Europa, giovani, responsabilita', unita'. E non potevano mancare le
riforme, nello schema del ricatto di “Re Giorgio”: tempo diciotto mesi o
andiamo tutti a casa. E giù applausi: ben 33 in 50 minuti di
intervento.
A sentire il discorso programmatico che oggi il presidente del
Consiglio Enrico Letta ha tenuto alla Camera si tocca con mano
l’arroganza del potere. Un potere senza maggioranza e nemmeno senza
opposizione, e segnato dalla cooptazione pura da parte del "reggitore
unico". Letta si permette il lusso della girandola delle parole senza
una vera identità politica che non sia quella del refrain “lo vuole
l’Europa”. Un discorso praticamente inutile che ha sbandierato cose
prive di senso come un’”Italia nuova, piu' solidale e proiettata sui
giovani e sull'integrazione dei nuovi italiani”. Filo conduttore
l''unita'', che come la trama di un tessuto deve tenere insieme il paese
ma anche le forze di governo.
Non sono mancati i numerosissimi passaggi sull'Europa “stella polare” per il nostro paese. Non appena ricevuta la fiducia, udite udite, ''gia' da domani sera, e poi mercoledi' e giovedi' - ha fatto sapere il premier - visitero' Bruxelles, Berlino e Parigi per dare il segno che il nostro governo è europeo e europeista. Se l'Europa fallisse - ha scandito - saremmo tutti perdenti sia nel Nord che nel Sud del Continente''. Forte anche il richiamo alla ''responsabilita''', soprattutto della politica di fronte al paese.
Non sono mancati i numerosissimi passaggi sull'Europa “stella polare” per il nostro paese. Non appena ricevuta la fiducia, udite udite, ''gia' da domani sera, e poi mercoledi' e giovedi' - ha fatto sapere il premier - visitero' Bruxelles, Berlino e Parigi per dare il segno che il nostro governo è europeo e europeista. Se l'Europa fallisse - ha scandito - saremmo tutti perdenti sia nel Nord che nel Sud del Continente''. Forte anche il richiamo alla ''responsabilita''', soprattutto della politica di fronte al paese.
Per Paolo Ferrero, segretario del Prc, “il governo Letta si presenta
come il fedele esecutore delle direttive europee sull’austerità che
stanno pesantemente aggravando la crisi. Non una parola contro il Fiscal
Compact, non una parola sulla redistribuzione del reddito e non una
indicazione su come trovare le risorse per le misure annunciate. La
continuità con Monti è nei fatti totale. La vera notizia del discorso
odierno è il patto di legislatura tra le forze politiche che compongono
il governo, un patto costituente che cerca di espungere l’alternativa
economica e sociale dall’ambito della politica italiana. Da parte nostra
ci sarà una dura opposizione che partirà dal paese, a cominciare dalla
manifestazione indetta dalla Fiom per il 18 maggio prossimo”. Parole
poco tenere anche dall’M5S. "Manca solo la pace nel mondo, per il resto
c'e' tutto...", dice Riccardo Nuti, vicecapogruppo alla Camera."Il
problema - aggiunge - e' quel che si fa, non quel che si dice. I fatti
parlano chiaro". "Sulla province ad esempio - incalza – loro dicono che
vogliono abolirle, ma poi continuano a candidarsi; i rimborsi
elettorali? Se sono d'accordo con noi, perche' continuano a prenderli?
Basta non farlo e il problema e' risolto. La questione e' passare dalle
parole ai fatti. La politica ha perso credibilita' proprio perche' si e'
limitata alle parole, e noi perche' dovremmo iniziare a credergli da
oggi? Non vedo cosa e' cambiato", conclude.
Rincara la dose Andrea Colletti, che nel suo intervento dallo scranno accusa il governo di essere ''una mano di vernice su un muro irrimediabilmente rovinato dalla muffa'' e poi attacca la scelta di Alfano al ministero dell'Interno richiamando la ''trattativa Stato mafia e il bavaglio alla magistratura'' e il rapporto di parentela tra Enrico Letta e lo zio Gianni, esempio di ''intreccio familistico''. Parole che generano il caos.
Rincara la dose Andrea Colletti, che nel suo intervento dallo scranno accusa il governo di essere ''una mano di vernice su un muro irrimediabilmente rovinato dalla muffa'' e poi attacca la scelta di Alfano al ministero dell'Interno richiamando la ''trattativa Stato mafia e il bavaglio alla magistratura'' e il rapporto di parentela tra Enrico Letta e lo zio Gianni, esempio di ''intreccio familistico''. Parole che generano il caos.
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