Il Sud d'Europa Migra in Germania
La
Germania torna a essere terra di immigrazione dall'Europa del sud in
crisi. I dati diffusi ieri dall'istituto di statistica tedesco dicono
che gli immigrati provenienti da Spagna, Portogallo, Grecia e Italia nel
2012 sono aumentati del 40%.
In Germania, l'immigrazione è aumentata l'anno scorso complessivamente del 13%, con un saldo positivo di 369mila persone, tra l'1,08 milioni che sono entrati e i 712mila che se ne sono tornati a casa. Si tratta della più forte immigrazione dal '95. In testa restano i paesi dell'est europeo, con la Polonia in prima fila (176mila nuovi immigrati), seguita dalla Romania (116mila).
In Germania, l'immigrazione è aumentata l'anno scorso complessivamente del 13%, con un saldo positivo di 369mila persone, tra l'1,08 milioni che sono entrati e i 712mila che se ne sono tornati a casa. Si tratta della più forte immigrazione dal '95. In testa restano i paesi dell'est europeo, con la Polonia in prima fila (176mila nuovi immigrati), seguita dalla Romania (116mila).
Ma
la novità è l'impennata di arrivi dal sud: campione è la Spagna, con
29.910 immigrati, cioè una crescita in un anno del 45%, la cifra più
alta dal '73, ancora lontana però dagli anni dell'esodo dell'ultima fase
della dittatura franchista (81.800 nel '64, 82300 nel '65). L'Italia è
coinvolta, con un'impennata di 12mila emigrati in più nel 2012 rispetto
all'anno precedente. I greci che si sono trasferiti in Germania per
cercare lavoro sono aumentati di 10mila nel 2012, per una cifra
complessiva di 34.109 persone, i portoghesi sono stati 11.762 (+4mila),
gli sloveni in più sono stati 2mila.
Le
regioni che attraggono di più sono quelle dove c'è maggiore occupazione,
a cominciare dalla Baviera, seguita dalla Renania e dal Baden
Württemberg. I nuovi immigrati, giovani e più qualificati, sono attratti
dal basso tasso di disoccupazione tedesco, al 6,9%, contro cifre da
capogiro nel sud dell'Europa, dove la disoccupazione colpisce in alcuni
stati ormai più di un quarto della popolazione attiva e tocca punte del
60%, per esempio, tra i giovani spagnoli. Per la Germania è un
vantaggio: la demografia del paese è declinante e il paese ha bisogno di
forze nuove. Mentre per i paesi del sud l'operazione è in perdita,
visto che sono stati spesi i soldi per la formazione dei giovani, e i
nuovi immigrati sono per lo più giovani laureati, che poi sono costretti
a cercare lavoro altrove per mancanza di proposte. I dati statistici
confermano l'attrattività della Germania, già manifesta con l'aumento
degli iscritti ai corsi del Goethe Institut nei paesi del sud Europa.
La
Germania è anche il solo dei grandi paesi europei dove il pessimismo
rispetto al futuro è meno diffuso. Secondo un'inchiesta realizzata
dall'istituto Ipsos, i cui risultati sono stati pubblicati da Le Monde, i
tedeschi percepiscono molto meno dei partner europei la crisi in corso.
Per il 55% la crisi non ha cambiato la vita, anche se le notizie che
vengono da fuori cominciano a preoccupare (il 73% pensa che le cose
potrebbero aggravarsi). Il 44% continuano a potersi permettere di
risparmiare, contro il 29% degli italiani e il 26% degli spagnoli.
Secondo
un'inchiesta qualitativa realizzata da FreeThinking, meno del 50%
esprimono timori sulla perdita di controllo del proprio futuro, una
cifra che invece sale al 67% per gli spagnoli. I tedeschi distanziano di
molto gli altri europei nella fiducia che hanno nelle loro imprese: il
58% ritiene che la piccola e media impresa e il 50% che la grande
impresa propongano soluzioni costruttive di fronte alla crisi, contro
rispettivamente il 24% e il 34% per gli italiani. Ma i più pessimisti di
tutti sono i francesi che, non ancora colpiti in pieno dalla crisi come
spagnoli o italiani, hanno paura per il futuro e al 74% pensano che il
loro paese uscirà meno forte dalla crisi, mentre il 72% teme che i figli
staranno peggio di loro.
La crisi sta minando un po' dappertutto la fiducia nell'Europa. A cominciare dalla Germania, dove il 58% risponde che l'appartenenza all'Unione europea sia un handicap.
La crisi sta minando un po' dappertutto la fiducia nell'Europa. A cominciare dalla Germania, dove il 58% risponde che l'appartenenza all'Unione europea sia un handicap.
La
Germania è superata solo dalla Gran Bretagna (64%) tradizionalmente
euro-scettica, mentre - è una sorpresa - sono solo il 45% dei francesi a
pensarlo. La crisi ha reso al contrario gli italiani euroscettici: sono
il 53% a pensare che l'appartenenza all'Ue sia un handicap, mentre in
Spagna, malgrado il crollo dagli anni d'oro, l'Europa resta un valore
(soltanto il 41% pensa che sia un inconveniente). I più eurofili sono i
polacchi (solo 30% di opinioni negative). I tedeschi danno l'impressione
di avere la convinzione di potersela cavare da soli, anche senza Ue:
credono nella qualità de prodotti made in Germany e ritengono di essere
abbastanza forti per lottare da soli nell'ampio mare della
mondializzazione.
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