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venerdì 31 maggio 2013

LA BATTAGLIA PER IL FINAZIAMENTO AI PARTITI

La battaglia per il finanziamento ai partiti 

Tutti dicono basta con il finanziamento pubblico ai partiti ma dopo che il governo avrà presentato il disegno di legge relativo, sarà così conseguente la votazione del Parlamento? Oggi dovrebbe essere il “D-Day”, quello nel quale il Consiglio dei ministri dovrebbe varare il disegno di legge con il quale abolisce il finanziamento pubblico ai partiti, aprendo un’altra pagina nella storia e nella vita degli stessi. Ma non sarà un boccone facile da far mandare giù ai molti. Oggi sul Corriere Marco Galluzzo spiega perché.
A meno di imprevisti il Consiglio dei ministri dovrebbe oggi approvare il disegno di legge che abolisce il finanziamento pubblico dei partiti. Non avrà vita facile in Parlamento, è una sorta di salto nel buio per l’organizzazione classica dei partiti così come li conosciamo, costringerà Pd e Pdl, più di altri, a ripensarsi: in termini di sedi, strutture e anche di personale.
IL TESTO – Dicono a Palazzo Chigi che il testo sarà snello, poco più di una decina di articoli, in grado di ripensare il sistema, aprendo alle erogazioni dirette dei cittadini e affidando ad essi la decisione di finanziare omeno i partiti. Riprenderà le norme dell’anno scorso, molto severe in termini di trasparenza dei bilanci e introdurrà la possibilità di destinare una quota della dichiarazione dei redditi, molto probabilmente fissata al 2 per mille. In ogni caso dovrà essere strutturato per resistere alle tensioni che in Parlamento inevitabilmente accenderà. Meno saranno gli articoli, minori saranno anche le occasioni di emendamenti e cambiamenti.

PRESSING – Il disegno di legge del governo, su cui ancora ieri sera il sottosegretario Patroni Griffi e i ministri Franceschini e Quagliariello stavano lavorando, è una delle promesse di Letta, fa parte del programma su cui il Parlamento ha votato la fiducia. Ed è divenuto in qualche modo improcrastinabile, anche per le critiche d’immobilismo rivolte da Renzi all’esecutivo, oltre che per la sfida costante sull’argomento da parte del movimento di Grillo. Negli ultimi giorni sembra siano arrivati a Palazzo Chigi progetti alternativi, suggerimenti cortesi e insistenti di modificare o alleggerire il taglio di risorse: nel governo non lo negano, accreditano non poche tensioni rimaste sotto traccia e l’immagine di un Letta che ha respinto l’assalto dei tesorieri (forse più del suo partito, certamente più «pesante» del Pdl) e di tutti coloro che avrebbero cercato di mitigare gli effetti dell’abolizione.

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