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mercoledì 8 maggio 2013

SHIAVI IN VENDITA ATTENTO A CIO' CHE DESIDERI

Attento a ciò che Desideri perché potresti Ottenerlo. Schiavi in Vendita 

Nel secondo capitolo de Le Avventure di Tom Sawyer Mark Twain narra la vicenda dello steccato, uno dei momenti più significativi della storia. Il giovane Tom è incaricato di tinteggiare una lunga palizzata, attività che si prospetta di una noia mortale. Come se non bastasse, subito dopo l’inizio del lavoro un bambino in vena di scherzi si dà a tormentarlo con le sue canzonature.
A quel punto il furbo Tom inizia a recitare la parte di chi si sta divertendo un mondo. Decanta la attività di tinteggiatura come qualcosa di meraviglioso ed assolutamente non alla portata di tutti. Lo fa con tanta convinzione che a un certo punto l’altro – incuriosito – gli chiede se possa fargli provare a dare qualche mano di vernice.
Ma Tom sulle prime si dimostra irremovibile: la tinteggiatura è una attività importante e delicata, ed è anche troppo divertente perché possa conferire il pennello al primo che passa. In men che non si dica il desiderio del bambino diventa una fissazione, e la sua richiesta si fa più pressante fino a diventare una supplica. Solo a quel punto, quando l’altro muore dalla voglia di misurarsi nella attività di tinteggiatura, Tom si decide a passargli il pennello, con cui il bambino ‘manipolato’ porterà felicemente a compimento il lavoro al posto suo.
Lasciamo Tom Sawyer ed esaminiamo alcuni vecchi motti popolari. Avete mai sentito dire che le cose facili non le vuole nessuno?’ Conoscete il proverbio secondo cui ‘in amore vince chi fugge’?
Altro esempio. Perché quando Google lancia un nuovo servizio, nei primi mesi l’accesso è riservato ai soli possessori di un invito? E’ accaduto al lancio di Gmail, sta accadendo al lancio di Google Plus. A questo punto non può che sorgere il sospetto che dietro tutto ciò si celi una strategia commerciale.
E dello ‘hype avete mai sentito parlare? In gergo commerciale – specie in ambito tecnologico, cinematografico e videoludico – è definita hype la aspettativa creata artificiosamente intorno a un nuovo prodotto, la cui uscita sul mercato viene anticipata da mesi, se non anni di comunicati stampa, indiscrezioni, anteprime.
Infine, vi è mai successo di vedere lo spot di un nuovo prodotto e poi non trovarne traccia nei negozi? Vi è successo di chiedervi perché mai lo pubblicizzassero, se ancora non lo si poteva materialmente acquistare?
Ebbene, tutte queste fattispecie sono accomunate da un unico filo conduttore; il concetto secondo cui per ‘vendere bene’ qualcosa, sia necessario che il potenziale acquirente sia indotto a desiderarla ed idealizzarla in quanto impossibilitato ad ottenerla nell’immediatezza.
Se si rileggono in quest’ottica molti cambiamenti epocali che hanno scandito lo sviluppo della nostra società, non è difficile intuire con quale frequenza il potere abbia fatto ricorso a tale strategia per indurre il gregge ad accogliere entusiasticamente una serie di ‘innovazioni tanto funzionali al sistema quanto – dietro una apparente convenienza – deleterie per l’uomo comune.
Grandi novità che se fossero state imposte o appoggiate dall’alto avrebbero finito per suscitare diffidenza, mancando di diffondersi con la capillarità perseguita dal sistema. Al contrario, se l’individuo medio fosse stato indotto a considerarle come il risultato di un autonomo processo decisionale, o come qualcosa di ‘esclusivo, da agognare e inseguire, oppure di trasgressivo e avversato da uno o più gruppi di potere, ecco che quel qualcosa si sarebbe installato nella sua mente diventando una sorta di chiodo fisso, così che al momento opportuno – quando i burattinai avessero deciso di renderlo diffusamente fruibile, issando le ‘reti’ come esperti pescatori – l’individuo medio avrebbe abbracciato la novità con gran convinzione, considerandola una meritata conquista.
La storia potrebbe traboccare di simili operazioni di marketing politico. Chiunque può verificarlo di persona rianalizzando a ritroso le modalità con cui siamo giunti a molte delle conquiste’ alla lunga rivelatesi delle vere e proprie trappole sociali e culturali.
Sebbene non esistano elementi che provino in maniera inequivocabile il ricorso a tale strategia, non è difficile – affidandosi ad un pò di logica e dietrologia – intuirne la presenza tra le pieghe di numerose innovazioni EPOCALI

