Ritorno al passato
La chicca della giornata, definita storica da quella gran parte di
quotidiani nazionali che ancora godono di finanziamenti pubblici, ce
l’ha regalata un insigne sindacalista della Cisl, tal G. Terracciano :
“E’ meglio avere un lavoro, anche senza diritti, anche senza le giuste
condizioni, ma l’importante è avere un lavoro”.
Nessuna sorpresa, quindi, che nella giornata “storica” di ieri si sia
sancita, nell’incontro/accordo tra i tre confederali (Cgil, Cisl e Uil)
e la loro cosiddetta controparte, Confindustria, la fine della
democrazia sindacale, del diritto di sciopero e la cancellazione
“normativa” di quelle sigle contrarie a quei contratti nazionali, causa
principale della perdita di potere d’acquisto e di ogni strumento di
difesa da parte dei lavoratori.
Non un passo indietro…bensì decenni di lotte e di rivendicazioni
cancellate in una farsa durata poche ore e confermata proprio dalle
“parole in libertà” dei solerti funzionari di queste organizzazioni.
Basta con quei lacci e lacciuoli che costringevano i “padroni” a
rispettare quei diritti che la classe operaia si è conquistata con il
sangue ed il sudore…ora siamo in una fase nuova…ci vuole l’unità delle
forze produttive…ergo tu lavori per quattro soldi, per una pensione
misera, per un lavoro che non ti da garanzie né sul presente né sul
futuro…e l’occupazione crescerà…crescerà la domanda interna, cresceranno
i consumatori…l’economia ripartirà e saremo tutti più felici e
contenti…almeno quelli che resteranno vivi….la stessa litania già
sentita quando introdussero la precarietà.
Peccato che, all’indomani della “storica” firma, la stessa Cgil
pubblichi un’indagine sulla ripresa economica e parla di 60 anni di
recessione e di un ritorno alla situazione pre-crisi solo nel 2070 ed
oltre…chissà come saranno contenti gli schiavi dei prossimi 60 anni a
sapere che il loro sacrificio forse non servirà neanche ai loro figli !
Già…lo dice anche il nostro presidente Napolitano, presentando i
“festeggiamenti” del 2 giugno, festa della Repubblica…c’è bisogno di
unità e sacrifici…quei sacrifici che faranno quei fessi che pagheranno i
prodotti aumentati dall’iva per finanziare le ristrutturazioni delle
case dei ricchi…o quegli idioti che preferiranno dare il loro contributo
ad associazioni umanitarie e che avranno uno sgravio fiscale 6 volte
inferiore a chi preferirà, di contro, darli ai partiti…al limite per
riaverne in cambio qualche “vivo e vibrante” favore.
Le caste si blindano in un ritorno al peggior passato della nostra
triste repubblica…blindano i loro privilegi, il loro potere e, con la
scusa della crisi, tappano la bocca a quei milioni di italiani che li
hanno bocciati nelle ultime elezioni, a quei milioni di lavoratori che
non sono iscritti a nessun sindacato o hanno optato per quelli di base.
Di “storico” nella giornata di ieri c’è che la storia, quella con la
“s” maiuscola, quella che è stata testimone di un paese in grado di
rinascere dalle ceneri di una guerra devastante, è stata ancora una
volta calpestata dagli interessi di quelle caste che hanno ridotto il
nostro paese ad un’enorme tavola imbandita…alla quale la gente onesta
non è invitata…se non per pagare il conto.
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