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VOTA ANTONIO....... LA TRIPPA ....
sabato 12 aprile 2014
BLOGGER IN PAUSA TEMPORANEA
QUESTO BOLGGER , E GLI AUTORI, RIMARRANNO TEMPORANEAMENTE IN PAUSA .
SI RIPRENDERÀ A BREVE AUGURANDOVI UNA BUONA PASQUA, A TUTTI I SUOI LETTORI
martedì 8 aprile 2014
EUOPEE 2014 ANTONIO MAZZEO SOTTOSCRIVE I 10 PUNTI RIVOLTI AI CANDIDATI
EUROPEE 2014: Antonio Mazzeo sottoscrive i dieci punti rivolti ai candidati alle Europee 2014 da“L’Europa sono Anch’io” a Lampedusa
Antonio Mazzeo ha partecipato a
nome della lista “L’Altra Europa con Tsipas” – in cui è candidato nella
circoscrizione delle isole per le Europee 2014 – alla due giorni di
convegni e dibattiti”L’Europa sono anch’io” a Lampedusa.
L’iniziativa – si iscrive in seno al convegno internazionale
“Lampedusa Città dell’Europa: per un’Europa di uomini, donne, popoli,
dignità e diritti”, promosso da Emmaus Italia, con Emmaus Europa ed
Internazionale, Legambiente, Libera, e l’Italia sono anch’io.
L’obiettivo dell’evento è di formulare proposte dirette e concrete per
modificare le politiche sulle migrazioni e, nell’immediato, salvare vite
umane. Nel suo intervento, Antonio Mazzeo ha espresso
la massima condivisione a nome suo e dell’intera lista “L’Altra Europa
con Tsipras” per le dieci “priorità per il parlamento Europeo”
presentate dagli organizzatori dell’evento, con richiesta di
sottoscrizione rivolta ai candidati delle europee 2014. Mazzeo ha
inoltre ripercorso tutte le mancanze delle politiche rivolte
all’immigrazione e della prima accoglienza dei rifugiati, che hanno reso
l’isola di Lampedusa una frontiera iper-militarizzata, tristemente nota
per le stragi avvenute nelle acque che la lambiscono. Problemi nati non
dal fenomeno delle migrazioni in sé – che da sempre caratterizzano la
storia dell’umanità – ma dal modo securitario con cui viene gestito:
“L’isola di Lampedusa è lo
specchio delle politiche securitarie che vengono adottate per l’intera
Sicilia, considerata una frontiera da rendere invalicabile con immani
investimenti militari. Lo scandalo delle disinfestazioni di massa
esploso proprio nel centro di prima accoglienza di quest’isola, ha messo
a nudo, inoltre, il business della prima accoglienza, spesso mascherato
da ipocrite ragioni umanitarie. È ora di chiarire una volta per tutte
che operazioni come Frontex e Mare Nostrum non sono di soccorso, ma di
controllo del Mediterraneo, con il solo scopo di trasformare la Sicilia
da isola lager – quale già è – ad isola fortezza, tramite la
militarizzazione totale del Mediterraneo e lo spostamento della
frontiera invalicabile dell’Europa direttamente sulle coste del Nord
Africa. Viceversa, l’Europa che vogliamo è uno spazio aperto, di pace e
condivisione. Un’Europa che accolga e non respinga. Un Europa fondata
sul rispetto e non sulla prevaricazione dei forti sui più deboli, che
siano paesi terzi del Sud del mondo o gli stessi paesi comunitari
ridotti in ginocchio dalle politiche dell’austerity che protegge le
banche sulla pelle dei popoli”.
Ecco i 10 punti sottoscritti da Antonio Mazzeo a nome della lista “L’Altra Europa con Tsipras”:
1. Ratifica della Convenzione dell’ONU del 18/12/1990 “sui diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie”.
A distanza di 23 anni dal varo della Carta da parte
dell’Assemblea delle Nazioni Unite, essa non è stata ancora ratificata
da parte di nessun paese europeo.
Chiediamo che l’Unione Europea ratifichi la Convenzione al fine
di assicurare un quadro di riferimento omogeneo ed universale a livello
comunitario per la garanzia dei diritti umani dei migranti e dei loro
familiari.
2. Garanzia del diritto di voto amministrativo ed europeo.
Una parte significativa dei cittadini che vivono in Europa è
esclusa dalla possibilità di partecipare attivamente alla vita della
comunità in cui risiede.
È urgente un’azione dell’Unione Europea finalizzata ad
armonizzare le legislazioni nazionali al fine di riconoscere ai
cittadini stranieri non comunitari il diritto di voto alle elezioni
amministrative ed europee, al fine di colmare una grave discriminazione
nell’esercizio del più elementare diritto alla partecipazione
democratica.
3. Riconoscimento della cittadinanza europea.
È urgente un’azione dell’Unione Europea finalizzata ad
armonizzare le legislazioni nazionali al fine di favorire l’acquisizione
della cittadinanza del paese di residenza da parte dei cittadini
stranieri stabilmente residenti e da parte dei “figli dell’immigrazione”
nati in Europa o qui trasferitisi in tenera età e che frequentano le
nostre scuole. Si tratta, anche in questo caso, di promuovere un
principio di uguaglianza e di inclusione sociale.
4. Garanzia del diritto di arrivare legalmente in Europa.
È urgente l’adozione da parte dell’Unione Europea di politiche
migratorie che rendano effettivamente possibile alle donne, agli uomini e
ai bambini di altri continenti di raggiungere legalmente il territorio
europeo senza mettere a rischio la propria vita. In particolare, è
necessario: a) ampliare e armonizzare le norme che regolano l’ingresso
nell’Unione Europea per motivi di lavoro; b) riformare il Regolamento
Dublino III, abolendo l’obbligo di presentare richiesta di asilo nel
primo paese di arrivo; c) aprire canali di ingresso protetto per le
persone bisognose di protezione internazionale.
5. Politiche migratorie aperte all’inserimento degli stranieri nel mercato del lavoro.
Una gestione corretta e positiva delle politiche migratorie,
oltre che a rispondere alle necessità del mercato del lavoro consentendo
agli immigrati pari opportunità ed un permesso di soggiorno per ricerca
occupazione, cosa che non avviene con le norme irrazionali in vigore,
deve anche facilitare l’inserimento lavorativo per i richiedenti asilo e
per i titolari di protezione internazionale che sino ad oggi sono
anch’essi penalizzati dalle norme restrittive ed anch’essi in balia del
lavoro nero e del supersfruttamento.
6. Garanzia della libertà personale e chiusura dei centri di detenzione.
In tutti i paesi europei sono presenti centri di detenzione nei
quali sono detenuti i migranti colpiti da provvedimenti di espulsione.
Si tratta di strutture chiuse e presidiate dalle forze dell’ordine in
cui viene limitata la libertà personale delle persone detenute. Tali
centri espongono i migranti a trattamenti inumani e degradanti e non
garantiscono l’effettività dei provvedimenti di espulsione auspicata dai
legislatori nazionali. La chiusura delle strutture di detenzione in
tutti i paesi dell’Unione è necessaria e urgente.
7. Diritto a un’accoglienza dignitosa.
I sistemi di accoglienza dei migranti, dei richiedenti asilo e
dei rifugiati dei diversi stati membri sono fortemente differenziati e
caratterizzati da standard di accoglienza diversificati. La
standardizzazione e l’armonizzazione dei sistemi di accoglienza sono
indispensabili anche al fine di riequilibrare la presenza dei migranti e
dei richiedenti asilo nel territorio dell’Unione e favorire il loro
inserimento sociale e lavorativo nella società di residenza.
8. Garanzia della parità di accesso ai sistemi di welfare.
L’accesso dei migranti all’istruzione, ai servizi sanitari,
alle prestazioni sociali e previdenziali deve essere garantito in tutti i
paesi dell’Unione Europea. Sollecitiamo l’Unione Europea ad
intraprendere iniziative volte a rafforzare la prevenzione e la tutela
contro le discriminazioni istituzionali che diano luogo a disparità di
trattamento in questi ambiti.
9. Liberare il dibattito pubblico dalla xenofobia e dal razzismo.
Sollecitiamo un maggiore impegno delle istituzioni comunitarie
finalizzato a rafforzare la prevenzione, il monitoraggio e il contrasto
di tutte le forme di stigmatizzazione e di istigazione alle
discriminazioni e al razzismo nei confronti dei migranti e delle
minoranze da parte di rappresentanti del mondo politico, istituzionale e
dell’informazione.
10. Tutela dei diritti dei minori.
Tutti i paesi dell’Unione Europea devono proteggere i diritti
dei minori stranieri sulla base di una parità di trattamento con i
cittadini dei paesi di residenza e di transito. I minori stranieri sono
inespellibili e in nessun caso può essere limitata la loro libertà
personale.
BLIZ DI FRANCESCO LO LOR NON E' PIÙ UN REGNO
Blitz di Francesco, lo Ior non è più un regno
Roma - Ernst von Freyberg, il banchiere tedesco di 56 anni nominato da Benedetto XVI alla
presidenza dello Ior in extremis, cioè pochi giorni prima che le sue
dimissioni diventassero effettive, ce l’ha fatta. L’istituto non
chiuderà i battenti, il processo di riforma che ha subito
un’accelerazione decisiva nel corso dell’ultimo anno – come sottolineano
in Vaticano – va avanti e anzi, specifica il comunicato diffuso dalla
Santa Sede «continuerà a servire con attenzione e a fornire servizi
finanziari specializzati alla Chiesa Cattolica in tutto il mondo».
Il presidente scelto da Ratzinger e confermato da papa Francesco
dunque l’ha spuntata sugli scettici, compreso qualche cardinale, cui
rimaneva il dubbio che lo Ior non poteva essere realmente riformato. Una
chiusura completa dell’istituto non è mai stata veramente presa in
considerazione, ma von Freyberg ha potuto approfittare dell’impatto di
papa Francesco sul sistema curiale per avviare quella pulizia interna
allo Ior altrimenti assai difficile.
ORE DI PAURA PER CASALEGGIO RICOVERATO E OPERATO
Ore di paura per Casaleggio ricoverato e operato
Il leader 5Stelle al Policlinico di Milano. Intervento alla testa, ora è fuori pericolo
MILANO. - Gianroberto Casaleggio è
ricoverato da sabato scorso al Policlinico di Milano, dove è stato
sottoposto a un intervento chirurgico alla testa. La moglie Sabina Del
Monego ha chiesto il silenzio stampa; i medici e la direzione sanitaria
dello storico ospedale milanese hanno rispettato la sua decisione,
mantenendo il massimo riserbo.
Il consulente d'impresa e fondatore, insieme a Beppe Grillo, del Movimento 5 Stelle nei giorni scorsi era stato a Marina di Bibbona, in provincia di Livorno, ospite nella villa sul mare del comico genovese. Insieme a loro un gruppo di eletti del M5S, c'era da mettere a punto la strategia politica e di comunicazione in vista delle Europee. Ore a metà tra lavoro e svago, compresi due tiri al pallone sulla spiaggia. Ma tre giorni fa l'imprenditore piemontese ha avuto strani dolori alla testa, si sentiva "confuso" e così la moglie l'ha accompagnato per una visita all'Auxologico, uno dei più qualificati centri privati che fanno parte della rete sanitaria lombarda e lì, quando gli specialisti si sono resi conto che non si trattava di un malore passeggero, è stato trasferito alla struttura di via Francesco Sforza. Qui, nella giornata di sabato, è entrata in azione l'équipe dei neurochirurghi. Secondo indiscrezioni, l'operazione si è resa necessaria per far fronte a un edema che avrebbe potuto creargli serie conseguenze. Ma il tempestivo intervento dei chirurghi è servito a risolvere il problema.