 

ANDREOTTI FA PAURA ANCHE DA MORTO

Andreotti fa paura anche da morto 

 Un atroce dubbio si diffonde a Roma nei palazzi della politica: Andreotti prima di morire avrebbe scritto un memoriale e un testamento spirituale per alleggerirsi l’anima, lui cattolico praticante, prima di compiere il fatale passo.
Ciò che è più di un sospetto (secondo indiscrezioni) agita i palazzi della politica poiché nel memoriale potrebbero essere contenute alcune rivelazioni scottanti su alcuni episodi mai chiariti della storia italiana e, in particolare, sull’omicidio di Aldo Moro, sull’organizzazione Gladio e sulla “strategia della tensione”.
Relativamente all’omicidio di Aldo Moro, Andreotti potrebbe ad esempio aver scritto che la D.C. ricevette l’ordine di adottare la “linea dura” sulle trattative con le B.R. (una vecchia questione sulla quale si è per anni discusso) e da quali centrali esterne sia pervenuta la disposizione di evitare di entrare in trattativa con le B.R.. Andreotti potrebbe averla finalmente chiarita nelle sue carte per alleggerirsi la coscienza. Furono forse i servizi segreti americani, la CIA? Il Mossad? Fu un ordine o un consiglio? Di sicuro Andreotti godeva di un rapporto privilegiato con Henry Kissinger ed altri esponenti del Dipartimento di Stato dell’epoca negli USA.
Giocano un ruolo in questa vicenda le rivelazioni fatte a suo tempo dall’ex segretario di Aldo Moro, Galloni e il racconto fornito ai magistrati dalla famiglia dello statista democristiano circa le minacce che Moro aveva ricevuto da una qualche personalità degli Stati Uniti, individuata in Henry Kissinger, Segretario di Stato USA negli anni ’70. Moro, una volta liberato, avrebbe potuto rivelare alcune verità scomode e la sua politica di “compromesso storico” con il PCI nonché il suo avvicinamento al mondo arabo nella politica estera, non erano per niente graditi ai responsabili del Dipartimento di Stato USA né a Israele. Le BR all’epoca, come riferito dopo alcuni anni da Giovanni Galloni (assistente di Moro), erano state infiltrate dalla CIA e questa notizia era conosciuta dallo stesso Aldo Moro che si domandò (ingenuamente) perché gli americani non lo avessero ufficialmente informato. 

Una questione sempre sottaciuta dalla stampa in Italia forse per non turbare i buoni rapporti esistenti con gli americani. Piuttosto Galloni, che ha ricoperto anche la carica di vice presidente del CSM, è stato fatto oggetto, a seguito di tali dichiarazioni, di una campagna di delegittimazione volta a screditarlo come teste attendibile (si sono distinti in questo i radicali, da sempre difensori d’ufficio degli interessi degli USA e di Israele in Italia).
Ancora ai giorni nostri, la questione potrebbe assumere importanza per il Dipartimento di Stato USA e per gli ex notabili democristiani dell’epoca ancora oggi in vita (da Arnaldo Forlani a De Mita, da Beppe Pisanu a Emilio Colombo).
L’altra questione che Andreotti potrebbe aver menzionato nel suo memoriale si riferisce alla così detta “strategia della tensione”, le stragi degli anni ’70 e Gladio, l’organizzazione paramilitare segreta, argomenti oggetto di numerose inchieste giudiziarie e di rivelazioni fatte da Cossiga sulle collusioni con i servizi USA, prima della sua morte ed anche queste puntualmente snobbate e sottaciute dai media che hanno sempre preferito accreditare come veritiera la comoda tesi delle stragi realizzate da gruppi di neofascisti (Freda e Ventura per P.zza Fontana, Mambro e Fioravanti per Bologna).
Vedere anche le rivelazioni fatte poco tempo fa dal giudice Ferdinando Imposimato relative alla strategia della tensione ed agli atti contenuti nei documenti del giudice Alessandrini che indagò a fondo sulle BR e che da queste venne poi assassinato. Dichiarazioni astutamente occultate e mai divulgate da tutti i media, giornali e TV


