I piani del Cav: meno burocrazia e detassazione delle assunzioni
Il
leader Pdl in pressing sul governo. In agenda, oltre allo stop
all’aumento dell’Iva e al calo delle tasse, le misure sul lavoro e sulla
semplificazione
Fedele alla linea della responsabilità,
Berlusconi tace. Sta chiuso ad Arcore senza modificare di un grado la
sua rotta: il governo vada avanti senza indugi.
Deve andare avanti. Ovviamente dal suo
quartier generale partono le direttive già note su come far da pungolo
all’esecutivo Letta. Le parole d’ordine sono sempre le stesse: altolà
alla pressione fiscale per non aggravare la recessione; niente
dietrofront sull’Imu e se possibile reimpostazione complessiva della
tassazione sul mattone; stop all’aumento dell’Iva, soprattutto perché
«Letta nel suo discorso alle Camere era stato chiaro; ha chiesto e
ottenuto la fiducia su un programma che prevedeva di non aumentarla»; e
questo, sia chiaro, nel rispetto dei vincoli di bilancio per non
incappare nella procedura d’infrazione. Bruxelles ha i fari accesi sui
di noi e proprio per non prestare il fianco all’euroburocrazia a
trazione tedesca occorre stare uniti. Pdl e Pd, nelle prossime
settimane, dovranno combattere assieme in Europa. Guai se i litigi in
Patria dovessero essere tali da indebolire o addirittura far saltare il
governo Letta.
Il Cavaliere ce la mette tutta per sottoscrivere la linea soft visto
che sa bene come sia soprattutto una parte del Pd a giocare sporco.
Il partito guidato da Epifani è balcanizzato e il dubbio principale è
se i democrat riescono o no a sopportare le larghe intese. L’ex
premier è preoccupato che in casa loro possano avere la meglio i più
feroci rigurgiti antiberlusconiani. Le occasioni non mancano e non
mancheranno in futuro. In primis la questione
dell’ineleggibilità. Oggi la giunta delle elezioni e delle immunità
parlamentari del Senato eleggerà il proprio presidente. Ma il vero
nodo arriverà quando il parlamentino di palazzo Madama dovrà votare
sulla possibile questione dell’ineleggibilità dell’ex premier. Come si
comporterà il Pd? I numeri non fanno ben sperare visto che il Pdl è
sotto: 9 pidiellini, un leghista (forse presidente proprio l’uomo del
Carroccio Raffaele Volpi), uno di Gal, uno di Scelta civica; poi
8 piddini, 4 pentastellati, uno di Sel, uno della Svp. Insomma, il
rischio è che su quel tema si formi un asse Pd-Grillo, in funzione
anti-Berlusconi. A maggior ragione se la votazione avvenisse a
scrutinio segreto e non palese. Nel segreto dell’urna i piddini in
giunta potrebbero lanciare una vera e propria bomba politica sulla
maggioranza di governo. Il Cavaliere tace e non vuole fasciarsi la
testa prima di essersela rotta ma qualche preoccupazione c’è: una
maggioranza variabile per metterlo definitivamente fuori gioco. Altro
motivo di apprensione è legato agli esiti dei suoi processi. Non è
mistero di come la pensino alcuni magistrati di Milano. E quindi, anche
se il Cavaliere lo scongiura e lo riterrebbe fuori dal mondo, non è
escluso che possa arrivare una condanna anche sul caso Ruby. E poi la
sentenza di Cassazione sul caso Mediaset, prevista per ottobre.
Berlusconi continua a dire che per lui e il Pdl le sue vicende
giudiziarie devono restare separate dalla vita del governo. Ma il Pd?
La pensa allo stesso modo? Il timore è che fette dei democratici possano
cavalcare l’assalto delle procure e minare le larghe intese.
In ogni caso,nell’attesa di capire quanto possano reggere i
democrat, Berlusconi va avanti nella politica del pungolo nei confronti
del governo Letta. Una strategia, tutta improntata al senso di
responsabilità, che i sondaggi stanno premiando. Le prossime battaglie
sono già in agenda: tagliare le unghie a Equitalia, detassare le
assunzioni e sburocratizzare il Paese. Tutti temi estremamente
popolari che non potranno che ingrossare il bottino di consensi.
Il
leader Pdl in pressing sul governo. In agenda, oltre allo stop
all’aumento dell’Iva e al calo delle tasse, le misure sul lavoro e sulla
semplificazione
Il Cavaliere ce la mette tutta per sottoscrivere la linea soft visto che sa bene come sia soprattutto una parte del Pd a giocare sporco. Il partito guidato da Epifani è balcanizzato e il dubbio principale è se i democrat riescono o no a sopportare le larghe intese. L’ex premier è preoccupato che in casa loro possano avere la meglio i più feroci rigurgiti antiberlusconiani. Le occasioni non mancano e non mancheranno in futuro. In primis la questione dell’ineleggibilità. Oggi la giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato eleggerà il proprio presidente. Ma il vero nodo arriverà quando il parlamentino di palazzo Madama dovrà votare sulla possibile questione dell’ineleggibilità dell’ex premier. Come si comporterà il Pd? I numeri non fanno ben sperare visto che il Pdl è sotto: 9 pidiellini, un leghista (forse presidente proprio l’uomo del Carroccio Raffaele Volpi), uno di Gal, uno di Scelta civica; poi 8 piddini, 4 pentastellati, uno di Sel, uno della Svp. Insomma, il rischio è che su quel tema si formi un asse Pd-Grillo, in funzione anti-Berlusconi. A maggior ragione se la votazione avvenisse a scrutinio segreto e non palese. Nel segreto dell’urna i piddini in giunta potrebbero lanciare una vera e propria bomba politica sulla maggioranza di governo. Il Cavaliere tace e non vuole fasciarsi la testa prima di essersela rotta ma qualche preoccupazione c’è: una maggioranza variabile per metterlo definitivamente fuori gioco. Altro motivo di apprensione è legato agli esiti dei suoi processi. Non è mistero di come la pensino alcuni magistrati di Milano. E quindi, anche se il Cavaliere lo scongiura e lo riterrebbe fuori dal mondo, non è escluso che possa arrivare una condanna anche sul caso Ruby. E poi la sentenza di Cassazione sul caso Mediaset, prevista per ottobre. Berlusconi continua a dire che per lui e il Pdl le sue vicende giudiziarie devono restare separate dalla vita del governo. Ma il Pd? La pensa allo stesso modo? Il timore è che fette dei democratici possano cavalcare l’assalto delle procure e minare le larghe intese.