Ora Casaleggio, che ad agosto compirà 60 anni e che da tutti è considerato l'ideologo del M5S, legato da un rapporto simbiotico con Grillo, sta meglio, è ricoverato in corsia e la sua presenza in ospedale è protetta dalla massima privacy. Anche tra i parlamentari del Movimento la notizia non è ancora circolata, se non nella ristrettissima cerchia di fedelissimi ormai di casa alla Casaleggio Associati. A richiedere la massima discrezione, in maniera ferrea, è stata la moglie, preoccupata di proteggere il marito dall'assalto di cronisti e telecamere. E proprio per evitare il clamore intorno al ricovero del creatore di quello che è oggi il secondo partito italiano, in corsia non c'è stato il classico pellegrinaggio di attivisti del M5S, amici e parenti, se non quelli della stretta cerchia familiare. Ma sua la presenza in ospedale non è passata inosservata, nonostante abbia una stanza appartata.
Casaleggio comunque si è ripreso bene e pare che nel giro di quattro giorni potrà lasciare il letto d'ospedale e tornare nella sua abitazione milanese in zona Fiera, dove dovrà rispettare un periodo di convalescenza. In programma per i prossimi giorni c'era un incontro con le piccole e medie imprese in Brianza, uno degli argomenti che più gli sta a cuore. Ma soprattutto l'ultima settimana era stata particolarmente stressante per lui: proprio sul blog di Grillo c'erano state le "primarie" riservate agli iscritti per eleggere i candidati al Parlamento europeo. Un surplus di lavoro (e stress) per tutto lo staff, Casaleggio in primis.
Il consulente d'impresa e fondatore, insieme a Beppe Grillo, del Movimento 5 Stelle nei giorni scorsi era stato a Marina di Bibbona, in provincia di Livorno, ospite nella villa sul mare del comico genovese. Insieme a loro un gruppo di eletti del M5S, c'era da mettere a punto la strategia politica e di comunicazione in vista delle Europee. Ore a metà tra lavoro e svago, compresi due tiri al pallone sulla spiaggia. Ma tre giorni fa l'imprenditore piemontese ha avuto strani dolori alla testa, si sentiva "confuso" e così la moglie l'ha accompagnato per una visita all'Auxologico, uno dei più qualificati centri privati che fanno parte della rete sanitaria lombarda e lì, quando gli specialisti si sono resi conto che non si trattava di un malore passeggero, è stato trasferito alla struttura di via Francesco Sforza. Qui, nella giornata di sabato, è entrata in azione l'équipe dei neurochirurghi. Secondo indiscrezioni, l'operazione si è resa necessaria per far fronte a un edema che avrebbe potuto creargli serie conseguenze. Ma il tempestivo intervento dei chirurghi è servito a risolvere il problema.
Ora Casaleggio, che ad agosto compirà 60 anni e che da tutti è considerato l'ideologo del M5S, legato da un rapporto simbiotico con Grillo, sta meglio, è ricoverato in corsia e la sua presenza in ospedale è protetta dalla massima privacy. Anche tra i parlamentari del Movimento la notizia non è ancora circolata, se non nella ristrettissima cerchia di fedelissimi ormai di casa alla Casaleggio Associati. A richiedere la massima discrezione, in maniera ferrea, è stata la moglie, preoccupata di proteggere il marito dall'assalto di cronisti e telecamere. E proprio per evitare il clamore intorno al ricovero del creatore di quello che è oggi il secondo partito italiano, in corsia non c'è stato il classico pellegrinaggio di attivisti del M5S, amici e parenti, se non quelli della stretta cerchia familiare. Ma sua la presenza in ospedale non è passata inosservata, nonostante abbia una stanza appartata.
Casaleggio comunque si è ripreso bene e pare che nel giro di quattro giorni potrà lasciare il letto d'ospedale e tornare nella sua abitazione milanese in zona Fiera, dove dovrà rispettare un periodo di convalescenza. In programma per i prossimi giorni c'era un incontro con le piccole e medie imprese in Brianza, uno degli argomenti che più gli sta a cuore. Ma soprattutto l'ultima settimana era stata particolarmente stressante per lui: proprio sul blog di Grillo c'erano state le "primarie" riservate agli iscritti per eleggere i candidati al Parlamento europeo. Un surplus di lavoro (e stress) per tutto lo staff, Casaleggio in primis.
ITALCUM BRUNETTA O RENZI LO APPROVAVA PRIMA DI PASQUA
Italicum, Brunetta: O Renzi lo approva prima di Pasqua, o dimostrerà di non avere i numeri”
Di Matteo de’ Paoli – Le dichiarazioni
del Ministro Maria Elena Boschi hanno creato un caso ad alta tensione
politica. Non ci sta Renato Brunetta, capo gruppo di Forza Italia alla
Camera, il quale dopo le veloci risposte di ieri, torna oggi
sull’argomento con più veemenza. “Non e’ possibile che una riforma
elettorale che era urgentissima, che il Capo dello Stato chiedeva tutti i
giorni in termini di realizzazione, che la Corte Costituzionale ha reso
indispensabile, avendo cassato il Porcellum, non e’ possibile che
questa riforma elettorale, una volta approvata dalla Camera tre
settimane fa, giaccia da tre settimane insabbiata al Senato”, dice
Renato Brunetta ai microfoni di Sky Tg24. “O Renzi la approva prima di
Pasqua, dando il segno di volere mantenere gli impegni, oppure Renzi
dimostrerà di non avere i numeri al Senato e non avendo i numeri al
Senato sarebbe un po’ ridicolo che millantasse Def, tagli all’Irpef,
riforma del Senato, tagli all’Irap e cosi’ via. Le sue si saranno
dimostrate balle, balle cosmiche – prosegue”, aggiuge.
“Il patto Renzi-Berlusconi dipende da
Renzi. Il presidente del Consiglio mantenga gli impegni sulla riforma
elettorale, mantenga gli impegni sui tempi della riforma elettorale e
per noi si potra’ andare avanti. Se Renzi non e’ in grado, perche’ non
ha i numeri al Senato, di approvare la riforma elettorale prima di
Pasqua il patto salta e Renzi ne dovra’ trarre le conseguenze su tutta
la sua presenza di governo. Se Renzi pensa di avere un rapporto leonino
con i suoi contraenti, come siamo noi, si sbaglia e di grosso. Non siamo
mica D’Alema noi”, conclude Brunetta.
Arriva anche il supporto di Giovanni
Toti, il consigliere politico di Silvio Berlusconi. ”Alla Boschi voglio
ricordare che senza Forza Italia la legge elettorale non sarebbe passata
alla Camera, dove c’erano i franchi tiratori del Pd. Senza di noi non
sarebbe passata nemmeno l’abolizione delle province, che tra parantesi
non sono state abolite”, dichiara Giovanni Toti a “Fatti e misfatti” su
Tgcom24. Gli fa eco anche la responsabile comunicazione di Forza Italia
Deborah Bergamini: “Rispetto al percorso delle riforme, su cui in questi
ultimi giorni dalle parti del governo e del Pd si stanno alzando i toni
ad arte, Forza Italia ha dimostrato, da subito, un atteggiamento
collaborativo con Renzi: ci siamo presentati compatti sull’Italicum,
determinati sull’ammodernamento del Paese, aperti al confronto
nell’esclusivo interesse del Paese”.
MILANO GRILLO FA DA CUSCINETTO AL FASCISMO
Milano, Grillo: M5s fa da cuscinetto al fascismo
Il leader contro Renzi: «80 euro a famiglia è voto di scambio».
Il Movimento 5 stelle è «l'assicurazione sulla vita dei politici». A
dirlo la sera del 7 aprile è stato Beppe Grillo nella tappa milanese del
suo tour 'Te la do io l'Europa'.
RENZI INVENTA. Il leader 5 stelle ha prima ricordato i risultati dell'estrema destra in Ungheria, giunta al 20%, e ha aggiunto che se in Italia «non si è sviluppato il fascismo è perché noi facciamo da cuscinetto».
80 EURO VOTO DI SCANBIO. Poi Grillo si è lanciato contro i suoi avversari: il premier Renzi e Silvio Berlusconi. «La differenza tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, ovvero «l'ebetino e il nano», è che «il nano aveva sublimato e ci credeva, questo inventa». Ad esempio, non ha abolito le Province, è una truffa semantica».
«L’ebetino è di una cattiveria...Bisogna essere cattivi per dire:'Ti do 80 euro a famiglia'. È la sublimazione del voto di scambio», ha detto Grillo criticando il presidente del Consiglio.
CONTRO L'EXPO. A Milano il comico non poteva non parlare di Expo. L'Esposizione universale poteva «essere frammentata per far vivere Milano e la Lombardia e invece hanno preso un milione di metri quadrati che sono passati da agricoli a edificabili per fare un orto. E questo nel posto più orrendo d'Europa con lavori tutto attorno».
NO ALL'ARRESTO DEI SECESSIONISTI. Infine durante il comizio si è tornati a parlare dei secessionisti veneti. «Hanno arrestato 20 strani individui in Veneto. Io non li avrei messi in galera, li avrei presi per il culo un po' in tivù» ha aggiuntoGrillo criticando il fatto che «mentre li arrestavano il presidente della Repubblica riceveva un condannato».
RENZI INVENTA. Il leader 5 stelle ha prima ricordato i risultati dell'estrema destra in Ungheria, giunta al 20%, e ha aggiunto che se in Italia «non si è sviluppato il fascismo è perché noi facciamo da cuscinetto».
80 EURO VOTO DI SCANBIO. Poi Grillo si è lanciato contro i suoi avversari: il premier Renzi e Silvio Berlusconi. «La differenza tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, ovvero «l'ebetino e il nano», è che «il nano aveva sublimato e ci credeva, questo inventa». Ad esempio, non ha abolito le Province, è una truffa semantica».
«L’ebetino è di una cattiveria...Bisogna essere cattivi per dire:'Ti do 80 euro a famiglia'. È la sublimazione del voto di scambio», ha detto Grillo criticando il presidente del Consiglio.
CONTRO L'EXPO. A Milano il comico non poteva non parlare di Expo. L'Esposizione universale poteva «essere frammentata per far vivere Milano e la Lombardia e invece hanno preso un milione di metri quadrati che sono passati da agricoli a edificabili per fare un orto. E questo nel posto più orrendo d'Europa con lavori tutto attorno».
NO ALL'ARRESTO DEI SECESSIONISTI. Infine durante il comizio si è tornati a parlare dei secessionisti veneti. «Hanno arrestato 20 strani individui in Veneto. Io non li avrei messi in galera, li avrei presi per il culo un po' in tivù» ha aggiuntoGrillo criticando il fatto che «mentre li arrestavano il presidente della Repubblica riceveva un condannato».
lunedì 7 aprile 2014
RIFORMA PENSIONI 2014 TORNA COTTARELLI TAGLI ALLE PENSIONI DI GUERRA E REVERSIBILITÀ ?
Riforma Pensioni 2014: torna Cottarelli, tagli alle pensioni di guerra e reversibilità?
Il commissario Cottarelli si è incontrato ieri con Matteo Renzi: ecco le ultime news sulla riforma pensioni 2014.
