Ci sono 24 milioni di debiti da pagare tra fornitori e banche e c'è poi la spada di Damocle delle cause avviate dai lavoratori precari di Fondazione Arena. Sono fondamentalmente questi i due grossi grattacapi che il neo commissario Franco Fuortes si troverà a dover affrontare quanto prima. Sì, perché in fondo i tempi sono stretti, la stagione lirica alle porte impone che la svolta arrivi in tempo utile per lo svolgimento regolare delle serate d'Opera che ogni anno richiamano a Verona centinaia di migliaia di turisti con un indotto complessivo per la città di circa 500 milioni di euro, mica noccioline.
Nel tardo pomeriggio di ieri si è svolto un incontro tra gli ex vertici decaduti di Fondazione, Tosi e Girondini, il direttore operativo Francesca Tartarotti che continuerà a mantenere il suo posto e il commissario nominato dal ministro Franceschini. Le posizioni di Fuortes sono al momento ancora un'incongnita per tutti, il suo silenzio lascia però intendere che il suo ruolo possa essere fino in fondo quello di valutare ogni strada per evitare quella che invece Flavio Tosi ritiene essere l'unica soluzione attualmente percorribile, vale a dire la liquidazione coatta di Fondazione Arena.
Il sindaco scaligero proprio nell'incontro di ieri, come riportato anche dal quotidiano L'Arena, non ha fatto altro che esporre la propria versione dei fatti al commissario Fuortes, spiegando come il regime lavorativo di Fondazione sia a sua detta "antistorico", viziato da indennità per il coro e l'orchestra che non hanno più ragione di esistere, ma soprattutto che le 40 cause per le assunzioni rischiano di far sballare i conti in modo irreversibile.
A breve arriveranno circa 13 milioni dal Fondo unico per lo spettacolo che serviranno soprattutto per alleviare la pressione delle banche, e poi verranno impiegati per pagare gli stipendi ed organizzare la stagione estiva in Arena che prenderà avvio proprio alla fine di giugno. Fuortes entro questa data dovrà aver fatto la sua scelta, dopo l'attenta valutazione dei rischi e delle condizioni in cui versa l'ente, per accedere eventualmente ai contributi garantiti dalla Legge Bray, oppure allinearsi alla linea di Tosi che ritiene inevitabile la liquidazione. Partita aperta insomma e per nulla scontata.
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