Andreotti , ex ministro della Difesa ed ex Presidente del Consiglio, potrebbe aver scritto nel suo memoriale da chi realmente provennero gli ordini di utilizzare Gladio come apparato destinato ad azioni di provocazione e di operazioni clandestine con la copertura dei servizi segreti.
Anche in questo caso la necessità di alleggerirsi la coscienza per le tante vittime innocenti delle stragi che colpirono l’Italia in quegli anni e che non hanno mai ottenuto, negli interminabili processi seguiti, l’individuazione dei colpevoli chiaramente indicati come esecutori e come mandanti .
Andreotti potrebbe aver sentito come proprie le colpe di aver dato l’assenso a quella strategia e di aver accettato ordini che provenivano dall’esterno, quindi di aver collaborato inconsapevolmente con i mandanti di quegli episodi (come lo stesso Cossiga per parte sua aveva fatto trapelare dalle sue dichiarazioni e fu giudicato “insano di mente”). La finalità di quella strategia era ben diversa da quanto si è voluto far credere e ha avuto l’effetto di consolidare l’asse di potere esistente in quegli anni in Italia.
Una verità che, se venisse fuori dalle carte di Andreotti, ancora oggi metterebbe in imbarazzo persino quella parte di magistratura inquirente sempre solerte ad aprire inchieste “a senso unico”, come sperimentato da molti imputati detenuti in attesa di giudizio per anni e poi scarcerati con sentenze assolutorie. Questo non avrebbe effetti pratici se non di ordine morale, data l’assoluta irresponsabilità di cui hanno goduto coloro i quali si attivarono per aprire false inchieste, per dirottare l’accertamento delle responsabilità e indirizzare l’attenzione verso facili capri espiatori.
Negli ambienti dell’Ambasciata USA, per la verità, non si nutrono grandi preoccupazioni perché molta acqua è passata sotto i ponti da allora e sono cambiate molte amministrazioni, considerando poi che ci sono state comunque le rivelazioni fatte da Wikileaks sulla politica estera USA che hanno lasciato al massimo un po’ di imbarazzo ma nessun commento ufficiale.
L’imbarazzo principale per la eventuale pubblicazione del memoriale di Andreotti potrebbe essere quella dei vecchi politici italiani e soprattutto degli organi di stampa blasonati ed influenti che hanno sempre nascosto la verità e manipolato le notizie su tutte le vicende della Storia Italiana degli ultimi 40 anni.
L’attesa comunque rimane e con essa la preoccupazione: Andreotti fa paura più da morto che da vivo.