Riforma pensioni 2014, torna in scena il commissario
alla spending review Carlo Cottarelli, che ieri ha incontrato a Palazzo
Chigi il premier Matteo Renzi per illustrare il proprio piano in vista
del varo del Def, il documento di economia e finanza: ecco le idee di
Cottarelli sulle pensioni di guerra e reversibilità.
Riforma pensioni 2014, Cottarelli e i tagli alle pensioni di guerra
Riguardo il tema della riforma pensioni 2014, Carlo Cottarelli
è senz'altro un personaggio chiave, dal momento che le sue idee in
fatto di pensioni erano chiare a tutti già dalla sua nomina a
commissario alla spending review, componente
fondamentale per il Def atteso nella giornata di oggi, quando alle 18 il
Consiglio dei ministri si riunirà per il varo del documento.
A marzo si parlava di possibili tagli alle pensioni di guerra,
tagli che avrebbero dovuto portare alle casse dello Stato risparmi per
200 milioni di euro. La risposta di Giuseppe Castronovo, presidente
dell'Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, non si era fatta
attendere: 'Tagliare le pensioni di guerra a 70 anni dal conflitto
significa dimenticare il sacrificio di questi figli d'Italia'.
Oltre alle pensioni di guerra Carlo Cottarelli aveva in mente anche di tagliare le pensioni di reversibilità.
Riforma Pensioni 2014, spending review e pensioni di reversibilità
Le ultime news sulla riforma delle pensioni prevedevano anche un taglio alle pensioni di reversibilità,
sempre da parte del commissario Carlo Cottarelli, tagli che dovevano
essere legati a specifiche fasce di reddito. Inoltre Cottarelli aveva
messo in cantiere anche la deindicizzazione delle pensioni, con un
risparmio quantificato nel 2015 di 500 milioni di euro e di 1,6 miliardi
nell'anno successivo.
Abbiamo utilizzato spesso il tempo imperfetto dal momento che il
piano che Cottarelli ha presentato al capo del governo Renzi non sembra
contemplare alcun taglio sulle pensioni. In ogni caso,
al momento del varo del Def fissato per oggi pomeriggio alle ore 18,
sapremo con certezza le misure adottate dal Consiglio dei ministri.
Credere che il governo metterà mai mano alle pensioni di guerra o
quelle di invalidità? Se sì quale sarebbe la vostra reazione? Sentitevi
liberi di esprimere la vostra opinione
VERONA AUTO DI LUSSO L'IMPRENDITORE FA LA BELLA VITA SENZA PAGARE LE TASSE
Verona, auto di lusso, viaggi e ristoranti: l'imprenditore fa la bella vita senza pagare le tasse
„Verona, auto di lusso, viaggi e ristoranti: l'imprenditore fa la bella vita senza pagare le tasse“
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Verona, auto di lusso, viaggi e ristoranti: l'imprenditore fa la bella vita senza pagare le tasse
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Verona, auto di lusso, viaggi e ristoranti: l'imprenditore fa la bella vita senza pagare le tasse
„L'attività di verifica della guardia di finanza ha consentito di
recuperare redditi non dichiarati dal commerciante di macchinari per
oltre 1,5 milioni di euro e oltre 200mila euro di Iva non versata
all'erario Verona, auto di lusso, viaggi e ristoranti: l'imprenditore fa la bella vita senza pagare le tasse
„Auto di lusso, viaggi, ristoranti costosi e vestiti
firmati: era questo il tenore di vita di un imprenditore di origine
libanese, residente a Verona, attivo nel commercio internazionale di
macchinari industriali ma totalmente sconosciuto al Fisco italiano.
Gli accertamenti delle Fiamme Gialle hanno consentito di dimostrare che
il centro di interessi e delle attività del cittadino libanese erano
radicati in Italia e così la sua società, sulla carta anch’essa
libanese, è stata considerata come una "stabile organizzazione", ossia
avente una sede fissa che faceva affari sul territorio nazionale e che,
pertanto, avrebbe dovuto pagare le tasse in Italia.Verona, auto di lusso, viaggi e ristoranti: l'imprenditore fa la bella vita senza pagare le tasse
„Anche alcune foto postate sui social networks che riproducevano
l'uomo d'affari a bordo di auto di lusso oppure intento a presenziare ad
eventi mondani rigorosamente tenuti nel nostro Paese, sono state prese a
base per lo sviluppo delle indagini svolte dai finanzieri. L’attività
di verifica ha consentito di recuperare a tassazione redditi non
dichiarati per oltre 1,5 milioni di euro e oltre 200mila euro di Iva non
versata all’erario. Per l’imprenditore libanese è scattata anche una
denuncia per evasione fiscale alla procura della Repubblica di Verona
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ELETTROLUX GUIDI ANNUNCIA STOP A TAGLI AI SALARI O ESUBERI
Electrolux: Guidi annuncia, "stop a tagli ai salari o esuberi fino al 2017"
Roma, apr. - Il governo "e' pronto a fare la sua parte
sia sulle risorse per la decontribuzione sia sul fronte degli
investimenti" annunciati dall'azienda. Lo dice il ministro
dello Sviluppo, Federica Guidi, al termine del tavolo su
Electrolux. Guidi ha confermato che l'azienda "non fara' tagli
ai salari e licenziamenti fino al 2017, che e' l'orizzonte
temporale di questo piano". Lo stop agli esuberi fino al 2017
e' legato all'applicazione dei contratti di solidarieta' e
all'applicazione della decontribuzione per le aziende che il
governo si e' impegnato a finanziare. I quattro stabilimenti di
Electrolux in Italia resteranno aperti, riferisce il presidente
del Veneto, Luca Zaia, dopo l'incontro al ministero dello
Sviluppo Economico sulla vertenza Electrolux. "L'azienda ha
confermato - ha detto Zaia lasciando il Mise - che non ci
saranno esuberi fino al 2017 e che sono previsti investimenti e
il mantenimento dei quattro stabilimenti italiani. Ora ci sono
da definire i dettagli - ha proseguito - ma mi pare un buon
punto di partenza e le parti sociali hanno dimostrato un grande
senso di responsabilita'".
.
COS' È IL QUANTITATIVE EASING E CHE EFFETTI PUÒ AVERE
Cos’è il Quantitative Easing e che effetti può avere
La settimana scorsa, alcune dichiarazioni possibiliste di Jens Weidmann,
governatore della Bundesbank e membro del consiglio direttivo della
Banca Centrale Europea (BCE) con fama di falco, hanno alimentato fra gli
operatori dei mercati finanziari l'aspettativa di imminenti misure di
stimolo volte a scongiurare i rischi di cali generalizzati dei prezzi e
dei redditi (la temuta deflazione). E anche il governatore Draghi ha
manifestato la sua disponibilità a intervenire con misure non
convenzionali. In particolare ci si attende che la BCE ponga in essere
operazioni note come Quantitative Easing (QE per brevità) consistenti nell'acquisto massiccio di titoli con denaro di nuova emissione.
La BCE sarebbe solo l'ultimo istituto d'emissione a praticare il QE, dopo che da anni ne fanno uso, con diverse modalità, le banche centrali di Usa, GB, Giappone e Svizzera. Tali acquisti, realizzati iniettando nel sistema moneta addizionale, vengono variamente giustificati a seconda dei rispettivi mandati. La Federal Reserve americana può esplicitamente dichiarare che l'aumento di domanda ottenuto in virtù del QE consentirà di abbassare la disoccupazione; la Bank of England si è limitata ad indicare che l'aumento di circolante serve ad evitare che l'inflazione scenda troppo al di sotto del 2% annuo; la BCE lo presenterà probabilmente come strumento di “trasmissione della politica monetaria”, cioè volto a determinare tassi di interesse e provvista di credito sufficientemente uniformi in tutta l’Eurozona e per i diversi operatori economici, ma anche come strumento per evitare che il tasso di inflazione si allontani troppo dall’obiettivo del 2%. Per la verità forme di QE sono state già praticate anche dalla BCE sotto forma di acquisto di titoli pubblici nel mercato secondario nel Securities Market Programme (2010-11), ma in quel caso l’immissione di liquidità veniva sterilizzata ciò che non accadrebbe col QE.
Nonostante operazioni di questo genere, spesso definite “non ortodosse” (ma cos’è l’ortodossia?), vengano poste in essere fin dal 2008, non c'è ancora consenso sulla loro efficacia. I critici sostengono, con qualche plausibilità, che queste ingenti immissioni di liquidità non fanno che alimentare altre bolle finanziarie, con tutti i rischi per la stabilità che ne conseguono. In risposta a tali censure, alcuni economisti fra cui Larry Summers, con una certa onestà intellettuale, si sono chiesti se le bolle non siano proprio quello di cui hanno bisogno economie mature, altrimenti condannate alla stagnazione, per ottenere un minimo di crescita.
L'abbassamento dei tassi d’interesse che si produrrebbe sui titoli oggetto del QE – data la relazione inversa fra prezzo dei titoli e loro rendimento - si trasmetterebbe tramite i normali meccanismi di mercato alle altre classi di titoli e finirebbe, secondo la teoria dominante, per incoraggiare le decisioni di spesa. Più che sugli investimenti delle imprese, l’aumento del prezzo dei titoli potrebbe avere “effetti ricchezza” sulla spesa delle famiglie che li posseggono, le quali sarebbero invogliate a spendere di più forti della percezione di un'accresciuta ricchezza mobiliare. Tale effetto è tuttavia più certo negli Stati Uniti dove, per esempio via fondi comuni e fondi pensione, il ceto medio possiede parecchi titoli, ma probabilmente meno in Europa.
Proviamo dunque ad immaginare realisticamente i possibili vantaggi, in particolare per il nostro paese, di un massiccio programma di acquisti che comprenda titoli di tutti i Paesi dell'Eurozona in ragione del peso dei rispettivi PIL. Un ulteriore calo dei tassi a lungo termine avrebbe effetti positivi per il bilancio pubblico, mentre le ripercussioni sulle obbligazioni societarie e sul mercato azionario potrebbero favorire il settore privato. Il condizionale è d’obbligo perché le decisioni di investimento delle imprese dipendono fondamentalmente dalla domanda aggregata attesa e non tanto da favorevoli condizioni sul lato del loro finanziamento. E da questo punto di vista non ci attendiamo che il QE abbia effetti dirimenti sulle decisioni di spesa delle famiglie.
Un eventuale QE europeo comporterebbe una ripartizione degli acquisti di titoli fra i paesi dell’Eurozona in proporzione alla partecipazione al capitale della BCE in modo da non prestare il fianco all'accusa di essere un aiuto esclusivo alle economie periferiche. Più controversa è la distribuzione degli acquisti fra titoli fra pubblici e privati, con i tedeschi che favoriscono i secondi per motivi evidenti a tutti (si veda a proposito la postilla in fondo all’articolo). Con un’economia tedesca che marcia vicino al pieno impiego, laddove il QE conducesse a una maggiore domanda interna questo potrebbe tradursi in acquisti addizionali di nostri beni e servizi scongiurando nuovi squilibri commerciali intra-Eurozona. Si tratta però di effetti sulla cui portata v’è da essere estremamente cauti e che, comunque, dipendono dalla dimensione delle misure di QE, essa stessa un segnale della volontà europea di combattere la crisi. E sull’esistenza di questa volontà v’è anche da essere assai scettici (come l’ennesima posizione interlocutoria della BCE giovedì scorso dimostra).
