Elezioni europee, ecco tutti i riciclati da 18mila euro al mese
Cinque anni in Europa, con uno stipendio da 18mila euro al mese:
 quello assicurato dallo scranno da eurodeputato tra paga base, diarie, 
bonus e indennità giornaliere e di trasferta. Un posto ambito che ci si 
giocherà alle elezioni del prossimo maggio. Un'occasione per mettersi 
alla prova, per dimostrare di avere ancora un peso elettorale o, 
semplicemente, per riciclarsi ed essere lautamente 
pagati. Scatta così la lotta per ottenere un posto in lista. Lotta 
durissima per chi, per esempio, è stato "trombato" dal Parlamento 
italiano.Il ritorno di Baffino -Basta Casta-Italia ha stilato una lista
 di tutti i "riciclandi" che cercano lo scranno europeo, tra i quali 
svetta - e non è un mistero - Massimo D'Alema, fatto fuori dal Parlamento alle politiche del 2013 e che, ora, Matteo Renzi
 potrebbe anche essere disposto a spedire in Europa pur di diminuire la 
tensione tra il premier e la vecchia guardia del Partito democratico. 
Non a caso, pochi giorni fa, D'Alema ha dichiarato polemico: "Non ho 
ruoli nel Pd. Il mio partito è in Europa, è il Pse". 
Una frase con cui, nei fatti, ha preso le distanze da Renzi e ha 
rivendicato la sua possibile candidatura. Secondo le ultime 
indiscrezioni, però, Renzi non vorrebbe dare il suo definitivo ok alla 
candidatura; Baffino così potrebbe cercare di correre nelle fila del Psf
 francese o della Spd tedesca (senza preferenze: nei due Paesi, infatti,
 le liste sono bloccate).L'uomo di Ceppaloni - La lista prosegue poi con un eterno ritorno, quello dell'uomo che viene da Ceppaloni, Clemente Mastella,
 che già con il Pdl prese 115mila preferenze nella sua Benevento. 
Secondo le indiscrezioni, dopo i tuffi nel centrosinistra e i ritorni 
nel centrodestra, Mastella starebbe trattando per un posto in lista 
proprio con il Cavaliere e Forza Italia (e, dopo l'addio di Angelino Alfano
 e degli esponenti del Nuovo centrodestra, tra gli azzurri c'è più 
spazio). Quindi un altro "grande vecchio" della politica nostrana, Ciriaco De Mita,
 anni 86, che non vorrebbe mollare. Ora l'ex segretario della Dc è in 
rotta con l'Udc (in cui è confluito dopo la rottura con il Pd di Walter Veltroni);
 così un posto in Europa potrebbe trovarlo facendo un nuovo "passo 
indietro". Girano infatti delle voci sul suo possibile ritorno nel Pd. 
Altra strada percorribile, per De Mita, è quella del listone di centro: 
l'importante è essere candidato.Sciaboletta affilata - C'è poi Claudio Scajola, l'ex ministro dello Sviluppo recentemente assolto per la questione della casa al Colosseo "a
 sua insaputa". Dopo essere uscito senza macchia dal tritacarne 
giudiziario, "Sciaboletta" - contando sul suo cospicuo consenso in 
Liguria - vorrebbe far valere il suo peso elettorale proprio alle 
europee. Recentemente ha dichiarato: "Servirebbe una sfida
 e a me piacciono le sfide. Mi piacerebbe vedere se i cittadini del 
Nord-ovest fanno un segno sul mio nome". Vedremo, appunto. Quindi un 
riciclato d'eccezione, Antonio Di Pietro: la sua 
candidatura è quasi certa. Dopo i clamorosi insuccessi con Idv e 
Rivoluzione Civile, l'ex pm ha fatto sapere di voler tornare in pista. 
In una delle ultime riunioni del suo partitino, però, Tonino è finito in
 minoranza; i suoi gli hanno rimproverato: "Non puoi invocare il 
ricambio e poi essere il capolista in tutte le circoscrizioni" (questa, 
infatti, sarebbe la sua intenzione per "blindare" candidatura e scranno,
 blindatura comunque difficile poiché i consensi dell'Idv sono ai minimi
 termini).Da Magdi a Vittorio - L'elenco si allunga poi con Magdi Cristiano Allam, che dopo l'addio all'Udc di Casini è passato ai Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni. E con la nuova Alleanza Nazionale potrebbe trovare spazio anche la candidatura di Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma e oggi consigliere comunale d'opposizione al Campidoglio. Per contrappasso, anche Goffredo Bettini,
 ex animatore della sinistra romana e grande artefice della sconfitta 
alle urne di Alemanno contro Marino, potrebbe trovare un posto 
all'Europarlamento tra le file del Pd. Infine una chiosa su Vittorio Prodi,
 fratello di Romano, già europarlamentare che, in cerca di riconferma, 
dopo il "niet" di Renzi, avrebbe deciso di rinunciare alla politica.
 

 
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