Mosca, Londra, Washington, Roma, Damasco –
Chi sono le Pussy Riot? Cosa
rappresentano? Chi c'è dietro di loro? Sono domande
che ci poniamo da qualche mese, ma alle quali
abbiamo esitato a rispondere ufficialmente
attraverso le pagine dell'Osservatorio "Qui Europa",
perchè ci sembrava un qualcosa di non pertinente con
l'oggetto del nostro giornale (l'analisi delle
politiche europee dell'Ue e degli stati membri) e
perchè viste le notizie profondamente dissonanti e
spesso contraddittorie sull'argomento ci mancavano
dei tasselli essenziali alla ricostruzione fedele ed
imparziale del curioso puzzle. Ma alla fine ci siamo
riusciti, e quel che ne è emerso non ha davvero
nulla di rassicurante e democratico. Anzi!
Il fenomeno Pussy Riot
Le ragazze (sedicenti
neo-attiviste dei diritti umani) munite di
passamontagna fluorescenti, nel corso del 2012 hanno acquistato
una fama mondiale inattesa e quantomeno curiosa, per
essersi esibite in maniera dissacrante e blasfema lo
scorso febbraio nella cattedrale di Cristo
Salvatore a Mosca, inscenando una parodia
liturgica ed una supplica pop alla Vergine
Maria, contro Vladimir Putin.
Le irriverenti ragazzine, poco più che ventenni,
furono – come noto – tempestivamente arrestate e
successivamente condannate a due anni di reclusione
per "teppismo motivato da odio religioso". Nadia
Tolokonnikova e Maria Alyokhina sono finite in due
campi diversi. La terza condannata, Iekaterina
Samutsevich, è stata rilasciata. "Dentro o fuori sei
sempre sotto controllo – ha dichiarato nei giorni
scorsi in una intervista – la Russia è una grande
prigione". Ma di
certo quel che accadde in quel freddo febbraio non
fu qualcosa di casuale, né di spontaneo. E lo si
comprende chiaramente unendo i pezzi di un puzzle
grottesco e spaventoso, ma ben architettato dai
profeti del "caos" e "dell'ordine mondiale"
preconfezionato. Di sicuro l'interesse suscitato tra
i media mondiali dall'accaduto è stato inusuale e
clamoroso. Ne parlarono curiosamene tutti i TG e i
media occidentali (gli stessi, per intenderci
generalmente protesi alla censura di ciò che accade
in Siria e Libia); nonché molte pop star del calibro
di Madonna e Paul Macartney,
che non esitarono a supportare la strana e blasfema
forma di protesta delle Pussy Riot. Il “The
Guardian” – giornale di punta britannico –
in merito scrisse: “in Russia oggi, è peggio
dell’era sovietica!” Ma stanno davvero così le
cose? E' davvero tutto oro ciò che luccica ed emerge
dalle sviolinate apparentemente neutrali – ed
accorate – della stragrande maggioranza dei tabloid
americani ed occidentali?
Espressione del comunismo radicale e amate dal
lobbismo occidentale
Certo l'oggetto della controversia non ci è parso di
primo acchito molto onorevole e degno di sostegno
morale e/o ideologico. Vandalismo e blasfemia;
profanazione della Cattedrale di Mosca e versi
irrispettosi contro la religione, protesi ad
attaccare il presidente Vladimir Putin (che di
certo, intendiamoci, non è un santo!). Da qui la
condanna a due anni di carcere e l'ascesa delle tre
ragazzine: salutate dall'Occidente delle
lobby mediatiche come
vittime di un regime oppressivo ed oscurantista, una
sorta di eroine post-moderne della libertà e della
pace. Ma è davvero così? Chi sono davvero le Pussy
Riot? Una cosa è certa, per la stessa irriguardosa
performance in paesi occidentali come Usa e Regno
Unito, le tre ragazzine sarebbero andate incontro a
pene forse ancor più severe, rispetto ai due anni
comminati dal tribunale russo. Ma scavando tra
documenti vari attinenti alla – sia pur breve – vita
artistica delle Pussy Riot, emerge l'immagine di un
gruppo laicista ed ateo, per la precisione
comunista radicale e di
orientamento marxista, espressione del ramo
estremista “Voina” (guerra) supportato non da gruppi
dichiartamente comunisti – non solo – ma addirittura
da alcune delle più note ONG occidentali,
e dai loro media di riferimento.
Si! Avete capito bene "Occidentali". Com'è
possibile, dunque, questo anomalo e paradossale
connubbio tra marxismo ateo e capitalismo liberale
occidentale? Il mistero s'infittisce!