Chi potrebbe certamente beneficiare del QE sono le banche, sia che scelgano di cedere titoli alla BCE realizzando significative plusvalenze, sia che preferiscano approfittare di più propizie condizioni sul mercato azionario per condurre in porto i necessari aumenti di capitale. In ogni caso, i loro quozienti patrimoniali risulterebbero migliorati, con conseguenti maggiori chance di passare le “prove da sforzo” (stress test) a cui saranno sottoposte dalla BCE nei prossimi mesi, il primo passaggio della gracilissima “unione bancaria” che l’Unione Europea sta faticosamente impostando. Sospettiamo che il sostegno ai bilanci bancari – inclusi quelli tedeschi, il che spiegherebbe la presa di posizione di Weidmann - possa essere la motivazione principale del QE. (Bilanci bancari in ordine potrebbero in subordine accrescere la capacità di erogare credito, ma senza una ripresa della domanda aggregata “il cavallo non beve” come si diceva un tempo).
Una possibile variante del QE sarebbe l'acquisto di titoli rappresentativi di mutui fondiari e prestiti alle aziende. Quasi la metà degli interventi della Banca Centrale Usa ha per oggetto mutui cartolarizzati. In Europa il limite è costituito dall'insufficiente disponibilità di tali titoli a causa del non massiccio ricorso alla cartolarizzazione (la complessa procedura di “confezionamento” dei mutui), che diversamente dagli Usa non è ancora ripresa su larga scala dopo il fermo del 2008-2009.
Una ricaduta non trascurabile, una vera boccata d'ossigeno per i nostri esportatori, potrebbe venire dall'indebolimento del cambio esterno dell'Euro. A questo proposito, alcuni commentatori propongono che – analogamente a quanto fanno la Banca Nazionale Svizzera e la Bank of Japan – la BCE compri titoli esteri, allo scopo di abbassare il valore dell'Euro.
Viste le condizioni comatose della nostra economia, quella del QE, presa in sé, può essere una proposta da non respingere. Ma il giudizio si fa più critico ove si allarghi lo sguardo.
La prima riflessione riguarda il grave ritardo nell'adozione - ammesso che vengano effettivamente adottate - di misure che sarebbero state mature almeno due anni fa. E’ un ritardo dovuto esclusivamente alla difficoltà di raccogliere, all'interno della BCE, il consenso di dirigenti provenienti da Paesi in condizioni economiche divergenti. Viene da chiedersi quali danni si siano prodotti, nel frattempo, nelle economie più deboli. L’ineffabile Weidmann ha peraltro successivamente ritrattato parte delle sue aperture in un defatigante stop and go sulla pelle di milioni di cittadini europei.
La seconda criticità, ancora più grave, attiene alla macroscopica asimmetria fra le vere e proprie acrobazie di una politica monetaria espansiva di quantomeno dubbia efficacia e la deliberata scelleratezza con cui si continua ad imporre all'eurozona una politica di bilancio ostinatamente restrittiva. Il QE all’europea può risultare l’ennesimo pannicello caldo che la BCE somministra alla disastrata economia europea procrastinando la sua agonia e il redde rationem della moneta unica: un quadro questo in cui si affermano le condizioni vieppiù sconfortanti dei lavoratori, condannati a continui giri di vite in termini di sempre maggiore precarietà e sempre peggiore salario. Ma queste contraddizioni non sono che una prova ulteriore della perversità insita nell'architettura dell'euro, che pare avviato a diventare una metafora di quanto di peggio c'è nel capitalismo. Postilla
Una postilla sollecitata da un commento (ricevuto in privato) da Antonella Stirati.
1) Se il QE comporta acquisti di titoli proporzionali alle quote di capitale BCE (come probabile se si fa), questo non aiuta la discesa dei differenziali fra paesi dei tassi di rendimento dei titoli. Da questo punto di vista il QE dovrebbe riguardare soprattutto i paesi periferici (come ci suggeriva la prof.ssa Stirati). Nel pezzo noi abbiamo enfatizzato l’aspetto stimolo alla domanda interna tedesca, anche importante, pur con molto cautele circa gli effetti del QE sulla domanda aggregata specie se condotto su scala inadeguata.
2) Circa la scelta fra titoli pubblici e privati: se il QE fosse rivolto come vorrebbero i tedeschi soprattutto o esclusivamente a quelli privati - per giunta di qualità, cioè di grandi imprese che l’Italia non ha (riprendo il Sole-24 Ore del 2 aprile) - non si assalirebbe la radice del problema, cioè il fatto che il settore del credito nella periferia pratica tassi di interesse elevati proprio come conseguenza dei tassi relativamente elevati sui titoli pubblici. Quindi se la BCE volesse essere coerente con l’obiettivo congiunto di preservare e uniformare la trasmissione della politica monetaria nell’Eurozona dovrebbe concentrare il QE sui titoli pubblici dei paesi periferici (come ci suggeriva Stirati). A questo punto il QE si risolverebbe in quello che da anni reclamiamo a gran voce: un intervento attivo della BCE sui debiti sovrani in difficoltà (senza condizionalità e senza sterilizzazioni). Naturalmente questo non basterebbe per “far bere il cavallo” senza un’opportuna politica fiscale espansiva, a sua volta favorita dalla politica monetaria accomodante. *Già funzionario di banca ** Professore ordinario di Politica monetaria e fiscale del’Unione Monetaria Europea, Università di Siena
La BCE sarebbe solo l'ultimo istituto d'emissione a praticare il QE, dopo che da anni ne fanno uso, con diverse modalità, le banche centrali di Usa, GB, Giappone e Svizzera. Tali acquisti, realizzati iniettando nel sistema moneta addizionale, vengono variamente giustificati a seconda dei rispettivi mandati. La Federal Reserve americana può esplicitamente dichiarare che l'aumento di domanda ottenuto in virtù del QE consentirà di abbassare la disoccupazione; la Bank of England si è limitata ad indicare che l'aumento di circolante serve ad evitare che l'inflazione scenda troppo al di sotto del 2% annuo; la BCE lo presenterà probabilmente come strumento di “trasmissione della politica monetaria”, cioè volto a determinare tassi di interesse e provvista di credito sufficientemente uniformi in tutta l’Eurozona e per i diversi operatori economici, ma anche come strumento per evitare che il tasso di inflazione si allontani troppo dall’obiettivo del 2%. Per la verità forme di QE sono state già praticate anche dalla BCE sotto forma di acquisto di titoli pubblici nel mercato secondario nel Securities Market Programme (2010-11), ma in quel caso l’immissione di liquidità veniva sterilizzata ciò che non accadrebbe col QE.
Nonostante operazioni di questo genere, spesso definite “non ortodosse” (ma cos’è l’ortodossia?), vengano poste in essere fin dal 2008, non c'è ancora consenso sulla loro efficacia. I critici sostengono, con qualche plausibilità, che queste ingenti immissioni di liquidità non fanno che alimentare altre bolle finanziarie, con tutti i rischi per la stabilità che ne conseguono. In risposta a tali censure, alcuni economisti fra cui Larry Summers, con una certa onestà intellettuale, si sono chiesti se le bolle non siano proprio quello di cui hanno bisogno economie mature, altrimenti condannate alla stagnazione, per ottenere un minimo di crescita.
L'abbassamento dei tassi d’interesse che si produrrebbe sui titoli oggetto del QE – data la relazione inversa fra prezzo dei titoli e loro rendimento - si trasmetterebbe tramite i normali meccanismi di mercato alle altre classi di titoli e finirebbe, secondo la teoria dominante, per incoraggiare le decisioni di spesa. Più che sugli investimenti delle imprese, l’aumento del prezzo dei titoli potrebbe avere “effetti ricchezza” sulla spesa delle famiglie che li posseggono, le quali sarebbero invogliate a spendere di più forti della percezione di un'accresciuta ricchezza mobiliare. Tale effetto è tuttavia più certo negli Stati Uniti dove, per esempio via fondi comuni e fondi pensione, il ceto medio possiede parecchi titoli, ma probabilmente meno in Europa.
Proviamo dunque ad immaginare realisticamente i possibili vantaggi, in particolare per il nostro paese, di un massiccio programma di acquisti che comprenda titoli di tutti i Paesi dell'Eurozona in ragione del peso dei rispettivi PIL. Un ulteriore calo dei tassi a lungo termine avrebbe effetti positivi per il bilancio pubblico, mentre le ripercussioni sulle obbligazioni societarie e sul mercato azionario potrebbero favorire il settore privato. Il condizionale è d’obbligo perché le decisioni di investimento delle imprese dipendono fondamentalmente dalla domanda aggregata attesa e non tanto da favorevoli condizioni sul lato del loro finanziamento. E da questo punto di vista non ci attendiamo che il QE abbia effetti dirimenti sulle decisioni di spesa delle famiglie.
Un eventuale QE europeo comporterebbe una ripartizione degli acquisti di titoli fra i paesi dell’Eurozona in proporzione alla partecipazione al capitale della BCE in modo da non prestare il fianco all'accusa di essere un aiuto esclusivo alle economie periferiche. Più controversa è la distribuzione degli acquisti fra titoli fra pubblici e privati, con i tedeschi che favoriscono i secondi per motivi evidenti a tutti (si veda a proposito la postilla in fondo all’articolo). Con un’economia tedesca che marcia vicino al pieno impiego, laddove il QE conducesse a una maggiore domanda interna questo potrebbe tradursi in acquisti addizionali di nostri beni e servizi scongiurando nuovi squilibri commerciali intra-Eurozona. Si tratta però di effetti sulla cui portata v’è da essere estremamente cauti e che, comunque, dipendono dalla dimensione delle misure di QE, essa stessa un segnale della volontà europea di combattere la crisi. E sull’esistenza di questa volontà v’è anche da essere assai scettici (come l’ennesima posizione interlocutoria della BCE giovedì scorso dimostra).
Chi potrebbe certamente beneficiare del QE sono le banche, sia che scelgano di cedere titoli alla BCE realizzando significative plusvalenze, sia che preferiscano approfittare di più propizie condizioni sul mercato azionario per condurre in porto i necessari aumenti di capitale. In ogni caso, i loro quozienti patrimoniali risulterebbero migliorati, con conseguenti maggiori chance di passare le “prove da sforzo” (stress test) a cui saranno sottoposte dalla BCE nei prossimi mesi, il primo passaggio della gracilissima “unione bancaria” che l’Unione Europea sta faticosamente impostando. Sospettiamo che il sostegno ai bilanci bancari – inclusi quelli tedeschi, il che spiegherebbe la presa di posizione di Weidmann - possa essere la motivazione principale del QE. (Bilanci bancari in ordine potrebbero in subordine accrescere la capacità di erogare credito, ma senza una ripresa della domanda aggregata “il cavallo non beve” come si diceva un tempo).
Una possibile variante del QE sarebbe l'acquisto di titoli rappresentativi di mutui fondiari e prestiti alle aziende. Quasi la metà degli interventi della Banca Centrale Usa ha per oggetto mutui cartolarizzati. In Europa il limite è costituito dall'insufficiente disponibilità di tali titoli a causa del non massiccio ricorso alla cartolarizzazione (la complessa procedura di “confezionamento” dei mutui), che diversamente dagli Usa non è ancora ripresa su larga scala dopo il fermo del 2008-2009.