C'ERA UNA VOLTA LA PIZZA AL POMODORO

C’era Una Volta La Pizza al Pomodoro 

Lo scenario che si prospetta fa sbigottire anche i meno bigotti. Fra pochi mesi qualcuno dirà: Io ero fiero di raccontare agli amici stranieri il mio paese, le sue bellezze esclusive, le sue tradizioni. Al diavolo i luoghi comuni. Sono italiano. Pensavo. Mica siamo tutti mafiosi. Mica siamo tutti ladri e inciucioni. Ora per colpa di qualche scansafatiche dobbiamo far credere che siamo tutti così? Io so bene quanta eleganza e meraviglia abbiamo esportato con le nostre intuizioni. In tutto il mondo. Banale ricordare l’arte. Nessun quadro ha stupito critica e persone come la Monna Lisa, tanto per citarne uno, e quante ancora più incredibili, quelle opere d’ingegno di Leonardo, che non è mai superfluo ricordare. E il Caravaggio? Sublime fotografo del suo animo ribelle e perfetto esecutore. Vuoi ricordare Michelangelo? Quanti rimangono con gli animi sospesi davanti alle sue opere immortali. Come furono italiani, Dante, Virgilio, Manzoni, Leopardi, Pascoli, Verga e Alessandro Volta, Enrico Fermi, Marconi. Così per giocare ne scrivo un po’. Mica due scemi. E Garibaldi? Mazzini, Cavour? Puccini e Verdi? Rossini e Donizetti? Te li sei scordati? Io no. E così per perdere tempo, spaziando dalla musica all’aeronautica mi piaceva ricordare, ai miei amici d’oltralpe, i nomi illustri della mia terra italiana. Ben 18 Premi nobel. Mica caramelle. Eccelsi nella fisica, nella letteratura, nella medicina, nella chimica, un nobel per la pace. Diciamo che qual cosina l’Italia ha regalato anche agli altri dai, senza falsa modestia. E il diritto Romano? Lo IUS COMMUNE? Ovvero il diritto comune che fu l’origine delle leggi europee a partire dal x secolo? Inutile scrivere perché fino alle soglie del ’500 dopo Cristo era tutto impero Romano. Le strade, gli anfiteatri, il denaro. Ovunque. Per circa 700 anni. Insomma é bello gongolarsi con queste origini storiche e culturali. I mie amici, con un po’ di falso umorismo, ma molta invidia, non potevano che annuire: noi italiani eravamo stati grandi. Non solo nel calcio. Era dimostrabile. Tu pensa che tuttora ce ne sia un po’, d’illustri compaesani, che fanno grandi cose: scoprono miracolose cure, sono abili ricercatori, ingegneri, architetti, chimici, che nessuno però conosce, perché sono cambiate le circostanze. Molti sono andati fuori dai confini. Abbiamo avuto anche grandi giudici e uomini della legge senza macchia e senza paura, che hanno combattuto per la nostra libertà e per la nostra esistenza felice. Li hanno ammazzati. Mica gli stranieri. No. Pensa tu, altri Italiani. Da non crederci. Però siamo andati avanti lo stesso. Le nostre tradizioni erano forti. Avevamo tante cose buone. C’era il vino, la pizza al pomodoro, gli spaghetti, la mozzarella di bufala, il parmigiano, la frittura di pesce, i tortellini, il prosciutto di Parma e il san Daniele, le arance di Sicilia e poi i pistacchi, la grolla, il vin brulé, le bruschette, i frutti di mare, gli asparagi, le alici, il pecorino, le vongole veraci, le cozze, i carciofi, le spigole e le orate, le colline verdi e lussureggianti e su, nelle Alpi, monumenti della natura, la neve per sciare. E giù, nel sud, il mare, il tonno, l’olio d’oliva e il sole. Ti pare poco? E i segni della storia? Le chiese, i chioschi, i musei, le piazze, le torri nei castelli, i porti, i laghi, vuoi scherzare? E poi c’erano loro. I carabinieri. Quante volte ho detto: se qualcuno fa il furbo chiamo i carabinieri. Come fossero la panacea, il rimedio al sopruso. Almeno nell’ideale di ogni italiano. Il corpo militare al servizio del cittadino. La benemerita. Poi ci siamo europeizzati. Ci dissero che era giusto così. Basta con le dogane e con le frontiere. Gli stati uniti d’Europa. La risposta politica, economica, all’America imperante. Ci imposero l’Euro. La moneta forte. In un attimo tutto è raddoppiato. Mentre lo stipendio della povera gente è rimasto invariato, anzi si è svalutato del 50%. Ragionando in concreto: se un oggetto costava 100, con l’euro è arrivato a 200. Io avevo uno stipendio di 1000, dunque dopo aver pagato 100 me ne rimanevano 900. Tuttavia con l’euro me ne rimangono 800, pensi tu. Io dico di no. Ne rimangono molte di meno. Perché al cambio, lira – euro, le mie precedenti 1000 sono diventate 500. Dunque mi rimangono 300 monete da spendere. Intanto, anche il corpo dei Carabinieri verrà dismesso, cancellato, per dare posto alla forza di gendarmeria europea detta Eurogendfor. Spero vivamente di assaggiare ancora un bel piatto di bucatini. Tuttavia sarà commissariato e mangeremo crauti. Festeggiando anche a Monopoli di Puglia la settimana nazionale delle nostre tradizioni europee: L’Oktoberfest.