Irriverenti e blasfeme per copione
Ma non è finita! Nelle scorse settimane, Yoko
Ono – la nota vedova di John Lennon
– ha assegnato al contestato e nel contempo
"acclamato" gruppo russo il premio per la pace "Lennonono".
Qualcuno ai piani alti dei palazzi "mondiali" che
contano, aveva avanzato anche la proposta di
candidatura del blasfemo gruppo al femminile,
addirittura per il "Premio Nobel". Ultimo paradosso
poi – solo l'ultimo di una lunga serie di eccessi e
stranezze - la mostra realizzata nei mesi scorsi in
Russia, presso
la Galleria Ghelman di Mosca, in
onore delle tre ragazze: una mostra a dir poco
blasfema con ad oggetto "icone" che le ritraevano
con la stessa tecnica e gli stessi colori –
olio su tela, nero e oro – utilizzati per la pittura
sacra nella tradizione più classica della pittura
ortodossa.
“Un
atto cinico di terrore contro la cultura russa”
secondo l’archimandrita
Tikhon Shevkunov, segretario del Consiglio
Patriarcale per la Cultura. Già!
Perchè, per chi si intende anche un briciolo di arte
sacra (come me) non può sfuggire il fatto che le
icone nella tradizione russa siano
considerate una sorta di "preghiera vivente", tanto
che spesso neppure l'autore osa porvi la propria
firma, per non alterarne il senso ed il messaggio
altissimo e
trascendentale espresso dall'opera. Ma perchè dunque
tali e tanti atti irriverenti verso la religione,
così spavaldamente ostentati e spacciati come atti
di "progresso" e "pacifismo"? Qualcosa non torna! In
effetti è curioso notare come le Pussy Riot
si siano unite recentemente anche al gruppo "Femen"
(note alla cronaca per aver protestato nei vari G20
a seno scoperto); abbiano deciso di appoggiare
gruppi come “Marcia delle Troie” e
le stesse mega-parate gay andate "in scena" qua e là
per il pianeta. Operazioni di costume e protesta
assolutamente "non censurate" dal sistema mediatico
occidentale, ma anzi enfatizzate e promosse in
maniera gratuita e tutt'altro che anonima.
Manifestazioni ben finanziate e supportate anche da
molte ONG occidentali, malgrado importassero forme
di protesta estrema incentrate sul femminismo
radicale, sul marxismo, sul materialismo ateo e
culturale e sulla distruzione di tutti i
valori religiosi e familiari tradizionali.
Ma perchè appoggiare questo attacco alla religione
ed alla famiglia? Cosa c'entra con la pace, la
libertà e la civiltà? E perchè – soprattutto – i
media occidentali (di regime) non hanno mosso un
dito – dimostrando altrettanto interesse – per
difendere l'autonomia e la libertà di personaggi
come Julian Assange e di Wikileaks
e la sua lodevole battaglia per la libertà di
espressione. Un Assange, curiosamente difeso e posto
sotto tutela solo da Mosca, ed osteggiato (guardacaso)
da Londra e Washington, che ne chiedevano invece la
testa, perchè depositario di scomode verità e reo di
aver aperto il celeberrimo "Vaso di Pandora".
Perestroika – Un miracolo al contrario
Una cosa è certa, questi fenomeni s'intrecciano
indissolubilmente con l'evoluzione della storia
contemporanea della Russia. Putin,
inutile nasconderlo – malgrado la disinformazione
mediatica occidentale – ha ereditato un
Paese in rovina, indebolito e sfasciato dal
liberismo economico e dall'iperliberismo
importato dalle politiche di Michael
Gorbaciov e dalla sua sedicente
"miracolistica" Perestroika (stile
"Ricetta Monti" per l'Italia, per comprenderci). Un
Gorbaciov oggi poco amato – per non dire odiato –
dai Russi. La sua – al netto della propaganda
mediatica Occidentale – fu una sorta di vecchia
"Rivoluzione Araba" spiccatamente mondialista (nel
senso più deleterio del termine) che ha finito per
regalare il grande Paese – di Dostoevskij , Tolstoj,
Chajkovskij e Rachmaninov –
nelle grinfie dei grandi potentati economici
mondiali e delle lobby, a danno delle Pmi e del
welfare state, progressivamente ed inesorabilmente
indebolito e devastato. Non ci stupisce, in tal
senso, come nella "ricca" Russia di oggi, in realtà
– anche se i media occidentali, in gran parte
plagiati dalle menzogne del miracolo liberista, non
lo riconoscono – la speranza di vita sia
paragonabile a quella di alcuni paesi africani del
terzo mondo. Per contro il liberismo economico, il
processo di occidentalizzazione e le privatizzazioni
intraprese con la "Perestroika", hanno finito per
spostare l'80-90% della ricchezza nelle mani di una
mera élite di imprenditori lberisti. Tra le grandi
vittime di questo tsunami culturale, sicuramente la
stessa cultura russa – da sempre tra i tesori più
nobili e preziosi del Paese – colpita al cuore da
decenni di tagli finanziari e violenze ideologiche.