Una ricaduta non trascurabile, una vera boccata d'ossigeno per i nostri esportatori, potrebbe venire dall'indebolimento del cambio esterno dell'Euro. A questo proposito, alcuni commentatori propongono che – analogamente a quanto fanno la Banca Nazionale Svizzera e la Bank of Japan – la BCE compri titoli esteri, allo scopo di abbassare il valore dell'Euro.
Viste le condizioni comatose della nostra economia, quella del QE, presa in sé, può essere una proposta da non respingere. Ma il giudizio si fa più critico ove si allarghi lo sguardo.
La prima riflessione riguarda il grave ritardo nell'adozione - ammesso che vengano effettivamente adottate - di misure che sarebbero state mature almeno due anni fa. E’ un ritardo dovuto esclusivamente alla difficoltà di raccogliere, all'interno della BCE, il consenso di dirigenti provenienti da Paesi in condizioni economiche divergenti. Viene da chiedersi quali danni si siano prodotti, nel frattempo, nelle economie più deboli. L’ineffabile Weidmann ha peraltro successivamente ritrattato parte delle sue aperture in un defatigante stop and go sulla pelle di milioni di cittadini europei.
La seconda criticità, ancora più grave, attiene alla macroscopica asimmetria fra le vere e proprie acrobazie di una politica monetaria espansiva di quantomeno dubbia efficacia e la deliberata scelleratezza con cui si continua ad imporre all'eurozona una politica di bilancio ostinatamente restrittiva. Il QE all’europea può risultare l’ennesimo pannicello caldo che la BCE somministra alla disastrata economia europea procrastinando la sua agonia e il redde rationem della moneta unica: un quadro questo in cui si affermano le condizioni vieppiù sconfortanti dei lavoratori, condannati a continui giri di vite in termini di sempre maggiore precarietà e sempre peggiore salario. Ma queste contraddizioni non sono che una prova ulteriore della perversità insita nell'architettura dell'euro, che pare avviato a diventare una metafora di quanto di peggio c'è nel capitalismo. Postilla
Una postilla sollecitata da un commento (ricevuto in privato) da Antonella Stirati.
1) Se il QE comporta acquisti di titoli proporzionali alle quote di capitale BCE (come probabile se si fa), questo non aiuta la discesa dei differenziali fra paesi dei tassi di rendimento dei titoli. Da questo punto di vista il QE dovrebbe riguardare soprattutto i paesi periferici (come ci suggeriva la prof.ssa Stirati). Nel pezzo noi abbiamo enfatizzato l’aspetto stimolo alla domanda interna tedesca, anche importante, pur con molto cautele circa gli effetti del QE sulla domanda aggregata specie se condotto su scala inadeguata.
2) Circa la scelta fra titoli pubblici e privati: se il QE fosse rivolto come vorrebbero i tedeschi soprattutto o esclusivamente a quelli privati - per giunta di qualità, cioè di grandi imprese che l’Italia non ha (riprendo il Sole-24 Ore del 2 aprile) - non si assalirebbe la radice del problema, cioè il fatto che il settore del credito nella periferia pratica tassi di interesse elevati proprio come conseguenza dei tassi relativamente elevati sui titoli pubblici. Quindi se la BCE volesse essere coerente con l’obiettivo congiunto di preservare e uniformare la trasmissione della politica monetaria nell’Eurozona dovrebbe concentrare il QE sui titoli pubblici dei paesi periferici (come ci suggeriva Stirati). A questo punto il QE si risolverebbe in quello che da anni reclamiamo a gran voce: un intervento attivo della BCE sui debiti sovrani in difficoltà (senza condizionalità e senza sterilizzazioni). Naturalmente questo non basterebbe per “far bere il cavallo” senza un’opportuna politica fiscale espansiva, a sua volta favorita dalla politica monetaria accomodante. *Già funzionario di banca ** Professore ordinario di Politica monetaria e fiscale del’Unione Monetaria Europea, Università di Siena
MERKER ONORATI CHE CI CONSIDERI DEI PIANTAGRANE
Merkel, Amato (lista Tsipras): onorati che ci consideri dei piantagrane!
La Merkel annuncia che in visita ad Atene non incontrerà Alexis Tsipras e
lo definisce un piantagrane. «Siamo onorati che la responsabile del
disastroso corso delle politiche europee, del massacro sociale e della
austerità che ha distrutto la Grecia e sta facendo pagare ai popoli la
crisi, ci consideri piantagrane – ha dichiarato Fabio Amato -. A lei e
agli amici di banche e speculazione vogliamo piantarne ancora molte, per
cambiare un’Europa che fa solo gli interessi di Merkel &c. Proprio
per questo abbiamo candidato alla presidenza della Commissione Europea
Alexis Tsipras, contro quelli come la Merkel e i suoi alleati greci ed
italiani, come Samaras, Schulz e Renzi, per cambiare davvero e
costruire un’Europa sociale e del lavoro, invece di quella attuale della
precarietà e della disoccupazione».
SOMMARIE RIFFLESSIONI SULLA CRISI
SOMMARIE RIFLESSIONI SULLA CRISI
Si tratta di un argomento talmente complesso e denso di dibattiti
teorici da richiedere pure un notevole approfondimento storico.
Insomma, sarebbe necessario tenerci sopra un intero corso di lezioni e
non soltanto una breve introduzione e per spunti assai sommari. Tanto
più che non sono d’accordo sull’impostazione prevalentemente
economicistica con cui viene solitamente discusso tale problema.
Sia chiaro che nelle due parti in cui verrà diviso questo scritto non
affronterò il tema della crisi iniziata nel 2008; nemmeno mi fisserò su
come essa viene interpretata dagli economisti odierni o anche dal
Governo con le sue misure che stanno ottenendo risultati esattamente
contrari alle intenzioni dichiarate (credo assai diverse da quelle
perseguite politicamente, con la sola maschera della necessità
economica).
Un simile argomento va trattato in altra sede e dopo aver preso
visione delle pur sommarie indicazioni relative alla problematica
generale della crisi. Altrimenti s’instaura una semplice “discussione da
bar”. Comunque il lettore attento potrà più volte istituire un
parallelo tra quanto qui scritto e le pappardelle fornite in questi
ultimi quattro anni.
Mi rifarò ancora una volta ad un
esempio da me utilizzato più volte per analogia perché particolarmente
congruo nella sua applicazione al tema della crisi, sempre pensata come
semplicemente economica. Il terremoto, magari con annesso tsunami,
è evento catastrofico che colpisce a fondo la vita degli uomini; ed è
ancora imprevedibile, checché se ne dica a volte con somma insipienza.
Tutti, evidentemente, fuggono disordinatamente nel momento cruciale, poi
iniziano ad organizzarsi in previsione di eventuali nuove scosse e
pensano infine alla ricostruzione.
Il sismologo sa tuttavia che il tremore di superficie, così
disastroso, dipende da scontri tra strati del terreno che avvengono a
grande profondità; più profondi sono tali urti e frizioni, maggiore è
l’energia accumulata per anni e decenni (talvolta secoli) e più intenso e
violento è il suo scaricarsi; tanto più ampia è inoltre la zona colpita
dallo sconquasso. Non è escluso che in futuro i terremoti possano
essere previsti con qualche significativa probabilità (così com’è
accaduto per le previsioni meteorologiche per brevi periodi); a patto
però che non ci si limiti a studiare grafici e tabelle statistiche che
indicano soltanto la loro frequenza nel tempo, le zone maggiormente
colpite, certi andamenti lineari di superficie, magari correlazioni più o
meno credibili con altri fenomeni altrettanto superficiali, ecc. Tutte
rilevazioni non inutili, sia chiaro, ma alle quali attribuire il
significato di sintomi “fenomenici”, che devono spingere a guardare più
in profondità, nelle viscere della terra.
PUTIN FURIOSO ORDINA PROGETTO DOPPIA AQUILA PER DISTRUGGERE LE..
Putin furioso
ordina “Progetto Doppia Aquila” per distruggere le economie degli Stati
Uniti e dell’UE
In una delle sue
relazioni più scioccanti dall’inizio della crisi ucraina, il Ministero
degli Affari Esteri (MoFA) avverte oggi che il presidente Putin ha
ordinato l’immediata attuazione del “Progetto Doppia Aquila”, che una
volta pienamente realizzato farà in modo che tutta l’energia globale
sarà acquistata in oro ponendo così fine al regno del dollaro
statunitense come valuta di riserva globale e il collasso delle economie
degli Stati Uniti e dell’Unione europea.
Il “Progetto
Doppia Aquila”, secondo questo rapporto, chiede che la Banca Centrale
della Federazione Russa (CBR) inizi la produzione di monete da 5 Rubli
d’oro contenenti 0,1244 once troy di Oro puro, con un diametro di 18
millimetri, decorate con una doppia aquila schermato e coronata le quali
diventeranno l’alternativa mondiale sia al dollaro USA che all’euro per
l’acquisto di forniture energetiche.
Fondamentale notare, secondo questa relazione, che il “Progetto Doppia Aquila” prevede la creazione di un nuovo “sistema di pagamento nazionale” che consentirà alla Russia di costruire le fondamenta che potrebbero presto offrire un’alternativa alla Società per le telecomunicazioni finanziarie interbancarie mondiali ( SWIFT ) del sistema bancario e permettere alle nazioni di tutto il mondo la possibilità di allontanarsi dal dollaro americano e dall’egemonia degli Stati Uniti.
Fondamentale notare, secondo questa relazione, che il “Progetto Doppia Aquila” prevede la creazione di un nuovo “sistema di pagamento nazionale” che consentirà alla Russia di costruire le fondamenta che potrebbero presto offrire un’alternativa alla Società per le telecomunicazioni finanziarie interbancarie mondiali ( SWIFT ) del sistema bancario e permettere alle nazioni di tutto il mondo la possibilità di allontanarsi dal dollaro americano e dall’egemonia degli Stati Uniti.
La causa dietro la
reazione “furiosa” di Putin di ordinare il “Progetto Doppia Aquila”,
secondo quanto afferma la relazione, è stata il blocco “illegale e
assurdo ” di una rimessa dall’ambasciata russa
verso la SOGAZ Insurance Group da parte della più grande banca degli
Stati Uniti, JPMorgan questa settimana attraverso SWIFT e alla quale il
portavoce del ministero degli Esteri Aleksandr Lukashevich ha risposto
dichiarando:
“Se con questo la
società finanziaria americana ha voluto “guadagnare punti” agli occhi
della Casa Bianca, ha evidentemente esagerato. Washington deve capire:
Ogni azione ostile alla missione diplomatica russa rappresenta non solo
una violazione del diritto internazionale, ma può anche essere fonte di
contromisure, che inevitabilmente influenzeranno il lavoro della
Ambasciata degli Stati Uniti e dei consolati generali in Russia”.
A parte la messa
in opera da parte di Putin del “Progetto Doppia Aquila”, Questa
relazione fa notare, che egli ha inoltre ordinato che Sberbank, la più
grande banca in Russia e in tutta l’Europa orientale, interrompa
l’emissione di prestiti al consumo in valuta estera, una mossa che il
sito finanziario americano altamente influente Zero Hedge ha avvertito
“è la miccia che elimina la scelta alla Russia se lasciare o meno i
petrodollari volontariamente e lo rende una opzione obbligatoria”.
Importante notare su SWIFT, secondo quanto afferma la relazione, è che esso è il “collante” che tiene il sistema monetario globale attaccato al dollaro USA e che questa “banca delle banche centrali ” funziona come mezzo per lo scambio di valuta ed è stata il perno centrale per le transazioni delle materie prime e di energia globali legate alla valuta di riserva, ma un sistema russo basato sull’oro “distruggerebbe tutto in una quindicina di giorni”.
