VOTA ANTONIO....... LA TRIPPA ....

sabato 15 dicembre 2012

VATICANO IL CORAGGIO DELLA VERITà ?

              

      

Vaticano: il coraggio della verità, timorati nelle condanne 

Il Vaticano ha avuto il coraggio di ammettere gli abusi sessuali commessi dai Preti Violentatori Seriali sui BAMBINI SORDI !!!  all’Istituto Provolo di Verona. E’ il più grande scandalo di pedofilia nella Chiesa italiana: 67 ex allievi sordi hanno avuto il coraggio di denunciare per abusi 25 sacerdoti. Hanno avuto il coraggio della verità, non hanno nascosto i loro nomi, molti nemmeno il loro volto. A viso aperto per bisogno di verità e di giustizia. E hanno vinto.
Tuttavia la svolta nella Chiesa non è di poco conto. Segna una cesura rispetto al passato. Nella politica del Vaticano è, infatti, un vero e proprio strappo rispetto al passato e al predecessore di Papa Ratzinger. Paolo Giovanni II era molto più propenso a coprire gli atti criminali dei preti pedofili. La svolta è chiara, ma porta con sé più di un neo. Nell’ammettere le colpe, la Congregazione della fede non ha voluto prendere provvedimenti secondo giustizia contro i colpevoli. Nessuno è stato spretato, nessuno viene cacciato dalla Chiesa, solo insignificanti pene, come abolire i contatti con bambini o attenta sorveglianza da parte della Curia di Verona. Che è bene ricordare: inizialmente ha coperto questi preti. Oppure si è evitata anche la semplice censura perché è vecchio e malato. E’ pur vero che la giustizia non ammette vendette, ma una giusta pena sì.
A quei bambini sordi, spesso abbandonati dalle famiglie in un’Italia ancora contadina, appena uscita dalla guerra, dove sfamare una bocca in più diventava un enorme sacrificio, si è tolta l’infanzia e, molto più spesso, il futuro di una vita normale. Come chiedevano semplicemente. In quell’Istituto di carità veronese loro cercavano un futuro, hanno invece trovato le violenze più torbide. Quasi tutti, a distanza di anni, portano dentro di loro i segni degli abusi di quegli anni. Alcuni convivono con quel trauma, altri non ce l’hanno fatta, nessuno ha dimenticato. Quei preti non hanno avuto clemenza di quei bambini, il Vaticano ne ha avuto in abbondanza con coloro che hanno insudiciato l’abito talare. E non è ancora in grado di comminare la giusta pena. 

Verona, marcia per non dimenticare gli abusi dei preti pedofili “Vescovo si dimetta”

A Trento quattro uomini hanno trovato la forza dopo trent'anni di raccontare gli abusi che sono stati costretti a subire nell'Istituto per sordi "de Tschiderer" da parte degli uomini di chiesa che li avevano in custodia. Mentre nel capoluogo veneto, decine di manifestanti sono scesi in piazza per chiedere le dimissioni del responsabile della diocesi cittadina, che non ha mai fatto nulla contro i sacerdoti molestatori