NESSUNO CE LO DICE MA SE LO SPREAD CALA TROPPO SONO GUAI

Nessuno ce lo dice, ma se lo spread cala troppo sono guai 

La buona notizia è che lo spread cala. Quindi pagheremo meno interessi sul debito pubblico e, a cascata, su tutto il resto, dal funding bancario fino ai mutui di casa.
La brutta notizia è che lo spread cala. Quindi significa che vendiamo sempre più titoli all’estero, allungando la corda che finirà con lo strangolarci.
Il fatto che il calo dello spread sia insieme una buona e una cattiva notizia dovrebbe farci riflettere sul senso e il significato di ciò che sta accadendo. Invece non succede. Viviamo nella condizione psicologica dei malati terminali, che si contentano di guadagnare un giorno in più di vita, ormai incapaci di immaginare un futuro.
Cominciamo dalle buone notizie allora. Molti analisti addebitano, non senza ragione, il calo degli spread su tutta l’eurozona alla rinnovata disponibilità liquida delle banche giapponesi, alluvionate dalla BoJ (Bank of Japan) che, fra le altre cose, ha promesso il raddoppio della base monetaria entro il 2014.
Il conto è presto fatto. Prendo a prestito a costo zero dalla BoJ, e investo in Europa, dove posso spuntare un buon tasso decennale di almeno il 4% se investo su titoli di Italia o Spagna, contando sul fatto che sono troppo grandi per fallire e che quindi pagheranno i loro debiti, pure a costo di strozzare la loro popolazione. Un ragionamento che molti stanno facendo nel mondo. Le banche giapponesi hanno anche il vantaggio che la BoJ dovrà (o almeno tenterà) di portare l’inflazione al 2%, quindi il rendimento reale netto del loro investimento sarà persino maggiore.
Portiamo all’estremo la nostra buona notizia. Mettiamo per ipotesi che fra Giappone, nuovo governo italiano, stabilità politica eccetera eccetera il nostro spread arrivi a 100 punti. Anzi a 50. Ma pure a zero, tié: problema risolto. Non si parlerà più dello spread, come non se ne parlava fino a un paio di anni fa. Cosa succederà?
Niente che non sia già successo. Un paper della Banca d’Italia uscito proprio in questi giorni ricorda che fra il 1992 e il 1998 la media degli spread con i bond tedeschi a 10 anni declinò da 200 a 24 punti. Dal 1999 in poi, e grazie anche all’introduzione dell’euro, gli spread scesero ulteriormente fino ad arrivare a una media di 16 punti intorno al 2007.
In pratica erano a zero, ecco perché non ne avevate mai sentito parlare.
Poi la crisi di Lehman Brothers e il rientro dei capitali delle banche tedesche e francese dai bond sovrani dei Piigs fecero arrivare gli spread a 100 e cominciò la storia che conoscete bene.
Ma la questione è un’altra: cosa è successo in Europa e in Italia quando lo spread era felicemente ignorato?
Facile: sono aumentati i debiti, in particolare quelli privati, mentre sul versante del debito pubblico sono peggiorate esponenzialmente le esposizioni verso l’estero dei paesi deboli, ossia le loro posizioni nette.
In pratica nell’epoca degli spread bassi si sono messe le basi per l’epoca degli spread impazziti.
Vi sembra un paradosso? Eppure è così.
Veniamo alle cattive notizie. Anche qui ci viene in aiuto l’ultima rilevazione della Banca d’Italia sull’economia italiana resa nota pochi giorni fa. Nel 2009, quando la crisi iniziava a farsi sentire, la metà del nostro debito pubblico era detenuto all’estero. Poi la paura del contagio iniziò a provocare la crisi dello spread. L’estero vendeva debito italiano o lo comprava solo a caro prezzo. Con la conseguenza che nell’ultimo trimestre del 2011, all’apice della nostra crisi, l’esposizione dell’estero sui nostri titoli di stato era scesa sotto il 40%.
Tale situazione è proseguita fino a metà del 2012, quando, contestualmente al raffreddamento degli spread, l’estero è tornato ad acquistare il nostro debito. A fine 2012 non siamo ancora tornati al livello del 2009, ma ci siamo vicini.
Alla folla di coloro che sono contenti che gli investitori di mezzo mondo sono tornati a comprare i nostri titoli è utile ricordare che ciò non fa che peggiorare la nostra posizione netta. Quando un non residente compra un titolo di stato italiano, infatti, nella bilancia dei pagamenti viene segnato un afflusso finanziario, quindi un attivo, che però tecnicamente è un debito. Il pagamento degli interessi al prestatore finisce nelle partite correnti, che quindi registrano un deflusso. Perciò un prestito di capitale dall’estero non fa che peggiorare la nostra esposizione netta.
Se guardiamo i dati di Bankitalia, infatti, vediamo che la nostra posizione patrimoniale sull’estero migliora mano a mano che l’estero smette di prestarci i soldi, a fine 2011 la posizione netta arriva al 23% del Pil, ma peggiora drasticamente quando gli spread calano, arrivando quasi al 25% a fine 2012. Tutto si tiene, come si vede.
Per farla semplice: dipendiamo sempre più dai prestiti esteri per pagare gli stipendi e le pensioni. Con l’aggravante che i soldi delle nostre tasse, che vanno ai prestatori esteri sotto forma di interessi pagati sul debito, non svolgono alcun effetto macroeconomico in Italia.
Sono la vera spesa pubblica improduttiva.
Dovremmo essere contenti che i giapponesi e gli altri ci prestano i soldi?
Sì, perché sennò non possiamo letteralmente sopravvivere. No, perché cediamo, per ogni peggioramento della posizione netta, sovranità politica.
Questo dilemma è la vera minaccia celata nel calo spread.