Importante notare su SWIFT, secondo quanto afferma la relazione, è che esso è il “collante” che tiene il sistema monetario globale attaccato al dollaro USA e che questa “banca delle banche centrali ” funziona come mezzo per lo scambio di valuta ed è stata il perno centrale per le transazioni delle materie prime e di energia globali legate alla valuta di riserva, ma un sistema russo basato sull’oro “distruggerebbe tutto in una quindicina di giorni”.
Inoltre, a questo
nuovo sistema mondiale bancario russo legato all’oro alternativo allo
SWIFT, la relazione afferma, si uniranno le altre nazioni BRICS
(Brasile, India, Cina e Sud Africa) che hanno all’unanimità e, in molti
modi, con forza sostenuto la posizione della Russia in Crimea contro gli
Stati Uniti e l’UE.
Con gli Stati Uniti che devono pagare i propri oligarchi il 26% delle entrate fiscali disponibili per interessi, questa relazione continua, e con l’Unione europea che ha ora avvertito che le sarebbe costato 215 miliardi dollari fermare le importazioni di gas russo, la CBR ha potuto sollevare riserve auree russe di oltre 1.040 tonnellate mostrando la sua forza contro le banche centrali occidentali che vivono solamente del denaro stampato.
Con gli Stati Uniti che devono pagare i propri oligarchi il 26% delle entrate fiscali disponibili per interessi, questa relazione continua, e con l’Unione europea che ha ora avvertito che le sarebbe costato 215 miliardi dollari fermare le importazioni di gas russo, la CBR ha potuto sollevare riserve auree russe di oltre 1.040 tonnellate mostrando la sua forza contro le banche centrali occidentali che vivono solamente del denaro stampato.
Per sostenere il
“Progetto Gold Eagle” contro l’inevitabile contraccolpo USA-UE, la
relazione rileva, il Ministero delle Risorse Naturali (MNR) riporta che
il Progetto Natalka ha già avviato la produzione ed è in grado di
fornire al CBR una “scorta infinita” d’oro per favorire il successo di
questa nuova valuta globale per gli acquisti di approvvigionamento
energetico.
Nota: La Russia ha le seconde maggiori riserve auree del mondo a 12.500 tonnellate (oltre 400 milioni di once) e il Progetto Natalka, situata nella regione di Magadan, è considerato uno dei più grandi giacimenti d’oro nel mondo e dispone di 32 milioni di once di riserve probabili e una risorsa totale di 60Moz + e ha iniziato la produzione questo mese.
Nota: La Russia ha le seconde maggiori riserve auree del mondo a 12.500 tonnellate (oltre 400 milioni di once) e il Progetto Natalka, situata nella regione di Magadan, è considerato uno dei più grandi giacimenti d’oro nel mondo e dispone di 32 milioni di once di riserve probabili e una risorsa totale di 60Moz + e ha iniziato la produzione questo mese.
La cosa più
inquietante di cui parla questa relazione, però, è il suo monito che
l’annessione della Crimea è diventata una “giustificazione” per gli
Stati Uniti nel degenerare la propria presenza militare praticamente
ovunque, anche vicino alla Russia e che le forze della Nato stanno
progettando accumuli di massa di nazioni del Caucaso come l’Armenia e
l’Azerbaigian volte a spaccare la Russia.
E per l’assurdità assoluta della propaganda di guerra USA-NATO contro la Russia, al fine di giustificare i loro accumuli di truppe, questa relazione conclude, nessuno deve guardare più in là di NBC News, che all’inizio di questa settimana ha pubblicato un articolo del giornalista Jim Maceda, intitolato: “Il Tour del confine tra Ucraina e Russia non trova segni di rafforzamento militare”, ma poi è tornato indietro e oggi ha pubblicato un articolo intitolato “ ci sono Segni del ritiro delle truppe russe dal confino con l’Ucraina”.
E per l’assurdità assoluta della propaganda di guerra USA-NATO contro la Russia, al fine di giustificare i loro accumuli di truppe, questa relazione conclude, nessuno deve guardare più in là di NBC News, che all’inizio di questa settimana ha pubblicato un articolo del giornalista Jim Maceda, intitolato: “Il Tour del confine tra Ucraina e Russia non trova segni di rafforzamento militare”, ma poi è tornato indietro e oggi ha pubblicato un articolo intitolato “ ci sono Segni del ritiro delle truppe russe dal confino con l’Ucraina”.
La NBC News non lo
dice, ma essa non da neanche il tempo ai suoi lettori/spettatori di
notare la propria ipocrisia finalizzata alla guerra.
RENZI NON ACCETTIAMO RICATTI ! BERLUSCONI MANTENIAMO LA PAROLA
Renzi: non accettiamo ricatti. Berlusconi: manteniamo parola
'Respingo le affermazioni di chi sostiene che 'prima si dice sì alle
riforme, poi ci si rimangia la parola, quindi si lanciano ultimatum'.
Forza Italia non si rimangia alcunché e mantiene dritta la barra in
direzione delle necessarie riforme per la modernizzazione del Paese'':
così Silvio Berlusconi in una nota. ''Quanto alla tempistica, è evidente
che la prima lettura a palazzo Madama della riforma del Senato è il
primo passo di un procedimento che richiede alcuni mesi di tempo e
quattro passaggi parlamentari. Sarebbe quindi opportuno che
l'approvazione definitiva da parte del Senato della legge elettorale
avvenisse anticipatamente rispetto a questa riforma''. Così Silvio
Berlusconi
Si fa più serrato il pressing di Forza Italia sul premier Renzi per
l'approvazione della riforma elettorale. Brunetta lancia un ultimatum:
'approvi la riforma elettorale prima di Pasqua, altrimenti casca
l'accordo'. Pure il consigliere politico di Berlusconi, Giovanni Toti,
lo sostiene e al ministro Boschi manda a dire che 'le riforme sono
possibili solo con l'appoggio di Forza Italia'. "Noi chiediamo a Renzi,
se vuole mantenere la parola, se vuole mantenere i patti, di approvare
la riforma elettorale prima di Pasqua, altrimenti casca l'accordo con
Berlusconi, con Forza Italia". Lo afferma il capogruppo FI alla Camera,
Renato Brunetta, a Skytg 24. "La riforma della legge elettorale è ferma
da tre settimane al Senato e non è stata ancora consegnata alla
Commissione Affari Costituzionali competente. Se è in grado Renzi
approvi la riforma elettorale, così com'è stata approvata dalla Camera,
prima di Pasqua, se non è in grado, non ha i numeri per farlo, ne tragga
le conseguenze, magari anche con le sue dimissioni", presegue
Brunetta. Mentre, in merito alla riforma del Senato, il capogruppo Fi
alla Camera sottolinea: "La riforma del Senato è stata approvata lunedì
scorso dal Consiglio dei ministri, ma quella riforma non è stata
consegnata agli uffici competenti di Palazzo Madama, il che vuol dire
che non esiste ancora, che ci stanno ancora lavorando".
Sulle riforme "non accettiamo ultimatum da nessuno meno che meno da Brunetta. Se stanno al gioco delle riforme bene se no, al Senato, ce la facciamo". Così Matteo Renzi
risponde ai giornalisti sugli ultimatum di Fi sulle riforme. "Le
questioni interne a Fi - spiega il presidente del consiglio - se le
risolvano loro. Noi rispettiamo il loro dibattito interno ma non
accettiamo ultimatum da nessuno". Alla domanda dei giornalisti se senza
Fi la maggioranza ha i numeri al Senato per approvare la riforma del
bicameralismo, il premier risponde: "Ce la facciamo, ce la
facciamo". "Non mi risultano incontri", ha detto il premier rispondendo a
chi gli chiede se incontrerà Silvio Berlusconi. "Per noi la prima
scelta è di stare vicini alle persone che guadagnano di meno, come
dimostra la decisione di dare 80 euro in busta paga. Sugli stipendi dei
manager aspettate domani, ne parleremo e vedrete, sarete contenti": così
Renzi, lasciando Palazzo Chigi per una passeggiata, risponde sulle
scelte del governo.
"E' un'idea di Brunetta, il testo (della legge elettorale, ndr) deve
essere ancora esaminato dalla commissione del Senato e a Pasqua mancano
10 giorni". Così il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi chiude
all'aut aut di Renato Brunetta che ha chiesto al governo di approvare
entro Pasqua l'Italicum.
"Ha ragione Brunetta, la legge elettorale è parcheggiata al Senato e
non ancora incardinata. La teniamo lì, perché? Votiamola subito": così
Giorvanni Toti, consigliere politico di Silvio Berlusconi, a 'Fatti e
misfatti', su Tgcom24.
"Berlusconi ha accettato di fare le riforme assieme a Renzi, riforme
che Berlusconi vuol fare dal 1994 per fare cose utili al Paese ma che
siano riforme serie e fatte bene", ha detto Toti. Sulla riforma del
Senato, in particolare, sottolinea: "La vogliamo scrivere decentemente
invece che su un folgio a quadretti, dove la Lombardia ha gli stessi
rappresentanti della Val d'Aosta?". Per Toti, comunque, "i paletti"
della riforma restano: "Riduzione dei costi e dei parlamentari e fine
del bicameralismo perfetto". Ma, evidenzia, "o facciamo una cosa seria o
il Senati lo aboliamo".
E aggiunge: "La verità è che queste riforme sono possibili solo con
l'appoggio di Forza Italia, che è un vero partito riformista. Noi
diciamo a Renzi: non molliamo questo percorso di riforme, ma non
scarichi sul Parlamento e su di noi tutti i guai che gli danno i suoi".
''Alla Boschi voglio ricordare che senza Forza Italia la legge
elettorale non sarebbe passata alla Camera, dove c'erano i franchi
tiratori del Pd. Senza di noi non sarebbe passata nemmeno l'abolizione
delle province, che tra parentesi non sono state abolite ma è stato
abolito il diritto di voto per le province", spiega Toti. E il
consigliere politico di Berlusconi evidenzia: "I patti del Nazareno sono
la rotta: non vorrei che si dimenticasse che l'Italicum è uscito dal
Nazareno in un modo e poi Renzi ha chiesto a Berlusconi, per favore, di
rinegoziare alcuni punti della legge. L'Italicum è uscito molto bene dal
Nazareno, è uscito benino dalla Camera, non vorremo che uscisse male
dal Senato".
SEGNALI DI UN RITORNO AGLI ANNI DELLE STAGI
Segnali di un Ritorno agli Anni delle Stragi
Oggi,
che in tutta Europa il clima è rovente e le frizioni sociali sono
prossime al limite massimo, il rischio che si verifichino dei colpi di
testa è reale. Come è reale che forze occulte si stiano già preparando
per eseguire qualche messinscena su cui servire qualche cadavere tipo
una bomba al mercato, l'omicidio di un magistrato, il sequestro di un
politico ecc. D’altra
parte l’atmosfera è questa. Lo sentiamo spesso ripetere agli angoli
delle strade, alle fermate del bus come all'interno dei bar: “andrebbero
eliminati tutti” - riferendosi alla nutrita e ben pasciuta casta
politica.
