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domenica 5 maggio 2013

DISCORSI IN AMICIZIA

Discorsi In Amicizia 

Detto in amicizia: mentre gli omicidi scandiscono le ore e gli psicologi sono tutti in TV a farfugliare fandonie, il governo gioca a Subbuteo. Il primo problema da risolvere in Italia è la politica. Non sono le strade dissestate, i debiti, i malati, gli esodati, il fisco, gli omicidi, i suicidi. Tutto il resto, infatti,  è la conseguenza della nostra politica inconsistente. E la politica la facciamo noi, tutti i giorni, a lavoro, in casa, con gli amici, sulla rete. Allora il sillogismo è chiaro: se la politica è il problema e la politica siamo noi, il problema siamo noi. Tutti. I politici, quelli incravattati che blablano (neologismo), sono il prodotto del nostro problema. Siamo i responsabili del baratro. La prima azione da fare è aprire gli occhi ai religiosi ortodossi del comunismo. Sempre in amicizia: ci avete frantumato la pazienza. Il vostro credo è pleonastico. Inutile, ammuffito. Avete voluto, ancora una volta, sostenere, in nome di una religione politica atavica, quelli che tutti i giorni, in ogni occasione, tradiscono anche i vostri ideali. Non vi si può perdonare. Ci poteva stare la giustificazione: la fede è la fede, ma fino ad un certo punto. Gli ultimi scenari di governo, le scelte del premier, le dichiarazioni che abbiamo letto, sono scoraggianti ed evidenti. Dell’elettore del centrodestra mi rifiuto di commentare. Non si può commentare senza avvilire chi cambia posizione continuamente, esternando valori senza conoscerne i significati, approfittando della buona fede di vecchi e casalinghe, intossicate dalla televisione commerciale. Presi assieme, chi a sinistra chi a destra, siete entrambi come l’Arlecchino servitore di due padroni. L’ uomo attento, critico, serio, dovrebbe riflettere e rassegnarsi al palese fallimento delle proprie scelte, invece che tentare di colpevolizzare gli altri. Ciò nonostante, si sa che è nella bieca natura dell’essere umano non ammettere a se stesso i propri limiti ed errori, cercando negli altri la strega da bruciare. L’Italia ha perso la sua sovranità politica ed economica. Per essere precisi, l’ha venduta. Come siamo arrivati a questo punto? A chi bisogna chiedere le responsabilità? Ai pensionati che aspettano le cinquecento euro al mese? Sono loro i colpevoli? Colpa delle rate per il nuovo cellulare che non abbiamo pagato in tempo?  Colpa dei finanziamenti che abbiamo chiesto per la lavatrice? Colpa delle infrazioni non pagate all’Equitalia?Questo è un paese coinvolto a fare debiti per ogni cosa. L’intero sistema è stato pensato per creare il debito. Tuttavia dare responsabilità ai debiti personali è tentare il raggiro. Il dramma, invece, si chiama debito pubblico.  Che qualcuno abbia la pazienza di indicare la mia fetta, ovvero ricordi e spieghi, a chiare note, a cosa sia servito entrare in Europa e come sono stati utilizzati i finanziamenti che dobbiamo restituire maggiorati dagli interessi. Nel mezzo della melma mediatica, finanziaria, ogni giorno accade la tragedia. L’essere più inetto, devastato dagli eventi, compie atti terribili, togliendosi la vita e fa peggio, toglie la vita agli altri. Intere famiglie spazzate via da questa furia devastante che si chiama disperazione. Cosa sta accadendo alle guardie giurate? I fatti di cronaca sono impietosi, bambini, mogli, amanti, figli, vengono ammazzati dai padri, dai mariti, che poi a loro volta si suicidano. E’ così quotidiano che è’ diventato banale. Accade tre volte al giorno. Colpisce tutte le categorie, in tutto il paese. Per fortuna che al parlamento hanno fatto la squadra. Bravi, siete pronti per la Champions League? Bisognerebbe prendersela con tutti i sordo ciechi, con tutti quelli che hanno permesso ai vecchi inciucioni di continuare ad usurpare la nostra vita. Vorrebbero anche imbavagliare il libero scambio d’idee, hanno paura del web. Purtroppo il popolo italiano è stato spesso la grande delusione della nostra storia. Avendo mezzi  e capacità per fare grandi opere sociali, l’italiano ha sempre preferito, invece, coltivare il proprio orticello. Perciò bisogna ricominciare daccapo, dalle tabelline, dalla grammatica, dalla cultura. Nel cinismo del discorso mi sento di accusare il popolo italiano di tutti gli omicidi, i suicidi, le alte tassazioni, i capitali frodati, del pizzo mafioso e degli inciuci di palazzo. Accondiscendenti. Eppure basterebbe un solo gesto per cambiare definitivamente la rotta. Un gesto che il popolo italiano dovrebbe  fare, da subito. Un gesto bello, antico, forte ed efficace, anche nel significato, intrinseco. Popolare ma nello stesso tempo signorile, senza proferire verbo. Si prendono i giornalisti, gli opinionisti, i mercanti della politica, che sono lì a persistere nelle loro sozzure, si mettono davanti l’uscio e gli si da un bel calcio nel culo. Europa compresa.

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