La vita degli operai TAV in Val di Susa: “la gente non ci vuole, neanche in chiesa ci fanno sedere”
Ma vi sembra normale che in Italia, nel 2013, gli operai pagati per scavare gallerie in Val di Susa debbano essere scortati
giorno e notte? Non è un film, ma è quello che sta capitando lassù, tra
le Alpi del nord-ovest. Il discorso è sempre quello: qualcuno non vuole
la Tav perché è bello andare in giro in diligenza e in
bicicletta. La ferrovia, insomma, è creatura diabolica. E allora, si fa
di tutto per impedirne la costruzione. Ogni mezzo è lecito, comprese le molotov, come si è visto.
Oggi sul Corriere della Sera, qualche (anonimo) operaio racconta l’incubo in cui è piombato: “Hai in mente i paesi di mafia o di ‘ndrangheta dove se non sei dei loro al bar manco servono al bancone? Chiedi un caffè e quelli stanno muti e fermi? Ecco, è uguale”. A un altro “hanno rovinato la fiancata della Peugeot nuova, ci hanno passato sopra forse un chiodo”. Peggio va a un terzo operaio che lavora al cantiere: “perseguitato con telefonate da numeri sconosciuti, lui e la sua donna”. E poi, “agguati notturni, furgoni circondati a uno stop, minacce urlate al buio contro i finestrini, anatemi di morte”. E ancora, “Il tabaccaio che quando entro abbassa la testa” o i “problemi tecnici in posta” che rendono impossibile spedire una semplice cartolina.
Fino ad arrivare al colmo: divieto di sedersi in chiesa la domenica. Motivo? “Il posto è occupato”.
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