IL RITORNO DEI MORTI VIVENTI

Il Ritorno dei Morti Viventi 

Ne vogliamo parlare oppure sorvoliamo? Dalle nauseabonde cantine delle sezioni dei partiti hanno riesumato i cadaveri. Il fatto preoccupante è che questa gente c’è sempre stata. E’ colpa nostra che li abbiamo dimenticati. I nomi degli incaricati alle varie commissioni sono imbarazzanti. Gente ammuffita che faceva parte della prima guerra punica, già sconfitta dai cartaginesi, schiacciata dagli elefanti di Annibale sulle montagne innevate, mortificata dalle cannonate di Napoleone, presa a calci dai Garibaldini, esiliata in ogni dove, è ancora lì, rientrata dalla finestra, con la tuta nera per raschiare il fondo di questo paese beota. Ma li hai letti i nomi? Li hai visti i loro profili in rete? Hai letto i danni che hanno procurato ad ogni incarico assunto in passato?  Qualche Libero giornale ha avuto anche la sfrontatezza di polemizzare sul numero di poltrone assegnate ai portavoce della cittadinanza italiana, cioè gli unici motivati a fare i nostri interessi, affermando che sono collusi con la casta, poiché, in questo magna magna style, hanno ottenuto alcuni incarichi istituzionali. Parliamoci chiaro, a loro le poltrone in pelle, al movimento cinque stelle il seggiolone. E poi parlano di conflitto d’interesse. E’ in atto una guerra mediatica e politica di bibliche dimensioni . L’inciucio procede come una piovra dai lunghi tentacoli, che s’insinua tra le maglie della democrazia, e così pone i suoi commissari. C’è  molto da fare per scardinare la prepotenza e i tatticismi imperanti. Pensavate di poter abbattere il sistema con le votazioni? Pensavate che un’azienda adita alla frode, così ben oliata, potesse sfiorire con otto milioni e mezzo di voti contrari? Pensavate che questo paese avesse in seno una coscienza popolare? Si lo pensavamo. Abbiamo fatto male. Ci siamo sbagliati. Questi sono i danni del voto di scambio, delle raccomandazioni. Sono i danni dell’informazione mirata allo stordimento. Il governo dei morti viventi ha scoperchiato i covi dove teneva nascoste le sue salme. Tuttavia non si può auspicare che le salme siano in grado di amministrare i vivi. Tenteranno di prenotarci un posto all’obitorio. Come avvoltoi sulle carcasse si aggirano minacciosi. Sempre loro. Immersi nella cupidigia, anni siderali dalla gente che si è fidata eleggendo coloro che ci hanno distrutto e continueranno a farlo. Imbarazzanti. Andate a leggere i loro nomi, ripeto, andate a verificare le loro abilità tanto declamate. Eppure c’è un lato importante da sottolineare: da qualche mese anche il comune cittadino ne è al corrente. Il virus era stato prima ipotizzato, ora è allo scoperto. Il pus è appena sottopelle. Agli occhi di tutti. Basta fare come quando appare un foruncolo. E lo dobbiamo fare noi. Il popolo deve avere la forza intellettuale di comprendere che è finito il tempo del ricatto ideologico. Bisogna restituire alla politica la dignità del pensiero, al servizio del bene comune. Devono andare via. Questi mestieranti della politica da baraccone circense umiliano la nostra intelligenza.

ASSALTO ALL' ITALIA

Assalto all'Italia 

La prima volta che su Nature é apparso un articolo contro la nuova legge sulle staminali, ho pensato che si trattasse di una manovra di disinformazione, tipo Bunga Bunga, di lancio di una notizia all'estero in modo che rimbalzasse in Italia. Ora con il secondo articolo, che arriva adirittura a colpire il Vaticano, mi viene da pensare che la posta sia piú alta. Perché una rivista prestigiosa mette in gioco la sua credibilitá con affermazioni prive di fondamento scientifico? Cosa c'é di così scandaloso nell'utilizzo di laboratori di tipo trapiantologico al posto di quelli farmaceutici? Il punto é questo: se l'Italia nel prossimo anno dimostra al mondo che le staminali funzionano e non fanno male, utilizzando un economico laboratorio trapiantologico, crolla un progetto perverso, quello che ha permesso alle multinazionali del farmaco di imporre all'Europa di considerare farmaci le cellule, e quindi di bloccare le cure a chi sta morendo oggi finché Loro saranno in grado di vendere le loro cellule congelate. Sono in gioco tanti miliardi da far capire che perfino una rivista come Nature si lasci condizionare. I nostri deputati devono resistere, resistere, resistere. Ci sono in gioco migliaia di vite e l'onore del nostro Paese

IL TAR DEL LAZIO SCHIANTANO EQUITALIA LE CARTELLE SONO

IL TAR DEL LAZIO (ed altre sentenze) SCHIANTANO EQUITALIA: LE CARTELLE SONO (quasi) TUTTE NULLE! 

