Legge elettorale, Pd si divide. La Camera boccia ritorno al Mattarellum
Respinta la mozione del deputato Pd Giachetti che aveva chiesto
l'abolizione immediata del Porcellum con conseguente ritorno al sistema
precedente. Al Senato è passata la mozione della maggioranza sulle
riforme: entro giugno ddl su revisione della Costituzione.
camera
ROMA - Sul fronte della riforma della legge elettorale, con 415
voti contrari e 139 voti a favore la Camera ha respinto ieri sera la
mozione del deputato Pd renziano Roberto Giachetti che impegnava ad
abrogare subito il Porcellum per tornare al Mattarellum. "L'unica
modifica al sistema che possa coagulare in tempi brevi il consenso di
un'ampia maggioranza parlamentare - ha detto Giachetti - è il ritorno
alla previgente disciplina, ovvero al cosiddetto Mattarellum". Ed è
proprio attorno alla mozione presentata ieri alla Camera che è esploso
lo scontro nel Partito democratico. La mozione Giachetti è stata colta
come un fulmine a ciel sereno dalle parti del Nazareno, dopo che per
tutta la giornata di martedì si era cercato di arrivare ad una quadra
sulla mozione di maggioranza. Quadra faticosamente trovata con il
risultato di escludere l'immediata modifica della legge elettorale,
compresa la clausola di salvaguardia, per inserirla nel più ampio schema
di revisione costituzionale. In più il sindaco di Firenze ha lanciato
una sfida al premier Letta e ha difeso Giachetti, attaccando
sull'urgenza della riforma elettorale. ''Prima di essere renziano è una
persona seria - ha detto Renzi -, sulla legge elettorale ci ha messo la
faccia. Oggi non si consumava il voto della vita ma ho la preoccupazione
che governo e maggioranza rinviino troppo, facciano melina''. Parole
che non fanno piacere al premier, determinatissimo a marciare verso
l'approvazione delle riforme.
FINOCCHIARO: "GIACCHETTI INTEMPESTIVO". Secondo Anna
Finocchiaro, che pure nei giorni scorsi aveva depositato un disegno di
legge per il ritorno al Mattarellum, l'azione di Giachetti è
stata "intempestiva: non possiamo mettere a rischio il percorso con
atti di prepotenza". Il problema principale, infatti, è che sul ritorno
al sistema elettorale precedente al Porcellum, benché sia una opzione
maggioritaria nel Pd, c'è stata fin da subito la netta opposizione del
Pdl che invece predilige, come soluzione transitoria, l'apporto di
poche modifiche alla legge attuale. Di qui la necessità di evitare
forzature e la scelta di non entrare subito nel merito delle modifiche,
anche per tutelare la tenuta del governo. Durante la giornata ci sono
stati diversi tentativi di fare desistere il deputato del Pd. In primo
luogo alcuni dei firmatari della mozione, tra cui il veltroniano Walter
Verini e il franceschiniano Alessandro Bratti, hanno fatto mancare il
loro appoggio. Durante l'assemblea del gruppo del Pd il presidente dei
deputati dem Roberto Speranza ha chiesto ufficialmente il ritiro della
mozione dichiarando: "Il Pd non voterà a favore della mozione, parlare
di ritorno al Mattarellum è prematuro".
RIFORME, PASSA LA MOZIONE DELLA MAGGIORANZA. Senato e
Camera hanno approvato ieri la mozione di maggioranza sulle riforme
costituzionali con 224 sì, 61 no e 4 astenuti. La mozione impegna il
governo a presentare entro giugno un ddl costituzionale che preveda una
procedura straordinaria per la riforma della Costituzione. "Il Senato -
si legge nel 'dispositivo' della mozione - impegna il governo a
presentare alle Camere, entro il mese di giugno 2013, un disegno di
legge costituzionale, che in coerenza con le finalità e gli obiettivi
indicati nelle premesse, preveda, per l'approvazione della riforma
costituzionale, una procedura straordinaria rispetto a quella di cui
all'articolo 138 della Costituzione, che tenda a agevolare il processo
di riforma, favorendo un'ampia convergenza politica in Parlamento". "Il
disegno di legge -si legge ancora - dovrà, altresì, prevedere adeguati
meccanismi per un lavoro comune delle due Camere. In particolare,
occorrerà prevedere: a) l'istituzione di un comitato, composto da 20
senatori e 20 deputati, nominati dai rispettivi Presidenti delle Camere,
su designazione dei Gruppi parlamentari, tra i componenti delle
Commissioni Affari Costituzionali, rispettivamente, del Senato della
Repubblica e della Camera dei deputati, in modo da garantire la presenza
di ciascun gruppo parlamentare e di rispecchiare complessivamente la
proporzione tra i gruppi tenendo conto della loro rappresentanza
parlamentare e dei voti conseguiti alle elezioni politiche". Il comitato
e' presieduto congiuntamente dai Presidenti delle stesse commissioni,
"cui conferire poteri referenti per l'esame dei progetti di legge di
revisione costituzionale dei Titoli I, II, III e V della Parte seconda
della Costituzione, afferenti alla forma di Stato, alla forma di governo
e all'assetto bicamerale del Parlamento, nonché, coerentemente con le
disposizioni costituzionali, di riforma dei sistemi elettorali".
"SCETTICI" 43 PARLAMENTARI DEL PD. Quarantatré
parlamentari del Pd hanno sottoscritto un documento in cui esprimono
"scetticismo intorno alla via di riforme costituzionali che il governo e
la sua maggioranza hanno inteso intraprendere". Tra i firmatari anche
Rosy Bindi, Laura Puppato, Giuseppe Civati, Antonio Boccuzzi, Walter
Tocci, Vannino Chiti e Sandra Zampa. I parlamentari, "in merito alla
mozione di maggioranza oggi in votazione a Camera e Senato relativa al
processo di riforma costituzionale", hanno manifestato alcune
"preoccupazioni". Scrivono i parlamentari: "La deroga alla procedura di
revisione costituzionale rappresenta un oggettivo problema e un
pericoloso precedente". E aggiungono che "è quanto meno discutibile che
siano le Camere a chiedere al Governo di impegnarsi a varare un disegno
di legge costituzionale che introduca una tale deroga su materia
eminentemente parlamentare".
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