NON FARE OGGI CIO’ CHE PUOI RIMANDARE A DOMANI
“Noi non siamo contrari sempre e comunque al risanamento dei
conti pubblici: datemi le giuste condizioni economiche e mi trasformerò
in un moderato falco anti-deficit”. (P. Krugman)
In queste poche
parole di Paul Krugman è racchiusa una delle tipiche argomentazioni che i
keynesiani utilizzano per respingere le critiche di coloro che fanno
notare gli effetti collaterali sui conti pubblici delle politiche di
sostegno alla domanda aggregata attuate mediante l’aumento del deficit
di bilancio.
Krugman sostiene di potersi trasformare in un “moderato falco
anti-deficit”, purché vi siano le “giuste condizioni economiche”. Ecco:
il problema è che per un keynesiano è più unico che raro il caso in cui
le condizioni economiche siano da ritenere giuste per stringere i
cordoni della borsa, soprattutto se si tratta di ridurre la spesa
pubblica.
Generalmente propende per non sottrarre oggi sostegno alla domanda,
rimandando a domani il consolidamento fiscale. L’importante è avere un
piano credibile per il medio lungo periodo, recita più o meno
testualmente il verbo keynesiano. Questa è attualmente l’impostazione
(anche) del Fondo Monetario Internazionale, a sproposito definito covo
di non meglio specificati “neoliberisti”.
In sostanza, il motto pare essere: non fare oggi ciò che puoi
rimandare a domani. Il problema è che più si rimanda, più grande dovrà
essere lo sforzo. E non consola il fatto che il rimedio keynesiano per
far sembrare meno pesante il fardello del consolidamento fiscale sia
affogare il debito nell’inflazione.
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