(E NON E' UNO SCHERZO) 

«Le cartelle di Equitalia e gli avvisi delle Agenzie delle Entrate sono tutti nulli. Ciò deriva da una importante sentenza del TAR Lazio. Il Tribunale amministrativo ha stabilito che, all’interno delle Agenzie delle Entrate, gran parte del personale che firma gli accertamenti non ha i requisiti di “dirigente”.
 La conseguenza è che tali atti sono nulli e, con essi, anche le successive cartelle Equitalia.»
«La questione è stata affrontata anche dalla stessa Corte dei Conti e dal Consiglio di Stato. Quest’ultimo sostiene, tra le righe, che Equitalia S.p.a. agendo in qualità di agente della riscossione, in quanto concessionario di un pubblico servizio, deve utilizzare, per tutte le incombenze, personale che opera in regime di diritto pubblico, ossia Dirigenti della Pubblica Amministrazione.»
«Così, i restanti posti sono stati coperti con incarichi fiduciari, conferiti in barba alla legge secondo logiche clientelari. A coprire carichi dirigenziali sono stati chiamati semplici impiegati, che non avevano neanche la qualifica di funzionari e neanche quelli che sono stati retrocessi alla nona qualifica funzionale (i quadri). Così, a comandare sui dirigenti vengono chiamati dei semplici impiegati.»
767 funzionari di Equitalia su 1146 sarebbero “abusivi”, quindi i loro atti nulli. Ma non è dato sapere chi siano. Motivi di sicurezza. Una delicatezza che non è stata usata per gli italiani e i loro conti correnti, ormai obbligatori per tutti per questioni di tracciabilità del denaro.
Si, il nostro!In nome del principio di trasparenza, voluto dalla stessa Costituzione Equitalia sarà costretta a pubblicare i nomi dei funzionari coinvolti nel procedimento di riscossione del tributo, a differenza di quanto dichiarato precedentemente dall’ente che motivava la sua scelta con motivi di sicurezza.
Il caso nasce dopo la richiesta, da parte di un contribuente, di conoscere il nome del funzionario che si occupava della sua pratica, per poter meglio valutare la sua strategia di difesa ed è in parallelo con quello di 767 dirigenti dello stesso ente la cui nomina è avvenuta attraverso procedure non corrette e quindi è stata decretata come nulla.
La particolarità della questione nasce proprio dal fatto che questo piccolo esercito di funzionari è entrato a far parte della “famiglia” di Equitalia (una sorta di famiglia Addams ma completamente antipatica), senza attraversare l’iter classico per l’assunzione del personale, ovvero niente concorso nè graduatorie preesistenti.
Nessun controllo, nessuna documentazione.
Una ingiustizia per il cittadino il quale deve presentare, da adesso, una serie di scartoffie firmate anche da genitori e parenti in caso di regali particolarmente costosi oppure di prestiti che, in periodo di crisi, siamo sempre più spesso a chiedere, a tutto discapito di una “normale” dignità umana che diventa sempre più rara. (trendonline)
Sarebbero nulli (quasi) tutti gli atti emessi dalla Agenzia delle Entrate e, di conseguenza, le cartelle esattoriali di Equitalia formate sulla base di ruoli delle Agenzie delle Entrate: la ragione è perché il Fisco ha fatto fino ad oggi firmare i propri atti a personale dipendente privo della qualifica di “dirigente”. 
Il terremoto è stato sollevato dalla dottoressa Maria Rosaria Randaccio ex Intendente di Finanza a Cagliari (poi direttrice della Commissione Tributaria, in ultimo in forza al Tesoro e all’assessorato regionale al Turismo), la quale avverte: le cartelle di Equitalia e gli avvisi delle Agenzie delle Entrate sono tutti nulli. 
Ciò deriva da una importante sentenza del TAR Lazio . Il Tribunale amministrativo ha stabilito che, all’interno delle Agenzie delle Entrate, gran parte del personale che firma gli accertamenti non ha i requisiti di “dirigente”. La conseguenza è che tali atti sono nulli e, con essi, anche le successive cartelle Equitalia. 
La Randaccio ha da poco presentato un esposto alla Procura Generale della Corte dei Conti e alla Avvocatura Generale e invita tutti i cittadini a ricorrere contro questo vizio di nullità. 
In pratica:
 Secondo l’esposto presentato dalla dott.ssa Randaccio, tutti gli accertamenti fatti da Equitalia ma che provengono da ruoli trasmessi dalle Agenzie delle Entrate, in quanto firmati da personale privo della qualifica di dirigente, sono nulli all’origine, così come sono nulle tutte le attività di Equitalia.
 E’ il caso di dire che finalmente l’opinione pubblica se ne accorge…..Le denunce presentate da me, da AlbaMediterranea ed altri amici in più e diverse occasioni in merito a questo particolare vulnus del diritto..hanno alla fine contribuito a scalfire il muro di omertà delinquenziale ed usurpatore addobbato a festa con il doppiopetto e la cravatta dell’anonimo funzionario di Equitalia… Finalmente questo muro di ipocrisie truffaldine ammantate di legalità si è sfaldato di fronte alla irremovibilità di tutti quelli come noi che sapevano di essere dalla parte del giusto e del “Diritto”. E non hanno dubitato un solo attimo della sacralità della propria azione.