È
un sentimento dilagante che tuttavia non genera allarme in quanto tale;
nessuna persona assennata oserebbe mai compiere un gesto simile come
quello di ammazzare una persona. Tutt'altro discorso va fatto per i
disturbati di mente ma non è di costoro che ci preoccupiamo ora. Il
punto di fondo è e resta il malcontento generalizzato che,
dall'esautorazione di Silvio Berlusconi, ha preso piede in tutto lo
Stivale.
Chiunque
abbia letto il pensiero del ben noto Noam Chomsky o dell'altrettanto
noto David Icke, avrà compreso esattamente dove si trovi il tranello e
come tale meccanismo sottile si insinui nei rapporti sociali. Entrambi i
succitati, in maniera molto simile, hanno parlato e scritto di
strategia della distrazione, di come creare problemi per poi servire le
soluzioni e della strategia della gradualità.
In
buona sostanza il modello non cambia mai e funziona come un orologio
svizzero da almeno due secoli. Ed è proprio su questo inganno che i
governanti dei popoli azionano le proprie leve del controllo di massa
per erodere lentamente cospicue fette di libertà. Di questo passo, tra
poco tempo, il termine libertà non avrà più alcun significato. Forse
neanche sarà più possibile comporre piccoli editoriali come questo.
Se
ancora siete prigionieri del vetusto concetto secondo il quale il
controllo di ogni singolo individuo fosse una realtà propria della
Unione Sovietica o della DDR (ex Germania dell'Est) in cui la
corrispondenza, le comunicazioni telefoniche, le lezioni universitarie, i
discorsi sul posto di lavoro come addirittura gli acquisti di
medicinali erano azioni attentamente spiate dagli organi orridi di
polizia interna, sappiate che state fuori strada. Questo genere di
controlli non sono mai e poi mai venuti meno. Anzi!
Con
l'avvento della tecnologia e del computer si sono incredibilmente
infittiti. Esistono sistemi di riconoscimento vocale sofisticatissimi in
grado di riconoscere una singola voce tra milioni e milioni parlanti in
quel dato momento. Ed esistono anche sistemi satellitari in grado di
riconoscere un soggetto semplicemente cogliendo dallo spazio un
frammento della propria ombra proiettata al suolo terrestre. E non è
affatto fantascienza. Questo genere di apparecchiature ultramoderne sono
in grado di tradurre, in tempo reale, i testi dei vostri messaggi
mentre li state realizzando digitando sullo schermo del vostro
telefonino ed idem quando scrivete al computer: come poggiate un
polpastrello sulla tastiera siete già sotto controllo da parte del
“cervellone” il quale cataloga tutto e conserva in un archivio di
dimensioni immani.
Tale
cervellone è settato in maniera tale da riconoscere in tempo reale
anche i termini che state utilizzando e verificarne la “pericolosità”. E
lì restano le vostre tracce a cui si potrà attingere nel momento in cui
un giorno decideste di buttarvi in politica o nel campo della scrittura
anti-sistema.
Proprio
così: nel momento in cui doveste diventare abili divulgatori di verità
scomode, verrete immediatamente analizzati. Scandaglieranno tutto il
vostro passato ed andranno a ripescare pensieri vostri scritti su
facebook od altri networks anni ed anni addietro. Dopodiché scatterà un
accanimento su di vuoi sino a ridurvi pubblicamente a zero annientando
anche la vostra credibilità. La maggior parte degli individui su questo
pianeta nemmeno crede a tutto ciò e liquida questo genere di
informazioni come immondizia!
A
questo punto urge porsi una domanda, anzi due: per quale ragione è
necessario controllare la popolazione sin dentro la propria vita? E come
è possibile aumentare di anno in anno tale potere di controllo e di
ingerenze nella sfera privata della cittadinanza senza che la stessa
cittadinanza si renda conto di stare cedendo a spizzichi e bocconi la
propria vita nelle mani di gente infame?
La
prima risposta è semplicissima: il cosiddetto “potere” teme di perdere
il potere che si è arbitrariamente costruito corrompendo, eliminando,
ammutolendo soggetti riottosi e poco inclini ad essere incapsulati. La
seconda risposta è il nocciolo della questione. Ma qui ci vuole un
esempio per comprendere meglio il tutto.
Se
io volessi ridurre una persona sotto controllo non potrei presentarmi
annunciando il mio progetto poiché essa si allarmerebbe e farebbe di
tutto per inibire la mia azione. Ma se io mi presentassi ammantato di
perbenismo proferendo discorsi suadenti protesi a carpire la buona fede
della vittima prescelta e se mi mostrassi amico, la vittima farebbe
abbassare le proprie difese verso di me ed io conquisterei la piena
fiducia in breve.
Successivamente,
sempre in virtù della fiducia che mi sono capziosamente conquistata, un
bel giorno, le annuncio che grava su di essa una tremenda minaccia. La
vittima, oltre a mettersi paura, essendo convinta della mia amicizia
(confermata dal mio avviso di rischio imminente) si sentirebbe pronta a
seguire i miei suggerimenti pur di evitare le conseguenze della
minaccia. Quindi io potrò prospettare alla vittima il modo in cui agire.
E lo farei, manco a dirlo, secondo un mio piano che ella eseguirebbe senza scrupoli.
Risultato:
io gestisco la vittima dal punto di vista delle scelte e la vittima
stessa mette in atto i miei consigli senza essere minimamente sfiorata
dal sospetto che la minaccia non esista ma che si tratti solo di una mia
congettura finalizzata al suo controllo emozionale.
Né
più né meno quello che alcuni Stati fanno a danno della popolazione! La
spaventano parlando di minacce, attendono che aumenti il livello di
guardia e dopo offrono la soluzione... una soluzione che altro non era
che il piano di sottrazione di libertà redatto a tavolino. Se
necessario, talvolta, grazie alla compiacenza di nuclei violenti
artatamente occultati, si può giungere ad inscenare una pantomima in cui
qualche povero civile malcapitato perda la vita in un attentato, così
da aggiungere una ulteriore dose di terrore nella gente. Questo è stato
fatto anche in Italia e prese il nome di “strategia della tensione” per
l'appunto.
Oggi,
che in tutta Europa il clima è rovente e le frizioni sociali sono
prossime al limite massimo, il rischio che si verifichino dei colpi di
testa è reale. Come è reale che le forze occulte si stiano già
preparando per eseguire qualche messinscena su cui servire qualche
cadavere tipo una bomba al mercato, l'omicidio di un magistrato, il
sequestro di un politico ecc.
Questo
farebbe sì che lo Stato in cui si dovesse verificare un evento del
genere possa trovarsi costretto ad emanare una serie restrittiva delle
singole libertà individuali tramite una sfilza di regolamenti tesi a
distruggere lo spazio di manovra sociale. E ciò aggiungerebbe ulteriore
distanza tra la base e l'apice, o se preferite, tra le istituzioni e la
popolazione. Questo scenario, tutt'altro che immaginario, è quanto
s'intravvede sull'uscio. Sappiate che stiamo andando incontro ad una
fase di vere lacrime e sangue. Sottovalutare questo sarebbe da
incoscienti.
Le
elezioni europee sono alle porte, manca pochissimo. I partiti coinvolti
si giocheranno tutta la partita su un tema solamente: la moneta unica,
insomma, l'euro! E già da qualche tempo abbiamo colto anche qualche
commento altisonante del tipo “chi vuole abbandonare l'Europa è un
criminale” oppure “chi critica l'Europa è un terrorista”... guardate che
non sono termini gettati a caso. Chi ha un minimo di capacità
interpretativa sa bene che questi proclami potrebbero rappresentare, un
domani, la base per discorsi retorici. Attenzione!
Occorre
vigilare attentissimamente, perché non si sottovaluti il benché minimo
segnale proveniente dai settori occulti, gli stessi che avevano ridotto
l'Italia ad un campo di battaglia negli anni di sangue tra Piazza
Fontana e Capaci.
NON BASTA USCIRE DALL'EURO LA MADRE DI TUTTE LE BATTAGLIE
Non Basta Uscire dall'Euro, la Grande Madre di Tutte le Battaglie è la Statizzazione dell'Emissione Monetaria
L’onda
antieuro è in crescita, e non solo per effetto della vittoria di Marine
Le Pen in Francia: si diffonde la coscienza nei media e nel paese che
così non si può andare avanti, è bloccata l’economia, aumenta la
disoccupazione, le famiglie non arrivano a fine mese. Dunque via
dall’euro: il ritorno alla lira rappresenterebbe infatti un modo di
uscire dalla pestifera gabbia della BCE, che ha distrutto e sta
distruggendo l’economia reale italiana.
Ma il fatto è che uscire dall’euro non basta, e come in caso di permanenza nell’eurozona sarà necessario rivedere radicalmente il Trattato dell’Unione Europea per fare della BCE una banca degli Stati europei sotto il controllo dei Governi europei, così a livello nazionale occorrerà accompagnare la fuoriuscita dall’euro con una legge sintetica e efficace che disponga il controllo dell’emissione e della politica monetaria da parte dello Stato, secondo le indicazioni di tanti economisti, tra cui il poco citato Premio Nobel Maurice Allais.
Questo obbiettivo rappresenterà la vera svolta radicale della transizione, l’unica capace di bloccare la spirale del Debito grazie alla riacquisizione del reddito da ‘signoraggio’, fenomeno ieri negato a lungo da presunti ‘esperti’ ed oggi, a fronte della sua innegabilità, piuttosto non citato e discusso, tranne lodevoli eccezioni, sui grandi media.
Una svolta radicale, dunque, ma – questo va sottolineato - non una ‘rivoluzione’ dai contorni utopici e astratti come alcuni vorrebbero far credere. Tre motivi sostanziali, infatti, rendono la proprietà e il controllo statale della Moneta una misura assolutamente razionale, e da questo punto di vista moderata e largamente condivisibile da tutte le forze politiche
Il primo è che la fine del gold standard (sia pure non generalizzata e in parte solo nominale: vedi la richiesta di oro-garanzia della Cina alla FED; e vedi soprattutto il dilagare di compro-oro anche nel nostro paese) fa sì che la moneta possa e debba essere ancorata al Lavoro dei cittadini del Territorio-Stato in cui essa viene emessa e primariamente circola. Dunque è lo Stato, in quanto rappresentante del Popolo, a doversi assumere il Diritto-Dovere di emettere banconote e monete, da una parte rappresentative della ricchezza nazionale già acquisita, e dall’altra – se in parziale sforamento di questo principio di base – finalizzate alla realizzazione di progetti di sviluppo (grandi opere, incentivazione dell’occupazione, etc.) a loro volta capaci di promuovere o rimettere in moto l’economia nazionale.
Il secondo motivo è che l’Italia ha già goduto di sovranità monetaria, dal 1936 al 1992. La Storia, dunque, è dalla nostra parte: nel 1936 la Banca d’Italia, già beneficiata nel 1926 del monopolio dell’emissione di lire fino allora appannaggio di una pluralità di banche private ereditate dalla fase preunitaria, perse la sua natura privatistica e venne trasformata in “ente di diritto pubblico” di nome e di fatto, un istituto cioè dotato di un capitale azionario prevalentemente pubblico. Dopo la caduta del fascismo, i padri costituenti sussunsero la nuova struttura della Banca centrale, ed anzi secondo alcuni studi, ne rafforzarono il controllo governativo. Fu solo nel 1992 che il governo Amato pose fine al carattere pubblico della Banca d’Italia, sull’onda della campagna mediatico-giudiziaria di Tangentopoli.
