EXPOSANITA' 2016: QUANDO IL WELFARE E' LA FAMIGLIA / in Italia crescono le richieste di permessi retribuiti per legge
Sono sempre di
più le famiglie che si fanno carico della cura di parenti bisognosi di
assistenza. Se si guarda agi ultimi dati Inps disponibili, relativi alle
richieste di congedo per l’accudimento di familiari sulla base della
legge 104, si vede come in Italia si sia passati dagli oltre 218.700
permessi concessi del 2010 agli oltre 319.800 del 2014 (+46,2%).
In particolare, nell’assistenza ad anziani, disabili, ammalati cronici e soggetti fragili che richiedono una presenza continuativa, il nostro servizio sanitario può contare sulla forza di oltre 3 milioni e 300 mila persone. Sono i caregiver familiari, uomini ma soprattutto donne (63,4%), che senza alcuna retribuzione fanno dell’assistenza a padri e madri (49,6%) o al proprio coniuge/partner (34,1%) la propria professione, occupandosi di loro, in media, per circa 18 ore al giorno (7 di cura diretta e 11 di sorveglianza).
In particolare, nell’assistenza ad anziani, disabili, ammalati cronici e soggetti fragili che richiedono una presenza continuativa, il nostro servizio sanitario può contare sulla forza di oltre 3 milioni e 300 mila persone. Sono i caregiver familiari, uomini ma soprattutto donne (63,4%), che senza alcuna retribuzione fanno dell’assistenza a padri e madri (49,6%) o al proprio coniuge/partner (34,1%) la propria professione, occupandosi di loro, in media, per circa 18 ore al giorno (7 di cura diretta e 11 di sorveglianza).
In
un anno i caregiver italiani prestano assistenza per oltre 7 miliardi
di ore, che si traducono in un risparmio effettivo per il SSN, in
aggiunta agli oltre 10 miliardi che le famiglie pagano annualmente per
lavoro privato di cura e le cosiddette spese ‘out of pocket’ (spese
sanitarie, farmaci, ausili/attrezzatura e così via) che hanno superato i
33 miliardi annui (fonte Censis, 2014).
Per
dare voce a questi protagonisti attivi della definizione e gestione
del percorso assistenziale, Exposanità, l’unica manifestazione italiana
dedicata ai temi della salute e dell’assistenza (Bologna Fiere, 18 - 21
maggio 2016) ospiterà il convegno “Caregiver familiare, risorsa chiave
nell’integrazione sociosanitaria e nella cura a lungo termine”
organizzato da Anziani e Non Solo, la società cooperativa che da oltre
10 anni si batte per i diritti dei caregiver e che ha ispirato la legge
per il riconoscimento del caregiver familiare approvata dalla Regione
Emilia Romagna (esempio sulla cui base sono stati presentati disegni di
legge in sei regioni) e più recentemente quella presentata a
Montecitorio a fine marzo.
“La
legge emiliano-romagnola – commenta Loredana Ligabue, direttrice della
cooperativa Anziani e non solo - sta entrando nella fase attuativa e in
Sardegna, come in altre regioni italiane, si condividono le finalità e
si avanzano proposte di legge per riconoscere il ruolo di chi si prende
cura di un proprio caro. È un bilancio importante che si arricchisce
della presentazione di una proposta di legge quadro. I contenuti dei
testi di legge hanno trovato il sostegno delle molteplici associazioni
di volontariato, di patologia e delle organizzazioni europee come
Eurocarers e Coface – prosegue Loredana Ligabue - Ora tocca alla
politica fare i prossimi passi. Proseguiremo con impegno a dare sostegno
a tutti quei parlamentari che hanno voluto o vorranno operare per dare
risposte ai problemi quotidiani dei caregiver. Ma è essenziale, oltre al
percorso legislativo, continuare l’azione di ascolto e confronto con i
familiari, gli operatori professionali, i volontari, gli enti locali”
La
necessità della tutela a livello legislativo del ruolo emerge anche
dall’impatto sul lavoro che comporta l’assistenza quotidiana di un
familiare: il 66% dei caregiver ha dovuto abbandonare la propria
posizione lavorativa, rimanendo di conseguenza in media fino a dieci
anni fuori dal mercato del lavoro. Si aggira invece sul 10% la
percentuale di chi ha richiesto il part-time o ha dovuto cambiare
professione.
La situazione
diventa drammatica quando la perdita totale del salario o la riduzione
delle ore lavorative, in aggiunta ai costi di cura sempre più elevati,
ha ripercussioni dirette sul reddito delle famiglie, aumentando il
rischio di povertà. Altro fattore allarmante, spesso sottovalutato dai
caregiver stessi, è la precarietà dello stato di salute di chi accudisce
familiari che necessitano di cure continuative. Eccessiva
responsabilità, forte carico emotivo e stress psicofisico a cui queste
figure sono sottoposte ogni giorno implicano infatti un’alta eventualità
di sviluppo di depressione, ansia, insonnia e perdite di difese
immunitarie.
“La tutela e il
riconoscimento dei caregiver è tanto più importante – afferma Marilena
Pavarelli, project manager di Exposanità –quando questo ruolo è
ricoperto da giovani e giovanissimi. L’intergenerazionalità del fenomeno
è evidente dal dato che riguarda gli i giovani coinvolti: in Italia
sono 169mila i ragazzi fra i 15-24 anni che si occupano quotidianamente
di adulti o anziani. Una fascia di popolazione anch’essa fragile, che
deve assumersi responsabilità tali che rischiano di compromettere i
progetti di vita”.
Ancora
più sorprendente è la presenza di bambini più piccoli che si ritrovano
ad assistere genitori malati o fratelli disabili. Dall’unica indagine
esistente in Italia ad oggi, condotta da Anziani e non solo in un
istituto professionale di Carpi, è stato rivelato che il 21,9% degli
studenti ricopre il ruolo di caregiver di un familiare adulto. Essere un
giovane caregiver comporta conseguenze sul rendimento scolastico, sulle
relazioni con i coetanei ed espone anche al rischio di sviluppare
malattie: se negli adulti che accudiscono familiari bisognosi è stato
riscontrato il doppio di probabilità di avere problemi di salute, si può
arrivare fino al triplo quando si tratta di ragazzi di un’età compresa
tra i 18 e 25 anni.
“Benché
siano situazioni difficili da gestire specialmente per chi è molto
giovane, ci sono anche degli aspetti positivi: le ricerche riportano
come l’autostima nelle proprie capacità e il senso di responsabilità e
maturità dei giovani caregiver sia decisamente più alto dei coetanei -
afferma Loredana Ligabue - i ragazzi sviluppano anche delle competenze
tecniche e trasversali che poi possono essere impiegate in campo
professionale. Il riconoscimento dell’attività di chi presta assistenza
ha come obiettivo la valorizzazione delle abilità acquisite dai giovani
caregiver che verrebbero supportati nell’entrata nel mercato del lavoro
sia con crediti formativi sia con percorsi formativi mirati”.
Nessun commento:
Posta un commento