CONFERMA CONDANNA A 4 ANNI PER SILVIO BERLUSCONI

Processo Mediaset, confermata condanna a quattro anni per Silvio Berlusconi

Milano, i giudici di Appello lo condannano a 4 anni di carcere (3 coperti da indulto) e 5 di interdizione dai pubblici uffici. Ghedini: "La stabilità del governo non è a rischio" 

- I giudici della Corte d'Appello di Milano hanno confermato la condanna di Silvio Berlusconi nell'ambito del processo per frode fiscale sui diritti tv Mediaset. In primo grado il leader Pdl era stato condannato a quattro anni di reclusione e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici, mentre il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, era stato assolto per non aver commesso il fatto.
I giudici della seconda Corte d'Appello di Milano, nel confermare la sentenza di primo grado del processo Mediaset, hanno assolto il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri e altre due persone. Confermata anche la condanna a tre anni di reclusione per il produttore statunitense Frank Agrama. Confermata anche la provvisionale di 10 milioni di euro a favore dell'Agenzia delle Entrate che dovra' versare Silvio Berlusconi in solido con le altre tre persone condannate.
Ghedini: Procura Milano prevenuta - ''La forza della prevenzione è andata al di la' della forza dei fatti''. Così l'avvocato Niccolo' Ghedini, legale di Silvio Berlusconi, ha commentato la conferma in appello della condanna. ''Avevamo la consapevolezza che sarebbe andata così", ha aggiunto Ghedini.
Ghedini: "Il governo non è a rischio" - "Non mi interesso della stabilità politica del governo e non credo che ci sia una correlazione tra questa sentenza e la stabilità politica". Così ha risposto Ghedini ai cronisti che gli chiedevano se la conferma della condanna per Berlusconi nel processo Mediaset possa avere effetti sulla stabilità dell'esecutivo Letta.
La Consulta potrebbe azzerare il processo - Dei quattro anni di condanna, tre sono coperti da indulto. Sul procedimento pende la pronuncia della Corte Costituzionale, attesa entro la fine di giugno, sul conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato sollevato da Palazzo Chigi in relazione a un legittimo impedimento a prender parte a una udienza del 1 marzo 2010 che fu negato a Berlusconi. Se la Consulta dovesse dar ragione alla presidenza del Consiglio, il processo dovrebbe tornare a quella udienza del 2010, in primo grado, e i reati oggetto del procedimento andrebbero prescritti.
Lombardi (M5S): "Accelerare ineleggibilità Berlusconi" - "Dopo la sentenza Mediaset è opportuno che si acceleri nella formazione della giunta per le elezioni del Senato. Poi si dovrà intervenire sull'ineleggibilità di Silvio Berlusconi". Lo ha detto Roberta Lombardi, capogruppo M5S alla Camera, in merito alla condanna del leader del Pdl in appello al processo Mediaset. "C'è una legge del '57 che viene disattesa e ora c'è questa sentenza, anche se si sicuramente ci sarà ricorso alla Cassazione". 

FONTE TG COM