavi in Vendita 

Nel secondo capitolo de Le Avventure di Tom Sawyer Mark Twain narra la vicenda dello steccato, uno dei momenti più significativi della storia. Il giovane Tom è incaricato di tinteggiare una lunga palizzata, attività che si prospetta di una noia mortale. Come se non bastasse, subito dopo l’inizio del lavoro un bambino in vena di scherzi si dà a tormentarlo con le sue canzonature.
A quel punto il furbo Tom inizia a recitare la parte di chi si sta divertendo un mondo. Decanta la attività di tinteggiatura come qualcosa di meraviglioso ed assolutamente non alla portata di tutti. Lo fa con tanta convinzione che a un certo punto l’altro – incuriosito – gli chiede se possa fargli provare a dare qualche mano di vernice.
Ma Tom sulle prime si dimostra irremovibile: la tinteggiatura è una attività importante e delicata, ed è anche troppo divertente perché possa conferire il pennello al primo che passa. In men che non si dica il desiderio del bambino diventa una fissazione, e la sua richiesta si fa più pressante fino a diventare una supplica. Solo a quel punto, quando l’altro muore dalla voglia di misurarsi nella attività di tinteggiatura, Tom si decide a passargli il pennello, con cui il bambino ‘manipolato’ porterà felicemente a compimento il lavoro al posto suo.
Lasciamo Tom Sawyer ed esaminiamo alcuni vecchi motti popolari. Avete mai sentito dire che le cose facili non le vuole nessuno?’ Conoscete il proverbio secondo cui ‘in amore vince chi fugge’?
Altro esempio. Perché quando Google lancia un nuovo servizio, nei primi mesi l’accesso è riservato ai soli possessori di un invito? E’ accaduto al lancio di Gmail, sta accadendo al lancio di Google Plus. A questo punto non può che sorgere il sospetto che dietro tutto ciò si celi una strategia commerciale.
E dello ‘hype avete mai sentito parlare? In gergo commerciale – specie in ambito tecnologico, cinematografico e videoludico – è definita hype la aspettativa creata artificiosamente intorno a un nuovo prodotto, la cui uscita sul mercato viene anticipata da mesi, se non anni di comunicati stampa, indiscrezioni, anteprime.
Infine, vi è mai successo di vedere lo spot di un nuovo prodotto e poi non trovarne traccia nei negozi? Vi è successo di chiedervi perché mai lo pubblicizzassero, se ancora non lo si poteva materialmente acquistare?
Ebbene, tutte queste fattispecie sono accomunate da un unico filo conduttore; il concetto secondo cui per ‘vendere bene’ qualcosa, sia necessario che il potenziale acquirente sia indotto a desiderarla ed idealizzarla in quanto impossibilitato ad ottenerla nell’immediatezza.
Se si rileggono in quest’ottica molti cambiamenti epocali che hanno scandito lo sviluppo della nostra società, non è difficile intuire con quale frequenza il potere abbia fatto ricorso a tale strategia per indurre il gregge ad accogliere entusiasticamente una serie di ‘innovazioni tanto funzionali al sistema quanto – dietro una apparente convenienza – deleterie per l’uomo comune.
Grandi novità che se fossero state imposte o appoggiate dall’alto avrebbero finito per suscitare diffidenza, mancando di diffondersi con la capillarità perseguita dal sistema. Al contrario, se l’individuo medio fosse stato indotto a considerarle come il risultato di un autonomo processo decisionale, o come qualcosa di ‘esclusivo, da agognare e inseguire, oppure di trasgressivo e avversato da uno o più gruppi di potere, ecco che quel qualcosa si sarebbe installato nella sua mente diventando una sorta di chiodo fisso, così che al momento opportuno – quando i burattinai avessero deciso di renderlo diffusamente fruibile, issando le ‘reti’ come esperti pescatori – l’individuo medio avrebbe abbracciato la novità con gran convinzione, considerandola una meritata conquista.
La storia potrebbe traboccare di simili operazioni di marketing politico. Chiunque può verificarlo di persona rianalizzando a ritroso le modalità con cui siamo giunti a molte delle conquiste’ alla lunga rivelatesi delle vere e proprie trappole sociali e culturali.
Sebbene non esistano elementi che provino in maniera inequivocabile il ricorso a tale strategia, non è difficile – affidandosi ad un pò di logica e dietrologia – intuirne la presenza tra le pieghe di numerose innovazioni EPOCALI

 

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