Atesia chiude e licenzia 632 operatori
ROMA/ CALL CENTER
Commesse trasferite nel Sud, dove il lavoro costa meno. Martedì sciopero
unitario di quattro ore
Almaviva torna a far penare gli operatori dei call center, e questa
volta con una decisione choc: chiude la sede di Via Lamaro a Roma, che
non è altro che il palazzo della vecchia Atesia (oggi si chiama
Almaviva contact). È anche un momento storico, se vogliamo, visto che
Atesia ha fatto parlare tanto di sè negli anni passati, incarnando il
simbolo della precarietà. Martedì scorso è stata comunicata la
decisione di richiedere la cassa integrazione straordinaria per tutti i
632 dipendenti, adducendo come motivazione la crisi del settore: «Nel
2011 i ricavi degli operatori telefonici, principali clienti dei call
center, sono scesi del 3%, causando per la prima volta una riduzione di
volumi e fatturato», spiega la società di Alberto Tripi.
I sindacati però non ci stanno, e compatti, dall'Ugl ai confederali
fino ai Cobas, hanno indetto uno sciopero di 4 ore con presidio per
martedì prossimo. Soprattutto, denunciano il fatto che le commesse cui
sono addetti gli operatori non sono affatto sparite, ma verranno
trasferite nelle sedi di Rende, nel cosentino (la commessa Tim), a
Milano (Eni) e a Catania (Mediaset). A Rende, in particolare, sono già
pronte 250 nuove assunzioni, a costi più bassi rispetto agli operatori
di Roma. E qui i sindacati vedono l'inganno.
«A Rende non solo si usufruisce di sgravi, ma si inquadrano gli
operatori al secondo livello contro il nostro terzo/quarto - spiega
Massimiliano Montesi, Rsu Slc Cgil - sono previsti 6 mesi di prova
invece di 3, e ci sono norme peggiorative riguardo al controllo
individuale». Insomma risparmio sui costi e maggiore «produttività»,
visto che si inaspriscono i controlli.
«La commessa Tim è già di fatto trasferita a Cosenza - dice Alessio
Guarnaccia, Rsu Cobas - Ad agosto avevano chiesto addirittura gli
straordinari su Roma, ma già da 4-5 giorni le chiamate sono molto
diminuite. La cosa peggiore è che si sta chiudendo una sede intera e
mettendo sulla strada 632 persone senza neanche ipotizzare una
rotazione con gli altri call center: è evidente che l'obiettivo è
quello di liberarsi di operatori più costosi rispetto a quelli del Sud,
e che non usufruiscono più di incentivi. A Rende, invece, a parte il
peggioramento contrattuale, Almaviva godrà di sgravi fiscali e
contributivi grazie alle nuove assunzioni, e di incentivi regionali.
Mentre noi veniamo scaricati sull'Inps: soldi pubblici usati
praticamente per licenziare».
E di soldi pubblici non è che Almaviva non ne abbia presi, negli anni.
Un documento delle Rsu spiega ad esempio che nel 2000 per ogni
lavoratore assunto a Roma, Napoli, Palermo e Catania venne riconosciuto
un credito di imposta di 800 mila lire. Poi, nel 2006, la
stabilizzazione successiva alla legge Damiano, che riconobbe la
possibilità di una sanatoria sui pregressi per anni di sfruttamento.
Infine, l'ampio ricorso agli ammortizzatori sociali.
Nessun commento:
Posta un commento