Riforma del Senato, il governo va sotto sull’odg Calderoli. Poi passa il testo base
Roma - Il governo incassa l’adozione del proprio ddl come testo base per le riforme in commissione Affari costituzionali del governo, e per di più con i voti di Forza Italia e della Lega,
cosa che spinge Matteo Renzi ad esultare («la palude non ci blocca è
proprio la volta buona», dice) ma prima di questo passaggio maggioranza e
governo incappano in uno scivolone che non lascia presagire un cammino
tranquillo alle riforme.
In Commissione Affari costituzionali del Senato si era raggiunto un accordo di massima che
consisteva nell’adottare il ddl del governo come testo base, e di
votare anche un ordine del giorno che contenesse una serie di modifiche
su cui c’era ampio consenso, compreso il sì del governo. Ma dopo una
giornata di tensioni, nella seduta serale si è giunti con due distinti
ordini del giorno da parte dei due relatori, Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli.
Il
testo del senatore leghista indicava, diversamente da quanto prevede il
ddl del governo e l’odg di Finocchiaro, l’elezione diretta dei senatori
di ciascuna regione in concomitanza con quella dei consigli regionali. «Non la daremo vinta a Calderoli», dichiara il ministro Maria Elena Boschi entrando in Commissione. Ma da lì a poco subirà una delusione.
Al momento del voto Mario Mauro si è sfilato dalla maggioranza ed
ha votato per il testo Calderoli (Corradino Mineo era in quel momento
fuori dall’Aula): finisce 15 a 13. A quel punto l’ordine del giorno di
Finocchiaro, che non entrava nel merito delle modalità di elezione dei
senatori, viene ritirato, mentre viene bocciato un documento di Forza
Italia che chiedeva di affrontare il presidenzialismo subito dopo la
riforma di Senato e Titolo V.
Dopo un momento di smarrimento,
con tanto di sospensione della seduta, maggioranza e governo non possono
che prendere atto dello schiaffone. Viene quindi proposto il ddl del
governo come testo base per i futuri emendamenti, ed esso viene
approvato anche con il consenso di Forza Italia e Lega.
Il ministro Boschi
esce subito dalla commissione con un largo sorriso e dice che quella
odierna «è una serata positiva» visto che il ddl del governo è stato
adottato come testo base, e «questo era l’obiettivo fondamentale». La
linea comunicativa è di valorizzare questo aspetto, e così su Twitter Renzi fa sentire la propria esultanza: «approvato il testo base del Governo sulla riforma del Senato. Molto bene, non era facile. La palude non ci blocca! È proprio #lavoltabuona».
Le facce meste dei senatori di maggioranza tradiscono però altri sentimenti.
L’ordine del giorno Calderoli, spiega la presidente di commissione
Finocchiaro «orienterà» i lavori ma non inibirà altre soluzioni diverse.
Insomma se verranno presentati emendamenti che escludono l’elezione
diretta non saranno inammissibili e potranno essere discussi e votati.
Quindi nulla è perduto. Purché maggioranza e governo sappiano fare bene i
conti sui voti in commissione.
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