E’ ora di finirla
Gentile Enrico Letta,
abbiamo ascoltato le sue parole: sempre equilibrate, sottili,
intriganti, a volte velleitarie, poi orgogliose, infine vuote, come
quelle di qualsiasi governo che entra in carica. Cosa aspettate?
L’Estate – come sempre – per poter fare le varie leggi-porcata come
usualmente v’adoperate?
Mi dispiace, non avrete più il beneficio dell’assenza degli italiani
perché occupati in ameni giochi sulla spiaggia: sulle spiagge ci sarete
solo voi, insieme al 10% della popolazione che possiede il 50% della
ricchezza nazionale. Oramai, siamo allo stremo: se ci saranno vacanze,
saranno di pochi giorni – magari col treno – per lo più a trovare
qualche amico. Alberghi, residence, stabilimenti balneari, bar,
ristoranti...sono attesi dalla stagione turistica più buia del
dopoguerra: anche questo un bel risultato della vostra classe politica.
In campagna elettorale avete promesso la luna, poi “v’è toccato” fare il
governo con Berlusconi – affari vostri – ma l’elettorato italiano s’era
espresso in modo ben diverso: due italiani su tre s’erano espressi per
un governo di radicale rottura con il passato. Invece.
Ci si potrà incolpare all’infinito – se il rifiuto è iniziato da Grillo o
da Bersani, se è continuato con Bersani e terminato con Grillo – ma non
andremo da nessuna parte: fatto è che, adesso, Berlusconi vuole
l’eliminazione totale dell’IMU, per godere di un successo indiscusso e
mettervi all’angolo.
Se concederete al Cavaliere questo privilegio – lei lo sa bene – non
resterà altro: tutte le risorse saranno prosciugate dal taglio di 12
miliardi dell’IMU e, la società italiana, non ne avrà quasi nessun
beneficio. Perché?
Prima di continuare, ricordiamo ai meno attenti che fu Prodi, nel 2006, ad eliminare l’ICI
sulle prime case e sui redditi più bassi. Dopo, giunse la famosa
stoccata televisiva di Berlusconi – ovvio, i suoi amici palazzinari
erano rimasti a bocca asciutta ed il suo elettorato lo richiedeva a gran
voce – così, siccome ogni promessa è debito, si passò subito
all’incasso, delegando al tandem Tremonti-Brunetta il compito di trovare
i soldi. S’era nel 2008 e la crisi arrembante veniva negata: i
ristoranti sono pieni – raccontava il Berlusca – certo, per i soliti
noti.
Brunetta e Tremonti trovarono nella Gelmini la vittima sacrificale – una
che nemmeno sa cos’è un neutrino e fa il Ministro dei Tunnel...pardon
dell’Istruzione – una persona viscida ed incompetente, pronta a tutto
per compiacere il suo patron Berlusconi. Anche a triturare la scuola
italiana.
Difatti, arrivò la “riforma Gelmini” – la quale, altro non era che il
diktat Brunetta-Tremonti – che la Gelmini controfirmò subito: la lesse?
Dubitiamo.
Con gli 8 miliardi “risparmiati” sulla scuola non si pagò più l’ICI:
tutti contenti, soprattutto quelli che vanno in giro sulla Porsche
Cayenne. Gli altri, già non la pagavano più.
Quale fu il prezzo della riforma Gelmini e, poi, di quella Fornero sulle pensioni? E’ presto detto.
Il penultimo posto in Europa per quanto riguarda le competenze
informatiche e di comunicazione, ed l’ultimo al mondo per quanto
riguarda l’età media dei docenti: il nuovo ministro dovrebbe fare un
giro nelle scuole, così potrebbe vedere in cattedra una generazione nata
quando ancora nelle campagne c’erano i cavalli da tiro, una via di
mezzo fra i suoi genitori ed i suoi nonni. Sono disperati, non più in
grado d’interloquire con i ragazzi i quali – i famosi “nativi digitali”,
mi scappa una risata – sono bravissimi a navigare su Facebook, un po’
meno se qualcuno gli chiede di sistemare l’indice di un database.
Ma l’ICI fu salva e la promessa di Berlusconi al suo elettorato mantenuta.
Oggi, caro Letta, le chiediamo di far tornare il Ministero
dell’Istruzione (possibilmente Pubblica) un dicastero col portafogli: le
“prassi” della controfirma d’ogni decreto che abbia valenza economica
dei ministri della Funzione Pubblica e dell’Economia vanno eliminate.
Ossia, se ne discuterà in Consiglio dei Ministri, altrimenti il
ministero dell’Economia sarà sempre “maior” e gli altri “minus”.
Infine, non ce ne frega nulla del Bildenberg, della Trilaterale,
dell’Aspen Institut e di tutti gli altri consessi dei quali lei fa
parte: chi l’ha votato l’ha fatto credendolo un parlamentare italiano,
non un elemosinante in giro per l’Europa. Come? Ce lo chiede l’Europa?
Chiedete all’Europa cosa succederebbe se l’Italia chiudesse i battenti e
se ne andasse. Lo sa, vero?
Da ultimo, non passi sotto silenzio gli ultimi avvenimenti: quell’uomo –
disperato – che si è messo a sparare all’impazzata in Piazza Colonna.
E’ un segno dei tempi: gli italiani – disperati – non sanno più come
richiamare la vostra attenzione.
Fate una legge proporzionale e basta – mediante la quale possiamo
contarci – senza sbarramenti ed altri trucchi, e nemmeno c’ammansisca
più in salsa tartara l’abolizione delle Province, perché tutti sappiamo
che, senza prima una revisione delle competenze, non è possibile farlo. E
le Regioni ed i colossali buchi nei bilanci della sanità?
Tolga l’IMU sulla prima casa, dia la pensione agli esodati ed a quelli
della scuola che ne avevano già maturato il diritto, e riveda
radicalmente la riforma delle pensioni e del lavoro. Le risorse le
troverà nell’abolizione dei sussidi elettorali, nei risparmi sugli F-15,
sull’abolizione delle missioni “di pace” all’estero, sul taglio degli
stipendi e delle pensioni d’oro di parlamentari, ministri, consiglieri
regionali, provinciali e sindaci. Norma retroattiva: per noi sono sempre
retroattive!
Dunque, se Berlusconi se ne vuole andare e far cadere il governo, lo
lasci pur andare, rimetta la delega e torniamo a votare: Napolitano
dovrà rassegnarsi e rimanere in carica oltre i cento anni.
Altrimenti? La prossima volta non so chi, ancora, prenderà qualche voto, Grillo compreso.
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