Marxismo ateo e capitalismo liberista – Due grandi
alleati
Prova di ciò è il fatto che la Russia (probabilmente
il Paese più ricco del mondo, con le maggiori
riserve di minerali, di gas e petrolio; un tempo
terra di poeti, scrittori, musicisti, economisti,
geni, scenziati e nobel) produca oggi meno del 1,7%
di tutta la ricerca scientifica mondiale. La
povertà in compenso dilaga: come del resto la
denatalità. Un Paese messo in ginocchio dal miracolo
al contrario chiamato "Perestroika",
ed osannato dalla stragrande maggioranza dei media
occidentali di regime. E solo oa, alla luce di qeste
analisi, forse capiamo il perchè! Un disegno
mondialista che parte dalla Guerra Fredda, e da
quello strano rapporto di amore e odio di due
ambigui personaggi chiamati Ronald Reagan e
Michael Gorbaciov. E questo
Vladimir Putin – che pur un angelo non è –
sembra averlo capito più che bene, nel suo estremo
ed osteggiato tentativo di salvare il Paese da
ulteriori saccheggi iper-liberisti e – nel comtempo
– dagli stessi privilegi della burocrazia di Stato.
Emblema di questa "sorta di guerra culturale
apparente" di carattere mondialista – tra due forme
di ateismo molto assolutizzanti, quali
marxismo materialista e liberismo capitalistico,
apparentemente contrapposte, ma in fondo due facce
della stessa medaglia – è la loro lotta comune
contro i valori cristiani, la sacralità
dell'uomo come creatura di Dio
e la famiglia.
La "Rivoluzione Siriana" – Un'emblematica cartina
tornasole
Da qui si spiega l'avvicinamento dello stesso
Vladimir Putin alla Chiesa ortodossa ed i suoi
crescenti consensi tra il popolo russo: ormai
disilluso dai retaggi del passato di un'evanescente
e distruttiva "Perestroika". In tal senso il caso
"Siriano" – ed il tentativo di contrastare l'imperialismo
Nato-Usa (e il collaborazionismo ONU) in
Siria – può essere letto come una interessante ed
emblematica cartina tornasole della situazione sopra
illustrata. E ciò mentre – ironia della sorte – il
marxismo materialistico (che per
oltre un secolo ha contraddistino l'identità dello
stato burocratico russo) oggi sembra essersi
trasformato in un'arma sfruttata dall’elite
mondiaslista e liberista occidentale contro la
stessa Russia, per destabilizzare il Paese e quanti
si oppongono all'insano disegno per il controllo
della Terra, chiamato "Nuovo Ordine Mondiale".
Fenomeno che si serve di opinion leader, stelle
pop/rock e organizzazioni ONG: "angeli" vestiti di
luce e falsi profeti capaci di attrarre larghi
consensi, ed espressione di un becero modernismo
laico e laicizzante, che mina sottilmente valori
alti quali la sacralità dell'individuo, la famiglia
e la religione, spacciando le loro "rivolte indotte
e pilotate" come "salvifiche rivoluzioni
democratiche nascenti dal basso".
NWO e ruolo di Otpor
E la cosiddetta "Rivoluzione Araba" ne è l'esempio
più tangibile ed eloquente. Il tutto dietro l'uso
metodico di nuovi simboli e strategie di
comunicazione (marketing della sommossa) avallati
stranamente ed in tempi non sospetti (con chiare
dichiarazioni stampa) da uomini come Soros e
Draghi (?) ed incarnati in movimenti come
gli stessi "Indignados" e "Occupy
Wall Street". Curiosi fenomeni e
"coincidenze" che possiamo riscontrare attraverso
l'analisi dei movimenti dell'organizzazione
Otpor: una sorta di associazione cui
simbolo distintivo è un pugno chiuso
(lo stesso presente in almeno una dozzina di
sommosse – tutte quelle nate dagli anni Novanta ad
oggi – e lo stesso "curiosamente" esibito in più
occasioni dalle stesse Pussy Riot – vedi foto in
alto) che avrebbe come scopo la fomentazione di
rivolte mediante proteste ed insurrezioni popolari.