Il 1992 fu se non il peggiore, uno degli anni peggiori della storia della Repubblica, cadenzato in una serie di tappe letali per la sovranità nazionale: il 2 giugno, il cosiddetto ‘seminario sulle privatizzazioni’ sul Panfilo Britannia, sotto la minaccia simbolica ma non per questo non grave della corrazzata inglese Battleaxe; l’11 luglio, il decreto 333 di Amato, che privatizzando l’intera industria di stato privatizzava anche le BIN-banche di interesse nazionale interne all’Istituto di emissione centrale; a settembre, la svalutazione della lira ad opera di George Soros; infine, il 7 dicembre il sì del Parlamento al Trattato di Maastricht. Tutti passi che anticipavano e davano il via libera all’attuale degrado economico, istituzionale, culturale dell’Italia. Oggi la Banca d’Italia – forse alcuni Rettori non lo sanno – è privata, come denuncio’ nel 2004 Famiglia Cristiana
Il terzo motivo, infine, è che il controllo statale dell’emissione e della politica monetaria non ha nulla dello ‘statalismo’, ed è sempre stata sostenuta da esponenti liberali. I Presidenti americani Thomas Jefferson, Abrahm Lincoln, John Kennedy; l’industriale Henry Ford, il Primo ministro canadese William King Mackenzie, il nostro Alcide De Gasperi, Maurice Allais, Raymond Aron – per citarne alcuni – non furono certo dei sostenitori di un ‘socialismo totale’ o, dopo il 1917, dei ‘bolscevichi’ desiderosi di nazionalizzare assurdamente tutto il sistema economico. Al contrario, essi capirono – da veri liberali e da saggi economisti - che la statalizzazione dell’emissione monetaria, lungi dall’essere una misura statalista e totalitaria, era la premessa necessaria non solo della democrazia, non solo della costruzione e difesa dello Stato sociale, ma anche dello sviluppo della libera impresa. Una misura necessaria e equilibrare la sfera finanziaria oggi egemone e la sfera produttiva, oggi soccombente di fronte all’egoismo e allo strapotere del sistema bancario privato.
Liberismo finanziario e liberismo d’impresa sono progetti opposti. Il liberismo finanziario costituisce la morte della libera impresa, come ha dimostrato il vergognoso ‘regalo’ di 419 miliardi di euro della BCE alle banche private, nel dicembre 2011, mentre a migliaia chiudevano le imprese italiane, e la disoccupazione aumentava fino al livelli mai toccati fino ad allora.
Anche in questo caso dunque, in positivo e negativo, la storia è dalla nostra parte. Occorre riprendersi la sovranità monetaria: o ri-nazionalizzando la Banca d’Italia, al prezzo però di lunghe trattative; o sostituendo la Banca d’Italia con altro Istituto statale di emissione monetaria, ex novo o attraverso la nazionalizzazione anche di una sola banca già esistente; o affidando direttamente allo Stato e al Tesoro l’emissione di banconote tramite la Zecca di Stato. Anche qui la Storia è dalla nostra parte: perché questo tipo di emissione monetaria – alternativo a quello gestito da Banche private o pubbliche – attraversa tutta la Storia dell’Italia unitaria, dalla Monarchia al Fascismo alla Repubblica. Sono i “Biglietti di Stato a corso legale”, già presenti in epoca monarchica e fascista, e in quella repubblicana, durante i governi De Gasperi e Moro. Recuperne la memoria è utile alla riconquista della sovranità monetaria, la grande madre di tutte le battaglie per uscire dalla crisi !
Ma il fatto è che uscire dall’euro non basta, e come in caso di permanenza nell’eurozona sarà necessario rivedere radicalmente il Trattato dell’Unione Europea per fare della BCE una banca degli Stati europei sotto il controllo dei Governi europei, così a livello nazionale occorrerà accompagnare la fuoriuscita dall’euro con una legge sintetica e efficace che disponga il controllo dell’emissione e della politica monetaria da parte dello Stato, secondo le indicazioni di tanti economisti, tra cui il poco citato Premio Nobel Maurice Allais.
Questo obbiettivo rappresenterà la vera svolta radicale della transizione, l’unica capace di bloccare la spirale del Debito grazie alla riacquisizione del reddito da ‘signoraggio’, fenomeno ieri negato a lungo da presunti ‘esperti’ ed oggi, a fronte della sua innegabilità, piuttosto non citato e discusso, tranne lodevoli eccezioni, sui grandi media.
Una svolta radicale, dunque, ma – questo va sottolineato - non una ‘rivoluzione’ dai contorni utopici e astratti come alcuni vorrebbero far credere. Tre motivi sostanziali, infatti, rendono la proprietà e il controllo statale della Moneta una misura assolutamente razionale, e da questo punto di vista moderata e largamente condivisibile da tutte le forze politiche
Il primo è che la fine del gold standard (sia pure non generalizzata e in parte solo nominale: vedi la richiesta di oro-garanzia della Cina alla FED; e vedi soprattutto il dilagare di compro-oro anche nel nostro paese) fa sì che la moneta possa e debba essere ancorata al Lavoro dei cittadini del Territorio-Stato in cui essa viene emessa e primariamente circola. Dunque è lo Stato, in quanto rappresentante del Popolo, a doversi assumere il Diritto-Dovere di emettere banconote e monete, da una parte rappresentative della ricchezza nazionale già acquisita, e dall’altra – se in parziale sforamento di questo principio di base – finalizzate alla realizzazione di progetti di sviluppo (grandi opere, incentivazione dell’occupazione, etc.) a loro volta capaci di promuovere o rimettere in moto l’economia nazionale.
Il secondo motivo è che l’Italia ha già goduto di sovranità monetaria, dal 1936 al 1992. La Storia, dunque, è dalla nostra parte: nel 1936 la Banca d’Italia, già beneficiata nel 1926 del monopolio dell’emissione di lire fino allora appannaggio di una pluralità di banche private ereditate dalla fase preunitaria, perse la sua natura privatistica e venne trasformata in “ente di diritto pubblico” di nome e di fatto, un istituto cioè dotato di un capitale azionario prevalentemente pubblico. Dopo la caduta del fascismo, i padri costituenti sussunsero la nuova struttura della Banca centrale, ed anzi secondo alcuni studi, ne rafforzarono il controllo governativo. Fu solo nel 1992 che il governo Amato pose fine al carattere pubblico della Banca d’Italia, sull’onda della campagna mediatico-giudiziaria di Tangentopoli.
Il 1992 fu se non il peggiore, uno degli anni peggiori della storia della Repubblica, cadenzato in una serie di tappe letali per la sovranità nazionale: il 2 giugno, il cosiddetto ‘seminario sulle privatizzazioni’ sul Panfilo Britannia, sotto la minaccia simbolica ma non per questo non grave della corrazzata inglese Battleaxe; l’11 luglio, il decreto 333 di Amato, che privatizzando l’intera industria di stato privatizzava anche le BIN-banche di interesse nazionale interne all’Istituto di emissione centrale; a settembre, la svalutazione della lira ad opera di George Soros; infine, il 7 dicembre il sì del Parlamento al Trattato di Maastricht. Tutti passi che anticipavano e davano il via libera all’attuale degrado economico, istituzionale, culturale dell’Italia. Oggi la Banca d’Italia – forse alcuni Rettori non lo sanno – è privata, come denuncio’ nel 2004 Famiglia Cristiana
Il terzo motivo, infine, è che il controllo statale dell’emissione e della politica monetaria non ha nulla dello ‘statalismo’, ed è sempre stata sostenuta da esponenti liberali. I Presidenti americani Thomas Jefferson, Abrahm Lincoln, John Kennedy; l’industriale Henry Ford, il Primo ministro canadese William King Mackenzie, il nostro Alcide De Gasperi, Maurice Allais, Raymond Aron – per citarne alcuni – non furono certo dei sostenitori di un ‘socialismo totale’ o, dopo il 1917, dei ‘bolscevichi’ desiderosi di nazionalizzare assurdamente tutto il sistema economico. Al contrario, essi capirono – da veri liberali e da saggi economisti - che la statalizzazione dell’emissione monetaria, lungi dall’essere una misura statalista e totalitaria, era la premessa necessaria non solo della democrazia, non solo della costruzione e difesa dello Stato sociale, ma anche dello sviluppo della libera impresa. Una misura necessaria e equilibrare la sfera finanziaria oggi egemone e la sfera produttiva, oggi soccombente di fronte all’egoismo e allo strapotere del sistema bancario privato.
Liberismo finanziario e liberismo d’impresa sono progetti opposti. Il liberismo finanziario costituisce la morte della libera impresa, come ha dimostrato il vergognoso ‘regalo’ di 419 miliardi di euro della BCE alle banche private, nel dicembre 2011, mentre a migliaia chiudevano le imprese italiane, e la disoccupazione aumentava fino al livelli mai toccati fino ad allora.
Anche in questo caso dunque, in positivo e negativo, la storia è dalla nostra parte. Occorre riprendersi la sovranità monetaria: o ri-nazionalizzando la Banca d’Italia, al prezzo però di lunghe trattative; o sostituendo la Banca d’Italia con altro Istituto statale di emissione monetaria, ex novo o attraverso la nazionalizzazione anche di una sola banca già esistente; o affidando direttamente allo Stato e al Tesoro l’emissione di banconote tramite la Zecca di Stato. Anche qui la Storia è dalla nostra parte: perché questo tipo di emissione monetaria – alternativo a quello gestito da Banche private o pubbliche – attraversa tutta la Storia dell’Italia unitaria, dalla Monarchia al Fascismo alla Repubblica. Sono i “Biglietti di Stato a corso legale”, già presenti in epoca monarchica e fascista, e in quella repubblicana, durante i governi De Gasperi e Moro. Recuperne la memoria è utile alla riconquista della sovranità monetaria, la grande madre di tutte le battaglie per uscire dalla crisi !
mercoledì 2 aprile 2014
I 200 GIORNI DI AMBROGIO CRESPI PER COLPA DI UNO SQUILIBRATO
Ambrogio Crespi, 200 giorni in cella per colpa di uno squilibrato – video
Dopo la perizia psichiatrica su Costantino, gli avvocati chiedono che la giustizia prenda atto
Sulla stampa si continua a parlare della vicenda di Ambrogio Crespi.
Dopo che le pagine milanesi del Corriere della Sera hanno riportato
notizia dei risultati della perizia psichiatrica su Eugenio Costantino,
questa mattina, il Tempo, Il Giornale e il Giornale d’Italia hanno approfondito la questione, evidenziando i risvolti positivi che la notizia ha sulla posizione di Crespi.Sulla stampa si continua a parlare della vicenda di Ambrogio Crespi.
Dopo che le pagine milanesi del Corriere della Sera hanno riportato
notizia dei risultati della perizia psichiatrica su Eugenio Costantino,
questa mattina, il Tempo, Il Giornale e il Giornale d’Italia hanno approfondito la questione, evidenziando i risvolti positivi che la notizia ha sulla posizione di Crespi.
Articolo Di Monica Gasbarri 2 aprile 2014 18:07
ed eccovi il video dello squilibrato Eugenio Costantino
http://italia-24news.it/2014/04/02/ambrogio-crespi-200-giorni-in-cella-per-colpa-di-uno-squilibrato-video-93449-12985/
se questa la chiamiamo giustizia Italiana !!! Un Appello ai Magistrati. "Voglia di lavorà saltame adosso lavora, ti che mi non poso" ! Ma dai è una Vergogna INDISCUTIBILE
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