In ogni caso,nell’attesa di capire quanto possano reggere i democrat, Berlusconi va avanti nella politica del pungolo nei confronti del governo Letta. Una strategia, tutta improntata al senso di responsabilità, che i sondaggi stanno premiando. Le prossime battaglie sono già in agenda: tagliare le unghie a Equitalia, detassare le assunzioni e sburocratizzare il Paese. Tutti temi estremamente popolari che non potranno che ingrossare il bottino di consensi.
Fedele alla linea della responsabilità,
Berlusconi tace. Sta chiuso ad Arcore senza modificare di un grado la
sua rotta: il governo vada avanti senza indugi.
Deve andare avanti. Ovviamente dal suo
quartier generale partono le direttive già note su come far da pungolo
all’esecutivo Letta. Le parole d’ordine sono sempre le stesse: altolà
alla pressione fiscale per non aggravare la recessione; niente
dietrofront sull’Imu e se possibile reimpostazione complessiva della
tassazione sul mattone; stop all’aumento dell’Iva, soprattutto perché
«Letta nel suo discorso alle Camere era stato chiaro; ha chiesto e
ottenuto la fiducia su un programma che prevedeva di non aumentarla»; e
questo, sia chiaro, nel rispetto dei vincoli di bilancio per non
incappare nella procedura d’infrazione. Bruxelles ha i fari accesi sui
di noi e proprio per non prestare il fianco all’euroburocrazia a
trazione tedesca occorre stare uniti. Pdl e Pd, nelle prossime
settimane, dovranno combattere assieme in Europa. Guai se i litigi in
Patria dovessero essere tali da indebolire o addirittura far saltare il
governo Letta.Il Cavaliere ce la mette tutta per sottoscrivere la linea soft visto che sa bene come sia soprattutto una parte del Pd a giocare sporco. Il partito guidato da Epifani è balcanizzato e il dubbio principale è se i democrat riescono o no a sopportare le larghe intese. L’ex premier è preoccupato che in casa loro possano avere la meglio i più feroci rigurgiti antiberlusconiani. Le occasioni non mancano e non mancheranno in futuro. In primis la questione dell’ineleggibilità. Oggi la giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato eleggerà il proprio presidente. Ma il vero nodo arriverà quando il parlamentino di palazzo Madama dovrà votare sulla possibile questione dell’ineleggibilità dell’ex premier. Come si comporterà il Pd? I numeri non fanno ben sperare visto che il Pdl è sotto: 9 pidiellini, un leghista (forse presidente proprio l’uomo del Carroccio Raffaele Volpi), uno di Gal, uno di Scelta civica; poi 8 piddini, 4 pentastellati, uno di Sel, uno della Svp. Insomma, il rischio è che su quel tema si formi un asse Pd-Grillo, in funzione anti-Berlusconi. A maggior ragione se la votazione avvenisse a scrutinio segreto e non palese. Nel segreto dell’urna i piddini in giunta potrebbero lanciare una vera e propria bomba politica sulla maggioranza di governo. Il Cavaliere tace e non vuole fasciarsi la testa prima di essersela rotta ma qualche preoccupazione c’è: una maggioranza variabile per metterlo definitivamente fuori gioco. Altro motivo di apprensione è legato agli esiti dei suoi processi. Non è mistero di come la pensino alcuni magistrati di Milano. E quindi, anche se il Cavaliere lo scongiura e lo riterrebbe fuori dal mondo, non è escluso che possa arrivare una condanna anche sul caso Ruby. E poi la sentenza di Cassazione sul caso Mediaset, prevista per ottobre. Berlusconi continua a dire che per lui e il Pdl le sue vicende giudiziarie devono restare separate dalla vita del governo. Ma il Pd? La pensa allo stesso modo? Il timore è che fette dei democratici possano cavalcare l’assalto delle procure e minare le larghe intese.
In ogni caso,nell’attesa di capire quanto possano reggere i democrat, Berlusconi va avanti nella politica del pungolo nei confronti del governo Letta. Una strategia, tutta improntata al senso di responsabilità, che i sondaggi stanno premiando. Le prossime battaglie sono già in agenda: tagliare le unghie a Equitalia, detassare le assunzioni e sburocratizzare il Paese. Tutti temi estremamente popolari che non potranno che ingrossare il bottino di consensi.
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