Un’altra pagina nera della pedofilia nella Chiesa. Il nuovo caso emerge dal passato di quattro trentini, ora cinquantenni, che hanno denunciato gli abusi sessuali all’Istituto per sordi de Tschiderer di Trento, fra gli anni Sessanta e Settanta. Le loro storie riemergono dai cupi tormenti di quegli anni e l’accusa è stata sottoscritta con nomi e cognomi. I reati sono cancellati dal tempo, tuttavia si portano dentro il dramma di quegli anni. In quell’istituto che avrebbe dovuto rappresentare il loro inserimento nella vita sociale e il loro futuro, intitolato al beato Giovanni Nepomuceno de Tschiderer.
Che qualcosa di strano succedesse in quell’istituto dietro la Curia trentina lo sapevano in molti. “C’era un andirivieni di soldati dall’ufficio del direttore, don L.D., a volte anche cinque o sei per volta e stavano dentro per ore”. Non sono solo i ragazzi che ricordano quegli episodi, pure le persone che lavoravano lì lo confermano. La caserma era poco distante e i militari, tutti ventenni, venivano in divisa e prima di uscire dall’istituto ricevevano un compenso. Sarebbe stata anche presentata una denuncia al Tribunale di Trento per i comportamenti del direttore, forse da un militare, ricorda un sordo, che ha preso visione del fascicolo processuale. La Procura di Trento avrebbe infatti condotto le indagini, ma non avrebbe riscontrato reati e la denuncia fu poi archiviata. Ma non era solo il direttore che molestava i ragazzini. Flavio ricorda: “Ho frequentato l’istituto sordomuti di Trento dal 1966 al 1973. Il pomeriggio, durante la scuola, don A.S. mi toccava il culo, tutto il corpo a me e al mio compagno. Quasi tutti i giorni, io avevo sei anni”. I racconti sono abbastanza simili: abusi e violenze di vario genere da tre preti su circa cinque presenti in quegli anni, tra il ’60 e ’70. Allora l’istituto trentino era frequentato da circa 40 ragazzi, c’erano poi quattro assistenti, cinque preti, un maestro e una maestra. I ragazzini erano spesso figli di gente povera e per loro avere un figlio sordo era un ulteriore aggravio di una vita già difficile. L’istituto rappresentava per queste famiglie la speranza che il loro figlio riuscisse a imparare a farsi capire e a trovare un lavoro. Era quello che desiderava la famiglia di Sergio, diventato sordo a tre anni: “Io avevo quattro anni la prima volta che entrai all’istituto. Le difficoltà erano enormi e fra noi bambini cercavamo di farci capire con le mani, con i segni”. Ma anche per lui arriva l’orco: “In prima elementare don A.S. mi toccava il pisello. Tutti i giorni, anche quando facevo la doccia, ogni sabato, don G.B. veniva da me e da altri bambini. Questo è successo fino agli otto anni. Ho visto spesso i militari andare nell’ufficio del direttore. Sono uscito dall’istituto nel 1979 e ho avuto problemi psicologici e difficoltà di rapporti con le donne. Il mio primo rapporto è stato a 23 anni con una prostituta”.
I ragazzini dormivano nell’istituto e nelle loro camere arrivavano di notte alcuni preti, che s’infilavano fra le lenzuola. Anche nel letto di Renzo: “Don L.D. è venuto nel mio letto, mi sono spaventato e non sono più riuscito a dormire”. Tolta la tonaca, i preti a volte accontentavano le loro perverse voglie con palpeggiamenti, ma a volte non si fermavano. Non c’erano luoghi sacri da rispettare. Paolo racconta quello che gli succedeva durante la confessione. “Dopo tre o quattro anni ho preso la Prima Comunione e sono andato a confessarmi da don A.S., mi sono inginocchiato e lui è venuto quasi sopra di me. Io recitavo le preghiere e lui mi toccava e pretendeva che lo toccassi e gli facessi altre cose. È successo ogni settimana, quando andavo a confessarmi, per tre anni”. Uomini che ora, a distanza di molti anni e dopo lunghe sofferenze, hanno trovato il coraggio di ritrovarsi e raccontare gli abusi subiti in un istituto che pensavano fosse la loro speranza e la loro salvezza. E a Verona ieri hanno marciato in centinaia contro gli abusi sessuali su ragazzini sordi all’istituto Provolo, accaduti circa trent’anni fa. Slogan e manifesti, soprattutto contro il vescovo di Verona, Giuseppe Zenti, che finora non ha fatto nulla contro i preti colpevoli degli abusi, benché la commissione presieduta dall’ex magistrato Mario Sannite abbia accertato le violenze e i preti abbiano confessato. Nel corteo anche gli onorevoli Maurizio Turco e Maria Antonietta Coscioni che presenteranno due iniziative: la richiesta al Parlamento di istituire una commissione d’inchiesta sugli abusi nella Chiesa e alla Cei di promuovere una commissione indipendente per l’apertura degli archivi diocesani, com’è accaduto negli Stati Uniti, in Irlanda e in Belgio.


                                             

Nessun commento:

Posta un commento