Esisterebbe, in tal senso (come prova, vedi
il video in allegato) una vera e propria "revolution
training school" protesa alla
pianificazione strategica delle sommosse popolari.
In particolare, dopo la caduta di Milosevic, in
Serbia, il pugno chiuso di Otpor
divenne un simbolo conosciuto in tutto il mondo, ed
usato perfino sul sito ufficiale di "Occupy Wall
Street". Dall'Iran alla "Rivoluzione Arancione" in
Ucraina; dalla "Rivoluzione delle Rose" in Georgia
alla "Rivoluzione dei Tulipani" in Kirghizistan;
dalla "Rivoluzione dei Jeans" in Bielorussia alla
già citata "Rivoluzione Araba" in Medioriente. Tutte
sommosse che hanno presentato il medesimo
super-sponsor occidentale, gli Stati Uniti
d'America.
Il destino incrociato di Russia e Siria
La cosiddetta “Primavera Araba”, in
tal ottica ed in Paesi come la Libia e l'Egitto, è
stata finora (e come dimostrato in centinaia di
articoli dal nostro Osservatorio Indipendente) il
miglior risultato raggiunto da questa strategia.
Piccoli gruppi finanziati dalle elite diffondono il
dissenso nella società, orientandone gli effetti
verso i propri obiettivi. Nei paesi islamici, ciò ha
determinato che i Fratelli Musulmani
(gruppi integralisti e mondialisti a sfondo
massonico) contribuissero al disegno egemonico del "Nuovo
Ordine Mondiale". Ora l’elite sta cercando
di applicare la stessa strategia con la Siria e la
Russia. In tal senso gruppi come quello delle Pussy
Riot, si dimostrano come piccole ma paradossalmente
potenti pedine all'interno di un oscuro scacchiere
ed al servizio di un oscuro maestro di strategia.
D'altra partre, infatti, non va scordata l'eloquente
dichiarazione di David Rockefeller
del 1991: "Il mondo – auspicò il ricco e
potente banchiere – è pronto per raggiungere un
governo mondiale. La sovranità sovranazionale di una
élite di intellettuali e di banchieri mondiali è
sicuramente preferibile all'autodeterminazione
nazionale praticata nei secoli passati".
Semplici come colombe ed astuti come serpenti
Ben venga allora il malcontento verso la
finanza malata e corrotta
che sta devastando il mondo; ben venga la protesta
contro le lobby bancarie e l'Unione europea che oggi
le spalleggia spudoratamente e consapevolmente; ben
venga la voglia di cambiamento, ma che si traduca in
proposte concrete e di pace, orientate sempre
all'amore per il prossimo ed al rispetto della vita
umana, nel rispetto dei valori cristiani e della
vita. Ben venga la voglia di riconquista della
nostra sovranità monetaria e finanziaria,
rubataci con l'inganno ed attraverso leggi inique
dalle spinte liberiste fomentate da tali oscuri
"maestri" con la complicità di politicanti asserviti
a questo sporco gioco. Ma che siano desideri ed
auspici che possano passare sempre attraverso il
buon senso; il pubblico dissenso e la dura e
motivata protesta, ma il dialogo. Non diventiamo
complici inconsapevoli e stupidi dei nostri stessi
carnefici. Un esempio? Chiediamoci come mai molti
dei pullman atti a trasportare i manifestanti della
protesta dell'11 Novembre 2011 a Roma (che scoppiò
cioè due giorni prima dell'avvento in Italia del
golpe della banda Monti) furono messi a disposizione
in centinaia da sconosciuti personaggi ed in maniera
stranamente gratuita. Apriamo gli occhi e siamo
vigili. Non cediamo alle lusinghe ed alle
bugie di falsi profeti; e soprattutto
difendiamo in ogni sede i nostri valori più sacri,
celesti e trascendentali. Non dimentichiamoci, nel
nome di un dissacrante e vuoto modernismo, la
profondità ed il valore delle nostre radici
cristiane – il tesoro più prezioso da
custodire e difendere – e diffidiamo dai facili
entusiasmi sorretti dal vuoto e dal nulla e da quei
movimenti di massa fomentati solo dall'odio e privi
di umanesimo e trascendentalità. Riscopriamo assieme
i valori più profondi ed incommensurabili del
Vangelo di Cristo, e ridiamo
centralità all'uomo ed alle sue prerogative. Ma
facciamolo con la semplicità delle colombe e
vigilando con furbizia, evitando di aboccare ai
subdoli e distruttivi messaggi ed agli inganni dei
falsi profeti che infestano il mondo ed ai loro
"facili entusiasmi".