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mercoledì 15 maggio 2013

NON FARE OGGI CIO' CHE PUOI RIMANDARE A DOMANI

NON FARE OGGI CIO’ CHE PUOI RIMANDARE A DOMANI 

“Noi non siamo contrari sempre e comunque al risanamento dei conti pubblici: datemi le giuste condizioni economiche e mi trasformerò in un moderato falco anti-deficit”. (P. Krugman)
In queste poche parole di Paul Krugman è racchiusa una delle tipiche argomentazioni che i keynesiani utilizzano per respingere le critiche di coloro che fanno notare gli effetti collaterali sui conti pubblici delle politiche di sostegno alla domanda aggregata attuate mediante l’aumento del deficit di bilancio.
Krugman sostiene di potersi trasformare in un “moderato falco anti-deficit”, purché vi siano le “giuste condizioni economiche”. Ecco: il problema è che per un keynesiano è più unico che raro il caso in cui le condizioni economiche siano da ritenere giuste per stringere i cordoni della borsa, soprattutto se si tratta di ridurre la spesa pubblica.
Generalmente propende per non sottrarre oggi sostegno alla domanda, rimandando a domani il consolidamento fiscale. L’importante è avere un piano credibile per il medio lungo periodo, recita più o meno testualmente il verbo keynesiano. Questa è attualmente l’impostazione (anche) del Fondo Monetario Internazionale, a sproposito definito covo di non meglio specificati “neoliberisti”.
In sostanza, il motto pare essere: non fare oggi ciò che puoi rimandare a domani. Il problema è che più si rimanda, più grande dovrà essere lo sforzo. E non consola il fatto che il rimedio keynesiano per far sembrare meno pesante il fardello del consolidamento fiscale sia affogare il debito nell’inflazione.

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